Presentato il progetto "Insieme a chilometri zero" per i ragazzi stranieri non accompagnati che diventano maggiorenni


Aiutare concretamente, ma anche consigliare, supportare, offrire amicizia,  far ulteriormente crescere gli adolescenti stranieri (minori non accompagnati, richiedenti asilo, ecc.) che, una volta diventati maggiorenni, perdono, per legge, quelle forme di tutela e aiuto di cui sino a quel momento godevano. E' questo l'obiettivo del progetto "Insieme a chilometri zero", presentato ufficialmente al Municipio di Mestre, questa mattina agli organi dell'informazione, e nel pomeriggio alla cittadinanza, dal Servizio Politiche cittadine per l'infanzia e l'adolescenza del Comune e dalle associazioni Amaltea, Una Strada, Gruppo Farecomunità e Pari Onlus, dalle cooperative Gea, Co.Ge.s ed Elleuno, e dal Liceo Stefanini, che già lo sostengono.

    L'obiettivo è però quello di coinvolgere altre realtà del terzo settore, e gli stessi cittadini, anche singolarmente. Per questi ragazzi si può infatti davvero fare molto: ad esempio trascorrere del tempo libero con loro, ospitarli a casa per una cena o per un breve periodo, trovar loro un alloggio o un'opportunità di lavoro, offrire un contributo economico o del vestiario.  

    "Essere accoglienti - rileva in una nota il vicesindaco e assessore comunale alle Politiche sociali Sandro Simionato - significa essere prima di tutto responsabili. La nostra città continua a dimostrare come l'accoglienza a chi fugge dalle guerre e dalla violenza politica, costituisca un suo preciso carattere distintivo. Il Comune di Venezia in questi anni ha accolto centinaia di persone in fuga, minori o adulti richiedenti asilo, con la grande partecipazione di una rete di attori sociali e di privati cittadini nel segno di uno spirito collaborativo di cui andiamo fieri."

    Le cifre sono in questo senso molto eloquenti: solo per fermarci allo scorso anno, sono stati 229 i ragazzi minorenni senza accompagnamento giunti nel nostro territorio comunale, in gran parte provenienti dall'Afghanistan e dal Bangladesh, ma anche albanesi, kossovari e di altre etnie, che sono stati presi in carico dai servizi sociali del Comune e dal terzo settore, che hanno provveduto non solo a dar loro un alloggio ed il vitto, ma anche ad insegnar loro la lingua italiana e ad inserirsi nella nostra società. Ben 107 ragazzi sono stati accolti da famiglie per un arco di tempo più o meno lungo.  

    "Con questo progetto - rileva ancora Simionato - ci poniamo tutti insieme il problema di quanti, accolti da minorenni, una volta raggiunta la maggiore età rischiano di venire risucchiati dentro circuiti illegali. Aiutare questi adolescenti neo maggiorenni, significa spingersi oltre i limiti imposti dalla legge e dalle norme sull'accoglienza. Prendendoci cura tutti insieme (Comune, scuola, terzo settore) di questi ragazzi noi ci prendiamo cura della nostra Città, perché il beneficio che deriva loro dalla possibilità di essere accompagnati nel passaggio alla maggiore età, va visto nella prospettiva di una migliore qualità della vita per tutti i cittadini".
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