La chiamano “la
nuova Lampedusa” per il suo destino di accoglienza dei migranti, ma rappresenta
l’immagine peggiore della gestione da parte dello Stato dell’emergenza
rifugiati.
La scuola “Verde” di Augusta ospita da mesi 160 minori stranieri non
accompagnati giunti in Sicilia attraversando il Mediterraneo a bordo dei soliti
barconi della speranza. Sono prevalentemente eritrei, somali ed egiziani,
ammassati all’interno di una struttura precedentemente dichiarata inagibile, ma
poi riaperta nell’aprile 2014 proprio per essere trasformata in un centro di
accoglienza improvvisato. “I bambini sono abbandonati a se stessi durante le
ore notturne – denunciano gli esponenti di alcune associazioni di volontariato
– quando può accadere di tutto. Una situazione gravissima e inaccettabile che
necessita un intervento immediato da parte delle istituzioni. Le autorità
locali si trovano ripetutamente a dover individuare da sole e in emergenza
strutture spesso improvvisate, come questa”.
Le conseguenze
sono tutte sulla pelle di questi giovanissimi. Provenienti da terre dilaniate
dalla guerra e dalla miseria, dopo aver affrontato da soli lunghi viaggi tra
violenze di ogni tipo, si trovano costretti a dover sopportare ulteriori
sofferenze. E spesso, anziché trovare una speranza, sono esposti nuovamente
allo sfruttamento e a gravi rischi per la sicurezza personale. “Dovrebbero
restare nella scuola di Augusta solo pochi giorni – ricordano ancora gli
operatori del Terzo Settore presenti sul posto -, invece molti dei 160 piccoli
ospiti sono lì da mesi”.
La mancanza di un sistema di prima accoglienza adeguato si riscontra nel numero degli allontanamenti dei minori dalle strutture.Sono oltre 3.000, quasi uno su 3, i minori che si sono allontanati nel 2014 da queste strutture, per la sfiducia accumulata in mesi di attesa o per proseguire il loro viaggio verso altri paesi in cui sanno di poter trovare condizioni migliori. E’ evidente che questi minori che si rendono “invisibili” rischiano di essere facile preda di circuiti di sfruttamento sessuale, lavorativo, nei circuiti della criminalità organizzata.