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Il numero di minori stranieri non accompagnati (MSNA) censiti in Italia al 31 dicembre 2022 è salito a 20.089, con un aumento del 64% rispetto al 2021. Questo incremento è stato causato dalla crisi umanitaria che ha interessato l'Ucraina dal febbraio 2022. La maggioranza dei MSNA è di sesso maschile (85,1%), e la maggior parte ha 17 anni (44,4%), seguita da 16 anni (24%) e dalla fascia d'età da 7 a 14 anni (17,5%). 

Questi minori provengono soprattutto dall'Ucraina (5.042), Egitto (4.899), Tunisia (1.800), Albania (1.347) e Pakistan (1.082). 

Le regioni che accoglierono il maggior numero di MSNA sono la Sicilia (3.923, il 19,5% del totale), la Lombardia (2.880, il 14,3%), la Calabria (2.068, il 10,3%) e l'Emilia-Romagna (1.814, il 9%).

Il nuovo Rapporto di approfondimento semestrale sulle presenze dei MSNA in Italia, pubblicato dalla Direzione Generale dell'immigrazione e delle politiche di integrazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, offre una panoramica sulle presenze, caratteristiche e accoglienza di questi minori soli, compresi nuovi arrivi e allontanamenti, richieste di protezione internazionale, indagini familiari nei Paesi d'origine e pareri sulla conversione dei permessi di soggiorno alla maggiore età. 

Il rapporto illustra anche nuove procedure e norme italiane e internazionali, e misure per l'inserimento socio-lavorativo come i progetti "Percorsi" e "PUOI".

Organizzazioni come l'UNHCR, UNICEF, OIM, Rete Sai, INAPP e Terzo Settore forniscono contributi per approfondire specifici aspetti del fenomeno dei MSNA. Il rapporto si apre con testimonianze di ex minori soli, accolti in Italia e accompagnati verso l'autonomia, per dare voce ai molti giovani "in viaggio" che si celano dietro i dati, le analisi e le norme.

Leonardo Cavaliere

REPORT  Rapporto di approfondimento semestrale sulle presenze dei MSNA in Italia

Rapporto di approfondimento semestrale sulle presenze dei MSNA in Italia

Il numero di minori stranieri non accompagnati ( MSNA ) censiti in Italia al 31 dicembre 2022 è salito a 20.089 , con un aumento del 64% ri...

Foto Save The Children
Accogliere tutti i minori migranti e non soltanto quelli ucraini. E' l'appello che Save The Children fa all'Europa presentando il secondo rapporto "Nascosti in piena vista" ,diffuso a pochi giorni dalla Giornata mondiale del rifugiato, che si celebra il 20 giugno, per documentare storie di minori soli e di famiglie in arrivo o in transito alla frontiera nord, a Trieste, Ventimiglia e Oulx, per denunciare le disparità di trattamento e chiedere la fine delle violenze lungo le frontiere. Save the Children chiede alla Commissione europea l'adozione di una Raccomandazione agli Stati Membri per l'adozione e l'implementazione di politiche per assicurare la piena protezione dei minori non accompagnati ai confini esterni ed interni dell'Europa e sui territori degli Stati Membri "Viaggi che durano mesi o anni, passando - spiega l'organizzazione - da uno Stato all'altro da 'invisibili', attraverso montagne, boschi, lungo i binari e superando confini violenti, macchiati di sangue, dove ragazzi e ragazze soli, a volte poco più che bambini, e famiglie con figli piccoli conoscono l'orrore delle percosse, dei cani aizzati contro, della morte dei compagni di viaggio, dentro e fuori l'Europa".

Come è successo a Javed, 17enne afghano, alla frontiera tra Turchia e Bulgaria: "I poliziotti hanno sguinzagliato il cane su di me, questo mi ha tirato e io mi sono messo a urlare perché mi aveva morso due volte il piede […]. Si radunavano attorno al fuoco a bere vino e ci facevano sdraiare nudi sulla schiena".

Javed durante il lungo percorso migratorio ha più volte filmato i suoi trasferimenti. "Questi video, uniti al dettagliato, empatico e sconvolgente racconto del viaggio che Javed ci ha rilasciato - sottolinea Save The Children - sono documenti fondamentali per fissare l'atrocità dei viaggi di minori non accompagnati e famiglie nel pieno del XXI secolo. Il suo lungo racconto dall'Afghanistan all'Italia passa per Pakistan, Iran, Turchia, Bulgaria (sono stati ben 23 i tentativi di superare il confine bulgaro, ovvero l'ingresso nell'Unione Europea), Serbia, Bosnia, Croazia, Slovenia, Italia". I respingimenti non si presentano all'ingresso in Italia a Trieste e dintorni, ma vengono registrati ancora alle frontiere con la Francia: il team di ricerca di Save the Children ha raccolto evidenze dirette di trattamento differenziato a seconda dei luoghi di transito. A Claviere un minore non accompagnato ha più probabilità di essere ammesso presentandosi direttamente alla polizia di frontiera francese, a Mentone invece viene segnalata ancora la pratica della polizia di modificare la data di nascita per fare risultare la persona maggiorenne e quindi espellibile tramite il refus d'entrée, il foglio di via. In ogni caso, se la frontiera francese rimane comunque permeabile, rimangono praticamente insuperabili gli accessi dall'Italia a Svizzera e Austria. La frontiera a Ventimiglia, per l'organizzazione, continua a essere uno dei posti peggiori per un migrante, un cono d'ombra dei diritti umani e una zona di affari per i trafficanti. "Chiediamo alle istituzioni europee e ai Paesi Membri di avere una voce univoca in materia di protezione dei minorenni" spiega Raffaela Milano, Direttrice dei programmi Italia Europa di Save the Children aggiungendo "chiediamo ai governi europei di astenersi dall'utilizzo di pratiche che erroneamente distinguono fra categorie di rifugiati" e "riteniamo fondamentale - conclude Milano - l'adozione di sistemi di monitoraggio delle frontiere, che permettano anche di perseguire i casi di violazione dei diritti umani" (Fonte ANSA).

 

Nascosti in piena Vista. Storie di minori soli e di famiglie in arrivo o in transito alla frontiera nord.

Foto Save The Children Accogliere tutti i minori migranti e non soltanto quelli ucraini. E' l'appello che Save The Children fa all...

La presenza di MSNA all’interno del fenomeno delle migrazioni è divenuta numericamente sempre  più consistente, ponendo sempre più la necessità di strutturare interventi atti a determinare sistemi  di  protezione  che  siano  in  grado  di  assicurare  effettiva  tutela  dei  diritti,  come  richiamato  dalla  normativa internazionale e nazionale, sin nell’immediatezza dell’arrivo. 

Nell’ultimo anno, l’emergenza sanitaria COVID-19 ha avuto un forte impatto sulla vita di tutti coloro  che  vivono  in  Italia,  sia  cittadini  italiani  che  stranieri,  con  conseguenze  importanti  sul  sistema complessivo dei diritti delle/dei cittadini  stranieri e dei MSNA, al momento dell’arrivo,  sulla loro  condizione di vita, sullo status giuridico e sui percorsi di inclusione socio-lavorativa. 

In questo contesto appare importante lo strumento realizzato attraverso le Linee guida “La tutela dei minori arrivati in Italia da soli”, curate da ASGI, allo scopo di fornire un’informazione semplice e chiara a operatori e tutori sulle norme e le procedure che riguardano la tutela dei MSNA ad esempio per l’identificazione e  l’accertamento  dell’età, l’applicazione  del  cosiddetto  “prosieguo  amministrativo”,  la  conversione  dei  permessi  di  soggiorno  alla  maggiore  età, le  modalità  di  accoglienza,  l’applicazione  del  cosiddetto  “prosieguo  amministrativo”  e  la  conversione  dei  permessi  di  soggiorno  alla  maggiore  età. 

Le  raccomandazioni  presenti  nelle  Linee  guida  vanno  nella  direzione  della  maggiore  tutela  e  protezione dei MSNA, con l’obiettivo di superare prassi differenti e l’eterogeneità dei vari territori,  anche in considerazione dell’emergenza sanitaria tuttora in corso.

Nelle Linee Guida sono anche state indicate  le  principali  criticità  rilevate  durante  le  fasi  progettuali  di  analisi  e  monitoraggio  della  condizione giuridica dei MSNA e l’effettiva attuazione della norma. 

Fonte: ASGI

 

Linee guida per La tutela dei minori arrivati in Italia da soli.

La presenza di MSNA all’interno del fenomeno delle migrazioni è divenuta numericamente sempre  più consistente, ponendo sempre più la necess...
Ad un anno dall’entrata in vigore della legge 47/2017 denominata “Disposizioni in materia di misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati” più nota come Legge Zampa, dal nome della sua prima firmataria, Sandra Zampa, nella scorsa legislatura deputata del Partito Democratico e vicepresidente della Commissione infanzia della Camera, facciamo il punto della situazione.

Innanzitutto, c’è da dire che la legge Zampa ha colmato significative lacune nella protezione dei minori non accompagnati, introducendo disposizioni importanti, ad esempio sulle procedure di valutazione dell'età, ha migliorato le disposizioni riguardanti lo status giuridico dei non richiedenti asilo, ha semplificato le procedure relative al rilascio del permesso di soggiorno, lasciando soltanto quello per “minore età” e per “motivi familiari”, divieto esplicito di respingimento alla frontiera, ritorno assistito e volontario, soltanto su decisione dei Tribunale per i minorenni, nel superiore interesse del minore e soltanto dopo aver ascoltato il parere del minore e del tutore e tenuto conto dei risultati della valutazione sociale della situazione familiare, ecc.

Tra le modifiche più importi che la norma fa registrare, sicuramente la figura del Tutore volontario è quella più nota. In questo primo anno quasi quattromila cittadini in tutta Italia hanno dato la loro disponibilità a diventare tutori volontari di un minore non accompagnato. I dati sono dell’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza al 23 febbraio 2017. Si tratta di uno degli aspetti più innovativi di questa legge. Conferma, secondo Sandra Zampa, «che in realtà la società è pronta a cambiamenti». C'è da dire che il numero dei tutori nominati dai tribunali è purtroppo ancora esiguo. Dei 4.115 aspiranti tutori, ovvero i cittadini che si sono candidati ai corsi di formazione, solo 1.166 sono stati inseriti negli elenchi dei Tribunali dei Minori dopo la formazione e la conferma della effettiva disponibilità e appena 258 hanno ricevuto la nomina a tutore da parte di un Tribunale dei Minorenni (dati Garante Nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza).
Inoltre, a mio avviso, andrebbe previsto per tutti i Tutori una polizza assicurativa per la responsabilità civile, il rimborso delle spese che si sostengono per la funzione nonchè prevedere permessi di lavoro.

Una legge innovativa, fortemente sostenuta da tutti gli operatori e dalle ONG che svolgono attività a favore dell’integrazione sociale degli stranieri, in particolare di minori non accompagnati.

“La legge riconosce che i minori stranieri non accompagnati, prima ancora che migranti o rifugiati, sono minori soli che vanno protetti e accompagnati nella loro crescita, al pari di ogni altro bambino e adolescente”, ha dichiarato Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia di Save the Children.

Tuttavia, vari aspetti della legge devono ancora essere pienamente attuati e migliorati.

Innanzitutto, la legge resta carente in merito alle gravi lacune del sistema di accoglienza dei minori non accompagnati, infatti, si continua a collocare molti msna presso centri di accoglienza inadeguati.

Seppur la norma ha ridotto il tempo di permanenza nei centri di prima accoglienza da 60 a 30 giorni, molti minori restano fino alla maggiore età in questi centri. In questa fase, cruciale, va effettuato il primo colloquio. Ad oggi, non è stato adottato il D.P.C.M. che indica la procedura da seguire da parte degli operatori della stuttura di prima accoglienza.

La nuova legge, purtroppo, poco ha influito sulle cause che rendono difficile il trasferimento dei minori in centri di seconda accoglienza.

Uno dei motivi sono i limitati posti degli SPRAR. Poiché sono attivati su iniziativa del comune e, la maggior parte dei comuni non è disposta a partecipare al sistema SPRAR, i posti rimangono insufficienti rispetto al numero di minori non accompagnati presenti in Italia.

A questo, si aggiunge anche il più difficile percorso dell’affido familiare, «È evidente che un comune che attiva un sistema di affidi produce prima di tutto un grandissimo risparmio, perché la famiglia riceve un sostegno economico, ma ovviamente è più basso di quanto non venga invece a costare una comunità alloggio. Al tempo stesso però, vale soprattutto il discorso per cui quando parliamo di minori la famiglia è sempre preferibile. Ho visto un’esperienza simile in Olanda e devo dire è un modello eccellente», dichiara la Zampa. Sul punto c’è da dire che, oltre ad alcuni, pochi ancora, progetti territoriali, è nato il progetto pilota, promosso CNCA e Unicef, denominato Terreferme per favorire l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati sbarcati in Sicilia in famiglie affidatarie di Lombardia e Veneto. 80 al momento le famiglie in formazione. Si stima che i primi affidi partiranno con l'estate.

Inoltre, non è previsto alcun meccanismo volto ad una equa distribuzione dei minori non accompagnati tra regioni, prefetture e comuni. Di conseguenza, le regioni di primo approdo, in particolare la Sicilia, continuano a gestire la ricezione di un numero sproporzionato di minori non accompagnati.

“Tra gli aspetti di maggiore criticità, figurano soprattutto le prassi disomogenee per l’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale, molto spesso negato ai minori prima del rilascio del permesso di soggiorno, al contrario di quanto previsto dalla legge, con gravissime conseguenze sul piano dell’assistenza sanitaria, soprattutto per chi soffre di malattie croniche o necessita di interventi operatori. Il mancato rilascio sembra dovuto in numerosi casi a una superabile difficoltà burocratica legata alla necessità di inserire il codice fiscale nella schermata di richiesta di iscrizione, codice fiscale che ovviamente i minorenni appena arrivati in Italia ancora non hanno.

Diversi problemi sono stati rilevati anche rispetto al rilascio del permesso di soggiorno per minore età, su cui la legge è intervenuta con il chiaro intento di semplificare le procedure e ridurre i tempi. In città come Palermo, Milano*, Trapani, Roma, per esempio, questa semplificazione delle procedure non risulta ancora attuata.

Allo stesso modo, in merito alla conversione del permesso di soggiorno al compimento dei 18 anni continuano ad esistere prassi che non rispettano quanto previsto dalla legge Zampa, la quale prevede di agevolare questo passaggio in particolare quando il percorso del minore rischia di essere bruscamente interrotto solo a causa di lungaggini burocratiche, che in molti casi dipendono dal parere ministeriale necessario ai fini della conversione”, denuncia Save The Children.
In conclusione, una legge potenzialmente ottima, con molte luci e qualche ombra, da migliorare, per favorire una vera protezione ed inclusione dei minori. 

Leonardo Cavaliere

* Sembrerebbe che a Milano i permessi per minore età vengono rilasciati anche senza documenti d'identità. 

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I Minori Stranieri non Accompagnati

Le Misure di protezione di minori stranieri non accompagnati ad un anno dall’entrata in vigore della Legge Zampa.

Ad un anno dall’entrata in vigore della legge 47/2017 denominata “Disposizioni in materia di misure di protezione dei minori stranieri no...
Sempre più critica la situazione dei minori stranieri a Ventimiglia, aggravata dalle pessime condizioni del tempo degli ultimi giorni, a causa delle quali alcuni di loro migranti hanno rischiato di morire trascinati dal fiume Roja, sul cui letto rimangono accampati in attesa di passare la frontiera. Il forte controllo dei trafficanti, la carenza d’informazione e le criticità purtroppo ancora esistenti nell’unica struttura disponibile per migranti in transito (Campo Roja), spingono molti minori a vivere fuori dai circuiti dell’accoglienza, in condizioni inaccettabili, per nulla rispondenti ad una loro effettiva cura, protezione e presa in carico, come dispone la legge italiana, esposti al rischio di sfruttamento.

“L’emergenza maltempo ripropone con urgenza l’esigenza di prevedere una struttura dedicata ai minori non accompagnati, che possa offrire i servizi essenziali – sanitari, psicosociali e informativi – a questa fascia particolarmente vulnerabile di migranti, come previsto dalla legge Zampa”, dichiara Federica Giannotta, Responsabile Progetti Italia di Terre des Hommes.

Il Campo Roja, unica struttura in questi mesi deputata all’accoglienza dei migranti in transito, si trova in posizione isolata, raggiungibile percorrendo una strada estremamente pericolosa, e al suo interno la coabitazione di minori, donne e bambini con uomini adulti, espone i più vulnerabili a un concreto e grave rischio di abusi. Per quanto tutti gli operatori presenti, in primis Croce Rossa e a seguire le ONG come Terre des Hommes, stiano cercando di fare del proprio meglio per migliorare le condizioni di accoglienza, queste criticità, unitamente all’assenza di servizi specialistici per l’infanzia e il supporto della maternità, rendono difficile considerare la struttura pienamente adatta all’accoglienza di bambini, ragazzi e giovani donne.

Terre des Hommes, a cui si unisce anche il blog minori stranieri non accompagnati, richiamano nuovamente l’attenzione delle istituzioni sull’obbligo di identificare e destinare una struttura all’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, come previsto dalla legge Zampa, ma anche sull’urgenza di identificare una struttura di accoglienza diversa dal Campo Roja per donne e famiglie con bambini.

Terre des Hommes con il progetto Faro sta prestando assistenza legale, sociale e linguistica a centinaia di minori in transito a Ventimiglia e a famiglie con bambini, riscontrando come l’attuale sistema Dublino anche qui, purtroppo, stia producendo ancora effetti devastanti sulle categorie più vulnerabili di migranti. Quotidianamente raccoglie testimonianze di Minori respinti dalla Polizia francese con l’uso della forza dopo aver già attraversato la frontiera, nonostante nessuno Stato europeo possa respingere un minore non accompagnato, stando al trattato di Dublino, e abbia anzi il dovere di prenderlo in carico e proteggerlo.

comunicato stampa

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Ventimiglia. Urgente aprire struttura dedicata ai minori non accompagnati

Sempre più critica la situazione dei minori stranieri a Ventimiglia, aggravata dalle pessime condizioni del tempo degli ultimi giorni, a c...
Il Diritto d'Asilo. Minori rifugiati vulnerabili e senza voce
è il report presentato a Torino dalla Fondazione Migrantes. I dati contenuti all'interno del Rapporto Migrantes ci dicono che "Tra gennaio 2014 e novembre 2016 sono sbarcati in Italia, a seguito di soccorso in mare, quasi 500.000 migranti, tra i quali poco meno di 50.000 minori non accompagnati". Il documento della Fondazione sottolinea che "Solo nel 2016 più di 24.000 minori stranieri non accompagnati sono arrivati nel Sud Italia, con un significativo aumento rispetto agli anni precedenti, sia in termini assoluti che in proporzione al totale", con una percentuale dei minori soli sul totale degli sbarchi del 14% nel 2016, contro il 9% medio tra 2012 e 2015). In merito alle richieste di asilo "nei primi otto mesi del 2016 sono state presentate 3.181 nuove domande di protezione internazionale riferite a minori non accompagnati, a fronte delle 3.959 domande" dell'intero 2015 (+50% nel 2016 rispetto allo stesso periodo del 2015).
Un dato in forte e continua crescita - si rileva -: nel 2014, infatti, le richieste da minori non accompagnati erano 2.557, nel 2010 solo 306. Nel quadriennio 2013-2016 (dato riferito fino ad ottobre scorso) c'e' stato un calo progressivo di tutte le percentuali di accoglimento di forme di protezione internazionale: status di rifugiato al 13% nel 2013, ridotto a un residuale 5% nel 2016, protezione sussidiaria al 24% nel 2013, dimezzata nel 2016; protezione umanitaria al 28% nel 2014 e al 19% nel 2016, anche se fra 2013 e 2014, dopo la fine dell'"emergenza Nord Africa e' stato l'unico in crescita, dal 24% al 28%. "Naturalmente inverso il trend dei dinieghi - si legge nel rapporto - dal 29% del 2013 al 58% del 2015 (l'anno delle frontiere chiuse e dell'avvio dell''approccio hotspot') fino al 62% del 2016". "Il 2016 - continua il rapporto - e' dunque l'anno in cui Commissione e Sezioni hanno respinto due domande d'asilo su tre, nonostante che l'insieme dei maggiori Paesi di fuga non sua molto mutato rispetto agli anni precedenti".
Sul piano dell’analisi, cercando di rendere conto dello “stato di salute” del diritto d’asilo negli ultimi due anni, mentre prova anche a leggerlo con una maggiore profondità temporale per capire come mai si è arrivati a questi nodi irrisolti così complessi, sia in Unione Europea che in Italia. Fornisce quindi una lettura puntuale e critica, ma oltre a queste analisi, ipotizza anche delle strade percorribili per iniziare a gestire con diversa responsabilità il fenomeno delle persone in fuga, la loro accoglienza e i successivi percorsi di accompagnamento all’autonomia. In Italia, il totale delle persone in accoglienza alla fine dell’anno appena trascorso erano 177 mila. Nella gestione italiana di accoglienza e accompagnamento all’autonomia delle persone in fuga, la Migrantes ha sintetizzato tre problemi di fondo.Il primo: l’accoglienza straordinaria dei CAS cresce sempre più ed è quasi l’85% con i suoi oltre 137.000 posti assieme agli hotspot e i centri di prima accoglienza che arrivano a quasi 15.000 posti, mentre nelle accoglienze decentrate SPRAR in cui i Comuni sono i titolari ci sono solo poco più di 23.000 persone, meno del 15%. Quest’ultimo è un dato al quale prestare particolare attenzione per tre elementi fondamentali: il rapporto squilibrato tra persone in accoglienza e territorio; la trasparenza nella gestione dei fondi dedicati all’accoglienza; la qualità dei servizi realmente erogati alle persone.In secondo luogo, il nostro Paese continua a non avere un reale sistema di accompagnamento all’autonomia per tutte le persone a cui viene riconosciuta in Italia la protezione umanitaria o la protezione internazionale, dopo l’analisi della loro domanda d’asilo. Questa carenza di accompagnamento è una condizione che paradossalmente, proprio nel momento in cui vengono riconosciute titolari di una protezione, espone le persone ad altissimi rischi di precarietà, marginalità e disagio abitativo, lavorativo e sociale.Infine, l’effettiva accoglienza e tutela dei Minori Stranieri Non Accompagnati (MSNA), a cui è dedicato un approfondimento in questo volume, il problema della sua efficienza ed efficacia continua ad essere un’altra grande criticità italiana.Proposte per uscire dall’empasse in EuropaCreare canali di ingresso legale nell’Unione Europea e in Italia, non solo per chi è in fuga ma anche per chi è in cerca di lavoro. Questo si può realizzare attraverso diversi strumenti, già sperimentati in varie situazioni internazionali: canali umanitari; permessi umanitari e temporanei rilasciati nelle ambasciate dei diversi Paesi europei all’estero; programmi non eccezionali ma stabili di resettlement (spostamento) tra i campi profughi più vicini alle zone di conflitto e i diversi Paesi europei; facilitazione e rapidità dei ricongiungimenti familiari tra chi in Europa e nel nostro Paese ha già una forma di permesso (sia esso di lavoro o umanitario, o di protezione internazionale): cosa che sarebbe già legalmente possibile ma che spesso incontra numerosi ostacoli, ritardi e malfunzionamenti soprattutto burocratici. È un passaggio estremamente importante. Perché, in realtà, solo costruendo maniere legali di ingresso nell’Unione e in Italia (sia per motivi umanitari e domanda d’asilo che per ricerca di occupazione) avremo la capacità di contrastare i trafficanti e i terroristi e di esercitare una verifica più puntuale dell’identità di chi è in fuga, di chi ha bisogno di entrare in Unione Europea e in Italia per ottenere una legittima protezione internazionale.Superare definitivamente il Regolamento di Dublino. Questo accordo europeo aveva un senso a fine anni Novanta, quando era stato pensato per riequilibrare il peso delle domande d’asilo tra alcuni paesi del Nord Europa che se ne stavano facendo carico responsabilmente e altri paesi del Sud Europa, come Italia, Grecia, Spagna e Malta, che avevano tutt’altro atteggiamento. Oggi certamente tale Regolamento non solo è obsoleto, ma non affronta il problema in modo propositivo aiutando a una distribuzione equa e giusta tra i diversi territori dell’Unione.Bisogna arrivare a costruire un sistema d’asilo europeo, con quote nazionali di domande d’asilo che siano di competenza di ogni Stato. Questo sistema 2dovrebbe tener conto anche dei legami che le persone in fuga e richiedenti asilo potrebbero avere con un paese specifico, sia per ragioni linguistiche e culturali, che per la presenza di reti familiari o amicali che potrebbero favorirne il percorso di autonomia.Avere il coraggio di riconoscere che se un paese all’interno dell’Unione Europea non volesse accogliere persone in fuga da guerre e violenze, anche una volta verificato che quelle persone non rappresentino un potenziale pericolo, quel paese dovrebbe andare incontro a sanzioni reali e a un percorso di messa in discussione della sua legittima appartenenza all’Unione Europea.Questa forma di negazione del diritto di asilo rappresenta infatti una grave violazione dei trattati internazionali e dei diritti umani fondamentali, che sono alla base della stessa Unione.Cominciare a introdurre degli standards unici nell’Unione Europea, non solo riguardo alle definizioni, procedure e accoglienze dei richiedenti asilo, ma anche nella creazione di strumenti comuni di accompagnamento all’inserimento e all’autonomia. Per questi percorsi successivi alla prima accoglienza, oltre al periodo di ingresso nel mondo del lavoro e al riconoscimento dei titoli di studio, servono anche delle politiche comuni minime di sostegno al reddito, di supporto abitativo e alla ricerca attiva del lavoro. Queste politiche se rivolte non solo ai titolari di protezione internazionale o umanitaria ma a tutte le persone in difficoltà abitativa e lavorativa, sarebbero l’occasione di ripensare un sistema di welfare nello scenario attuale, specie in quegli Stati dell’Unione Europea che non ne hanno mai veramente avuto uno.Smettere di negoziare accordi bilaterali con referenti politici di paesi che non rispettano i diritti umani e le convenzioni internazionali – vedi Turchia, Sud Sudan, Gambia, Egitto – al fine di diminuire il numero delle persone in fuga da quei territori. Impegnarsi, invece, a non vendere armi alle fazioni in conflitto e cominciare a fare una seria politica di pacificazione nel mondo, agendo quindi non già sulle vittime ma sulle cause reali che obbligano le persone a fuggire abbandonando le loro case.Proposte per uscire dall’empasse in ItaliaRivedere la legge sull’immigrazione, al fine di creare canali di ingresso a diverso titolo: per ricerca di occupazione; con permessi temporanei umanitari; attraverso resettlement dalle zone di conflitto, usando anche le nostre ambasciate all’estero e lo strumento del ricongiungimento familiare.Superare la volontarietà di adesione dei Comuni italiani rispetto alla doverosa accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati per giungere così a una vera accoglienza decentrata, non più minoritaria, ma capace di dispiegarsi in tutto il territorio nazionale.Questa accoglienza potrebbe finalmente avere standard verificabili rispetto ai servizi che devono essere erogati e un controllo efficiente sui fondi stanziati che rimane invece molto difficile fare nella situazione attuale, in cui più dell’85% delle accoglienze avviene sotto un regime straordinario.Creare in ogni territorio servizi di accompagnamento, non solo per richiedenti asilo, ma per tutte le persone di quel territorio in difficoltà lavorativa ed abitativa, anche grazie ai fondi dell’accoglienza e all’accompagnamento all’autonomia.Prevedere, come già avviene in altri paesi europei, la possibilità anche nella fase della domanda d’asilo (sia essa in Commissione territoriale o in Tribunale) di trasformare un permesso di soggiorno per richiesta di asilo in un permesso umanitario o in un permesso di lavoro.Questa flessibilità normativa supporterebbe tutti quei casi in cui il richiedente asilo, durante il periodo di accoglienza in Italia, abbia seguito corsi di italiano, di formazione e inserimento lavorativo o abbia svolto attività di volontariato o di aiuto alla comunità. Queste situazioni favoriscono infatti l’inserimento sociale della persona e normalmente la aiutano a raggiungere una proficua autonomia abitativa e lavorativa, che però oggi necessita di essere riconosciuta da un permesso di soggiorno coerente alla situazione di fatto (se questa è positiva).Mettere in piedi un reale ed effettivo sistema di tutela e accompagnamento per i MSNA che arrivano in Italia, riuscendo ad accompagnarli in sicurezza anche in un altro paese europeo se lì hanno figure adulte di riferimento. Riuscire, in tempi brevi e certi, a dare ad ogni MSNA che arriva su territorio italiano un tutore debitamente formato.Implementare sempre più puntualmente un sistema non arbitrario e più tutelante di determinazione dell’età di quello che spesso viene usato ora. Creare accoglienze dignitose per i MSNA che coinvolgano tutte le regioni e che prevedano il coinvolgimento anche di famiglie o siano in semiautonomia e non solo presso comunità per minori.Attivare prontamente programmi ponte di tutela, per non farli cadere nell’abbandono al compimento dei 18 anni.(Fonte Aise)

Leonardo Cavaliere


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Il Diritto d'Asilo. Minori rifugiati vulnerabili e senza voce - Rapporto Migrantes

Il Diritto d'Asilo. Minori rifugiati vulnerabili e senza voce è il report presentato a Torino dalla Fondazione Migrantes . I dati ...
Il 26 ottobre 2016, per chi come me si occupa di minori migranti è stata una giornata storica. Infatti, la tanto attesa legge di riforma del sistema di accoglienza e protezione per i minori stranieri non accompagnati è stata approvata, con ampio consenso, in prima lettura a Montecitorio. L'approvazione di questa norma rappresenta e rappresenterà una svolta nel sistema di accoglienza dei minori migranti. Questa norma è prima nel suo genere in Europa, per cui si auspica che l’esempio italiano venga seguito presto anche da altri Paesi europei. Dalla procedura per accertare la minore età agli standard delle accoglienze; dalla promozione dell’affido familiare alla figura del tutore, dalle cure sanitarie all’accesso all'istruzione, tutti tasselli fondamentali di una buona integrazione. Questa legge organica interviene su aspetti fondamentali per la vita dei minori migranti che arrivano in Italia senza genitori. A mio avviso il vero elemento di svolta di questa norma è un nuovo approccio nella gestione dei minori non  accompagnati. Infatti, ancor prima che migranti o profughi, sono considerati bambini che nel loro essere minori soli sono estremamente vulnerabili e perciò più bisognosi di protezione e di cura.

Per la sintesi delle modifiche al sistema di accoglienza e protezione mi avvalgo della spiegazione pubblicata da Save The Children che riporto integralmente.


1. L’accertamento dell’età e l’identificazione dei minori soli non accompagnati.
Prima della legge non esisteva un provvedimento di attribuzione dell’età, con la legge questo dovrebbe essere notificato sia al minore che al tutore provvisorio, garantendo così anche la possibilità di ricorso.
Si garantisce inoltre maggiore assistenza, prevedendo anche la presenza di mediatori culturali durante tutta la procedura.
2. Un sistema organico di accoglienza in Italia, con strutture dedicate:
all’identificazione, che deve avvenire entro 30 giorni;
al passaggio nel sistema di protezione per richiedenti asilo e minori non accompagnati (SPRAR), con strutture diffuse su tutto il territorio nazionale.
Verrà inoltre attivata una banca dati nazionale per governare l’invio dei minori che giungono in Italia nelle strutture di accoglienza dislocate in tutte le regioni, sulla base:
dei bisogni specifici dei minori stessi, identificati attraverso l’istituzione della “cartella sociale” che aiuterà gli operatori in contatto con il minore a conoscerlo meglio e ad identificare per lui la soluzione migliore di lungo periodo;
della disponibilità dei posti.
3. Il superiore interesse del minore, attraverso:
l’attenzione ai ricongiungimenti con i familiari attraverso apposite indagini familiari e la comunicazione degli esiti delle indagini sia al minore che al tutore;
la competenza sul rimpatrio assistito affidata al Tribunale per i minorenni, organo costituzionalmente dedicato alla determinazione dell’interesse del minore e non alla Direzione Generale dell’immigrazione e delle Politiche di Integrazione del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (un organo amministrativo non orientato all’interesse del minore).
l’introduzione dei permessi di soggiorno per i minori e per motivi familiari, qualora il minore non accompagnato sia sottoposto a tutela o in affidamento. Il minore potrà richiedere direttamente il permesso di soggiorno alla questura competente, anche in assenza della nomina del tutore.
Entro 3 mesi dalla data di entrata in vigore della legge, ogni Tribunale per i minorenni dovrà istituire un elenco di tutori volontari disponibili ad assumere la tutela anche dei minori stranieri non accompagnati. La legge promuove anche l’utilizzo dell’affido familiare.
4. Il diritto all’istruzione e alla salute.
Fino ad ora impedimenti burocratici non hanno consentito negli anni ai minori non accompagnati di esercitare a pieno questi diritti, con la legge i minori potranno procedere all’iscrizione al Sistema Sanitario Nazionale anche in assenza di nomina del tutore e all’attivazione di specifiche convenzioni per l’apprendistato, e acquisire i titoli conclusivi dei corsi di studio, anche quando, al compimento della maggiore età, non si possiede più un permesso di soggiorno.
È prevista, infine, la possibilità, esercitata ad oggi sulla base di un vecchio Regio Decreto, di supportare il neomaggiorenne fino ai 21 anni di età, qualora necessiti di un percorso più lungo di integrazione in Italia.
5. Il diritto all’ascolto nei procedimenti amministrativi e giudiziari che li riguardano, anche in assenza del tutore, e all’assistenza legale.
I minori potranno avvalersi del gratuito patrocinio a spese dello Stato.
Le associazioni di tutela potranno ricorrere in sede di giurisdizione amministrativa per annullare atti della P.A. che si ritengono lesivi dei diritti dei minori non accompagnati e potranno intervenire nei giudizi che li riguardano.

Minori non accompagnati. La riforma spiegata in 5 punti

Il 26 ottobre 2016, per chi come me si occupa di minori migranti è stata una giornata storica. Infatti, la tanto attesa legge di riforma ...
Durante il 2016 241.000 persone sono sbarcate in Europa via mare. Il 31% di queste sono bambini di cui più di 15.000 arrivati da soli, senza un adulto di riferimento al loro fianco. I bambini e le famiglie costrette ai confini d’Europa in condizioni detentive, le vittime inghiottite dal mare nei terribili naufragi sono le tragiche conseguenze di una politica europea fallimentare. Il salvataggio di vite in mare e la protezione dei bambini alle frontiere devono diventare le nostre priorità.
Le politiche migratorie messe in atto negli ultimi mesi, in risposta ai frequenti spostamenti di persone in fuga, da guerre, povertà e violenze hanno messo in secondo piano i valori fondativi della stessa Europa negoziando i diritti umani con il controllo delle frontiere. È quello che è accaduto con l’accordo UE – Turchia dello scorso marzo che ha aggravato le condizioni di vita dei migranti in Grecia rallentando i reinsediamenti di coloro che hanno diritto alla protezione internazionale. Il 36% di tutti i richiedenti asilo in Europa sono bambini ma le ragioni che spingono i minori, spesso non accompagnati, a migrare mettendosi in pericolo di vita sono diverse: alcuni sono in cerca di asilo politico e scappano da guerre, discriminazione e persecuzioni, altri sono vittime di tratta e traffico; alcuni di loro cercano migliori condizioni educative e lavorative e scappano da una povertà estrema.

Chiediamo che tutti i bambini, senza alcuna distinzione, ricevano il giusto supporto per aiutarli a vivere e a progettare il loro futuro. Per loro raccomandiamo quelle priorità che bussano alle nostre porte con urgenza.

  1. Salvare vite umane in mare. Anteporre il superiore interesse dei bambini al controllo delle frontiere. Coordinare gli sforzi e le soluzioni dei paesi europei e di quelli che hanno adottato l’Agenda europea delle Migrazioni nelle attività di ricerca e soccorso.
  2. Combattere il traffico e il contrabbando di vite umane. Accrescere i meccanismi di cooperazione alle frontiere e provvedere allo sviluppo di rotte legali e sicure per chi arriva in Europa, vittima dei trafficanti. Garantire forme di empowerment per le famiglie e i bambini, rendendoli consapevoli dei rischi dello sfruttamento.
  3. Anteporre il superiore interesse del bambino al suo rimpatrio, verificando attentamente le condizioni di vita a cui andrebbe incontro nel suo paese d’origine. La valutazione del possibile rischio è molto delicata in quanto potrebbe non essere collegato a ragioni politiche o statali ma a forme di abuso e sfruttamento nel contesto familiare o sociale.
  4. Supportare e promuovere in ogni modo la riunificazione familiare qualora non costituisca, come già osservato prima, uno dei rischio del rimpatrio.
  5. Andare alle radici delle migrazioni. Focalizzare gli sforzi, attraverso un maggior focus e pressione internazionale, per la fine del conflitto in Siria. Supportare i paesi e le regioni d’origine dei bambini migranti includendo i Paesi di confine, come il Libano e la Giordania, dove i rifugiati sono quasi un terzo della popolazione. Sviluppare programmi sia informativi sia operativi che rafforzino la protezione nazionale dei bambini.
  6. Lavorare con i Paesi terzi deve essere una priorità. Fallimentari accordi di cooperazione hanno determinato il mancato rispetto del diritto d’asilo per milioni di persone e bambini. Alla base di una nuova strategia di partnership deve esserci l’esclusione, negli accordi di gestione delle migrazioni, dei Paesi che violano i fondamentali diritti umani.
  7. È necessaria un’armonizzazione delle procedure d’asilo che non deve condurre ad un abbassamento degli standard di accoglienza. Innanzitutto non possiamo più assistere alle condizioni di detenzione, sperimentate dai bambini in Grecia, ai confini con gli altri paesi europei: devono essere eliminate in quanto la detenzione dei bambini non è giustificabile dal loro status di migranti.
  8. Creazione di canali sicuri di accesso all’Europa e durante il percorso migratorio dei minori. Ilreinsediamento deve essere velocizzato in quanto è uno dei più importanti canali per i bambini per raggiungere l’Europa, in modo sicuro. Il ricongiungimento familiare, nel caso sia ricercato dal minore, è naturalmente il canale privilegiato per sfuggire al rischio di viaggi illegali: tutti i bambini che lo chiedono dovrebbero veder analizzata individualmente la loro richiesta.
I bambini sono bambini, prima di essere rifugiati o migranti: la situazione di estrema vulnerabilità in cui si ritrovano i minori migranti li espone a una negazione dei diritti di cui sono portatori in quanto bambini, rendendoli invisibili e senza protezione.
Noi vogliamo che non siano lasciati indietro, non li vogliamo intrappolati alle frontiere ma protagonisti del loro futuro.Fonte Blog Save The Children

Report “Putting children at the forefront”





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I Minori Stranieri non Accompagnati

8 proposte per l’Agenda Europea sui bambini migranti

Durante il 2016 241.000 persone sono sbarcate in Europa via mare. Il 31% di queste sono bambini di cui più di 15.000 arrivati da soli, se...
Oltre 88 mila i minori stranieri non accompagnati che hanno chiesto asilo in Europa nel 2015. Il dato ufficiale viene da Eurostat, l’istituto statistico dell’Unione europea. L’Istituto ricorda che fra il 2008 e il 2013 il numero era di 11-13 mila persone, mentre nel 2014 di 23 mila. Nel 2015 quindi il dato si è quasi quadruplicato rispetto all'anno precedente.
La Svezia si conferma la principale destinazione dei minori migranti. Infatti, il paese Scandinavo ha accolto di gran lunga la maggioranza dei profughi e migranti minorenni e non accompagnati: circa 32250 su un totale di 88300 minori soli giunti nei paesi dell'Unione europea l'anno scorso, cioè il 40 per cento circa del totale. E le percentuali di accoglienza svedesi sono le più alte della Ue anche per quanto riguarda i migranti ed esuli minorenni al di sotto dei 14 anni.
Dopo la Svezia i paesi di destinazione dei minori non accompagnati sono: Germania (14 mila), Ungheria (quasi 9 mila) e Austria (8 mila). I quattro stati membri rappresentano i tre quarti di tutti i richiedenti asilo considerati minori non accompagnati registrati nell'Ue nel 2015.
In Svezia l’aumento dei migranti minorenni non accompagnati porta con se, spesso, enormi difficoltà nell'identificarli. Inoltre i giovani profughi spesso si perdono nell'arrivo, nessun accompagnatore maggiorenne li guida nel paese d'accoglienza. Non di rado, quando fuggono dai centri d'accoglienza per paura e non solo, cadono vittima di gruppi della malavita organizzata che li sfruttano come manovalanza a basso costo.
In Italia le domande d'asilo accettate di minorenni non accompagnati sono 4070, un numero ben inferiore a quanto registrato negli altri stati d’Europa.


In Italia però la percentuale di minori non accompagnati richiedenti asilo è stata il 56,6 per cento del totale degli esuli, la cifra in percentuale più alta, seguiti da Svezia (50,1%), Regno Unito (38,5%), Paesi Bassi (36,5%), Danimarca (33,7%), Finlandia (33,2%) e Bulgaria (33,1%). In totale, nell’UE, i minori non accompagnati hanno rappresentato quasi un quarto (23,0%) di tutti i richiedenti asilo di età inferiore a 18. I dati non devono sorprenderci, soprattuto se si pensa che nei primi tre mesi di quest’anno, gli arrivi, sono stati oltre 2.600, mentre nello stesso periodo, un anno fa, erano solo 600.
Nel 91% dei casi i minori non accompagnati sono maschi, oltre la metà dei quali di età compresa fra i 16 e i 17 anni (50.500), mentre fra i 13 e i 14 anni si contavano 25.800 ragazzi.


Nel 2015 la maggior parte dei richiedenti asilo considerati minori non accompagnati è di provenienza afghana (51%) seguita da Siriani (16%), Eritrei (6%), Iracheni (5%), Somali (4%) e Gambiani (2%).


Quanti minori stranieri non accompagnati hanno fatto domanda di asilo in Europa?

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Oltre 9mila sono i minori stranieri non accompagnati oggi in Italia, la maggioranza di loro è rappresentata da ragazzi tra i 16 e i 17 anni.

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11.000 i minori stranieri non accompaganti presenti in Italia. 822 hanno un'età compresa tra i 7 e 14 anni, ma la maggior parte ha un'età compresa tra i 14 e 17 anni. Degli undicimila minori soli la maggioranza è maschile, molte le ragazze tra i 14 e 16 anni.

11.000 Minori stranieri non accompagnati in Italia

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Nel Corso dell'audizione in Commissione Affari Costituzionali e Giustizia alla Camera, il prefetto Mario Morcone, Capo del Dipartimento per le liberta' civili e l'immigrazione del ministero dell'Interno, ha riferito che nel corso del 2014, da Gennaio ad Agosto sono stati segnalati 9820 Minori non accompagnati.

9820 i minori stranieri non accompagnati, normativa e accoglienza inadeguata

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Centinaia di bambini e minori stranieri non accompagnati sono stati catturati dopo aver attraversato la frontiera degli Stati Uniti d’America dal Messico.

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Convocazione di una riunione per i minori stranieri non accompagnati, questa la giusta richiesta del presidente di Anci Sicilia e Sindaco di Palermo Leoluca Orlando. Il sindaco ha scritto una lettera al ministro dell'Interno nella quale si chiede una convocazione d'urgenza per affrontare il problema dell'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati che giungono costantemente in Italia e che rappresentano oltre il 20% del totale degli arrivi.


Urgente una soluzione per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati

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L’Italia e la mancata protezione ai bambini in cerca di rifugio

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A Roma l’Unicef presenta il Rapporto “Facce d’Italia” in occasione del 20 novembre, Giornata nazionale dell’Infanzia e dell’adolescenza. In tutta Italia promossi oltre 100 eventi. Rilanciata la campagna “Io come tu”
ROMA – Quasi un milione di minorenni di origine straniera vive in Italia;  più di 500 mila sono nati nel nostro paese.

Cittadinanza onoraria ai minori stranieri: 106 comuni aderiscono a proposta Unicef

A Roma l’Unicef presenta il Rapporto “Facce d’Italia” in occasione del 20 novembre, Giornata nazionale dell’Infanzia e dell’adolescenza. I...
Facce d’Italia”, tra le più indifese vi sono quelle dei minori stranieri, come documenta un Rapporto dell’Unicef-Italia presentato oggi a Roma, alla presenza del ministro per la Cooperazione Internazionale e l’Integrazione, Andrea Riccardi. Il documento è stato elaborato nell’ambito della Campagna “Io come tu”, in vista del 20 novembre, Giornata internazionale per i diritti dell’infanzia. Roberta Gisotti, ha intervistato Andrea Iacominiportavoce dell’Unicef-Italia:RealAudioMP3

D. – Oggi, nel mondo abbiamo 33 milioni di migranti sotto i 20 anni di età, su un totale di 214 milioni di persone che vivono fuori dal proprio Paese d’origine. Dove e come vivono questi bambini e ragazzi?

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