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129.630 minorenni hanno presentato una prima domanda di asilo nell’Unione europea, questi sono i dati resi noti da Eurostat, l’istituto statistico della Commissione europea.

Il 31% del numero totale di domande di asilo per la prima volta registrate nell’Ue è di minorenni, questo dato è impressionante e da la misura del fenomeno dei minori migranti in Europa. Questo dato pone l'obbligo alle istituzioni Europee di dare una risposta concreta e non emergenziale ad un annoso e sistemico problema.

“Tra questi minori, il 10% erano minori non accompagnati, corrispondenti al 3% del numero totale di richiedenti asilo per la prima volta”. 

La quota di bambini e ragazzi sul numero totale di richiedenti asilo per la prima volta è variata nel 2020 dal 54% in Germania al 6% in Slovacchia, mentre la quota di minori non accompagnati nel numero totale di richiedenti asilo per la prima volta è stato il più alto in Bulgaria (23%) e il più basso in Spagna (0,1%). Nella Repubblica Ceca, in Estonia, Lettonia, Lituania e Ungheria “non sono state registrate domande di minori non accompagnati nel 2020”. 

I Paesi di provenienza dei minori richiedenti asilo per la prima volta nel 2020, più della metà (52%) dei bambini aveva la cittadinanza di un Paese asiatico, il 22% un africano, il 13% americano e il 9% aveva una cittadinanza europea (non Ue).

 La cittadinanza siriana (25% del numero totale di bambini richiedenti asilo per la prima volta) era la cittadinanza principale dei minori richiedenti asilo per la prima volta nel 2020.

Eurostat  

- https://ec.europa.eu/eurostat/en/web/products-eurostat-news/-/ddn-20210726-1

-  https://ec.europa.eu/eurostat/web/migration-asylum/children-in-migration

 

3 richiedenti asilo su 10 sono minori in Unione Europea. Questi i dati Eurostat

129.630 minorenni hanno presentato una prima domanda di asilo nell’Unione europea, questi sono i dati resi noti da Eurostat, l’istituto stat...
«Nel 2017 sono state registrate 728.470 richieste di protezione internazionale nell'Ue, pari a una diminuzione del 44% rispetto al 2016, ma esse restano a un livello più alto rispetto al periodo precedente alla crisi dei rifugiati, iniziata nel 2015». Lo si legge nel rapporto annuale su migrazione e asilo diffuso oggi da Easo, European Asylum Support Office, l'agenzia comunitaria che tiene monitorato questo settore. Il documento, di 264 pagine, afferma che «la pressione migratoria resta elevata alle frontiere esterne dell'Ue, ma è scesa per il secondo anno consecutivo, per lo più lungo le rotte del Mediterraneo orientale e centrale, mentre si è verificato un incremento senza precedenti lungo la rotta del Mediterraneo occidentale». «Siria (dal 2013), Iraq e Afghanistan costituivano i tre principali Paesi di origine dei richiedenti nell'Unione. Approssimativamente il 15% dei richiedenti proveniva dalla Siria, con l'Iraq in seconda posizione e l'Afghanistan in terza; ciascuno rappresentava il 7% delle richieste nell'Ue». Questi tre Paesi erano seguiti, nel 2017, da Nigeria, Pakistan, Eritrea, Albania, Bangladesh, Guinea e Iran.
«Nel 2017, analogamente al 2016, un po' più dei due terzi di tutti i richiedenti erano uomini e un terzo erano donneMetà dei richiedenti rientrava nella fascia di età compresa tra i 18 e i 35 anni e quasi un terzo erano minori», si legge nel rapporto Easo. In termini di decisioni adottate sulle domande inoltrate nei 28 Paesi Ue, nel 2017 sono state emesso 996.685 decisioni di primo grado, il 13% in meno rispetto al 2016. «La ri-duzione su base annuale riflette - spiega Easo - in maniera evidente il numero inferiore di richieste presentate». Di tutte le decisioni di primo grado emesse lo scorso anno, circa la metà (462.355) erano positive, ma questo tasso di riconoscimento generalmente positivo dell'Ue è stato di quattordici punti percentuali inferiore rispetto al 2016. «Nonostante il numero globalmente inferiore di decisioni emesse, il numero di decisioni negative è aumentato, passando da 449.910 nel 2016 a 534.330 nel 2017». Per quanto riguarda le decisioni positive, nel 2017 «c'è stato un netto calo della percentuale di decisioni che garantiscono lo status di rifugiato (50% rispetto al 55% del 2016) o la protezione sussidiaria (34% rispetto al 37%) con un incremento parallelo nella percentuale di quelle che garantiscono protezione umanitaria (15% rispetto all'8%)».
La Germania continua a essere il Paese che riceve il maggior numero di richieste di protezione internazionale(222mila lo scorso anno) ed è anche in cima alla lista delle decisioni assunte in materia. Delle 996mila decisioni complessive nell'Ue nel 2017, 524mila (53%) sono giunte dalla Germania. Tra gli altri Paesi che hanno emesso un gran numero di decisioni su asilo e protezione internazionale «si annoverano la Francia (11% del totale Ue), l'Italia (8%), la Svezia e l'Austria (6% ciascuno)». Per quanto riguarda l'accesso alla procedura, spiega ancora il rapporto Easo, nel 2017 «i principali paesi destinatari delle richieste di asilo sono stati Germania, Italia, Francia, Grecia e Regno Unito». I primi quattro Stati sono rimasti nella stessa posizione del 2016, mentre il Regno Unito ha sostituito l'Austria come quinto principale Paese destinatario. «Questi cinque Paesi, complessivamente, corrispondevano ai tre quarti di tutte le richieste presentate nell'Unione». La Germania è stata, come si diceva, il principale Paese destinatario per il sesto anno consecutivo di richieste di protezione internazionale. «Nonostante la riduzione del 70% delle richieste presentate nel 2017 rispetto al 2016, il numero totale di 222.560 richieste in questo Paese corrispondeva a quasi il doppio rispetto a qualunque altro Paese destinatario». L'Italia è stata il secondo principale Paese destinatario, con 128.850 richieste, seguita dalla Francia, con oltre 100mila richieste totali».
Nel 2017, 32.715 minori non accompagnati hanno fatto richiesta di protezione internazionale nell'Ue, la metà rispetto al 2016; la percentuale delle richieste dei minori non accompagnati rispetto all'insieme delle richieste si è attestata al 4%». Ovvero oltre 1.300 minori soli sono giunti in Ue per chiedere protezione. «Più di tre quarti di tutti i minori non accompagnati hanno fatto richiesta in cinque Paesi Ue: Italia, Germania, Grecia, Regno Unito e Svezia». Il commento di Easo è il seguente: «La presenza di minori non accompagnati ha comportato una serie di sviluppi nei paesi Ue, tra i quali, in particolare, l'istituzione e il miglioramento di modalità specializzate di accoglienza e di cura alternativa, la revisione delle norme per la nomina dei tutori e accordi procedurali relativi alla valutazione e alla garanzia del miglior interesse del minore». Analogamente, «le strutture e i servizi di accoglienza specializzati sono stati al centro degli sviluppi relativi ad altri gruppi vulnerabili e molti Paesi hanno creato strutture specializzate, nonché meccanismi di identificazione e di rinvio». Inoltre «la società civile ha sottolineato la necessità di ulteriori sforzi da compiere» per l'accoglienza, cura e tutela dei minori migranti che giungono in Europa.

Annual Report on the Situation of Asylum in the European Union

The situation of asylum in the EU 2017: Overview
Fonte: Sir

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I Minori Stranieri non Accompagnati

Ue, rapporto Easo. Oltre 700mila richiedenti asilo in Europa nel 2017. In testa Siria, Iraq e Afghanistan

«Nel 2017 sono state registrate 728.470 richieste di protezione internazionale nell'Ue, pari a una diminuzione del 44% rispetto al 2...
Oggi sono stati pubblicati i dati Eurostat dei minori non accompagnati richiedenti asilo nel 2017 nell’Unione Europea.

Oltre 31000 minori non accompagnati richiedenti asilo sono stati registrati nell'UE nel 2017.
Gli Afgani rappresentano la maggioranza.
Nel 2017, 31400 minori stranieri non accompagnati richiedenti asilo negli Stati membri dell'Unione Europea (UE).
Il dato è circa la metà di quanto registrato nel 2016 e quasi un terzo del picco più alto registrato nel 2015 (95 200), ma quasi tre volte rispetto alla media degli anni 2008 – 2013.
I minori non accompagnati rappresentano il 15% di tutti i richiedenti asilo minorenni.
Nel 2017, la maggioranza dei minori non accompagnati richiedenti asilo sono stati maschi, l’89%.
Oltre i due terzi avevano un’età compresa tra i 16 e i 17 anni (77%, ovvero circa 24200 persone), mentre quelli tra i 14 e 15 anni rappresentavano il 16% (circa 5000 persone) e quelli con meno di 14 anni il 6% (quasi 2000 persone).
Gli Afghani (17%, circa 5300 persone) continuano ad essere la principale cittadinanza di provenienza dei richiedenti asilo minori non accompagnati.
Quasi 1 su 3 ha chiesto asilo in Italia.
Nel 2017, il numero più elevato di richiedenti asiloconsiderati minori non accompagnati è stato registrato in Italia (oltre 10000 minori non accompagnati, che rappresentano il 32% di tutti quelli registrati negli Stati membri dell'UE), seguito da Germania (9100, il 29%), Grecia (2500, il 8%), Regno Unito (2200, il 7%), Austria (1400, il 4%) così come Svezia (1300, il 4%) e Paesi Bassi (1200, il 4%).
Insieme hanno rappresentato questi sette paesi quasi il 90% di tutti i richiedenti asilo considerati minori non accompagnati registrati nell'UE.
Tra questi Stati membri, il numero di richiedenti asilo considerati minori non accompagnati è aumentato rispetto all'anno precedente in Italia (quasi 4000 nuovi minori non accompagnati nel 2017 rispetto al 2016,  + 66%) e in aumento leggermente in Grecia (100 in più, + 4%).
Al contrario, le diminuzioni più importanti sono state registrate in Germania (26900 in meno, -75%), Austria (2500 in meno, -65%), Regno Unito (1000 in meno, -31%), Svezia (900 in meno, -40%) e Paesi Bassi (500 in meno, -31%).

Più di sei giovani richiedenti asilo su dieci erano minori non accompagnati in Italia.
Tra gli Stati membri con oltre 1000 richiedenti asilo considerati minori non accompagnati nel 2017, la maggior parte di talirichiedenti è stata registrata in Italia (dove il 65% di tutti i richiedenti asilo di età inferiore a 18 erano non accompagnati), seguiti dal Regno Unito (29%) e dai Paesi Bassi (28%).

Gli Afghani: rappresentano la cittadinanza principale.
L'Afghanistan (il 17% del numero totale di minori non accompagnati registrati) è stato nel 2017 il principale paese di la cittadinanza dei richiedenti asilo considerati minori non accompagnati negli Stati membri dell'UE.
Dei 5300 afghani minori non accompagnati, due su cinque sono stati registrati in Germania (2200).
Gli afgani hanno rappresentato la cittadinanza più numerosa dei richiedenti asilo considerati minori non accompagnati in nove Stati membri dell’UE.
L'Eritrea è stato il secondo paese di provenienza dei richiedenti asilo considerati minori non accompagnati negli Stati membri dell'UE.
Dei 3100 minori non accompagnati eritrei che cercano protezione negli Stati membri dell'UE, quasi la metà ha presentato la domanda in Germania (1500).

Eurostat: i dati dei minori non accompagnati richiedenti asilo in Europa

Oggi sono stati pubblicati i dati Eurostat dei minori non accompagnati richiedenti asilo nel 2017 nell’Unione Europea . Oltre 3...
18.916 le domande presentate, contro le 37.915 delle stesso periodo nel 2017, secondo uno studio della Fondazione Ismu: Calo drastico frutto degli accordi Italia – Libia.
Un terzo delle domande da nigeriani, bangladeshi e pakistani.
Aumentano in proporzione invece i minori non accompagnati: nel 2017 sono stati oltre 9.700, il numero più elevato del quadriennio preso in esame (erano 2.500 nel 2014) e il 73,5% in più rispetto al 2016.
Nel primo trimestre 2018 però gli oltre 1.800 minori soli che hanno fatto domanda di asilo nel nostro Paese costituiscono il 9,7% del totale dei richiedenti, mentre erano il 6% nello stesso periodo dell’anno precedente e il 5% nel 2016.
Il calo delle richieste d’asilo va di pari passo con la diminuzione degli sbarchi. Se in Italia nel 2016 si registrava la cifra record di 181mila arrivi (tra questi ben 26mila minori non accompagnati), nel 2017 i migranti approdati sulle nostre coste sono scesi a 119mila.
L’Italia conquista il primato in Europa per numero di minori stranieri non accompagnati che richiedono asilo. Se il dato complessivo nei paesi Ue si è dimezzato rispetto all’anno precedente (31.800 richieste nel 2017 contro le oltre 63mila del 2016), in Italia il trend è in continua crescita. Il nostro Paese supera la Germania e diventa primo destinatario di minori soli in cerca di protezione: oltre 9.900 domande (dati Eurostat), pari a quasi un terzo del totale delle domande presentate in tutti i Paesi Ue.

Leonardo Cavaliere 

L'Italia diventa primo destinatario di minori soli in cerca di protezione

18.916 le domande presentate, contro le 37.915 delle stesso periodo nel 2017, secondo uno studio della Fondazione Ismu: Calo drastico fru...
Di 2,2 milioni che hanno richiesto l'asilo durante la crisi migratoria che stiamo vivendo, oltre la metà, a distanza di due anni, sta ancora aspettando l’esito della propria domanda. 
 
Secondo uno studio, durante la più grande crisi dei rifugiati dalla seconda guerra mondiale, oltre 1 milione di richiedenti asilo in Europa sta aspettando di sapere se ne ha diritto o meno.
Nella prima analisi europea sullo status dei richiedenti asilo arrivati ​​in Norvegia, Svizzera e nei 28 Paesi membri dell'UE tra il 2015 e il 2016, il Pew Research Center ha stimato che più della metà si trovava nel limbo nel dicembre dello scorso anno.
La ricerca ha anche fornito i dati su ciascuno dei paesi. Tali dati mostrano come le candidature variano drammaticamente non solo in base alla nazionalità del richiedente asilo ma anche in base al paese in cui la stessa è stata presentata, con Ungheria e Grecia particolarmente lenti.
Stando ai ricercatori, secondo gli ultimi dati, aggiornati a Giugno 2017, le richieste di asilo inevase erano ancora 990.500, mentre i vari paesi cercano di smaltire il lavoro arretrato - le cui proporzioni variano notevolmente - continuano gli arrivi dei richiedenti asilo stessi.
Lo studio ha analizzato dati provenienti da Eurostat, dall'autorità europea per la statistica e da altre fonti, tra cui le ONG, per valutare quanti dei 2,2 milioni che hanno richiesto l'asilo durante il salvataggio dei migranti non hanno ancora avuto un esito alla fine dello scorso anno.
"Molti dati sono rilasciati dai singoli governi, ma sono poco integrati a quelli degli altri governi", ha dichiarato Phillip Connor, principale autore del rapporto. "Spesso, le statistiche sull'asilo ci riportano i dati solo di coloro che ce l’hanno fatta, non di quelli che ancora aspettano".
I ricercatori hanno stimato che il 52% delle domande di asilo presentate nel 2015 e nel 2016 - due anni che insieme rappresentano il 20% di tutte le domande ricevute in Europa dalla metà degli anni '80 - non erano state esitate alla fine dello scorso anno.
In circa due terzi dei casi (760.000 persone), ciò era dovuto al fatto che non era ancora stata presa alcuna decisione, mentre per il restante terzo (385.000 persone) era perché i candidati avevano fatto ricorso contro una prima decisione sfavorevole.
Lo studio ha rilevato che circa il 40% dei richiedenti ha ottenuto l’asilo (885.000) nel periodo, mentre il 3% (75.000) è tornato nel paese di origine e del 5% (100.000) non è dato sapere.
Su 16 paesi di origine, tre - Siria, Afghanistan e Iraq - hanno rappresentato il 53% di tutte le domande di asilo tra il 2015 e il 2016, mentre dei 30 paesi “ospitanti” la Germania ha ricevuto quasi la metà (45% richiedenti asilo).

Connor ha dichiarato che una delle evidenze del rapporto è che alcune nazionalità avevano "una quota molto maggiore di candidati ancora in attesa di decisioni rispetto ad altri": 89% di quelli provenienti dall'Albania, il 77% dal Kosovo, l'Afghanistan e l'Iran e più del 70% dalla Russia e la Serbia non avevano ancora ricevuto alcun tipo di risposta.

I ricercatori hanno riscontrato che molti altri richiedenti asilo specie da Pakistan, Bangladesh, Somalia, Sudan e Nigeria erano ancora in attesa di una decisione rispetto alla media, mentre solo il 20% delle 650.000 domande ricevute in Europa dai cittadini siriani non erano ancora state portate a termine.
I ricercatori hanno rilevato che le richieste dei siriani sono state lavorate in genere da uno a tre mesi durante il 2015 e il 2016 in paesi come il Belgio e la Germania, mentre i richiedenti asilo del Gambia ed Eritrea, che scappano da dittatura e da reclutamento militare forzato, dovrebbero ricevere risposte in tempi più veloci.
Indipendentemente dal paese di origine dei richiedenti asilo, i ricercatori hanno scoperto che anche la velocità con cui sono state gestite le richieste varia notevolmente in base al paese che lo ha elaborato. "Alcuni paesi sono stati molto più veloci", ha detto Collins.
In Ungheria e in Grecia, oltre il 90% delle domande di asilo presentate nel 2015 e nel 2016 non erano ancora state decise a dicembre dello scorso anno, la motivazione del ritardo, secondo i ricercatori, è dovuta alla forte disapprovazione da parte dell’opinione pubblica sulla gestione UE dei rifugiati. Tra il 60% e il 70% di tutti i candidati in Spagna, Finlandia, Austria, Norvegia, Francia e Regno Unito erano ancora in attesa di una decisione di asilo alla fine del 2016. Ma due dei principali paesi ospitanti - Germania e Svezia - si sono dimostrati molto più efficaci , valutando almeno la metà di tutte le domande ricevuto. 

Autore: Jon Henley 

In Europa più di un milione di richiedenti asilo sono lasciati in un limbo.

Di 2,2 milioni che hanno richiesto l'asilo durante la crisi migratoria che stiamo vivendo, oltre la metà, a distanza di due anni, sta ...
"La mia speranza è morta da quando mi hanno portata qui", dice una madre curdo-siriana.

L'accordo per rallentare i passaggi di rifugiati dalla Turchia alla Grecia, dice Human Rights Watch (HRW) ,sta aumentando i tassi di suicidio e di autolesionismo nei campi di accoglienza, fatiscenti.

I richiedenti asilo, detenuti sulle isole del Mar Egeo, raccontano di persone che si danno fuoco, che si impiccano o si tagliano i polsi, da ultimo un caso di suicidio nell'isola di Chios.

La nuova ricerca di HRW dimostra che i bambini sono tra quelli maggiormente spinti alla disperazione viste le condizioni in cui attualmente versano e alimentano il trauma già sofferto nei paesi da cui sono fuggiti.

"Il trauma mentale degli anni di guerra, esacerbato da condizioni dure sulle isole greche e l'incertezza delle politiche disumane non può essere visibile quanto le ferite fisiche, ma di certo ha la stessa gravità per la loro vita", ha dichiarato Emina Ćerimović, ricercatrice di HRW.

"L'UE e la Grecia dovrebbero predisporre misure immediate per affrontare questa crisi silenziosa e impedire ulteriori danni".

Decine di richiedenti asilo, compresi i bambini, hanno riportato stati di ansia crescenti, depressione, disturbi post-traumatici e altre patologie mentali mentre trascorrono mesi in "condizioni orribili" in attesa di essere trasferiti in continente greco o deportati in Turchia.

Un uomo siriano di 26 anni, arrestato a Lesbos per più di tre mesi in attesa di essere espulso, ha dichiarato di aver tentato il suicidio due volte.

Bilal ha detto che è stato tenuto in una stazione di polizia per due mesi, ha tentato il suicidio in una cella, prima di essere portato al famigerato campo di Moria, dove ci ha riprovato.


"In tutto questo tempo [alla stazione di polizia] non avevo visto nessun medico", ha detto. "Poi mi sono fatto male nella stazione di polizia, e mi hanno portato qui."

Nel campo, ora utilizzato come centro di detenzione per i richiedenti asilo che devono essere rispediti in Turchia, sono stati appiccati diversi incendi e lo stesso doveva essere evacuato dopo il congelamento delle tende in inverno.
I migranti che erano stati detenuti lì hanno detto a HRW di essere stati tormentati dall'attesa di capire il loro destino, attacchi d'ansia dovuta ai ritardi, all'annullamento degli appuntamenti con le autorità che dovevano decidere sul loro caso e dalla mancanza di informazioni e mediatori.

Ahmad, un siriano di 20 anni, è stato trasferito da Chios a Lesbos a maggio e non sa se sarà rimandato in Turchia.

"Sono molto nervoso", ha detto. "Ieri, un ragazzo algerino si è fatto del male [tagliandosi] ... i miei sentimenti sono morti."

Anche le famiglie sono detenute a Moria, tra cui una donna curda dalla Siria con quattro figli.

"La mia speranza è morta da quando mi hanno portata qui", ha detto Rabiha Hadji a HRW. "Abbiamo visto tante cose terribili in Siria, ma io e i miei figli non avevamo mai visto una prigione [fino a quando non siamo arrivati in Grecia]".

Médecins Sans Frontières (MSF), che fornisce assistenza medica a Lesbos e sull'isola di Samos, ha potuto constatare un'alta concentrazione di casi di depressione, ansia e psicosi, e un aumento significativo dei tentativi di suicidio e di autolesionismo.
Un loro rappresentante ha dichiarato che le precarie condizioni dei campi sono un rischio per gli ex-detenuti e per le vittime di torture, e aggiunge: "Per le persone che hanno subito violenza estrema in detenzione nei loro paesi di origine, un luogo circondato da filo spinato, la presenza della polizia e scontri violenti chiaramente non possono essere positivi per loro ".

Amir, un 26enne richiedente asilo iraniano che è stato arrestato a Lesbos da aprile, ha dichiarato che le condizioni a Moria gli hanno fatto ricordare costantemente il carcere in Iran.

"Vedo le recinzioni e mi ricordano il mio passato", ha detto.

"Durante tutta la prima settimana in cui sono stato qui, non ho potuto dormire mai ... ho avuto gli incubi sulle torture subite nella prigione militare".

Circa 13.000 richiedenti asilo si trovano attualmente nelle isole greche, dove fino ad oggi sono approdati altri 9.500, malgrado la minaccia di deportazione.

Nel mese di dicembre le autorità dell'UE e della Grecia hanno terminato la deroga per i gruppi vulnerabili tra cui i minori non accompagnati, le donne in gravidanza, le persone con disabilità e le vittime di tortura precedentemente esclusi dalla detenzione nei campi dell’isola, nonostante un appello da 13 ONG.

L'UE sta attualmente pressando la Grecia ad accelerare le decisioni sulle domande di asilo e sulle espulsioni in Turchia, dove sono già state deportate 1.200 persone dall'entrata in vigore dell'accordo UE-Turchia, nel marzo 2016, fino a giugno. HRW ha segnalato che le procedure lunghe e farraginose peggiorano la pena dei rifugiati, "la durata delle procedure di asilo non dovrebbe essere ridotta a scapito della qualità del processo". Ha documentato casi con l'assenza di mediatori durante le interviste per la richiesta di asilo, "gravi lacune" nell'accesso alle informazioni, al supporto legale e ha segnalato che le autorità privilegiano gli immigrati in base alla nazionalità.

La pratica privilegia i siriani rispetto agli afghani, iracheni, i migranti del Bangladesh e altri paesi con bassi tassi di successo, alimentando così tensioni all'interno di campi che talvolta si tramutano in violenza.

"Le autorità greche, con il sostegno dell'Unione europea, dovrebbero garantire ai richiedenti asilo un accesso vero a una procedura di asilo equa ed efficiente basata sulle singole richieste, non sulla nazionalità", ha detto un portavoce della HRW, esortando la Grecia a porre fine alla politica di contenimento sulle sue isole e a trasferire i richiedenti asilo sulla terraferma, dove i minori possono essere iscritti a scuola e gli adulti possono lavorare.

"L'Unione europea e il governo greco dovrebbero lavorare per ripristinare la dignità e l'umanità delle persone che cercano protezione, non favorire le condizioni che causano danni psicologici", ha detto la dott.ssa Ćerimović.

Il report è l'ultimo, in ordine di tempo, che segnala le criticità dell'accordo UE-Turchia, che mostra come la principale rotta dei rifugiati per l’Europa è cambiata dalla più breve e sicura del Mare Egeo alla più pericolosa tra Libia e Italia. 

L'accordo ha impegnato la Turchia ad accettare il ritorno di molti richiedenti asilo che hanno viaggiato attraverso il suo territorio verso le isole greche, in cambio di miliardi di euro di aiuti, liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi e rilancio dei negoziati per l'adesione della Turchia all'UE.

La ricerca di Save the Children ha constatato che l'accordo aveva ridotto notevolmente il numero di rifugiati che passavano dal Mar Egeo in Grecia, ma aveva garantito agli smugglers "un'attività fortemente redditizia".


Uno studio dell'Università di Harvard ha riportato che bambine di quattro anni sono state violentate in un campo profughi di Atene, mentre i richiedenti asilo in altre parti del paese si prostituivano per racimolare il denaro da dare ai trafficanti.

Ma l’Europol ha cantato vittoria contro il traffico di persone dopo aver istituito il Centro europeo dei trafficanti per i migranti, identificando 17.500 sospetti smugglers nel 2016, intercettando messaggi, sequestrando documenti e distruggendo barche.

Più di 100.000 migranti sono arrivati in Europa finora quest'anno via mare, soprattutto dall'Africa subsahariana, dal Bangladesh e dalla Siria, con 2.300 morti durante la traversata.

Autore Lizzie Dearden

Foto AFP/Getty



L'accordo UE-Turchia porta i rifugiati intrappolati nei campi greci al suicidio e all’autolesionismo.

"La mia speranza è morta da quando mi hanno portata qui", dice una madre curdo-siriana. L'accordo per rallentare i passag...

L'UNHCR ha pubblicato la panoramica trimestrale dei Minori migranti e Rifugiati in Europa.
Nei primi tre mesi del 2017 oltre 5000 minori sono arrivati tra Grecia, Italia, Bulgaria e Spagna, 3800 (69%) minori non accompagnati. Il 94% di tutti i minori arrivati in Italia, rotta mediterraneo centrale, sono minori richiedenti asilo. Un totale di 1928 minori hanno potuto beneficiare della Relocation, dall'Italia però soltanto un minore non accompagnato. La Germania ha ricevuto quasi la metà di tutte le domande di richieste d'asilo.
In Grecia, nel primo trimestre del 2017, sono approdati 1.1463 minori, pari al 44% in meno rispetto all'ultimo trimestre 2016. La maggior parte arriva da Siria, Afghanistan, Iraq e Pakistan. L'Italia è il paese in cui arrivano la maggior parte dei minori non accompagnati. La maggior parte arriva da Guinea, Gambia, Costa D'Avorio e in particolare dal Bangladesh. In Bulgaria nel primo trimestre sono arrivati 1425 minori, identificati e deportati nei centri di detenzione dopo essere stati rintracciati all'attraversamento della frontiera. Il 32% di tutti i bambini rintracciati è non accompagnato. Rispetto al primo trimestre 2016 vi è un calo di 9 volte. La maggior parte provengono da Afghanistan e Siria. In Spagna soltanto 382 minori sono arrivati via mare e nelle enclave di Ceuta e Melilla, la metà sono siriani. C'è da dire che i dati relativi ai msna non sono disponibili.


La percentale dei ragazzi rispetto alle ragazze è maggiore
In media il 70% sono ragazzi e il 30% ragazze, mentre se leggiamo il dato dei richiedenti asilo il 94% sono ragazzi.
In relazione all'età non sono disponibili dati cumulativi, ma soltanto quelli di Grecia e Bulgaria che fotografano un preoccupante aumento nella fascia di età tra i 4 e i 14 anni, il 47%.
Secondo Eurostat, nel 2016, 396.705 bambini hanno presentato asilo in Europa (circa un terzo di tutte le domande di asilo).
Il 67% di essi sono siriani, iracheni e afghani. Durante lo stesso periodo, 65.565 minori richiedenti asilo hanno ottenuto l'asilo, più della metà tra afghani e siriani (la maggioranza ha un'età compresa tra i 16 e 17 anni, prevalentemente maschi).
Durante il primo trimestre del 2017, altri 50.201 bambini hanno chiesto l'asilo Europa. Le nazionalità rimangono coerenti con lo scorso anno. Sebbene i bambini rappresentano il 28% di tutti i richiedenti asilo in Europa, in Germania rappresentano il 41,6% di tutte le nuove richieste. Inoltre, circa la metà dei 22637 minori che ha cercato protezione in Germania ha un'età compresa tra 0 e 5 anni.
Nonostante il numero dei minori arrivati attraverso il mediterraneo centrale sia molto più elevato rispetto ad altre rotte, nel primo trimestre 2017 i minori che hanno richiesto l'asilo in Grecia (5.927) sono superiori rispetto all'Italia (4.010).
Tra le decisioni sulle domande di asilo da parte dei minori richiedenti si è passati da una media del 95% di risposte positive nel 2016 all'87% nel primo trimestre del 2017, registrando una lieve diminuzione.


Secondo i dati Eurostat, l'accoglimento  media della domanda di asilo presentata da minore è del 69%, mentre nel caso dei minori siriani, iracheni ed eritrei, questa percentuale è stata in tutta Europa vicino al 100%, per i minori afghani e gambiani il 66%, per i nigeriani, pakistani e egiziani sotto il 40%.

Report Refugee and Migrant Children in Europe Accompanied, Unaccompanied and Separated

FOTO: UNHCR

Leonardo Cavaliere


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I Minori Stranieri non Accompagnati

Minori migranti e rifugiati in Europa - Panoramica trimestrale delle tendenze: gennaio-marzo 2017

L'UNHCR ha pubblicato la panoramica trimestrale dei Minori migranti e Rifugiati in Europa . Nei primi tre mesi del 2017...
L' Ungheria ha approvato la norma con cui intende automaticamente detenere i migranti richiedenti asilo, compresi i minori. I campi container saranno creati lungo la frontiera meridionale.
Questa norma avrà effetti terribili, sia dal punto di vista fisico che psicologico per i migranti che ne saranno coinvolti, in particolare per i minori migranti.
E' utile ricordare che le leggi internazionali e comunitarie giustificano l'eventuale detenzione di rifugiati e richiedenti asilo solo in alcuni casi, e solo se strettamente necessario. Questo impone alle autorità di valutare se vi sono misure non coercitive, quindi non detentive, per raggiungere gli stessi obiettivi, sulla base di una valutazione delle circostanze particolari del singolo.
Nel caso dei minori, in base a quanto affermato dalla dichiarazione del fanciullo, ratificata anche dall'Ungheria, non dovrebbero mai essere detenuti. La detenzione non è mai nel migliore interesse di un bambino.


Di seguito una rassegna dei principali quotidiani Europei sull'argomento.

​Hungary to detain all asylum seekers in container camps

Hungarian parliament approves law allowing all asylum seekers to be detained

Hungary to detain migrants in border camps, alarming U.N.

UNHCR deeply concerned by Hungary plans to detain all asylum seekers

Hungarian parliament approves systematic detention of asylum-seekers


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I Minori Stranieri non Accompagnati

Ungheria, approvata la legge per detenere tutti i richiedenti asilo, compresi i bambini.

L' Ungheria ha approvato la norma con cui intende automaticamente detenere i migranti richiedenti asilo, compresi i minori. I campi co...
Presentato il piano immigrazione del Ministro Minniti che condanna i migranti a restare in Libia e subire violenze di ogni genere, più volte documentate.
Ilda Bocassini ha dichiarato di non avere mai visto «un orrore simile in 40 anni di carriera» in merito al caso di Osman Matammud, somalo ventiduenne trafficante di uomini con base a Bani Walid, Libia. Le testimonianze raccolte, da chi ha parlato con i richiedenti asilo giunti in Italia, riportano alle ferite più profonde della storia: botte, scariche elettriche, bastonate con mazze di ferro, violenze sessuali e omicidi sono all’ordine del giorno.
Invece chi riuscirà a raggiungere l'Italia, in attesa dell'esito della commissione ( come fosse una colpa essere richiedenti asilo), avrà il "privilegio" di poter lavorare da noi gratis, benvenuti ad una nuova forma di schiavismo che potremmo definire 2.0.
Leggendo il piano governativo mi sembra si sia perso del tutto un punto di vista, quello del rifugiato, che è una persona prima di tutto, a cui dovrebbe essere garantita, come a tutti noi, l’opportunità di scegliere. Chi è rifugiato, cerca rifugio scappando da condizioni di guerra, persecuzioni, miseria, in cerca di opportunità e di futuro. Quando si parla "di utilizzare i richiedenti asilo per lavori di pubblica utilità" non retribuiti, la parola “opportunità” è cancellata.
In pratica si cerca un modo per occupare i migranti durante la giornata, è l'ammissione della nostra colpa più grave: mancare di progetti a lungo termine per noi e per chi arriva da lontano.
E' giunto il momento di "avere la visione" della nostra società fra 10-20-30 anni. Abbiamo bisogno di persone che abitino i nostri borghi, che mandino i figli alle nostre scuole, che iscrivano agli elenchi dei pediatri di base i loro figli, che ci accudiscano quando saremo troppo vecchi e i nostri figli troppo lontani, a lavorare in giro per il mondo.
Sarebbe utile accoglierli, informarli, formarli, insegnargli le nostre regole per dare loro pari dignità.
E facciamolo questo sforzo per loro, ma soprattutto per noi, per ripartire davvero da un'ottica di opportunità e non di "difesa emergenziale" che ci rende sempre vulnerabili ed in affanno nei riguardi dell'Europa e del mondo.

Piano immigrazione costruito sulle nostre paure. La cecità della politica.

Presentato il piano immigrazione del Ministro Minniti che condanna i migranti a restare in Libia e subire violenze di ogni genere, più ...
A seguito di una inchiesta parlamentare lanciata dai Verdi Tedeschi, il governo tedesco ha rivelato il numero dei minori rifugiati a cui è stato negato il diritto d’asilo. Il quotidiano "Rheinische Post" ha citato il governo tedesco che ha motivato il diniego e la conseguente deportazione sostenendo che i minori "non sono riusciti a soddisfare i requisiti in materia di asilo." I minori espulsi dalla Germania l'anno scorso sono stati 275 afgani, 58 siriani, 39 minori Eritrei e 36 Iracheni. I dati riportano anche che i minori non accompagnati residenti in Germania sono 45224 e l’89% delle richieste di protezione presentate dai minori soli sono state accolte, il 98% delle domande presentate da parte dei giovani siriani sono accolte.
Il problema che è stato rilevato è soprattutto nei confronti dei minori provenienti dal Marocco, considerato dalla Germania “paese terzo sicuro”, il che rende l'accoglimento delle domande di asilo dei minori marocchini estremamente difficile.
Beate Walter-Rosenheime, portavoce dei Verdi per le politiche giovanili, ha dichiarato che le deportazioni hanno comportato "un maltrattamento su larga scala dei minori", aggiungendo che seppur il minore non soddisfa i requisiti in materia di  asilo in Germania, le autorità dovrebbero controllare se il richiedente ha parenti in Germania prima di iniziare il processo di deportazione.
Il portavoce dei Verdi per le politiche migratorie, Luise Amtsberg, ha dichiarato: "Quasi il 90 per cento dei minori non accompagnati ricevono lo status di protezione. Questo dimostra quanto sia urgente la necessità di un sostegno di questi giovani e che il motivo della loro fuga è pienamente giustificato".

Leonardo Cavaliere

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620 minori non accompagnati deportati dalle autorità tedesche

A seguito di una inchiesta parlamentare lanciata dai Verdi Tedeschi , il governo tedesco ha rivelato il numero dei minori rifugiati a cu...
E’ stato presentato, il 20 gennaio 2016, presso il Ministero dell’Interno lo studio della Fondazione Leone Moressacon il sostegno di Open Society Foundationsui sistemi europei di accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati: “La buona accoglienza. Analisi comparativa dei sistemi di accoglienza per richiedenti asilo in Europa“. Nel dibattito italiano sui temi legati all’immigrazione, il fenomeno degli sbarchi è sicuramente uno dei più  dibattuti dall’opinione pubblica e dai media. Nel corso del 2015 si è aggiunto il tema dei cosiddetti “profughi”. L’Italia continua a fare i conti con una situazione di emergenza e con la mancanza di soluzioni durature in materia  di asilo e protezione internazionale. Al fine di fotografare la situazione attuale e proporre alcune buone prassi  rilevate  a  livello  europeo,  la Fondazione Leone Moressa ha condotto un’analisi comparata dei sistemi di accoglienza dei richiedenti asilo.  La ricerca mette insieme dati  quantitativi e analisi di merito sui sistemi di sei paesi chiave, ovvero i paesi con il maggior numero di richieste  d’asilo: Germania, Svezia, Italia, Francia, Ungheria e Regno Unito. Lo studio, inoltre, intende fornire una panoramica della situazione attuale dell’accoglienza, offrendo spunti di riflessione utili a livello nazionale e locale. Se uno dei problemi dell’accoglienza italiana riguarda la distribuzione sul territorio, il sistema tedesco e quello svedese prevedono la distribuzione degli immigrati su tutto il territorio nazionale. In particolare in Svezia si sta attualmente discutendo sull’obbligatorietà dell’accoglienza da parte di tutti i comuni. In Germania, invece, è stabilita la presenza di almeno un centro di accoglienza per ogni stato federato. Altre soluzioni sperimentate in Europa riguardano l’accesso al lavoro e alle informazioni di base o la riduzione dei tempi per l’esame delle richieste d’asilo.Fonte http://www.cronachediordinariorazzismo.org/la-buona-accoglienza/
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La buona accoglienza. Analisi comparativa dei sistemi di accoglienza per richiedenti asilo in Europa

E’ stato presentato, il  20 gennaio 2016 , presso il Ministero dell’Interno  lo studio della  Fondazione Leone Moressa ,  con il sostegno...
Oggi Amnesty ha diffuso un nuovo rapporto

Rotta dei Balcani, l'Inferno dei Profughi tra pestaggi e respingimenti

Oggi Amnesty ha diffuso un nuovo rapporto
Il Rapporto di Mixed Migration Hub “ Giovani Detenuti: Il destino dei giovani migranti, richiedenti asilo e rifugiati

Il destino dei Giovani Migranti, Richiedenti Asilo e Rifugiati, oggi.

Il Rapporto di Mixed Migration Hub “ Giovani Detenuti: Il destino dei giovani migranti , richiedenti asilo e rifugiati
Il Consiglio dei Ministri ha approvato il Decreto Legislativo di recepimento delle direttive europee sull’accoglienza e le procedure per il riconoscimento della protezione internazionale, in via preliminare.

I 4 punti della mancata riforma del sistema accoglienza

Il Consiglio dei Ministri ha approvato il Decreto Legislativo di recepimento delle direttive europee sull’accoglienza e le procedure per ...
I Richiedenti asilo e migranti che vivono nel “limbo” della città portuale di Calais subiscono molestie e abusi da parte della polizia francese

Francia: Migranti Richiedenti Asilo vittime di abusi

I Richiedenti asilo e migranti che vivono nel “limbo” della città portuale di Calais subiscono molestie e abusi da parte della polizia...
La Corte di Strasburgo ha stabilito che l'Italia è un Paese che non offre sufficienti garanzie ai richiedenti asilo per l'alloggio.

In Italia insufficienti garanzie per i rifugiati - lo dice la Corte di Strasburgo

La Corte di Strasburgo ha stabilito che l'Italia è un Paese che non offre sufficienti garanzie ai richiedenti asilo per l'alloggio.
Per i primi mesi dell’anno i dati dell’Easo confermano l’elevatissima incidenza di richiedenti siriani nell’area dell’Unione europea “allargata” (i 28 Paesi membri più Svizzera e Norvegia). Ma i Balcani occidentali si confermano come la macro-regione da cui provengono più richiedenti. Il “nuovo” flusso di richiedenti dal Gambia.
Dall’Easo con sede a Malta sono giunti i primi dati sui richiedenti asilo nell’Ue “allargata” (i 28 Paesi dell’Unione più Svizzera e Norvegia) nei mesi di gennaio e febbraio 2014.

Asilo, i primi dati 2014 nell’Ue “allargata”

Per i primi mesi dell’anno i dati dell’Easo confermano l’elevatissima incidenza di richiedenti siriani nell’area dell’Unione europea “allarg...

Welcome to Sweden
In Svezia, nella prima metà del 2013, sono state circa 19.000 le domande di asilo presentate. Attualmente vivono sul territorio circa 93.000 rifugiati. Delle richieste esaminate, il 44% ha ricevuto una risposta positiva.
1. I luoghi
Una volta giunto in Svezia, il potenziale rifugiato può presentare la sua domanda di asilo in uno degli sportelli del Migration Board dedicati ai richiedenti asilo (ve ne sono nelle maggiori città svedesi, la lista degli sportelli si trova al seguente link:http://www.migrationsverket.se/info/31_en.html) o alla polizia di frontiera. Il Migration Board non ha la facoltà di esaminare domande inviate da ambasciate svedesi. Si accettano esclusivamente le domande presentate entro i confini nazionali, non dall’estero.

il Diritto di Asilo in Svezia

Welcome to Sweden In Svezia, nella prima metà del 2013, sono state circa 19.000 le domande di asilo presentate. Attualmente vivono sul...
Ogni giorno del 2012 sono stati trasferiti in Italia dagli altri Paesi membri dell’Ue (più Svizzera, Norvegia e Islanda) 10 richiedenti asilo o rifugiati incappati nelle maglie del regolamento “Dublino II”, fra cui anche 82 minori. Il maggior numero di richieste di assunzione di competenza (+ 29% rispetto al 2011 secondo gli ultimi dati che Vie di fuga ha richiesto al Viminale) è arrivato dalla Svizzera, dalla Svezia e dalla Germania. Un “sistema”, quello di Dublino, che sembra sempre più in difficoltà.

“Dublino II” 2012: un’Italia di passaggio

Ogni giorno del 2012 sono stati trasferiti in Italia dagli altri Paesi membri dell’Ue (più Svizzera, Norvegia e Islanda) 10 richiedenti asi...
Medici per i Diritti Umani (MEDU), Naga e Cittadini del Mondo, associazioni che prestano assistenza socio-sanitaria ai migranti forzati (richiedenti asilo, rifugiati e profughi in transito verso altri paesi europei) in condizioni di precarietà a Roma, Milano e Firenze, esprimono  profonda preoccupazione per l’imminente chiusura - tra due settimane - delle strutture di accoglienza approntate nell’ambito dell’Emergenza Nord Africa, che ospitano a tutt’oggi oltre 17.500 profughi. 

Rifugiati: dal 1° gennaio migliaia in strada

Medici per i Diritti Umani (MEDU), Naga e Cittadini del Mondo, associazioni che prestano assistenza socio-sanitaria ai migranti forzati (ric...
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