Sulla carta le leggi nazionali, basate su standard internazionali, formano un quadro solido di protezione per i minori che viaggiano da soli. Ma nella pratica non è così
“Sarebbe stato meglio partire con
la famiglia, o con un parente. Questo modo di viaggiare è così difficile e
pericoloso”. Ali Jibrili, 17 anni, è arrivato dalla Libia all’Europa, dopo un
viaggio estenuante e rischioso. Da solo, come altri coetanei, ha affrontato
tutti i pericoli di una traversata dove troppi migranti ogni anno trovano la
morte. Ma una volta arrivato a destinazione il suo viaggio non è finito, ai
confini fisici si sono aggiunti quelli burocratici, fatti di leggi spesso
inapplicate, servizi sociali carenti e diritti violati. La sua testimonianza è
contenuta in un lavoro realizzato da Unhcr Unicef e Irc, dal titolo “The wayforward”, che analizza e mette a confronto le politiche europee sui i minori
stranieri non accompagnati.
Se sulla carta, infatti, le leggi
nazionali, basate su standard internazionali, formano un quadro solido di
protezione per i minori che viaggiano da soli. Nella pratica, esse non si
traducono immediatamente in politiche a sostegno del benessere dei bambini
rifugiati e migranti. Nei diversi paesi dell’Ue i minori migranti si trovano
davanti confuse procedure burocratiche, che anziché facilitarli nel difficile
percorso di inserimento, possono creare ulteriori problemi. Proprio per questo
Unhcr, Unicef e Irc, hanno deciso di “mettere in moto un processo per sostenere
gli Stati – spiegano nel report, dove vengono evidenziati alcuni dei problemi
comuni nella gestione dell’accoglienza dei minori non accompagnati: dalla
difficoltà di accertare l’età fino al problema del tutoraggio e le regole
inapplicate del Regolamento Dublino -. L’obiettivo è quello di armonizzare il
più possibile le normative in modo che i ragazzi arrivati soli in Europa
possano sentirsi davvero protetti e sicuri”.
Alcuni numeri.
Negli ultimi anni
il numero di minori migranti arrivati nell'Unione europea, spesso non
accompagnati, è aumentato drasticamente. Nel 2015 e 2016, si calcola che un
terzo dei richiedenti asilo (30 per cento) erano minori. Secondo le ultime
elaborazioni Eurostat, lo scorso anno 63.300 richiedenti asilo negli Stati
membri dell'Ue sono stati considerati minori non accompagnati, con un calo di
circa un terzo rispetto al 2015 (quando i minori erano circa 96 500) ma con una
media 5 volte superiore a quella registrata nel periodo 2008-2013 (circa 12 000
all'anno). La maggior parte sono maschi (89 per cento) e più di due terzi di
età compresa tra 16 e 17 anni (68 per cento, circa 43 300 persone), i ragazzi
tra i 14 e15 anni rappresentano il 21 per cento del totale (circa 13.500 persone)
mentre quelli sotto i 14 anni, circa 6300 in totale. Più di un terzo di tutti i
minori non accompagnati arrivati in Europa sono afgani, e circa un quinto
siriani. Per quanto riguarda l’Italia, gli ultimi dati aggiornati al 10
ottobre, parlano di 14mila minori non accompagnati, arrivati sulle nostre
coste. Lo scorso anno la cifra dei msna nel nostro paese ha raggiunto la cifra
record di 25.846, più del doppio rispetto all’anno precedente (12.360).
Anche sulla base di questi
numeri, è evidente che la crisi dei rifugiati degli ultimi anni sta avendo un
impatto sui servizi sociali pubblici e nelle comunità locali. Il tema è al
centro di un monitoraggio operato dalla rete sociale europea (Esn), che sta
comparando le esperienze e le risposte degli Stati in vari ambiti, anche per
quanto riguarda la tutela dell’infanzia. Per fare un punto sulla reale
situazione dei minori in Europa, dal 22 al 24 ottobre si terrà a Stoccolma il
convegno “Migrant children and young people: social inclusion and transition toadulthood”. Una due giorni finalizzata a capire non soltando come stanno
trattando il fenomeno i principali stati europei, ma anche quali sono le
migliori pratiche oggi messe in campo. Prima dell’evento è stata, infatti,
svolta una ricerca in cui ai rappresentanti dell’Ens a livello europeo è stato
chiesto che tipo di lavoro si sta facendo con i minori migranti per tutelarli e
favorirli nella transizione verso l’età adulta. Tra i partecipanti al seminario
ci saranno quindi anche responsabili economici e politici, come Asa Regner,
ministra della Salute e delle politiche sociali in Svezia, Lucio Melandri,
senior emergency menager di Unicef e Guglielmo Schininà, responsabile della
sezione Salute mentale, risposta psicosociale e intercultura dell’Oim.
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I Minori Stranieri non Accompagnati
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