Il “nuovo” asilo dell’Ue: davvero un “risultato storico”?

Una prima guida al nuovo “pacchetto asilo” dell’Ue, composto di tre direttive e due regolamenti. Il commento di Cecilia Malmström, commissaria Ue agli Affari interni: “Un risultato storico”. E quello di Christopher Hein, direttore del Cir: “Un vero ‘sistema d’asilo europeo’ è ancora tutto da costruire”.

Foto: ProAsyl (Germania).
Come previsto, il Parlamento europeo ha adottato ieri le normative che completano il “nuovo” pacchetto asilo dell’Unione europea. Nel complesso, il “pacchetto” è formato dai testi, tutti “riformati”, della Direttiva procedure (le procedure d’asilo), della Direttiva sulle condizioni minime di accoglienza, della Direttiva qualifiche, del regolamento “Dublino” (da oggi “Dublino III”) e del regolamento Eurodac sul database di impronte digitali dei richiedenti asilo.

Malmström, Commissione Ue: “Un risultato storico”

Secondo la commissaria Ue agli Affari interni Cecilia Malmström, «l’instaurazione del sistema europeo comune di asilo è un risultato storico, a cui gli Stati membri dell’Unione europea e il Parlamento puntavano dal 1999. Grazie a tale sistema, coloro che necessitano di protezione potranno accedere meglio alla procedura di asilo; le decisioni in materia di asilo saranno più giuste, più rapide e di migliore qualità; coloro che temono di essere perseguitati saranno sicuri di non dover ritornare in situazioni di pericolo; sia i richiedenti asilo, sia i beneficiari di protezione internazionale godranno, nell’Unione europea, di condizioni dignitose».

Hein, Cir: “Un vero ‘sistema d’asilo europeo’ è ancora tutto da costruire”

E’  invece ambivalente, tra gli altri, il commento di Christopher Hein, direttore del Cir (Consiglio italiano rifugiati). «Pur riconoscendo che in confronto alla “prima generazione” di strumenti giuridici di asilo dell’Ue sono stati fatti importanti passi avanti attraverso un sistema comune basato sul rispetto dei diritti umani e del principio di asilo e dei diritti dei rifugiati, e che l’attenzione è rivolta molto più verso le persone vulnerabili ed i loro bisogni speciali – ha detto Hein -, un vero sistema di asilo che garantisca la parità di diritti e standard in tutta l’Ue e che preveda la possibilità di accedere alla protezione in modo sicuro resta ancora da costruire».

Quel rischio detenzione…


Christopher Hein, direttore del Cir.
Il Cir sottolinea in un comunicato che anche con il nuovo pacchetto asilo 1) i richiedenti asilo saranno ancora spostati, secondo il regolamento “Dublino III”, contro la loro volontà e i loro interessi legittimi da uno Stato membro ad un altro, rischiando di essere esposti a trattamenti inumani e al rischio direfoulement quando verranno trasferiti in un Paese che offre condizioni di accoglienza insufficienti; 2) il richiedente asilo potrà continuare ad essere detenuto, eventualmente anche su scala più ampia rispetto al passato, per una vasta serie di ragioni nonostante non sia accusato di alcun crimine; 3) il diritto ad un ricorso effettivo, in particolare contro una decisione negativa di richiesta di asilo nell’ambito delle “procedure speciali”, continuerà a non essere pienamente garantito; 4) l’accesso ai territori dell’Ue continuerà a essere molto difficile e una stragrande maggioranza di persone in cerca di protezione non avrà altre vie che quelle irregolari e non protette («mezzi alternativi di accesso alla protezione non sono previsti, eccetto per un ristretto numero di rifugiati che beneficiano del reinsediamento»).

E adesso?

Le nuove norme in materia di asilo, già concordate dai rappresentanti di Parlamento e Consiglio e «sostenute dai governi nazionali» (come informa l’Europarlamento di Strasburgo), entreranno in vigore nel secondo semestre del 2015. Invece, le norme del “Dublino III” sui trasferimenti di richiedenti asilo entreranno in vigore sei mesi dopo la loro «applicazione legale», vale a dire all’inizio del 2014.
Tira le somme Christopher Hein: «Adesso la sfida è monitorare il recepimento delle Direttive nella legislazione nazionale, promuovere a livello nazionale degli standard più elevati e garantire che l’attuazione concreta delle norme si svolga in modo compatibile con la giurisprudenza della Corte europea dei diritti umani e della Corte di giustizia di Strasburgo».

viedifuga

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