13.000 migranti minorenni respinti alla frontiera italo-francese nel 2017: il rapporto choc

L'istituto di ricerca francese Cimade dichiara che “Il numero di migranti respinti alle frontiere francesi è aumentato notevolmente”. Le affermazioni partano dai dati ufficiali della polizia di frontiera d’oltralpe.
La denuncia dei respingimenti e quello che accade al confine è contenuto all'interno del Report “Dedans, dehors: une Europe qui s’enferme”, che in italiano si traduce in “Dentro, fuori ad un’Europa che si chiude”. 
Il numero di coloro “non ammessi” in territorio francese nel 2017 ammontava a 85.408, cioè il 34% in più rispetto al 2016 (63.845). Nel 2015, anno della reintroduzione dei controlli alle frontiere, sono stati pronunciati 15.849 casi di non ammissione.
La maggior parte di questi respingimenti, per quanto riguarda il confine franco-italiano, l’anno scorso ammontavano a 44.433 migranti solo nel dipartimento 06 delle Alpi Marittime (+42% in un anno), dove i migranti cercano ogni giorno di raggiungere disperatamente la Francia passando da Ventimiglia. Nel dipartimento delle Alte-Alpi dove negli scorsi anni si è aperta una nuova strada per raggiungere la Francia, i migranti non ammessi sono balzati dal 2016 al 2017 del 700%, arrivando a 1899 profughi respinti. Un fenomeno simile si nota sul confine franco-spagnolo: nei Pirenei orientali, i profughi non ammessi sono passati da solo 26 nel 2015 a 4.411 nel 2017. 
“La Francia ha ufficialmente reintrodotto i controlli alle frontiere interne dopo gli attacchi terroristici del 13 novembre 2015, e da allora li ha rinnovati ogni sei mesi”, ricorda la Cimade in questo rapporto pubblicato mercoledì. 
Ma per l’istituto si tratterebbe di un “diversivo della lotta al terrorismo”. Infatti il dispiegamento di poliziotti alle frontiere è estremamente differenziato secondo la Cimade, poiché eccedono con uno “sforzo speciale” soltanto ai confini con la Spagna e l’Italia, mentre su alcuni punti molto frequentati del confine franco-tedesco non ci sarebbero pattuglie a presidiare.
In totale “il ripristino dei controlli alle frontiere ha portato principalmente ad un aumento delle pratiche esistenti relative ai controlli migratori molto più che l’identificazione o il divieto di ingresso di sospetti terroristi” è quanto descrive l’associazione Cimade. 
Questi controlli alle frontiere “sono accompagnati da un minor numero di garanzie giuridiche” e “implicano più rischio di controllo razziale, ancora vietato”, aggiunge il rapporto, che si occupa di messa in pericolo e violazione dei diritti delle persone esiliate. Critiche che riecheggiano la recente relazione della Commissione nazionale consultiva dei diritti dell’uomo (CNCDH), che si è dichiarato “profondamente scioccato” dal trattamento dei migranti alla frontiera franco-italiana. La maggior parte dei migranti respinti l’anno scorso erano di etnia sudanese (11.000), seguita da quella guineana (5900), marocchina (5.372) e ivoriana (5.205), secondo i dati diffusi dall’associazione.

L’istituto è anche preoccupato del fatto che tra coloro per i quali l’accesso in Francia è stato negato l’anno scorso c’erano 17.036 minori – di cui cui 13.500 nelle Alpi Marittime. Ma la giustizia “ha più volte riconosciuto l’illegalità del rifiuto di ingresso ai minori non accompagnati”, ha aggiunto la Cimade, che si congratula, tuttavia con le autorità, poiché “le forze di polizia sembrano aver cambiato le loro pratiche al posto di reprimerle sistematicamente”.

Per completezza bisogna aggiungere a quanto pubblicato nel report de La Cimade, quanto affermato dal report diffuso venerdì 15 giugno da Oxfam, Diaconia Valdese e Asgi che però condanna duramente il comportamento della Polizia Francese.

"L’intervento, ormai di prassi, della polizia francese comporta, prima ancora del respingimento in Italia, in violazione delle norme europee e francesi, il fermo dei minori, spesso la loro registrazione come maggiorenni, la falsificazione delle dichiarazioni sulla loro volontà di tornare indietro, la loro detenzione senza acqua, cibo o coperte, senza la possibilità di poter parlare con un tutore legale. I ragazzi raccontano anche di essere stati vittime di riprovevoli abusi verbali o fisici: il taglio delle suole delle scarpe, il furto di carte SIM. In molti vengono costretti a tornare fino a Ventimiglia a piedi, lungo una strada priva di marciapiede, con qualunque condizione atmosferica: una giovanissima donna eritrea è stata costretta a farlo sotto il sole cocente, portando in braccio il suo bambino nato da soli 40 giorni."

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