Ancora 3 giorni per firmare la petizione internazionale di Save the Children all’ONU.
Due milioni di bambini intrappolati all’interno del territorio siriano sono vittime innocenti di un conflitto sanguinario che ha già fatto 70.000 vittime. Malnutrizione, malattie, gravi traumi e matrimoni precoci per le ragazzine sono ormai un rischio costante in Siria, come denuncia il nuovo rapporto “Bambini Sotto Tiro” diffuso oggi da Save the Children.
Dopo due anni di violenze che non hanno fine nel paese, il nuovo rapporto dell’Organizzazione denuncia l’impatto devastante della guerra sui bambini, che faticano a trovare il cibo, a decine di migliaia sono costretti a vivere nascosti in fienili, parchi o nelle grotte, senza servizi igienici, e senza scuola, perché la gran parte degli insegnati sono fuggiti. In un paese dove il 90% dei bambini andava a scuola (la percentuale più elevata del Medio Oriente), più di 2000 scuole ora sono state distrutte o danneggiate, altre vengono utilizzate come rifugio, mentre, in alcune zone, con il prezzo del combustibile salito del 500%, i giorni più freddi dell’inverno hanno costretto gli sfollati a bruciare i banchi per potersi scaldare, in un circolo vizioso che toglie anche in questo modo futuro ai bambini.
Le drammatiche condizioni dei bambini in Siria risultano evidenti nelle testimonianze raccolte tra i minori rifugiati in Turchia[1]: 1 bambino su 3 è stato aggredito, percosso o raggiunto dagli spari prima di fuggire, quasi un terzo dei minori è solo perché è stato separato dalla famiglia, e con 5.000 vittime del conflitto ogni mese 3 bambini su 4 hanno sperimentato direttamente la morte di un familiare o di un amico stretto. Per molti ci sono segni evidenti delle gravi conseguenze psicologiche di quello che hanno vissuto.
In Siria, la frammentazione della società in più parti e il dramma di più di 3 milioni di sfollati interni ha portato al collasso un’intera generazione di ragazzi e bambini. “Bambini Sotto Tiro” evidenzia come alcuni di loro siano utilizzati dai gruppi armati come portatori, staffette o scudi umani sulla linea del fronte, mentre alcune ragazzine subiscano un matrimonio precoce deciso in fretta per “proteggerle” dalla diffusa minaccia di violenze sessuali, che hanno colpito femmine e maschi anche di 12 anni con stupri e torture genitali. Ci racconta Um Ali, 2 figlie: “Mia figlia ha 16 anni e amava andare a scuola, è molto carina e ancora innocente. Sappiamo che gli uomini minacciano le donne, non potendo proteggerla da sola ho dovuto fare in modo che si sposasse. Non potevamo rinunciare ad avere qualcuno che la proteggesse.”
In un paese dove è scomparsa la produzione di cibo e le scorte si stanno esaurendo sono ormai migliaia i bambini che soffrono di malnutrizione, come testimonia Rami, 3 figli: “Perché siamo fuggiti? Fame, cibo. Non c’era più nulla, niente pane. Se fossi rimasto i miei bambini sarebbero morti di fame.”
Con 2,9 milioni di edifici distrutti o danneggiati dai combattimenti, milioni di bambini hanno dovuto abbandonare le loro case o vivono stipati, nel terrore, come racconta Yasmine, 12 anni: “Avevo così tanta paura, sapevo che non potevo muovermi da quell’unica stanza. La casa era sotto tiro delle armi da fuoco. Siamo stati in 13, stipati in una sola camera, per due settimane. Quando mio padre è uscito, è stato ucciso sulla soglia davanti ai miei occhi."
I bambini feriti o colpiti dalle malattie, come la diarrea, che si diffondono rapidamente a causa delle scarse condizioni igieniche e della mancanza di acqua potabile, spesso non trovano le cure indispensabili perché la metà degli ospedali nel paese sono danneggiati, un terzo sono inservibili e molti medici sono sfollati o rifugiati. Nella sola zona di Aleppo, secondo alcune fonti, i medici erano 5.000 all’inizio del conflitto e oggi sono rimasti in 36. Non si contano inoltre i parti che avvengono in condizioni di insicurezza e igiene estreme, senza alcuna assistenza, mettendo a grave rischio la vita dei neonati e delle madri, come racconta Ara: “Ero molto malata durante la gravidanza ma non c’erano ne medici ne ospedali. Quando ho avuto le contrazioni stavo malissimo e solo grazie ai vicini che hanno aiutato una ostetrica coraggiosa a raggiungermi nonostante le bombe che stavano cadendo mio figlio è salvo, aveva infatti il cordone ombelicale attorcigliato intorno al collo.”
“Per milioni di bambini siriani, l’innocenza dell’infanzia è stata spazzata via dalla cruda realtà di una guerra viziosa alla quale cercano di sopravvivere in qualche modo,” ha dichiarato Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia. “Sono costretti a vivere in condizioni dure senza poter trovare cibo a sufficienza e senza le medicine per curarsi se sono malati o feriti come accade frequentemente. Con il crollo del sistema sociale, nei casi peggiori, invece della scuola, che non esiste più per almeno 200.000 bambini, c’è una vita allo sbando, fatta di fame, senza una casa e piena di terrore. E’ ora di dire basta tutto questo, perché la vita di troppi bambini in Siria è sempre più vicina a un punto di non ritorno. Dobbiamo fermare le violenze e consentire l’accesso degli aiuti in tutto il territorio.”
Nonostante gli sforzi dell’Onu e delle organizzazioni non governative, che spesso devono attraversare sul territorio fino a 20 check-point negoziando faticosamente ogni passaggio, milioni di persone in Siria non stanno ricevendo gli aiuti di cui hanno urgente bisogno. Save the Children chiede a tutte le parti in conflitto di consentire un accesso libero e sicuro alla popolazione in difficoltà e di assicurare che ogni sforzo venga fatto per porre fine ai combattimenti. Per questo l’Organizzazione ha lanciato un appello internazionale all’ONU che tutti possono sottoscrivere fino al 15 marzo 2013 - secondo anniversario dall’inizio del conflitto – sul sito alla pagina www.savethechildren.it/firma.
Save the Children si rivolge inoltre ai governi che hanno risposto all’appello di finanziamento di 1,5 miliardi di dollari di aiuti per l’emergenza Siria affinché procedano immediatamente allo stanziamento promesso, per poter intervenire sia all’interno del paese martoriato dal conflitto che nei paesi confinanti, dove si riversano senza sosta i rifugiati.
Save the Children opera in Siria, Iraq, Libano e Giordania con la distribuzione di cibo, indumenti invernali, coperte, e interventi di supporto educativo e psico-sociale per aiutare i bambini a superare i traumi subiti. Per sostenere direttamente gli interventi di Save the Children per i bambini siriani è possibile chiamare il numero verde 800 98 88 10 o visitare il sito alla pagina www.savethechildren.it/siria.
La versione integrale del rapporto è scaricabile al link:
http://risorse.savethechildren.it/files/comunicazione/Ufficio%20Stampa/Childhood%20Under%20Fire%20EMBARGOED%20UNTIL%2013TH%20MARCH.PDF
fonte: Savethechildren