"Non possiamo più permetterci di non occuparci di questo tema, che ci deve interrogare anche per i numeri: a fronte di circa 12mila giovani arrivati qui da gennaio a oggi, di 4-5000 non si sa più nulla. Entrati nelle strutture di accoglienza, se ne sono poi allontanati facendo perdere le loro tracce. Sono ragazzi che, pur così piccoli, vengono in Europa per costruirsi un futuro, e chiedono a noi di offrire loro un'alternativa al circuito della criminalità organizzata o dell'illegalità diffusa. Compresi in una fascia di età che in genere va dai 13 ai 17 (ma talvolta scende anche sotto i 10), arrivano clandestinamente da soli, non accompagnati da un adulto. I dati disponibili si stimano sottodimensionati e poco rispondenti alla realtà sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo, perché, ad esempio, sfuggono le vittime di trafficking, e tutti quelli che non sono mai entrati in contatto con il sistema istituzionale di accoglienza. Al contrario, sarebbe fondamentale avere una più realistica percezione del fenomeno poiché si tratta di minorenni che, essendo privi di riferimenti relazionali e di rappresentanza legale, sono maggiormente esposti a evidenti rischi di abuso, sfruttamento e violenza." (Vita.it)
La legge a cui fa riferimento l'On. Zampa è ferma in Commissione Affari Costituzionali. Le risposte al perchè ancora non sia stata approvata sono sempre le stesse: non ci sono soldi. E a rimetterci – anche in questo caso sembra di assistere a un film già visto troppe volte – sono i più fragili: i minori stranieri non accompagnati. Ragazze e Ragazzi, spesso molto piccole/i, bambine/i, che giungono in Italia senza un adulto di riferimento, quindi ancora più vulnerabili. Infatti come denunciato più volte, spesso per la mancanza di una giusta accoglienza, subito dopo l’arrivo, fanno perdere le proprie tracce, finendo il più delle volte nel tunnel del traffico di esseri umani, della prostituzione, dell’illegalità. La norma in approvazione darebbe la possibilità di affido a famiglie disponibili ad accogliere giovani, come avviene in molte parti d’Europa. Accogliere un minore in famiglia significa dargli la possibilità di integrazione e restituirgli un po’ di quell’affetto che, solo, può lenire le enormi sofferenze patite prima e durante il viaggio.
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