Nel pomeriggio del 12 Maggio, il Senatore Manconi, presidente della Commissione diritti umani, ha visitato il centro Hotspot di Pozzallo. Quello che ha documentato : "su 142 presenze 120 sono costituite da minori non accompagnati. E’ impensabile che i minori debbano stare lì addirittura per settimane, ben oltre le 72 ore – sottolinea Manconi -. Ciò è dovuto al fatto che non ci sono posti disponibili dove inserire questi ragazzi, non esiste un sistema nazionale centralizzato. Di certo è grave che restino nell’hotspot, in una situazione di vuoto totale, senza fare nessuna attività”. Oltre ai minori sono presenti dal 13 aprile scorso anche 20 adulti, ben oltre le 72 ore previste. Il senatore Manconi aggiunge: “Durante la visita ci sono state presentate lamentele da parte degli ospiti riguardo al cibo e ai vestiti – aggiunge Manconi – c’è una situazione di difficoltà dovuta alla permanenza nel centro più lunga del previsto.
Nonostante alcuni aspetti negativi, abbiamo rilevato, però anche un’ottima presenza delle organizzazioni umanitarie e una buona cooperazione tra la prefettura e l’ufficio immigrazione”.A margine dei Festival Sabir in corso a Pozzallo, un gruppo di cronisti ha chiesto di entrare all'interno dell'Hotspot, insieme al deputato Beni, ma il Ministero dell'Interno ha vietato l'ingresso. Soltanto nel pomeriggio del giorno 13 una delegazione formata dagli organizzatori del Festival è riuscita ad entrare. "La situazione è tutto sommato tranquilla. Ci sono ragazzi anche molto giovani e arrivano soprattutto dall'Africa subsahariana. - sottinea Oliviero Forti, responsabile immigrazione della Caritas italiana - L'attesa all'interno del centro crea loro disagio perchè non sanno cosa li aspetta nel prossimo futuro. Siamo venuti qui anche per confortarli".
Quanto avviene negli Hotspot, magari allo scopo di ottenere il prelievo delle impronte digitali, corrisponde ad una eclatante violazione dell’art. 13 della Costituzione italiana e delle norme che regolano in Italia il trattenimento amministrativo.Ciò che si registra nell'Hotspot di Pozzallo confligge in modo palese, oltre che con la Convenzione dei diritti del Fanciullo, con l’art. 5 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, l’art. 7 del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici, l’art. 16 della Convenzione contro la Tortura ed altre Pene o Trattamenti Crudeli, Inumani o Degradanti, l’art. 3 della Convenzione Europea per la Salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà Fondamentali e l’art. 4 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea.
La situazione di detenzione e privazione della libertà a cui sono sottoposti questi minori, trattenuti lì anche per due mesi, viola i loro diritti fondamentali. Questa situazione contraddice il principio dell'inviolabilità della libertà personale sostanziandosi in un regime di detenzione amministrativa attuata al di fuori di qualsiasi presupposto giuridico.
Tutto questo è gravissimo, come dice l'Avv. Zorzella di Asgi "Se ad essere trattenuti sono dei minori, inoltre, siamo in presenza di una doppia violazione – aggiunge Zorzella – perché non si stanno rispettando le procedure: i minori dovrebbero essere inseriti subito in una comunità protetta, dovrebbe essere informato il tribunale dei minori e ci dovrebbe essere un tutore legale che faccia le funzioni dei genitori”.
Nonostante alcuni aspetti negativi, abbiamo rilevato, però anche un’ottima presenza delle organizzazioni umanitarie e una buona cooperazione tra la prefettura e l’ufficio immigrazione”.A margine dei Festival Sabir in corso a Pozzallo, un gruppo di cronisti ha chiesto di entrare all'interno dell'Hotspot, insieme al deputato Beni, ma il Ministero dell'Interno ha vietato l'ingresso. Soltanto nel pomeriggio del giorno 13 una delegazione formata dagli organizzatori del Festival è riuscita ad entrare. "La situazione è tutto sommato tranquilla. Ci sono ragazzi anche molto giovani e arrivano soprattutto dall'Africa subsahariana. - sottinea Oliviero Forti, responsabile immigrazione della Caritas italiana - L'attesa all'interno del centro crea loro disagio perchè non sanno cosa li aspetta nel prossimo futuro. Siamo venuti qui anche per confortarli".
Quanto avviene negli Hotspot, magari allo scopo di ottenere il prelievo delle impronte digitali, corrisponde ad una eclatante violazione dell’art. 13 della Costituzione italiana e delle norme che regolano in Italia il trattenimento amministrativo.Ciò che si registra nell'Hotspot di Pozzallo confligge in modo palese, oltre che con la Convenzione dei diritti del Fanciullo, con l’art. 5 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, l’art. 7 del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici, l’art. 16 della Convenzione contro la Tortura ed altre Pene o Trattamenti Crudeli, Inumani o Degradanti, l’art. 3 della Convenzione Europea per la Salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà Fondamentali e l’art. 4 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea.
La situazione di detenzione e privazione della libertà a cui sono sottoposti questi minori, trattenuti lì anche per due mesi, viola i loro diritti fondamentali. Questa situazione contraddice il principio dell'inviolabilità della libertà personale sostanziandosi in un regime di detenzione amministrativa attuata al di fuori di qualsiasi presupposto giuridico.
Tutto questo è gravissimo, come dice l'Avv. Zorzella di Asgi "Se ad essere trattenuti sono dei minori, inoltre, siamo in presenza di una doppia violazione – aggiunge Zorzella – perché non si stanno rispettando le procedure: i minori dovrebbero essere inseriti subito in una comunità protetta, dovrebbe essere informato il tribunale dei minori e ci dovrebbe essere un tutore legale che faccia le funzioni dei genitori”.
Leonardo Cavaliere
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