L’Italia insiste dunque nel processo di Khartoum malgrado il fallimento del Vertice di La Valletta a novembre e cerca di preparare altri rimpatri collettivi come quelli che esegue periodicamente verso la Nigeria. Eppure, gli accordi bilaterali non possono prevalere su diritti e garanzie affermate nella Costituzione e nel diritto internazionale. In base al diritto internazionale privato i minori egiziani rimangono tali fino a ventuno anni, come è previsto dalla legge del loro paese e sono dunque inespellebili fino a quella età. Tutte le associazioni che seguono questi minori denunciano eventuali visite di agenti egiziani o tentativi di deportazione. Il superiore interesse del minore affermato dalle Convenzioni internazionali al pari del diritto di asilo non possono essere ridotti a carta straccia da un governo che tratta rapporti politici ed economici sulla pelle dei migranti (qui una notizia di egyptindependent.com).
Nei giorni scorsi, la parlamentare europea Elly Schlein ha chiesto al prefetto Mario Morcone, durante l’audizione in Commissione Libe (Commissione libe – libertà civili, giustizia e affari interni), informazioni sul rispetto dei diritti umani dei migranti rinchiusi negli Hot Spot e nei centri di prima accoglienza italiani. Per il rappresentante del ministero dell’interno l’Italia non espelle minori non accompagnati. Certo, non ne considera la maggiore età in base alla legge del paese di provenienza e attende soltanto che compiano diciotto anni e un giorno per preparare la loro espulsione d’intesa con le autorità egiziane. Questi i fatti (molti parlano di deportazioni, come Cairo Post e thedailybeast.com).
Anche l’Ong Save The Children nella stessa audizione ha chiesto notizie al prefetto sulla sorte dei minori stranieri non accompagnati, lamentando che molti di loro, dopo una attribuzione approssimativa della maggiore età, sebbene non allontanati subito dal territorio nazionale, sono destinatari di provvedimenti di respingimento differito (ex art. 10 c.2 del T.U. 286/98 sull’immigrazione).
Secondo il prefetto Morcone molti vengono mandati in Italia dalle famiglie, che ritengono sia l’unica possibilità da offrire a un figlio. Inolte, secondo il prefetto non si rimpatrierebbe nessun minore. Avrebbe anzi detto che: “L’idea dell’interesse superiore del minore non la facciamo nostra, o solo quando si tratti davvero del suo interesse, altrimenti accogliamo i minori in modo civile, li teniamo distinti da adulti e famiglie. Abbiamo centri specifici, e di questo ringrazio la Commissione che ci ha dato le risorse necessarie”.
Ed è appunto in questi “centri specifici” che viene dato libero ingresso ai ministri egiziani con il chiaro intento di preparare il rimpatrio forzato di tutti coloro che, giunti dall’Egitto come minori non accompagnati, raggiungeranno i diciotto anni, ancora minorenni secondo le regole del diritto internazionale privato, se esiste ancora un diritto che non sia il diritto di polizia. In ogni caso è già gravissimo che rappresentanti del governo egiziano accedano a centri dove sono accolti minori provenienti dall’Egitto e richiedenti asilo. di Fulvio Vassallo Paleologo (comune.info)
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I Minori Stranieri non Accompagnati
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