Un barcone con alcune centinaia di migranti a bordo è approdato questa mattina a Lampedusa, nel molo di Cala Pisana dove stava per salpare il traghetto di linea Palladio diretto a Porto Empedocle.  Secondo le prime informazioni sono 280 e fra loro ci sono 20 donne e un bambino. In questo momento sono ancora in corso le operazioni di attracco dell'imbarcazione, assistita da una motovedetta dei carabinieri e dalla Guardia Costiera

Sbarchi senza fine a Lampedusa

Un barcone con alcune centinaia di migranti a bordo è approdato questa mattina a Lampedusa, nel molo di Cala Pisana dove stava per salpare i...

Senza sosta gli sbarchi a Lampedusa dove è giunto un barcone con a bordo 404 profughi. Tra loro 45 donne e 13 bambini.  Un altro barcone è in arrivo (ndr del quale vi daremo presto notizia)

A Lampedusa (intorno alla mezzanotte) sono stati soccorsi e portati sull'isola altri  223 migranti, tra cui 210 uomini e 13 donne. Alle 7.40 il secondo sbarco con 227 profughi, tra cui 29 donne e 4 bambini. 
Con gli ultimi sbarchi a Lampedusa si contano oltre 2.100 migranti con rischi altissimi, soprattutto per i tanti minori, che si ripetano situazioni come quelle denunciate nei giorni scorsi se non si interviene in tempi rapidi.

Non c'è tregua negli sbarchi, il mare calmo è un'autostrada per la fuga dal nordafrica.

Senza sosta gli sbarchi a Lampedusa dove è giunto un barcone con a bordo 404 profughi. Tra loro 45 donne e 13 bambini.  Un altro barcone è ...

L'Associazione Studi Giuridici Sull'Immigrazione in questi giorni stà raccogliendo con il contributo dei suoi soci notizie di gravi e diffuse violazioni dei diritti elementari degli stranieri respinti, espulsi o trattenuti o che hanno presentato domanda di asilo o che svolgono in condizioni irregolari lavori stagionali in agricoltura.

Violazioni che stanno pericolosamente diventando “normali o di prassi”. Pertanto si richiede la massima sttenzione da parte delle competenti Autorità.
Di seguito alcuni gravi fatti, che coinvolgono Minori, pervenuti a minoristranierinonaccompagnati.blogspot.com che si unisce all'ASGI nella richiesta di immediati provvedimenti per rimediarvi, in mancanza dei quali appoggerà l'ASGI nella presentazione delle doverose segnalazioni alle competenti Procure della Repubblica nonché agli organismi internazionali ed alla Commissione europea.

  1. Si pone l'attenzione su gravi impedimenti all'effettivo esercizio del diritto di difesa derivante dalla illegale prassi adottata nei confronti dei migranti, in particolare dei potenziali richiedenti asilo e dei minori non accompagnati sbarcati in questi mesi a Lampedusa e nel resto della Sicilia che si verificano nonostante la presenza, presso le strutture di prima accoglienza, degli enti operanti nel progetto “Presidium”, come più volte denunciato da minoristranierinonaccompagnati.blogspot.com.
  2. Preoccupante la situazione degli stranieri trasferiti da Lampedusa e trattenuti presso i nuovi CIE Temporanei di Santa Maria Capua Vetere, di Palazzo San Gervasio (PZ) e di Kinisia (TP). Allarmante è il caso dell’ex CIE di Palazzo S. Gervasio (PZ), oggi chiuso per totale inagibilità, presso il quale sarebbero stati detenuti, in condizioni di degrado e privazione, in aprile, circa 220 cittadini stranieri. In spregio alle regole risultano essere convalidati, dal Giudice di Pace di Palazzo S. Gervasio tutti i provvedimenti di trattenimento, con unico provvedimento collettivo privo delle motivazioni di fatto e di diritto, quindi con modalità e procedure lesive del diritti di difesa senza idoneo esame delle posizioni individuali, ivi compreso il trattenimento di minori illegittimamente presenti nell'area di detenzione.
  3. Ennesima violazione, si registra relativamente alle procedure per l’accertamento dell’età dei minori stranieri non accompagnati, moltissimi dei quali giungono da aree rispetto alle quali appare evidente la necessità di garantire un rapido accesso alla domanda di protezione internazionale, ove con la consueta e “folle procedura di accertamento” si dilatano notevolmente i tempi con il palese rischio che parte di coloro che erano giunti e trattenuti come minori nelle more giungono alla maggiore età senza avere goduto dei diritti connessi alla loro condizione. Si evidenzia, altresì, che nella perdurante assenza di un protocollo nazionale che disciplini le procedure mediche di accertamento dell’età in maniera estremamente scientifica, con la conseguente riduzione dei margini di errore, si continui con la “folle procedura di accertamento” di cui alla circolare del 9 luglio 2007 del Ministero dell’Interno (Prot. N. 17272/7), che riteneva la presunzione dell’età minorile nel caso di dubbio di cui all’art. 8, co. 2, D.P.R. 448/88, affermando che detto principio “possa trovare applicazione in via analogica anche in materia di immigrazione, ogni volta in cui sia necessario procedere all’accertamento della minore età. Pertanto la minore età deve essere presunta qualora la perizia di accertamento indichi un margine di errore”.
    Con la “folle procedura di accertamento” è lapalissiano l'elevato il rischio che nei centri di Lampedusa e Pozzallo, in particolare, si possono verificare casi di illegittimo trattenimento di minori in promiscuità con adulti.
  4. Ulteriore violazione viene dagli enormi ritardi, come denunciato da minoristranierinonaccompagnati.blogspot.com nella comunicazione al Giudice tutelare ed al Tribunale dei minori, tant'è che molti minori vengono trasferiti nelle cd. “strutture ponte” senza avere la possibilità di poter presentare la richiesta di protezione internazionale, nonostante le disposizioni della Protezione Civile indichino con chiarezza che presso dette strutture ai minori va fornita ogni tempestiva informazione sulla possibilità di chiedere protezione internazionale.
  5. Molto grave è la situazione nel Cara di Salina Grande (Trapani) ove si registrano sempre più risse e proteste con crescenti rischi per donne e bambini.

    SEMPRE PIù GRAVI LE CONDIZIONI DI "ACCOGLIENZA" DEI MINORI STRANIERI NON ACCOMPAGNATI

    L' Associazione Studi Giuridici Sull'Immigrazione in questi giorni stà raccogliendo con il contributo dei suoi soci notizie di gr...

    La “base Loran”: che nome esotico. Chissà cosa pensavano i giovani marines americani, che negli anni Ottanta venivano assegnati a presidiare questa piccola base radio, su questo scoglio in mezzo al Mediterraneo.
      
    I lampedusani ancora li ricordano, gli americani, come una presenza allegra, non ingombrante… «È vero, erano i padroni dell’isola» dice qualcuno «ma mettevano allegria quando giravano in gruppo per il paese un po’ alticci, ridendo e cantando canzoni in inglese!».
     
    Molti ancora ricordano la piscina interna alla base Loran, dove gli americani avevano trasportato la sabbia dalla Spiaggia dei Conigli per fare il campo da beach volley. Oggi non puoi spostare nemmeno una pietra su quella spiaggia, ormai diventata oasi protetta. Chissà quante uova di tartaruga Caretta Caretta saranno finite schiacciate sotto i piedi di ragazzotti americani che giocavano a beach volley... Ora siamo seduti sul bordo di quella piscina, io e Abedì, o meglio su quello che era il bordo di quella piscina.
     
    Alle base Loran gli americani non ci sono più, ora ci sono gli africani, “i turchi”, come li chiamano i lampedusani (… quanti popoli sono passati per questa isola…). La base Loran ospita oggi circa 150 “minori stranieri non accompagnati”, ragazzi tra i 14 e i 17 anni arrivati qui dal mare, a bordo dei barconi che salpano quasi ogni giorno dalla Libia. Non sono come i turchi, che venivano per depredare, non sono come gli americani, che si sentivano i padroni dell’isola, sono gli ultimi degli ultimi, giovani ghanesi, maliani, nigeriani, bangladesi, che vivevano da immigrati in Libia, senza genitori, scappati dal loro Paese per la fame o per le violenze. Come Abedì.
      
    Abedì ha interrotto la solita partitella a pallone sopra la piscina, ormai ricoperta di cemento e trasformata in cortile (la chiamano campetto da calcio, ma non ha nemmeno le porte), per unirsi a noi in preghiera. Oggi alla Base Loran c’è un gruppo di giovani italiani, della comunità di Sant’Egidio, che organizzano un momento di preghiera per questi ragazzi accolti alla base Loran. Stiamo lì seduti in raccoglimento, uno di fianco all’altro, ascoltiamo i passi del Vangelo, ascoltiamo le parole del parroco di Lampedusa, Abedì tiene le mani giunte, è veramente assorto.
     
    Al termine della preghiera scambiamo due parole. Quando gli dico che sono italiano, con gratitudine mi dice: «Gli italiani sono brave persone!». Io mi guardo intorno, e ripenso alle condizioni in cui gli italiani tengono questi ragazzi da settimane: se eravamo cattive persone cosa gli facevamo?!
     
    Così, per ricambiare il complimento, gli dico con entusiasmo: «Be', anche i ghanesi sono brave persone!” e lui mi inizia a raccontare di come i ghanesi gli hanno ucciso i genitori. Prima il padre, in piazza durante degli scontri, nemmeno sapeva perché, forse una protesta, ma chissà contro cosa. Poi la madre, in casa, prima violentata e poi uccisa davanti ai suoi occhi da un gruppo di balordi.
     
    No, secondo Abedì i ghanesi non sono brave persone. Ho fatto una gaffe terribile. Mi racconta che lui in Ghana non vuole più tornare, che non ne vuole più sapere del Ghana, che non gli importa più nemmeno del suo idolo, Abedì Pelè, il campione di calcio di cui porta il nome. Come dargli torto?
      
    Abedì a 16 anni ha già visto morire ammazzati i suoi genitori, è partito con dei coetanei verso il deserto, lo ha attraversato non si sa come (o almeno non vuole dirmelo), è finito in Libia dove aveva un cugino, ha lavorato come garzone in un banco al mercato di Tripoli e ha dormito in strada di notte per più di un anno, cercando di sfuggire alla polizia libica.
     
    Poi le bombe, la guerra, le bande per strada che andavano a caccia di “neri” e il sogno dell’Europa, la traversata in mare ed ora è qui, seduto sul bordo di una piscina che non c’è più, in una base americana che non c’è più, su un’isola che chiamano la porta d’Europa, di un'Europa che non c’è più o che forse non c’è mai stata.
     
    Forse Abedì merita di più di questo. Forse merita di più di essere accolto in questo posto ormai fatiscente, con le pareti scrostate, i materassi in terra, il mobilio scadente, un solo piccolo televisore mezzo rotto che trasmette solo canali italiani, e dove tutto il giorno passa le sue giornate senza far nulla, come gli altri ragazzi, poco più che bambini, che condividono con lui la stessa storia.
      
    Chissà cosa avrà pensato durante la preghiera Abedì, chissà cosa avrà chiesto al suo Dio. Forse avrà ringraziato per averlo fatto arrivare sano e salvo in Italia, o forse si sarà disperato e avrà chiesto perché sia dovuto nascere in Ghana invece che in Italia.(Caritas)
     
     

    "Le ore che passano lente, sul bordo di una piscina che non c'è più..."

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