Oggi 27 luglio 2016 è stato presentato presso la sede di Anci (Via Dei Prefetti 46) il nuovo rapporto Anci Cittalia sui minori stranieri soli in Italia, che ritrae i tratti salienti dell'evoluzione di questo particolare fenomeno nel corso dell'ultimo decennio. Infatti, in questi anni i Comuni hanno dovuto affrontare, prevalentemente da soli, le problematiche relative alla gestione e presa in carico dei minori stranieri non accompagnati. Con il Piano nazionale per fronteggiare il flusso straordinario di cittadini extracomunitari adulti, famiglie e minori stranieri non accompagnati - approvato in Conferenza Unificata nel luglio 2014 - si è inaugurato un nuovo approccio attribuendo al Ministero dell’Interno la responsabilità dell’organizzazione della loro accoglienza, e prevedendo una differenziazione degli interventi per la prima e la seconda accoglienza.Questo nuovo assetto ha previsto l’attivazione di centri di prima accoglienza per minori (Hub) e l’ampliamento, in seconda accoglienza nell’ambito del sistema SPRAR, dei posti per tutti i MSNA sia richiedenti protezione internazionale che non.
Umberto Di Primio Sindaco di Chieti, Vicepresidente Nazionale ANCI, dice "grazie allo studio Anci - Cittalia siamo in grado di cogliere il dna del fenomeno dei minori stranieri".
Il Rapporto fa il punto sulle politiche di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati realizzate dai Comuni presi in esame da un’indagine che copre il decennio 2004-2014 (il 56% del totale dei Comuni, pari al 73% della popolazione italiana nel 2014). Il numero dei minori accolti (in prima e seconda accoglienza) è risultata in costante crescita dal 2011. E’ il dato principale che emerge dal VI Rapporto Anci -Cittalia 2016 illustrato questa mattina a Roma nelle sede nazionale dell’Associazione dalla sua curatrice Monia Giovannetti. Il Rapporto fa il punto sulle politiche di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati realizzate dai Comuni presi in esame da un’indagine che copre il decennio 2004-2014 (il 56% del totale dei Comuni, pari al 73% della popolazione italiana nel 2014).
Nel 2014, ultimo anno dell’indagine, i MSNA presi in carico sono stati oltre 13.523, di questi sono 9.229 i minori collocati in prima accoglienza (il 68,2% dei MSNA presi in carico, con un incremento del 43,2% sul 2013 e del 51,2% sul 2006).La Sicilia, il Lazio e la Calabria hanno accolto in prima accoglienza oltre 50% totale minori.
Il 96% dei giovani presi in carico dai servizi sociali sono maschi (la fascia 16-17 anni è cresciuta, dal 2006, fino all’80% nel 2014). Sempre nel 2014, oltre la metà dei minori (53,8%) proviene da quattro paesi: Egitto (21,5%), Bangladesh (13,2%), Gambia (10%), Albania 9,1%).
Si registra poi un aumento di minori richiedenti protezione internazionale nel decennio, passando dai 251 del 206 agli oltre 3000 del 2014 (passando dal 3,2% sul totale dei minori presi in carico dai servizi sociali del 2006 al 23,4% nel 2014).
Nel biennio 2013-2014 è aumentata, rispetto agli anni precedenti, la percentuale delle
realtà locali coinvolte dal fenomeno della presa in carico dei minori stranieri non accompagnati (MSNA): il dato si attestava infatti sul 20,8% nel 2006, sul 17,7% nel 2008, sul 14,2% nel 2010 e sul 24,2% nel 2012.
I minori stranieri non accompagnati contattati o presi in carico nel biennio 2013-2014 sono stati nel 35% dei casi accompagnati ai servizi dalle forze dell’ordine, nel 23,5% circa da parenti, l’ 8,2% da connazionali mentre quasi il 10,2% si presenta autonomamente. Inoltre l’8% viene segnalato dalla Procura o dal Tribunale mentre poco più del 7% dalla Prefettura.
Dal 2011 il numero dei minori stranieri non accompagnati, contattati o presi in carico dai servizi sociali dei Comuni è incrementato in maniera esponenziale, un aumento che ha comportato l’attivazione di interventi, attività e servizi a favore di 9.678 minori nel 2013 e di 13.523 nel 2014.
A conclusione dei lavori è intervenuto il Prefetto Mario Morcone,  Capo del Dipartimento per le Libertà Civili e l'Immigrazione presso il Ministero dell'Interno, che ha dichiarato che il tema dei minori é una scommessa per il nostro paese e per il nostro futuro. E' necessario contrastare forme di schiavitù garantendo una accoglienza dignitosa, soprattutto per i minori che rappresentano gli alfieri di quell'investimento di inclusione e integrazione che il Paese deve obbligatoriamente fare. Nel suo intervento conferma che l'obiettivo é puntare sul modello della rete sprar per garantire accoglienza sicura e sostenere i Comuni, a cui fa eco Pacini che afferma che la rete Sprar dovrà diventare il sistema unico di accoglienza per garantire tutela dei minori e delle persone in arrivo.

SCARICA IL RAPPORTO http://viedifuga.org/wp-content/uploads/2016/07/2016-MSNA-Rapporto.pdf

Minori Stranieri Non Accompagnati, il rapporto Anci Cittalia

Oggi 27 luglio 2016 è stato presentato presso la sede di Anci (Via Dei Prefetti 46) il nuovo rapporto Anci Cittalia sui minori stranie...
Recentemente è stata pubblicato il risultato dell’indagine sul campo compiuta da MHUB lungo la rotta migratoria del mediterraneo centrale. L’indagine è basata su 122 interviste compiute tra il 3 marzo e il 24 giugno 2016 presso centri di accoglienza nelle città di Roma, Torino ed Asti.
L’indagine è un’istantanea sui profili, le intenzioni e le esperienze di coloro che migrano e che sono arrivati da poco sul suolo italiano.
Naturalmente visti i numeri minimi del campione non possono essere statisticamente rappresentativi dell’intera popolazione migrante, ma forniscono strumenti per capire e affrontare il processo migratorio.

I dati:
  •   L’ 80% degli intervistati non aveva originariamente intenzione di venire in Italia. Molti sono giunti in Italia perché scappati dalla Libia, oltre che dal loro paese di origine, quando l’insicurezza è aumentata, e circa il 25% dichiara di essere in transito attraverso il nostro Paese.


  •    I 2/3 degli intervistati non si aspettava un viaggio duro e faticoso come quello appena compiuto.  Se ne fosse stato a conoscenza, il 52% avrebbe compiuto ugualmente il viaggio, il 44% no e il 4% è indeciso. Il dato suggerisce che molti partono senza valutare i rischi del viaggio e la conoscenza degli stessi li avrebbe portati a fare delle scelte differenti.


  •           Tra coloro che non sarebbero partiti,  in caso di consapevolezza dei rischi del viaggio, per la maggior parte sono gli Etiopi, i Gambiani e i Senegalesi. Mentre tra coloro che sarebbero partiti comunque vi sono gli Eritrei, gli Ivoriani e i Maliani


  •           Il 57% degli intervistati non ha cercato alcuna informazione circa il viaggio prima di partire; Il 35% ha parlato con amici, parenti, e conterranei migrati all'estero, l’8% si è informato attraverso i Social Media  (Facebook e Twitter principalmente).


  •       Tra coloro che si sono informati attraverso i social media (8%), i due terzi non sono stati sorpresi dalle difficoltà del viaggio perché  sapeva cosa li aspettava. Al contrario, tra coloro che hanno ottenuto informazioni parlando con altre persone, una sola persona su dieci è stata preparata e informata circa i possibili i rischi del viaggio.


  •        La maggior parte degli Eritrei ha riferito di essere a conoscenza dei rischi del viaggio prima della partenza, infatti sono anche tra coloro che in maggioranza hanno cercato informazioni prima di partire.


  •        Il costo del viaggio è estremamente variabile. Dipende molto dal percorso, dalla nazionalità e dalla capacità di pagare. In generale, gli Eritrei pagano di più rispetto agli Etiopi, anche se il percorso è lo stesso. Molti hanno pagato fino a 12.000 dollari per il viaggio dall'Eritrea fino all'Italia. Il riscatto richiesto dai contrabbandieri per essere liberati variava da 1.500 dollari a 5.000 dollari.


  •     Alcuni intervistati eritrei hanno riferito che i contrabbandieri, lunga la rotta del Sahara che li portava verso le coste libiche, ha controllato se tra i numeri di telefono vi erano numeri Europei o Americani; in tal caso il costo del viaggio era di certo più costoso perché si partiva dal presupposto che il migrante avrebbe potuto chiedere di pagare ad amici e parenti all’estero.


  •          Il 90% ha subito abuso lungo il viaggio. Solo un intervistato, che ha seguito la rotta Egiziana non ha subito abusi. Questo dato conferma la pericolosità della rotta libica, ma non ci dice che la rotta Egiziana sia sicura.


  •           Tutti gli intervistati eritrei ed etiopi vorrebbero aderire al programma di Relocation e/o chiedere asilo in altro paese Europeo. In particolare, il 32% vorrebbe andare in Olanda (cenfermando il trend 2015), il 24% in Germania, l'8% in Gran Bretagna e il 24% in Danimarca, Svezia, Svizzera, e Francia.




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I Minori Stranieri non Accompagnati

Lungo la Rotta del Mediterraneo Centrale. Indagine sul campo.

Recentemente è stata pubblicato il risultato dell’indagine sul campo compiuta da MHUB lungo la rotta migratoria del mediterraneo central...

immagine rimediata con la tecnica del carboncino a cura di Damiano Daolio
Balza agli occhi in questi giorni di forte apprensione circa la situazione politica estera, la massiccia presenza di “stranieri”. Tra questi, come continuano ad affermare le fonti ufficiali nazionali ed europee, molti minori stranieri non accompagnati. Minori, per lo più ragazzini diremmo, senza genitori o figure parentali o adulte che possano “accompagnarli”. Una figura adulta di riferimento che possa essere guida, mentore e, stante la situazione precaria, soccorritore. Purtroppo questi minori sono alla mercè anche di squallidi traffici, di cui si ha certezza nei numeri dalle stesse agenzie citate.
Chi rimane, fa “numero”. Si contano.
Ma cosa ne è di loro? Una felice collocazione in una qualche struttura educativa, alcune autorevoli e ben organizzate, alcune inserite in reti commerciali fatte di numeri e tornaconti, con bassi investimenti in termini di organizzazione tese al massimo profitto.
Lo sappiamo  perché lo conosciamo dai media, che ci mostrano ragazzini in fila in cortili cintati da fili spinati… ma la memoria si sta spegnendo obnubilata dalla paura che, i media, non mancano di servirci.
Senza speranza. Senza speme questi ragazzini sono gettati nel limbo dantesco, privati di uno sguardo si posi sul loro presente non c’è possibilità per  costruire un loro futuro.
Questi ragazzi debbono avere un accudimento specifico, con percorsi educativi che racchiudano una progettualità riparativa dei traumi subiti a causa del viaggio migratorio e a sostegno della fatica all’adattamento al nuovo contesto “sociale”.
Perché farlo? Per avere un facile consenso popolare, con la logica spiccia della paura, direi per prevenire “esiti psichiatrici in età adulta”. Cioè? Per ricordare le immagini che ci sono state proposte dall’ “attacco di uno straniero” su un treno in Germania, direi: per evitare questo.
Sono noti gli esiti di anni di studi da parte di unità ospedaliere  circa gli esiti psichiatrici in età adulta, a seguito di traumi infantili.
Occorre fare ricorso non solo a psichiatri e pastiglie (necessarie all’occorrenza), ma tutte quelle prassi sapienti che gli educatori esperti, pedagogisti, antropologi e sociologi hanno negli anni verificato essere utili alla riparazione dei traumi.
Le parole curano e quanto ci sono le parole, ci sono relazioni. La chiusura, il confinare il problema entro recinti più o meno con filo spinato non ripara da eventi futuri che la letteratura medica psichiatrica ha già previsto.
Prendersi cura di minori stranieri non accompagnati allora serve a tutti noi per avere in un futuro una società meno pericolosa.

Dott.ssa Elena Crestani – collaboratrice dell’Università di Ferrara circa lo studio della tematica dei Minori Stranieri Non Accompagnati




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Perche’ della necessità di accudimento dei MSNA

immagine rimediata con la tecnica del carboncino a cura di Damiano Daolio Balza agli occhi in questi giorni di forte appr...
Il Garante per l'infanzia e l'adolescenza, Filomena Albano, in una nota inoltrata, il giorno 15 luglio scorso, alle amministrazioni centrali e territoriali che, a diverso titolo, intervengono nella costruzione del sistema di accoglienza, integrazione e inclusione dei minori stranieri non accompagnati in Italia auspicando una cabina di regia a livello nazionale, la cartella sociale della persona di minore età, procedure rapide e uniformi per la nomina del tutore e la promozione dell'istituto dell'affido.
Indicazioni che la Garante inoltra "nella consapevolezza degli sforzi fatti finora nel nostro Paese per passare da una logica emergenziale a un sistema ordinato di gestione del fenomeno dei minori stranieri non accompagnati", e frutto degli incontri di confronto e approfondimento avvenuti con le istituzioni interessate e gli esperti in materia.

Tra i punti principali:
-  una cabina di regia a livello nazionale che abbia la fotografia della disponibilità delle strutture di accoglienza sul territorio e la possibilità di curare tempestivamente il trasferimento dei minori dalla prima alla seconda accoglienza, con una equa ripartizione degli stessi sul territorio nazionale.
- definizione di procedure per l'accertamento dell'età.
- l'utilizzo di una cartella sociale del minorenne che contenga un piano individualizzato sin dalla prima fase e che lo accompagni nel percorso di accoglienza in Italia, con l'aggiornamento di tutte le informazioni che lo riguardano (identità, aspetti sanitari, attività di integrazione effettuata).

Il Garante chiede anche procedure rapide e uniformi sul territorio nazionale per la nomina del tutore del minore straniero non accompagnato, in applicazione del principio di prossimità territoriale, omogeneità di servizi e uniformità di trattamento su tutto il territorio nazionale e infine incoraggiamento e sostegno dell'affido familiare che, oltre a rispondere agli obiettivi di integrazione e inclusione, consente ai bambini e ai ragazzi di trovare un punto di riferimento stabile.

La Garante Albano conclude dunque la nota rivolgendosi alle Amministrazioni "affinché possano attivarsi per un sistema di accoglienza completo, efficace ed omogeneo sul territorio nazionale", nel comune obbiettivo di tutela dei diritti dei minori non accompagnati, "nelle more dell'attuazione di una riforma organica della materia, che si auspica possa avvenire in tempi rapidi attraverso l'emanazione di una legge" specifica. 

Minori Stranieri non Accompagnati, le indicazioni del Garante dell'Infanzia

Il Garante per l'infanzia e l'adolescenza, Filomena Albano, in una nota inoltrata, il giorno 15 luglio scorso, alle amministrazion...
Sono circa 300 i Minori Stranieri non Accompagnati, ospiti del centro di accoglienza del quartieri Archi Cep di Reggio Calabria, asserragliati, da stamani, all'interno della struttura ricavata nella ex sede della facoltà di giurisprudenza dell'Università degli Studi Mediterranea per chiedere migliori condizioni di vita.
La legittima richiesta di questi minori è basata sulla mancanza delle condizioni di accoglienza più elementari, come la possibilità di colloquiare con la famiglia d'origine, e soprattutto di essere trasferiti altrove, soprattutto al Nord o all'estero, in Germania, dove hanno contatti con amici o parenti. Infatti, i minori migranti contestano le condizioni precarie in cui sono costretti a vivere, con poco cibo - dicono - mancanza di acqua calda, shampoo e sapone per lavarsi, costretti a dormire su brandine o direttamente sul pavimento in un sacco a pelo.
Sul posto si sono recati funzionari dell'Ufficio immigrazione della Prefettura di Reggio Calabria che stanno cercando di calmare gli animi. "Non ci sono strutture in Italia in grado di ospitare altri minori - spiega una funzionaria della Prefettura - nonostante i nostri continui appelli a tutte le Prefettura d'Italia. (questo la dice lunga sull'attenzione delle istituzioni all'accoglienza dei migranti, in particolare se minori e non accompagnati, ndr) Nel momento in cui si liberano dei posti, cerchiamo di privilegiare i più piccoli, tra gli 11 ed i 13 anni. Questa dei minori non accompagnati è una vera e propria emergenza che stiamo cercando di gestire nel miglior modo possibile. Ma la carenza di posti, di strutture di accoglienza adeguate ha trasformato quello che avrebbe dovuto essere un centro di accoglienza provvisorio, in definitivo".
Il caso di Reggio Calabria purtroppo potrebbe non rimanere isolato, visto che nella stessa situazione, come più volte denunciato su questo blog, ci sono tante altre strutture. Infatti, a causa della mancanza di posti per l'accoglienza, anzichè prediligere un'accoglienza diffusa si preferisce creare megacentri, sulla carta temporanei, che poi diventano definitivi. Antonio Ruvolo, consigliere comunale con la delega del sindaco alla protezione civile dichiara: “La situazione è esasperante. E' chiaro che il centro ad Archi mal si adatta alle esigenze. Nelle prossime ore abbiamo una riunione con i funzionari della prefettura reggina per stabilire i provvedimenti da prendere e per individuare un sito in cui creare un nuovo centro”. Da quanto risulta, si pensa all'utilizzo di capannoni al momento liberi. Le proteste di stamane dei piccoli migranti evidenzia una situazione che non può essere sostenuta ancora a lungo in una città come Reggio Calabria, stesso discorso si potrebbe allargare anche ad altre città, che faticano (per ragioni economiche) a reggersi sulle proprie gambe. E' urgente un piano nazionale di accoglienza, di vera accoglienza, per i minori non accompagnati. Adesso sembra si sia arrivati ad un punto di non ritorno.

300 Minori Stranieri non Accompagnati chiedono migliori condizioni di vita

Sono circa 300 i Minori Stranieri non Accompagnati , ospiti del centro di accoglienza del quartieri Archi Cep di Reggio Calabria , asserr...
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