Minori, il libro bianco voluto dal Garante: 348 strutture di accoglienza, ospite uno straniero su 2 „Minori, strutture di accoglienza: la metà sono stranieri, Bologna la più ospitale

Minori, il libro bianco voluto dal Garante: 348 strutture di accoglienza, ospite uno straniero su 2
In Emilia-Romagna i minori ospiti di una delle 348 strutture di accoglienza sono 2.572: si tratta prevalentemente di ragazzi (1.738 maschi contro 834 femmine) e stranieri (52,49% del totale), che arrivano in comunità per una situazione di disagio familiare, abitativo o sociale (19,8%) o perché stranieri non accompagnati (15,9%) e poi vi rimangono per poco più di un anno (368 giorni la media).

E’ quanto emerge dal “Libro bianco sulle strutture di accoglienza per minori nella regione Emilia-Romagna”, realizzato dall’Ufficio del Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza su proposta del procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni dell’Emilia-Romagna, presentato oggi in Assemblea legislativa regionale dal Garante regionale, Luigi Fadiga, dal procuratore Ugo Pastore e da Gino Passarini, responsabile del Servizio Politiche familiari, infanzia e adolescenza della Regione Emilia-Romagna. Si tratta di dati che le comunità inviano alla Procura al momento dell’ingresso di un minore e di ogni successiva variazione, e che vengono raccolti ed elaborati in una banca dati creata dalla stessa Procura, denominata GECO (Gestione Comunità).


“Questo volume è una fotografia dell’esistente in fatto di dati statistici relativi al fenomeno dei minorenni accolti a qualsiasi titolo in comunità e strutture residenziali, e non ha né vuole avere scopi scientifici- spiega Fadiga-. Vuole invece essere uno specchio, in cui tutti coloro che hanno responsabilità istituzionali nei confronti dei cittadini minorenni possano specchiarsi e sentirsi stimolati a ricercare a livello locale criteri che migliorino un sistema da tempo oggetto di critiche e preoccupazioni”, perché “un sistema di dati comparabili in questo campo può consentire di cogliere i nessi e le reciprocità fra politiche sociali e politiche giudiziarie”.

La figura di Garanzia dell’Assemblea legislativa avverte però che “è tuttavia insufficiente e riduttivo riferirsi ai soli casi di collocamento in comunità: anche i dati relativi agli interventi giudiziari di protezione devono essere raccordati, e anche quelli relativi all’affidamento del figlio in caso di separazione dei genitori”. L’auspicio di Fadiga è allora, “con uno sforzo non piccolo ma necessario, di andare oltre, non solo migliorando ma allargando il campo statistico minorile, puntando a un collegamento strutturato dei dati socio-assistenziali con i dati giudiziari, in particolare con quelli concernenti le autorità giudiziarie minorili”. In questo modo, conclude, “la Regione Emilia-Romagna, in collaborazione con le Autorità giudiziarie locali, potrebbe diventare un laboratorio sperimentale per un progetto pilota, in cui coinvolgere gradualmente anche le altre Regioni”.


I numeri. Al 31 dicembre 2013, i minori in comunità di nazionalità italiana sono 1.222. Tra i ragazzi stranieri, il 52,49% del totale, al primo posto quelli provenienti dall’Albania (229), poi Marocco (169), Romania (165), Tunisia (122), Bangladesh (107) e Pakistan (90). In totale, provengono da 66 Paesi diversi.
Escludendo il trasferimento tra comunità (capita nel 20,68% dei casi), la ragione più frequente (19,79%) di ingresso in comunità è una situazione di disagio familiare, abitativo o sociale. Frequenti anche le situazioni di minori stranieri non accompagnati (15,9%) o di rientro dopo un allontanamento non autorizzato (17,96%, 462 casi). Il 6,57% dei giovani ospiti è invece in grave pericolo fisico o psichico, mentre per il 6,3% si tratta di una disposizione dell’Autorità giudiziaria.

Quasi un minore su due (44,4%, 776 ragazzi nel 2013) esce dalla comunità in maniera non autorizzata. Per il 19,87% si tratta invece solo di un passaggio tra strutture, mentre per il 12,77% l’esperienza si conclude grazie al rientro in famiglia. Tra le altre cause di uscita, la fine del progetto formativo (7,8%), la maggiore età (4,2%) e l’affidamento (3,5%).

Nel 2013 sono state 75 le madri entrate in comunità insieme al loro bambino, di cui 5 ancora in stato di gravidanza.

Bologna è la provincia le cui comunità accolgono più minori: 1.015. A Modena sono 375, a Forlì-Cesena 261, a Parma 229, a Rimini 214, a Ravenna 205, a Reggio Emilia 140, a Ferrara 98 e a Piacenza 89.

Il 31% delle comunità sono socio-educative, mentre quelle casa-famiglia sono il 27,6% e quelle dedicate a madri con bambini il 12,6%. Tra le altre tipologie più frequenti, quelle sperimentali (10,3%), familiari (6,6%), pronta accoglienza (3,2%) e educativo-psicologica (2%). BolognaToday



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