Il rapporto evidenzia che l’Italia, insieme a Grecia, Norvegia e Regno Unito sta anche aprendo la strada a un nuovo sistema per riconoscere le qualifiche anteriori dei rifugiati grazie all’European skills passport for refugees (Espar). Secondo l’Unesco, “le innovazioni di questo tipo sono necessarie: nei paesi più ricchi oltre un terzo degli immigrati con un’istruzione superiore sono sovraqualificati per il loro lavoro, rispetto a un quarto dei nativi”.
“Eppure le sfide rimangono”, ammonisce l’Unesco, riferendosi al fatto che “molti Paesi europei, tra cui Francia, Germania e Regno Unito, finiscono per segregare gli studenti immigrati in scuole separate o in filiere scolastiche spesso professionali, accrescendo il loro svantaggio educativo”.
Gli insegnanti spesso non si sentono ben formati per insegnare in classi multiculturali: secondo il rapporto, oltre due terzi degli insegnanti intervistati in Francia, Irlanda, Italia, Lettonia, Spagna e Regno Unito concordano sul fatto che gli aggiustamenti richiesti per soddisfare le esigenze degli studenti immigrati abbiano aumentato il carico di lavoro e causato frustrazione: il 52% ha ritenuto insufficiente il sostegno ricevuto per gestire la diversità.
Fonte agensir.it
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