Visualizzazione post con etichetta Hotspot. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Hotspot. Mostra tutti i post
Le pressioni dell'Unione europea affinché l'Italia usi la "mano dura" nei confronti dei rifugiati e dei migranti hanno dato luogo a espulsioni illegali e a maltrattamenti che, in alcuni casi, possono equivalere a torture.

Lo rivela un rapporto reso pubblico oggi da Amnesty International, intitolato "Hotspot Italia: come le politiche dell'Unione europea portano a violazioni dei diritti di rifugiati e migranti".

Il rapporto mostra come il cosiddetto "approccio hotspot", promosso dall'Unione europea per identificare migranti e rifugiati al momento dell'arrivo, non solo abbia compromesso il loro diritto a chiedere asilo, ma abbia anche alimentato agghiaccianti episodi di violenza, con l'uso di pestaggi, elettroshock e umiliazioni sessuali.

"Determinati a ridurre il movimento di migranti e rifugiati verso altri stati membri, i leader europei hanno spinto le autorità italiane ai limiti, e talvolta oltre i limiti, della legalità" - ha dichiarato Matteo de Bellis, ricercatore di Amnesty International sull'Italia.

"Il risultato è che persone traumatizzate, arrivate in Italia dopo esperienze di viaggio strazianti, vengono sottoposte a procedure viziate e in alcuni casi a gravi violenze da parte della polizia, così come a espulsioni illegali" - ha aggiunto de Bellis.

L'approccio hotspot è stato adottato per consentire l'identificazione e prendere le impronte digitali delle persone che arrivano nei paesi di frontiera dell'Unione europea, come l'Italia. Esso prevede una veloce valutazione dei loro bisogni di protezione e, a seconda dei casi, l'avvio della procedura d'asilo o il ritorno nei paesi di origine.

Il rapporto, basato su oltre 170 interviste a rifugiati e migranti, rivela gravi lacune in ciascuna di queste fasi.

Nell'apparente tentativo di ridurre la pressione sugli stati di frontiera come l'Italia, all'approccio hotspot è stato abbinato uno schema che prevede la ricollocazione dei richiedenti asilo in altri stati membri dell'Unione europea.

Tuttavia, questo aspetto solidale dell'approccio hotspot si è rivelato ampiamente illusorio: finora, 1200 persone sono state ricollocate dall'Italia rispetto alle 40.000 promesse, a fronte di oltre 150.000 nuovi arrivi via mare quest'anno. Le autorità italiane sono in prima linea negli sforzi per soccorrere persone lungo la pericolosa rotta del Mediterraneo.


Impronte digitali prese con la forza



L'approccio hotspot, introdotto nel 2015 su raccomandazione della Commissione europea, prevede che l'Italia prenda le impronte digitali a tutti i nuovi arrivati. Tuttavia, coloro che vogliono chiedere asilo in altri paesi - magari perché lì hanno già legami familiari - hanno un forte interesse ad evitare di farsi prendere le impronte digitali dalle autorità italiane, per non rischiare di essere rimandati in Italia in base al cosiddetto sistema di Dublino.

Sotto le pressioni dei governi e delle istituzioni dell'Unione europea, l'Italia ha adottato misure coercitive per prendere le impronte digitali. Amnesty International ha ricevuto denunce coerenti e concordanti di arresti arbitrari, intimidazioni e uso eccessivo della forza fisica per costringere uomini, donne e anche bambini appena arrivati a farsi prendere le impronte digitali.

Su 24 testimonianze di maltrattamenti raccolte da Amnesty International, in 16 si parla di pestaggi. Una donna di 25 anni proveniente dall'Eritrea ha riferito che un agente di polizia l'ha ripetutamente schiaffeggiata sul volto fino a quando non ha accettato di farsi prendere le impronte digitali.

In alcuni casi, migranti e rifugiati hanno denunciato di essere stati colpiti con bastoni elettrici. Questa è la testimonianza di un ragazzo di 16 anni originario della regione sudanese del Darfur:

"Mi hanno dato scosse con il manganello elettrico diverse volte sulla gamba sinistra, poi sulla gamba destra, sul torace e sulla pancia. Ero troppo debole, non riuscivo a fare resistenza e a un certo punto mi hanno preso entrambe le mani e le hanno messe nella macchina [per prendere le impronte digitali]".

Un altro 16enne e un uomo di 27 anni hanno riferito di aver subito umiliazioni sessuali e dolore agli organi genitali. L'uomo ha raccontato ad Amnesty International che a Catania gli agenti di polizia l'hanno picchiato e sottoposto a scariche elettriche, poi lo hanno fatto spogliare e hanno usato una pinza dotata di tre estremità:

"Ero su una sedia di alluminio, con un'apertura sulla seduta. Mi hanno bloccato spalle e gambe, poi mi hanno preso i testicoli con la pinza e hanno tirato per due volte. Non riesco a dire quanto è stato doloroso".

Sebbene nella maggior parte dei casi il comportamento degli agenti di polizia rimanga professionale e la vasta maggioranza delle impronte digitali sia presa senza incidenti, le conclusioni del rapporto di Amnesty International sollevano gravi preoccupazioni e mettono in luce la necessità di un'indagine indipendente sulle prassi attualmente utilizzate.
 

Lo screening



L'approccio hotspot prevede che i nuovi arrivati in Italia siano esaminati al fine di separare i richiedenti asilo da coloro che sono considerati migranti irregolari. Ciò significa che persone spesso esauste e traumatizzate dal viaggio e senza accesso a informazioni adeguate sulle procedure d'asilo, devono rispondere a domande che possono avere profonde implicazioni per il loro futuro.

Una donna di 29 anni proveniente dalla Nigeria ha detto ad Amnesty International: "Non sapevo neanche come ero arrivata qui, piangevo... c'erano tantissimi poliziotti, mi sono spaventata. La mia mente era da un'altra parte, non ricordavo neppure il nome dei miei genitori".

In base alle nuove procedure, anziché limitarsi a domandare se intendono chiedere asilo, gli agenti di polizia devono chiedere ai nuovi arrivati di spiegare perché sono arrivati in Italia. Poiché lo status di rifugiato non è determinato dal motivo per cui una persona è arrivata in un paese ma dalla situazione cui andrebbe incontro in caso di rimpatrio, questo approccio è fondamentalmente difettoso.

Sulla base di interviste estremamente brevi, agenti di polizia che non hanno ricevuto una formazione adeguata sono chiamati a prendere a tutti gli effetti una decisione sui bisogni di protezione delle persone che hanno di fronte. Coloro che sono giudicati privi di un motivo per chiedere asilo ricevono un ordine di respingimento o di espulsione, incluso attraverso il rimpatrio forzato nel paese di origine, che può esporli a gravi violazioni dei diritti umani.


Le espulsioni



Sotto le pressioni dell'Unione europea, l'Italia sta cercando di aumentare il numero dei migranti rinviati nei paesi di origine, anche negoziando accordi di riammissione con paesi le cui autorità hanno commesso terribili atrocità.

Uno di questi accordi è stato firmato nell'agosto 2016 tra le autorità di polizia di Italia e Sudan. Consente procedure d'identificazione sommarie che, in determinate circostanze, possono essere espletate persino in Sudan a espulsione avvenuta.

Anche quando l'identificazione avviene in Italia, si tratta di una procedura talmente superficiale e così fortemente delegata alle autorità sudanesi da non poter garantire un esame individuale per determinare se nel caso specifico un individuo sarà o meno a rischio di subire violazioni dei diritti umani al suo rientro in Sudan. Queste procedure hanno già portato a casi di espulsioni illegali.

Il 24 agosto 2016, 40 cittadini sudanesi sono stati rinviati in aereo dall'Italia in Sudan. Amnesty International ha parlato con un 23enne originario della regione del Darfur, che ha descritto l'operato delle forze di sicurezza che erano già in attesa dell'atterraggio all'aeroporto di Khartoum:

"Ci hanno portato in una zona speciale all'interno dell'aeroporto e ho visto un uomo picchiato. Ci hanno interrogato uno per uno. Adesso ho paura che i servizi di sicurezza mi stiano cercando, se mi trovano non so cosa mi succederà e che cosa fare..."

"L'approccio hotspot, elaborato a Bruxelles e applicato in Italia, ha aumentato anziché diminuire la pressione sugli stati di frontiera e sta causando terribili violazioni dei diritti di persone disperatamente vulnerabili, violazioni per le quali le autorità italiane portano una responsabilità diretta e i leader europei una responsabilità politica" - ha sottolineato de Bellis.

"Le nazioni europee possono riuscire a rimuovere persone dal loro territorio ma non possono rimuovere i loro obblighi di diritto internazionale. Le autorità italiane devono porre fine a queste violazioni e assicurare che le persone non saranno respinte verso paesi dove rischiano persecuzione e tortura" - ha concluso de Bellis.


Ulteriori informazioni



Durante il 2016, Amnesty International ha svolto quattro missioni di ricerca in Italia, intervistando rifugiati e migranti e incontrando autorità e organizzazioni non governative a Roma, Palermo, Agrigento, Catania, Lampedusa, Taranto, Bari, Genova, Ventimiglia e Como. Il team di ricerca ha svolto 174 interviste con migranti e rifugiati e brevi conversazioni con molti altri di loro.

Amnesty International ha ripetutamente chiesto chiarimenti al ministro dell'Interno, proponendogli un confronto sulle preoccupazioni contenute in questo rapporto, ma finora non ha mai ricevuto risposta.

Usare la "mano dura" su migranti e rifugiati

Le pressioni dell'Unione europea affinché l'Italia usi la "mano dura" nei confronti dei rifugiati e dei migranti hanno d...


Nel documento su ricollocamenti e reinsediamenti della Commissione dell'UE si legge "I picchi negli arrivi degli ultimi mesi" in Italia "hanno dimostrato che l'attuale capacità di 1600 posti nei quattro hotspot operativi (Pozzallo, Lampedusa, Trapani e Taranto) non è sufficiente. L'Italia dovrebbe accelerare l'apertura degli hotspot aggiuntivi già annunciati"

"Laddove possibile - si legge nel documento - strutture di ricezione adeguate dovrebbero essere previste con urgenza anche in quei porti che non diventeranno a pieno titolo hotspot".

Il documento continua affermando che "dato l'elevato numero di minori non accompagnati che sbarcano in Italia, aree dedicate, così come un'assistenza particolare dovrebbero essere offerte in tutti gli hotspot ed il trasferimento alle strutture di accoglienza di prima e seconda linea dovrebbero essere completate nel più breve termine possibile".
Questa affermazione è quanto di più preoccupante si è sentito negli ultimi mesi. Di fatto apre alla "legalizzazione" del trattenimento dei minori stranieri non accompagnati negli Hotspot, mentre con la dicitura "il trasferimento alle strutture di accoglienza di prima e seconda linea dovrebbero essere completate nel più breve termine possibile" senza specificare un termine massimo preciso dichiara indirettamente che gli Hotspot saranno usati come dei parcheggi illegali di migranti, in spregio ai principi della Costituzione e della Convenzione dei diritti del Fanciullo.

Inoltre, "anche se non c'è un termine legale limite, la regola dovrebbe essere che i migranti siano trattati nel più breve tempo possibile e entro un massimo di 72 ore". Questa è una raccomandazione, già nota, che ad oggi non è mai stata rispettata.

Al momento nessuno dei minore non accompagnati sbarcati in Italia sono stati ricollocati verso altri Paesi. La procedura della relocation è prioritaria poiché i circa 3000 minori non accompagnati, per la maggior parte Eritrei, sono potenzialmente candidabili ai trasferimenti.


E-BOOK GRATIS
SCARICA GRATUITAMENTE LA GUIDA PRATICA
I Minori Stranieri non Accompagnati

L'Ue chiede all'Italia di accelerare sull'apertura di nuovi hotspot

Nel documento su ricollocamenti e reinsediamenti della Commissione dell'UE si legge "I picchi negli arrivi degli u...
All' hotspot di Pozzallo sono ancora presenti 161 minori non accompagnati, nonostante il trasferimento di 85 ragazzi verso centri di accoglienza del Piemonte. Nonostante la bocciatura senza mezzi termini dell'Hotspot di Pozzallo da parte della Commissione Parlmentare di giugno scorso si continua a detenere in soprattutto minori e donne in gravidanza in un centro inadeguato e sovraffollato, in condizioni di promiscuità. Si attende il collocamento di altri 50 migranti adulti per rientrare nella capienza del centro di detenzione informale che è pari a 180 unità. Anche Human Rights Watch qualche giorno fa ha denunciato la preoccupante situazione dei minori non accompagnati detenuti nel centro progettato per permanenze di breve durata a causa della mancanza di spazi, dove bambini migranti rimangono per oltre un mese insieme ad adulti, mettendo questi a rischio di abusi sessuali e violenza da parte di adulti. L'Asgi parla di “Doppia violazione dei diritti”. A dichiararlo è Nazzarena Zorzella, di Asgi (associazione degli studi giuridici sull’immigrazione): “In questo momento gli hotspot non hanno basi giuridiche – spiega – perché non ci sono leggi italiane che regolano il loro funzionamento. Questa è la violazione più grave. Inoltre, secondo l’articolo 13 della Costituzione il trattenimento al loro interno dovrebbe avvenire solo nei casi previsti dalla legge o previa autorizzazione di un giudice. Se ad essere trattenuti sono dei minori, inoltre, siamo in presenza di una doppia violazione – aggiunge – perché non si stanno rispettando le procedure: i minori dovrebbero essere inseriti subito in una comunità protetta, dovrebbe essere informato il tribunale dei minori e ci dovrebbe essere un tutore legale che faccia le funzioni dei genitori”.

Hotspot di Pozzallo ancora presenti 161 minori non accompagnati

All' hotspot di Pozzallo sono ancora presenti 161 minori non accompagnati , nonostante il trasferimento di 85 ragazzi verso centri di...
La commissione parlamentare d'inchiesta sui centri di accoglienza ha 'bocciato", e non poteva essere altrimenti, senza mezzi termini l'Hotspot di Pozzallo. A seguito della visita di ispezione effettuata, sono state evidenziate carenze e criticità, prima fra tutte l'inadeguatezza delle strutture, il sovraffollamento, la promiscuità e la permanenza oltre i termini. In particolare, si sottolinea la grave e lunga permanenza all'interno del centro, nonchè la mancanza di un ambiente protetto per i minori e madri in gravidanza presenti nel centro. La commissione presieduta da Federico Gelli ha ascoltato, tra gli altri, il prefetto Maria Carmela Librizzi, il responsabile della cooperativa che gestisce la struttura ed il sindaco di Pozzallo Luigi Ammatuna. «Bisogna cambiare qualcosa - ha detto Gelli - e organizzarsi diversamente per tenere aperto il centro e soprattutto individuare soluzioni alternative per il soggiorno dei minorenni non accompagnati».
Il sindaco di Pozzallo, Luigi Ammatuna, ha dichiarato di aver fatto il possibile per mantenere su buoni standard organizzativi l'hotspot di Pozzallo durante questi anni di emergenza, ma con "fondi ridotti e senza aiuti dello Stato non è possibile fare di più".

Hotspot di Pozzallo bocciato senza mezzi termini dalla commissione d'inchiesta sui centri di "accoglienza"

La commissione parlamentare d'inchiesta sui centri di accoglienza ha 'bocciato", e non poteva essere altrimenti, senza mezzi ...
Nel pomeriggio del 12 Maggio, il Senatore Manconi, presidente della Commissione diritti umani, ha visitato il centro Hotspot di Pozzallo. Quello che ha documentato : "su 142 presenze 120 sono costituite da minori non accompagnati. E’ impensabile che i minori debbano stare lì addirittura per settimane, ben oltre le 72 ore – sottolinea Manconi -. Ciò è dovuto al fatto che non ci sono posti disponibili dove inserire questi ragazzi, non esiste un sistema nazionale centralizzato. Di certo è grave che restino nell’hotspot, in una situazione di vuoto totale, senza fare nessuna attività”. Oltre ai minori sono presenti dal 13 aprile scorso anche 20 adulti, ben oltre le 72 ore previste. Il senatore Manconi aggiunge: “Durante la visita ci sono state presentate lamentele da parte degli ospiti riguardo al cibo e ai vestiti – aggiunge Manconi – c’è una situazione di difficoltà dovuta alla permanenza nel centro più lunga del previsto.


Nonostante alcuni aspetti negativi, abbiamo rilevato, però anche un’ottima presenza delle organizzazioni umanitarie e una buona cooperazione tra la prefettura e l’ufficio immigrazione”.A margine dei Festival Sabir in corso a Pozzallo, un gruppo di cronisti ha chiesto di entrare all'interno dell'Hotspot, insieme al deputato Beni, ma il Ministero dell'Interno ha vietato l'ingresso. Soltanto nel pomeriggio del giorno 13 una delegazione formata dagli organizzatori del Festival è riuscita ad entrare. "La situazione è tutto sommato tranquilla. Ci sono ragazzi anche molto giovani e arrivano soprattutto dall'Africa subsahariana. - sottinea Oliviero Forti, responsabile immigrazione della Caritas italiana - L'attesa all'interno del centro crea loro disagio perchè non sanno cosa li aspetta nel prossimo futuro. Siamo venuti qui anche per confortarli".
Quanto avviene negli Hotspot, magari allo scopo di ottenere il prelievo delle impronte digitali, corrisponde ad una eclatante violazione dell’art. 13 della Costituzione italiana e delle norme che regolano in Italia il trattenimento amministrativo.Ciò che si registra nell'Hotspot di Pozzallo confligge in modo palese, oltre che con la Convenzione dei diritti del Fanciullo, con l’art. 5 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, l’art. 7 del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici, l’art. 16 della Convenzione contro la Tortura ed altre Pene o Trattamenti Crudeli, Inumani o Degradanti, l’art. 3 della Convenzione Europea per la Salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e delle Libertà Fondamentali e l’art. 4 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea.


La situazione di detenzione e privazione della libertà a cui sono sottoposti questi minori, trattenuti lì anche per due mesi, viola i loro diritti fondamentali. Questa situazione contraddice il principio dell'inviolabilità della libertà personale sostanziandosi in un regime di detenzione amministrativa attuata al di fuori di qualsiasi presupposto giuridico.

Tutto questo è gravissimo, come dice l'Avv. Zorzella di Asgi "Se ad essere trattenuti sono dei minori, inoltre, siamo in presenza di una doppia violazione – aggiunge Zorzella – perché non si stanno rispettando le procedure: i minori dovrebbero essere inseriti subito in una comunità protetta, dovrebbe essere informato il tribunale dei minori e ci dovrebbe essere un tutore legale che faccia le funzioni dei genitori”.

Leonardo Cavaliere 

Minori Stranieri non Accompagnati negli Hotspot. La doppia violazione dei loro diritti.

Nel pomeriggio del 12 Maggio, il Senatore Manconi, presidente della Commissione diritti umani, ha visitato il centro Hotspot di Pozzall...
L’approvazione, da parte della Conferenza delle Regioni, del protocollo d’intesa sul tema dell’accertamento dell’età dei minori non accompagnati è una decisione importantissima, un primo passo verso l’umanizzazione di una pratica che il più delle volte sbaglia identificando come maggiorenni piccoli ragazzi/e, privandoli dei diritti di protezione previsti per la minore età.
Save the Children Italia dichiara che dall’inizio del 2016 "solo 4 sui 40 soggetti per i quali è stata attivata una procedura sommaria di accertamento dell’età, sono stati riconosciuti come minorenni attraverso l’esame radiografico” “Tra i rimanenti, in due casi l’invio di documenti attestanti la minore età ha sconfessato l’esito dell’esame radiografico che li aveva dichiarati maggiorenni”.



A fronte di un margine di errore di due anni e più, l’esame radiografico del polso non può e non deve essere l’unico strumento medico nella valutazione dell’età anagrafica. Come ci ricordano Le norme internazionali in difesa dei bambini se, anche in mancanza di documenti, non sussistono fondati dubbi rispetto all’età dichiarata, non è necessario sottoporre il presunto minore a un esame medico per accertarne l’età.
In Sicilia, la situazione sul riconoscimento dell’età, come denunciato da associazioni ed attivisti che hanno visitato i centri Hotspot, sono diversi i minori destinatari di un foglio di via. Raffaella Milano denuncia poi il caso delle migranti nigeriane che “ nonostante queste si dichiarino maggiorenni, sussiste un dubbio rispetto alla loro minore età e un grave rischio di abuso e sfruttamento a seguito del mancato riconoscimento come minorenni tramite esame RX.”
Al fine di proteggere e accogliere in maniera degna i minori migranti andrebbe approvato immediatamente dalla commissione affari costituzionali il ddl 1658 che disciplina in maniera organica le ipotesi di accertamento dell’età.

Documento Approvato - Immigrazione: Protocollo per identificazione e accertamento olistico multidisciplinare dell'età dei minori non accompagnati


LEONARDO CAVALIERE

FOLLOW US ON GOOGLE+ FACEBOOK TWITTER LINKEDIN



E-BOOK GRATIS

SCARICA GRATUITAMENTE LA GUIDA PRATICA
I Minori Stranieri non Accompagnati

Accertamento dell’età dei minori non accompagnati verso l'umanizzazione?

L’approvazione, da parte della Conferenza delle Regioni, del protocollo d’intesa sul tema dell’accertamento dell’età dei minori non accom...
Minoristranierinonaccompagnati.blogspot.it  aderisce all’appello "La verità sul sistema Hot Spot - Violazioni e illegalità a Lampedusa", promosso dalle associazioni siciliane.

Primi firmatari: Borderline Sicilia Onlus, Borderline-Europe, Centro salesiano Santa Chiara di Palermo, Circolo Arci Porco Rosso di Palermo, Ciss - Cooperazione Internazionale Sud Sud, Comitato Antirazzista Cobas (Palermo), Comitato NoMuos/NoSigonella, Forum Antirazzista di Palermo, La città Felice(Ct) - Le città vicine, L’Altro Diritto Sicilia, Laici Missionari Comboniani, Palermo Senza Frontiere, Rete Antirazzista Catanese
Per adesioni: forumantirazzistadipalermo@gmail.com


Nelle ultime settimane sono arrivate a Palermo, ma anche a Catania e in altre città della Sicilia, decine di persone provenienti da Mali, Gambia, Pakistan, Somalia, Eritrea, Nigeria, con in mano solo un decreto di respingimento differito che intima di lasciare il territorio italiano dalla frontiera di Roma Fiumicino entro 7 giorni. Provengono tutte da Lampedusa, dove sono arrivate dopo essere state intercettate in mare e portate sull’isola.
A questi migranti non è stato consentito di fare richiesta di protezione internazionale, nonostante siano entrati in contatto con l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati.
Raccontano di essere stati informati della possibilità di chiedere asilo, ma di non aver avuto modo di farlo realmente.
Raccontano di essere stati invece costretti a firmare un foglio di cui non hanno compreso il contenuto perché in una lingua a loro sconosciuta (quando invece in calce al decreto c’è sempre assurdamente scritto che "l’interessato si rifiuta di firmare" e questo perché si tratta di moduli prodotti in serie e prestampati).
Raccontano ancora di essere stati fotosegnalati e imbarcati con altri migranti sulla nave per Porto Empedocle e, a bordo, di essere stati poi separati in gruppi sulla base di criteri ad oggi incomprensibili.
Queste persone sono state quindi abbandonate alla stazione di Agrigento, o in altre piccole stazioni dell’agrigentino, con il solo decreto di respingimento in tasca.
Un decreto avverso il quale gli avvocati delle reti di sostegno siciliane hanno già presentato ricorso perché del tutto illegittimo e incostituzionale.
Nel frattempo, centinaia di migranti in maggioranza eritrei sono illegalmente detenuti a Lampedusa per settimane, perché si rifiutano di farsi prendere le impronte digitali: non perché abbiano qualcosa da nascondere, ma perché vogliono raggiungere i loro cari che si trovano in altri paesi dell’Unione europea senza restare imbrigliati nelle maglie del Regolamento cosiddetto Dublino 3, o dell’ambigua promessa di ricollocamenti mai avviati realmente se non in pochissimi casi usati dal governo a fini propagandistici.


L’Europa sta usando la retorica dell’accoglienza dei rifugiati per perseguire drammaticamente la sua guerra alle migrazioni dai Sud del mondo.

Queste le prime conseguenze della messa in opera del sistema degli Hot Spot, che vede Lampedusa, ancora una volta, come luogo di sperimentazione dell’inasprimento delle politiche migratorie e di inedite violazioni dei diritti fondamentali.
Le notizie sono quelle di formulari a risposte multiple (il cosiddetto "foglio notizie") somministrati, laddove non compilati, da funzionari non meglio identificati, sia italiani che dell’Ue, sulla base dei quali si stabilisce definitivamente chi può chiedere asilo.

È innanzitutto il diritto di asilo a essere quindi cancellato da questo sistema: un diritto soggettivo perfetto che può essere richiesto ovunque e da chiunque indipendentemente dalla sua origine e provenienza nazionale. Un diritto completamente negato nel momento in cui si pensa di stabilire in pochi giorni e solo sulla base della nazionalità chi possa accedere alle procedure di riconoscimento della protezione, e chi invece debba essere "clandestinizzato", insieme alle migliaia di richiedenti asilo diniegati, costantemente in aumento per chiare direttive governative, e sempre più spesso destinatari di provvedimenti di espulsione notificati contestualmente al rigetto della loro domanda di protezione arbitrariamente dichiarata "manifestamente infondata".

Ed è questo il punto: dopo un tempo di caotico riassestamento delle politiche europee delle migrazioni, a fronte dei rivolgimenti epocali degli ultimi anni, lastrumentale divisione tra "veri" e "falsi" rifugiati è adesso usata per "clandestinizzare" i profughi, tornando a rinfoltire quelle masse di invisibili da marginalizzare e sfruttare, per poi urlare all’emergenza sociale o sanitaria di fronte alle conseguenze di queste scelte illegittime e irresponsabili.
L’unica emergenza, visto anche il calo degli arrivi attraverso la rotta del Mediterraneo centrale, e la diminuzione constante, dal 2008 ad oggi, degli ingressi dai tradizionali paesi di emigrazione, è rappresentata, insieme alle morti alle frontiere d’Europa, dall’illegalità e dall’ingiustizia del sistema posto in essere.

Fermo restando che le uniche politiche migratorie coerenti e razionali, oltre che giuste, sarebbero rappresentate dall’apertura di canali di ingresso legali che sottraggano le persone ai trafficanti e alla morte alle frontiere, permettendo loro di entrare in Europa in sicurezza, identificate e senza doversi nascondere,

Chiediamo ora con urgenza:
  • Che ogni migrante in qualunque luogo d’Italia abbia immediato ed effettivo accesso alla richiesta di protezione internazionale;
  • Che vengano revocati tutti i decreti di respingimento differito fino ad oggi consegnati sulla base del sistema hot spot lanciato a Lampedusa;
  • Che il centro di Lampedusa venga immediatamente chiuso e si rinunci all’apertura di ulteriori hot spot che non hanno alcuna base giuridica se non decisioni della Commissione e del Consiglio europeo, e che sono strutturalmente progettati sull’annullamento del diritto d’asilo e sulla violazione dei diritti di tutti i migranti;
  • Che cessino immediatamente le prassi di rilascio dei decreti di espulsione notificati ai richiedenti asilo nel momento stesso in cui la loro domanda viene dichiarata "manifestamente infondata";
  • Che nessuna violenza sia autorizzata nel prelievo delle impronte digitali, e il governo italiano rivendichi invece in Europa la cancellazione del Regolamento Dublino in tutte le sue versioni;
  • Che si receda immediatamente dagli accordi di riammissione coi paesi di origine e di transito, che il più delle volte vedono Italia e Unione europea negoziare con dittatori e carnefici, e che sono volti solamente a fornire copertura formale a pratiche di respingimento ed espulsione collettive.

Primi firmatari:
Borderline Sicilia Onlus, Borderline-Europe, Centro salesiano Santa Chiara di Palermo, Circolo Arci Porco Rosso di Palermo, Ciss - Cooperazione Internazionale Sud Sud, Comitato Antirazzista Cobas (Palermo), Comitato NoMuos/NoSigonella, Forum Antirazzista di Palermo, La città Felice(Ct) - Le città vicine, L’Altro Diritto Sicilia, Laici Missionari Comboniani, Palermo Senza Frontiere, Rete Antirazzista Catanese

Per adesioni: forumantirazzistadipalermo@gmail.com




E-BOOK GRATIS

SCARICA GRATUITAMENTE LA GUIDA PRATICA
I Minori Stranieri non Accompagnati



La verità sul sistema Hot Spot - Violazioni e illegalità a Lampedusa. La denuncia delle associazioni

Minoristranierinonaccompagnati.blogspot.it  aderisce all’appello "La verità sul sistema Hot Spot - Violazioni e illegalità a Lampedus...



Dopo la terribile traversata del Mare Nostrum e dopo essere fuggiti da conflitti, persecuzioni e povertà, i migranti, al loro arrivo sul suolo italiano, si trovano a confrontarsi con un sistema burocratico complesso e confuso che distingue i c.d. "migranti economici" oppure provenienti da "paesi terzi sicuri", dai rifugiati. Distinzione senza alcun supporto giuridico, anzi in aperto contrasto a quanto recita l’art. 10 della nostra Costituzione “lo straniero al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge. Non è ammessa l’estradizione dello straniero per reati politici” e l’articolo 1 della Convenzione internazionale sullo status dei rifugiati (Ginevra, 1951) “una persona che a causa del fondato timore di essere perseguitata per ragioni di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un particolare gruppo sociale, o opinione politica, si trova fuori del paese di sua nazionalità ed è incapace o, a causa del timore, non vuole avvalersi della protezione del proprio paese; o anche chi, non avendo una nazionalità ed essendo fuori, per i motivi sopra indicati, del paese in cui aveva abituale residenza, è incapace o, a causa del timore, non vuole farvi ritorno.” In Italia si è ritenuto di potere adottare normative sulla base di circolari ministeriali o prefettizie, mentre la materia è interamente soggetta alla riserva di legge imposta dall’art. 10 della nostra Costituzione.







Lo status di rifugiato quindi dovrebbe essere riconosciuto in base all’accertamento dei requisiti stabiliti dalle Convenzioni internazionali, accertamento che deve avvenire con la massima accuratezza caso per caso, individuo per individuo, quindi non in base alla mera discrezionalità amministrativa. E’ pertanto rigorosamente vietato il refoulement (respingimento) collettivo. L’accertamento va eseguito nel rispetto della dignità umana e dei diritti fondamentali che ineriscono a ciascuno, a cominciare dal diritto alla vita e all’integrità fisica e psichica.





Molti migranti, quando li incontri ti mostrano quello che chiamano il "pezzo di carta": un ordine di respingimento differito, su cui c’è scritto di lasciare l'Italia entro sette giorni, letteralmente buttati in mezzo alla strada senza nulla, a parte l’intimazione a lasciare il territorio nazionale dalla frontiera di Fiumicino. Nelle ultime settimane questi ordini sono stati sempre più generosamente distribuiti. Molti dei migranti dichiarano che, a seguito di interviste sbrigative svolte durante la prima identificazione dei migranti dopo lo sbarco, hanno firmato un documento senza sapere cosa c'era scritto. Spesso sono minorenni che hanno dichiarato una data di nascita errata, o hanno firmato un documento con data di nascita errata che li ha portati dritti verso il differimento dell’espulsione.





La distribuzione delle espulsioni in modo quasi apertamente arbitrario è contrario al diritto nazionale, comunitario ed internazionale. Sembra che il “pezzo di carta” di espulsione è stato consegnato a persone a causa della loro nazionalità piuttosto che a seguito di un’attenta valutazione del singolo caso. Credo non si scandalizza nessuno se dico apertamente che ci troviamo di fronte a respingimenti collettivi conclamati, per mancanza assoluta di motivazioni individuali, contrari alle norme europee, per cui l’Italia è già stata condannata dalla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo in diverse occasioni.





Queste espulsioni sono quindi suscettibili di creare una popolazione di senzatetto e clandestini che non sono in grado di lavorare e di integrarsi nel tessuto legale italiano. Persone in carne ed ossa che rischiano il rimpatrio o la detenzione al CIE, o nel migliore dei casi, un soggiorno in un limbo infernale di sfruttamento e ricattabilità.


Non è pensabile quindi che chi scappa da vere e proprie persecuzioni, sopravvivendo a viaggi durissimi, inclusi minori e probabili vittime di tratta, sia messo in strada senza alternativa, diventando un fantasma.




LEONARDO CAVALIERE

FOLLOW US ON GOOGLE+ FACEBOOK TWITTER LINKEDIN


E-BOOK GRATIS


SCARICA GRATUITAMENTE LA GUIDA PRATICA
I Minori Stranieri non Accompagnati

HOTSPOT FACTORY. LA FABBRICA DI CLANDESTINI.

Dopo la terribile traversata del Mare Nostrum e dopo essere fuggiti da conflitti, persecuzioni e povertà, i migranti, al loro arrivo sul suo...
Il sistema degli hotspot è “un sistema di chiusura e di privazione della libertà personale: non ha alcuna base legale e riprodurrà la clandestinità” dichiarazione condivisibile di qualche giorno fa del Prof. Avv.Fulvio Vassallo Paleologo. In soldoni, l'abominio giuridico degli hotspot  rischia di creare rifugiati di serie A, quelli c.d. ricollocabili, e rifugiati di serie B, quelli che rimarrebbero in Italia e in Grecia di fatto in una condizione di clandestinità. “Gli hotspot sono una scelta fallimentare che genera un sistema otturato in uscita, e in cui si violano i diritti fondamentali degli immigrati – incalza Vassallo Paleologo –. Siamo davanti a un sistema di polizia dettato da provvedimenti limitativi della libertà personalesenza alcun intervento del giudice, senza libertà di comunicazione esterna né di difesa legale, soprattutto se si procede a rimpatri collettivi o altro”.



Uno dei principali e concreti rischi di centri di detenzione è dato dalla inaffidabile ed inutile pratica dell'esame del polso, per stabilire, tramite i raggi X la maggiore età dei minori stranieri non accompagnati, con la conseguenza di espulsioni di minorenni dal suolo italiano o greco. L'esame oltre a non avere validità scientifica è stato contraddetto anche dalla giurisprudenza, la quale ha dichiarato che la documentazione attestante l’identità, ed in particolare, l’età anagrafica, del cittadino straniero, verificata in originale, deve ritenersi autentica e valida sino a prova contraria, la quale non può essere data dall’esame Rx dell’età ossea.(G.d.P. di Genova, sent. 9 maggio 2014, n. 3138, e G.d.P. di Genova, sent., 25 giugno 2014, n. 4792). Salvatore Fachile, avvocato dell'Asgi (Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione) dice: “...Quanto alla radiografia del polso, è scientificamente accertato che dà risultati estremamente incerti perché lo sviluppo scheletrico è condizionato da molti fattori quali l'alimentazione, eventuali malattie, tanto che due fratelli possono avere uno sviluppo scheletrico differente, figuriamoci ragazzi di etnie diverse, provenienti da diverse zone del mondo”. Il risultato è che i margini a disposizione dell'amministrazione sono così ampi da determinare una sorta di “accertamento discrezionale” dell'età.
Quindi, non basta l’esame RX dell’età ossea per risalire con certezza all’età anagrafica della persona, del resto, come ampiamente sostenuto da rigorosi studi scientifici, gli accertamenti radiologici dell’età ossea tramite l’esame del polso non sono in grado di fornire risultati esatti, limitandosi ad indicare la fascia d’età compatibile con i risultati radiologici e con un errore due volte su tre.

Il  Prof. Ernesto Tomei (Radiologo – Professore Associato del Dipartimento di Scienze Radiologiche dell’Università di Roma, “La Sapienza”), nella relazione presentata durante la seduta della Commissione Bicamerale per l’Infanzia, tenutasi il 25 ottobre 2010, e in cui, partendo dal dato che la maturazione scheletrica è differente nelle diverse popolazioni, si evidenziava come i cd. Atlanti di Grulich e Pyle, utilizzati in Italia per l’accertamento dell’età ossea, basandosi su dati raccolti presso le popolazioni occidentali, non fossero in grado di fornire adeguati parametri in relazioni ad altre popolazioni.


Non potendosi individuare con precisione l’età della persona, ma residuando sempre un margine di errore, tali esami non possono, dunque, ritenersi in grado di garantire quella certezza scientifica e giuridica richiesta dalla particolare e delicata natura dei fondamentali interessi che vengono in gioco nelle procedure di espatrio. 
Nei casi di dubbio, del resto, non si dovrebbe procedere all’espulsione, dando, al contrario prevalenza a quel principio di presunzione, già previsto dall’art. 8, comma 2 D.P.R. 22 settembre 1988, che, in materia di processo penale a carico di imputati minorenni, secondo cui “qualora, anche dopo la perizia, permangano dubbi sull’età del minore, questa è presunta ad ogni effetto”.

Minori non Accompagnati negli Hotspot

Il sistema degli hotspot è “un sistema di chiusura e di privazione della libertà personale: non ha alcuna base legale e riprodurrà la c...
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

 

Minori Stranieri Non Accompagnati © 2015 - Designed by Templateism.com, Plugins By MyBloggerLab.com