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La Corte europea dei diritti umani ha stabilito che la Grecia, detenendo dei minori migranti non accompagnati nelle stazioni di polizia di frontiera li ha sottoposti a trattamento degradante. I minori arrivati poco prima della firma dell'accordo Ue-Turchia, provenienti da Siria, Iraq e Marocco, avevano all'epoca tra i 14 e i 17 anni. Hanno passato tra i 21 e i 33 giorni nelle stazioni di frontiera prima di essere trasferiti in un centro di accoglienza con una zona destinata ai minori. Nella sentenza la Corte di Strasburgo ha ribadito che le stazioni di polizia "non sono dei luoghi in cui si possono detenere le persone per più giorni" e che certe loro caratteristiche, come il fatto di non poter uscire all'aria aperta, la mancanza di determinati servizi, è un'aggravante nel caso si tratti della detenzione di minori. I giudici inoltre sottolineano che già nel 2017 il comitato anti tortura del Consiglio d'Europa ha definito "inaccettabile" il fatto che dei minori siano tenuti nelle stazioni di polizia, per diversi giorni o anche settimane, senza alcuna assistenza sociale e psicologica. (ANSAmed)


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I Minori Stranieri non Accompagnati

Migranti: Corte Strasburgo, Grecia viola diritti minori

La Corte europea dei diritti umani ha stabilito che la Grecia , detenendo dei minori migranti non accompagnati nelle stazioni di polizia...
Lesbo, Campo Moria, Medici Senza Frontiere denuncia un'emergenza senza precedenti.
L’organizzazione internazionale denuncia che tutte le settimane ci sono adolescenti che tentano di togliersi la vita.

La situazione di disagio psichico e fisico è dovuta alla politica di contenimento che ha bloccato, fino a tempo indefinito, oltre 9000 persone sull'isola. E' bene sottolineare che un terzo dei costretti è costituito da minori
Un dato che fa capire la situazione insopportabile che si è venuta a creare è la dimensione del campo, concepito per circa 3000 persone.

Quindi un sovraffollamento che genera situazioni di fortissimo disagio, più volte denunciato su questo blog.
"La politica di contenimento dei richiedenti asilo sulle isole greche - sottolinea in un comunicato Msf - ha bloccato indefinitamente oltre 9.000 persone, un terzo delle quali bambini, nel campo di Moria, pensato per accoglierne non più di 3.100. Ogni settimana le équipe di Msf assistono adolescenti che hanno tentato di suicidarsi o si sono inferti ferite, e rispondono a numerosi casi critici dovuti a violenze, autolesionismo infantile e mancanza di accesso a cure mediche urgenti".

“Posso dire di non aver mai assistito un numero così grande di persone bisognose di assistenza psicologica come a Lesbo. La stragrande maggioranza dei pazienti presenta sintomi di psicosi, ha pensieri suicidi o ha già tentato di togliersi la vita”, ha affermato Alessandro Barberio, psichiatra di Msf a Lesbo. Le terapie di gruppo pensate per i bambini in età compresa tra i 6 e i 18 anni, da febbraio a giugno di quest’anno, evidenziano come quasi un quarto dei bambini (18 su 74) “abbia manifestato episodi di autolesionismo o tentativi di suicidio; dei restanti tre quarti, alcuni soffrono di mutismo selettivo, attacchi di panico, ansia, scatti d’ira e incubi costanti”.

L'organizzazione MSF chiede un'evacuazione di emergenza per tutte le persone vulnerabili, in particolare i bambini, verso una sistemazione sicura sulla terraferma, in Grecia o all'interno dell'Unione europea.

“Questi bambini arrivano da Paesi in guerra, dove hanno vissuto violenze e traumi estremi. Invece di ricevere cure e protezione in Europa, vivono nella paura, nell’angoscia e sono vittime di episodi di violenza, compresa quella sessuale” evidenzia il dottor Declan Barry, coordinatore medico di Medici Senza Frontiere in Grecia. “Oltre ad essere pericoloso, l’ambiente in cui vivono è caratterizzato da scarse condizioni igieniche, motivo per cui vediamo molti casi di diarrea e infezioni cutanee ricorrenti nei bambini di tutte le età. Con questo livello di sovraffollamento, il rischio di epidemie è molto alto”.

Solo nel mese di settembre, che ancora non è finito (siamo al 19.09.2018) sono arrivate a Lesbo altre 1.500 persone che, a causa dell’assenza di spazio, dormono senza riparo e senza cibo, oltre ad avere un accesso limitato alle cure mediche. 

“Sono tre anni che Msf chiede alle autorità greche e all’Unione Europea di assumersi la responsabilità dei loro fallimenti e di attuare soluzioni sostenibili per mettere fine a questa situazione catastrofica”, afferma Louise Roland-Gosselin, capomissione di Msf in Grecia. “È tempo di evacuare le persone più vulnerabili in sistemazioni sicure in altri paesi europei. È tempo di mettere fine all’accordo UE-Turchia”. L’accordo prevedeva infatti che i profughi arrivati in Grecia dalla Turchia dopo il 20 marzo del 2016 fossero rinchiusi nei centri di prima accoglienza sulle isole di Samo, Lesbo e Chio, in attesa di essere identificati ed eventualmente rimandati in Turchia. Nell’aprile del 2016 la Grecia ha però riformato la legge sull’asilo, in modo tale da consentire la detenzione amministrativa dei migranti irregolari, in attesa che la loro domanda d’asilo sia valutata dai funzionari dell’agenzia europea per l’asilo (Easo).

“Ogni giorno le équipe di Msf, oltre a dover colmare le lacune del sistema sanitario locale, faticano a coprire gli enormi bisogni medici, da quelli pediatrici a quelli di salute mentale”, afferma Barberio, aggiungendo che ogni giorno “assistiamo alla violazione del sistema di asilo, al deterioramento delle condizioni di vita e al fallimento del governo greco, dell’Europa e delle Nazioni Unite nel rispondere a questa crisi. La nostra limitata capacità di modificare sostanzialmente la situazione aumenta il livello di stress. Inoltre c’è un afflusso sempre crescente di nuovi e più gravi casi psichiatrici e non credo che questa tendenza cambierà presto, finché la politica di contenimento rimarrà in vigore”.
Le condizioni fisiche e psicologiche che necessitano di assistenza, conseguentemente, non possono che degenerare, spiega Barberio, “fanno assomigliare l’isola a un vecchio manicomio come non ne esistono più in gran parte dell’Europa, dalla metà del XX secolo”. La situazione è di massima urgenza: è essenziale l’evacuazione urgente delle persone vulnerabili.

Leonardo Cavaliere

"Benvenuti nella Prigione". Campo di Lesbo,Moria. I bambini tentano ogni giorno il suicidio

Lesbo, Campo Moria, Medici Senza Frontiere denuncia un'emergenza senza precedenti. L’organizzazione internazionale denuncia che tutte...
"La mia speranza è morta da quando mi hanno portata qui", dice una madre curdo-siriana.

L'accordo per rallentare i passaggi di rifugiati dalla Turchia alla Grecia, dice Human Rights Watch (HRW) ,sta aumentando i tassi di suicidio e di autolesionismo nei campi di accoglienza, fatiscenti.

I richiedenti asilo, detenuti sulle isole del Mar Egeo, raccontano di persone che si danno fuoco, che si impiccano o si tagliano i polsi, da ultimo un caso di suicidio nell'isola di Chios.

La nuova ricerca di HRW dimostra che i bambini sono tra quelli maggiormente spinti alla disperazione viste le condizioni in cui attualmente versano e alimentano il trauma già sofferto nei paesi da cui sono fuggiti.

"Il trauma mentale degli anni di guerra, esacerbato da condizioni dure sulle isole greche e l'incertezza delle politiche disumane non può essere visibile quanto le ferite fisiche, ma di certo ha la stessa gravità per la loro vita", ha dichiarato Emina Ćerimović, ricercatrice di HRW.

"L'UE e la Grecia dovrebbero predisporre misure immediate per affrontare questa crisi silenziosa e impedire ulteriori danni".

Decine di richiedenti asilo, compresi i bambini, hanno riportato stati di ansia crescenti, depressione, disturbi post-traumatici e altre patologie mentali mentre trascorrono mesi in "condizioni orribili" in attesa di essere trasferiti in continente greco o deportati in Turchia.

Un uomo siriano di 26 anni, arrestato a Lesbos per più di tre mesi in attesa di essere espulso, ha dichiarato di aver tentato il suicidio due volte.

Bilal ha detto che è stato tenuto in una stazione di polizia per due mesi, ha tentato il suicidio in una cella, prima di essere portato al famigerato campo di Moria, dove ci ha riprovato.


"In tutto questo tempo [alla stazione di polizia] non avevo visto nessun medico", ha detto. "Poi mi sono fatto male nella stazione di polizia, e mi hanno portato qui."

Nel campo, ora utilizzato come centro di detenzione per i richiedenti asilo che devono essere rispediti in Turchia, sono stati appiccati diversi incendi e lo stesso doveva essere evacuato dopo il congelamento delle tende in inverno.
I migranti che erano stati detenuti lì hanno detto a HRW di essere stati tormentati dall'attesa di capire il loro destino, attacchi d'ansia dovuta ai ritardi, all'annullamento degli appuntamenti con le autorità che dovevano decidere sul loro caso e dalla mancanza di informazioni e mediatori.

Ahmad, un siriano di 20 anni, è stato trasferito da Chios a Lesbos a maggio e non sa se sarà rimandato in Turchia.

"Sono molto nervoso", ha detto. "Ieri, un ragazzo algerino si è fatto del male [tagliandosi] ... i miei sentimenti sono morti."

Anche le famiglie sono detenute a Moria, tra cui una donna curda dalla Siria con quattro figli.

"La mia speranza è morta da quando mi hanno portata qui", ha detto Rabiha Hadji a HRW. "Abbiamo visto tante cose terribili in Siria, ma io e i miei figli non avevamo mai visto una prigione [fino a quando non siamo arrivati in Grecia]".

Médecins Sans Frontières (MSF), che fornisce assistenza medica a Lesbos e sull'isola di Samos, ha potuto constatare un'alta concentrazione di casi di depressione, ansia e psicosi, e un aumento significativo dei tentativi di suicidio e di autolesionismo.
Un loro rappresentante ha dichiarato che le precarie condizioni dei campi sono un rischio per gli ex-detenuti e per le vittime di torture, e aggiunge: "Per le persone che hanno subito violenza estrema in detenzione nei loro paesi di origine, un luogo circondato da filo spinato, la presenza della polizia e scontri violenti chiaramente non possono essere positivi per loro ".

Amir, un 26enne richiedente asilo iraniano che è stato arrestato a Lesbos da aprile, ha dichiarato che le condizioni a Moria gli hanno fatto ricordare costantemente il carcere in Iran.

"Vedo le recinzioni e mi ricordano il mio passato", ha detto.

"Durante tutta la prima settimana in cui sono stato qui, non ho potuto dormire mai ... ho avuto gli incubi sulle torture subite nella prigione militare".

Circa 13.000 richiedenti asilo si trovano attualmente nelle isole greche, dove fino ad oggi sono approdati altri 9.500, malgrado la minaccia di deportazione.

Nel mese di dicembre le autorità dell'UE e della Grecia hanno terminato la deroga per i gruppi vulnerabili tra cui i minori non accompagnati, le donne in gravidanza, le persone con disabilità e le vittime di tortura precedentemente esclusi dalla detenzione nei campi dell’isola, nonostante un appello da 13 ONG.

L'UE sta attualmente pressando la Grecia ad accelerare le decisioni sulle domande di asilo e sulle espulsioni in Turchia, dove sono già state deportate 1.200 persone dall'entrata in vigore dell'accordo UE-Turchia, nel marzo 2016, fino a giugno. HRW ha segnalato che le procedure lunghe e farraginose peggiorano la pena dei rifugiati, "la durata delle procedure di asilo non dovrebbe essere ridotta a scapito della qualità del processo". Ha documentato casi con l'assenza di mediatori durante le interviste per la richiesta di asilo, "gravi lacune" nell'accesso alle informazioni, al supporto legale e ha segnalato che le autorità privilegiano gli immigrati in base alla nazionalità.

La pratica privilegia i siriani rispetto agli afghani, iracheni, i migranti del Bangladesh e altri paesi con bassi tassi di successo, alimentando così tensioni all'interno di campi che talvolta si tramutano in violenza.

"Le autorità greche, con il sostegno dell'Unione europea, dovrebbero garantire ai richiedenti asilo un accesso vero a una procedura di asilo equa ed efficiente basata sulle singole richieste, non sulla nazionalità", ha detto un portavoce della HRW, esortando la Grecia a porre fine alla politica di contenimento sulle sue isole e a trasferire i richiedenti asilo sulla terraferma, dove i minori possono essere iscritti a scuola e gli adulti possono lavorare.

"L'Unione europea e il governo greco dovrebbero lavorare per ripristinare la dignità e l'umanità delle persone che cercano protezione, non favorire le condizioni che causano danni psicologici", ha detto la dott.ssa Ćerimović.

Il report è l'ultimo, in ordine di tempo, che segnala le criticità dell'accordo UE-Turchia, che mostra come la principale rotta dei rifugiati per l’Europa è cambiata dalla più breve e sicura del Mare Egeo alla più pericolosa tra Libia e Italia. 

L'accordo ha impegnato la Turchia ad accettare il ritorno di molti richiedenti asilo che hanno viaggiato attraverso il suo territorio verso le isole greche, in cambio di miliardi di euro di aiuti, liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi e rilancio dei negoziati per l'adesione della Turchia all'UE.

La ricerca di Save the Children ha constatato che l'accordo aveva ridotto notevolmente il numero di rifugiati che passavano dal Mar Egeo in Grecia, ma aveva garantito agli smugglers "un'attività fortemente redditizia".


Uno studio dell'Università di Harvard ha riportato che bambine di quattro anni sono state violentate in un campo profughi di Atene, mentre i richiedenti asilo in altre parti del paese si prostituivano per racimolare il denaro da dare ai trafficanti.

Ma l’Europol ha cantato vittoria contro il traffico di persone dopo aver istituito il Centro europeo dei trafficanti per i migranti, identificando 17.500 sospetti smugglers nel 2016, intercettando messaggi, sequestrando documenti e distruggendo barche.

Più di 100.000 migranti sono arrivati in Europa finora quest'anno via mare, soprattutto dall'Africa subsahariana, dal Bangladesh e dalla Siria, con 2.300 morti durante la traversata.

Autore Lizzie Dearden

Foto AFP/Getty



L'accordo UE-Turchia porta i rifugiati intrappolati nei campi greci al suicidio e all’autolesionismo.

"La mia speranza è morta da quando mi hanno portata qui", dice una madre curdo-siriana. L'accordo per rallentare i passag...

Decine di migliaia di richiedenti asilo saranno rispediti in Afghanistan dopo la firma dell’accordo tra Unione Europea e Afghanistan. Quest’ultima si è impegnata a riprendersi un numero illimitato di suoi cittadini emigrati, meglio fuggiti da violenze e guerra, da parte sua l'UE si è impegnata a versare 1 miliardo di euro all'anno a sostegno di questa enorme opera di deportazione.
L’accordo prevede anche la nascita di un Terminal dedicato presso l’aeroporto di Kabul che dovrà gestire almeno 80.000 persone che inizieranno ad essere deportate nell’immediato.
Questa notizia è passata in questi giorni un pò in secondo piano. Quest’accordo è un pericoloso precedente, un apripista dei prossimi accordi con altri stati considerati “Sicuri sulla carta”. Infatti, dietro corrispettivo s’impegneranno a riprendersi i propri cittadini o migranti transitati o forse transitati nel loro territorio, vedi il costituente accordo con l’Etiopia e il Niger.
Questo nuovo modus operandi mutuato dal “gioco dell’oca” è quando di più preoccupante si stia assistendo negli ultimi tempi.

Dove vogliamo inviarli?
Afghanistan.  
Si sconsigliano vivamente viaggi a qualsiasi titolo in Afghanistan, in considerazione della gravità della situazione di sicurezza interna nel Paese, dell’elevato rischio di sequestri e attentati a danno di stranieri in tutto il territorio nazionale, compreso Kabul e del ripetersi di gravi attentati in tutti i principali centri urbani ed anche nel centro della capitale. Le condizioni di sicurezza hanno subito un sensibile deterioramento in tutto il Paese, incluse le principali città (Kabul, Herat, Mazar-e-Sharif, Jalalabad, Kandahar, Kunduz). Restano critiche le aree meridionali e sud-orientali e sono peggiorate le condizioni di sicurezza anche nel nord e nell’ovest del Paese.
(tratto dal sito Viaggiare sicuri della Farnesina)
Niger.
Alla luce del quadro generale d’insicurezza nell’intera area saheliana, interessata anche da fenomeni di matrice terroristica, si sconsigliano viaggi a qualsiasi titolo nel Paese. Nelle zone settentrionali è stata segnalata la presenza di mine. (tratto dal sito Viaggiare sicuri della Farnesina)
Etiopia.
Si registrano situazioni di violenza diffusa, soprattutto nelle zone in cui vivono gli Oromo.

Secondo l’accordo, anche donne e bambini potranno essere deportati, per i minori non accompagnati, si dovranno prima individuare i familiari e poi potranno essere reinviati a patto che vi siano dei programmi di accoglienza. Infine, sono previste misure di sensibilizzazione verso la popolazione “sul pericolo della migrazione irregolare”.
“Dopo di questo non ci sono più limiti”, afferma Cristhopher Hein, consigliere strategico del Consiglio italiano rifugiato ed esperto di diritto internazionale. Tra le prime voci critiche in Italia contro l'accordo, c'è quella di padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli che a Redattore Sociale rileva che “Si tratta dell’ennesimo colpo inferto dall’Ue alla dignità della vita umana, aggravato da uno spreco sproporzionato di risorse economiche che potrebbe essere destinato alla creazione di canali umanitari sicuri e ad un’accoglienza programmata e progettuale che impegni tutti gli Stati europei”.

Hein aggiunge che con l’abbandono dei principi guida della dottrina dei rimpatri si “abbandona la dottrina tradizionale sui rimpatri: essi dovrebbero avvenire in condizioni di sicurezza e dignità – spiega Hein - L’ultimo rapporto Easo di gennaio 2016 analizza la situazione afgana, provincia per provincia, e rileva come essa sia ancora molto critica. Inoltre, in un documento di maggio non pubblico, si dice che situazione deteriorata ulteriormente. Come si posso rimandare indietro richiedenti asilo in zone di conflitto armato?”.

Leonardo Cavaliere



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Migranti, pedine del gioco dell’oca.

Decine di migliaia di richiedenti asilo saranno rispediti in Afghanistan dopo la firma dell’ accordo tra Unione Europea e Afghanista...
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