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No, l'Italia non è invasa dai migranti!!! Con buona pace di tutti i divulgatori di fake news ed odio verso i migranti, alla domanda "in Italia c’è un’invasione di migranti?" La risposta è un secco No.
"Secondo l’ultima relazione della Commissione parlamentare Jo Cox sulla xenofobia e il razzismo l’Italia è il paese del mondo con il più alto tasso di disinformazione sull’immigrazione. Non sorprende perciò che, secondo un sondaggio del 2018 condotto dall’Istituto Cattaneo, gli italiani risultino essere i cittadini europei con la percezione più lontana dalla realtà riguardo al numero di stranieri che vivono nel paese, credendo che ve ne siano più del doppio di quelli effettivamente presenti." (redattore sociale)
L'edizione 2018 del "Dossier Statistico Immigrazione", realizzata dal Centro Studi e Ricerche Idos, smentisce una volta di piu' la
credenza che l'Italia sia un Paese "assediato" e "invaso" dagli
immigrati.
L'ultima edizione del Dossier statistico immigrazione, la 28esima, redatto da Idos insieme alla rivista Confronti e Unar, ci dice che:
- In Italia vi sono 5 milioni di residenti stranieri (5.144.000 a fine 2017, secondo l’Istat),
- l’Italia si posiziona dopo la Germania, che ne conta 9,2 milioni, e
- il Regno Unito, con 6,1 milioni,
- di poco, supera la Francia (4,6 milioni) e
- la Spagna (4,4).

L'incidenza sulla popolazione complessiva è dell’8,5%, più bassa di quella di Germania (11,2%), Regno Unito (9,2%) e altri paesi più piccoli dell’Unione, dove i valori superano anche in maniera consistente il 10% (Cipro 16,4%, Austria 15,2%, Belgio 11,9% e Irlanda 11,8%).
L'incidenza piu' alta si registra nel Lussemburgo, dove gli stranieri sono quasi la meta' dei residenti (47,6%).

La presentazione del dossier è avvenuta a Roma e “dedicata al comune di Riace - ha spiegato Luca Di Sciullo, presidente di Idos -. Come sapete il sindaco è coinvolto in vicende giudiziarie ed è stato oggetto da pare del ministero dell’interno di una comunicazione su irregolarità nelle gestione dello Sprar. Auspichiamo che non si svilisca questa esperienza di integrazione riconosciuta in tutto il mondo”.

Diversi elementi consentono di delineare le caratteristiche degli immigrati che risiedono in Italia. Contrariamente alla credenza che vorrebbe il paese assediato e “invaso” dagli stranieri - si legge nel report -, al netto dei movimenti interni il loro numero è pressoché stabile intorno ai 5 milioni dal 2013.
Le cittadinanze di provenienza sono circa 200, una piccola, meravigliosa fetta di mondo nel bel paese.
Per la metà (2,6 milioni) sono cittadini di un paese europeo (di cui 1,6 milioni, pari al 30%, comunitari), mentre un quinto (1 milione) viene dall’Africa e una quota solo di poco inferiore dall’Asia. Gli americani sono circa 370.000 (7,2%), per lo più cittadini latino-americani (6,9%). 
I romeni costituiscono la collettività di gran lunga più numerosa (1.190.000 persone, pari al 23,1% di tutti i residenti stranieri), seguiti da albanesi (440mila e 8,6%), marocchini (417mila e 8,1%), cinesi (291mila e 5,7%) e ucraini (237mila e 4,6%). 
Queste prime 5 collettività coprono la metà (50,1%) dell’intera presenza straniera in Italia, mentre le prime 10 (per arrivare alle quali occorre aggiungere, nell'ordine, Filippine, India, Bangladesh, Moldavia ed Egitto) arrivano a poco meno dei due terzi (63,7%).


Il dato che realmente dovrebbe far riflettere i nostri goveranti è il perchè l'Italia non sia attraente per i suoi stessi cittadini.
Infatti, è l'ennesimo anno che si registra una diminuzione della popolazione italiana, sempre più anziana (gli ultra65enni sono 1 ogni 4, mentre tra gli stranieri 1 ogni 25), meno feconda (1,27 figli per donna fertile, contro 1,97 tra le straniere) e tornata a emigrare verso l’estero (quasi 115.000 espatriati ufficiali nel corso del 2017.
Il dossier sottolinea anche che il dato è sottodimensionato se si considera che molti, nel trasferirsi all’estero, trascurano di effettuare la cancellazione anagrafica, non essendo obbligatoria. Aggiungendo ai residenti stranieri la quota di immigrati che, alla data della rilevazione, non erano ancora iscritti nelle anagrafi, Idos stima in 5.333.000 il numero effettivo di cittadini stranieri regolarmente presenti in Italia, 26.000 in meno rispetto alla stima del 2016.

Un così netto calo dei migranti in Italia lo si spiega soprattutto con la quasi chiusura della rotta del Mediterraneo centrale 

I migranti accolti: poco più di 13.000 a giugno 2018, il 26% in meno rispetto allo stesso periodo del 2017. Si tratta per lo più di ragazzi maschi (93%), tra i 16 e i 17 anni (84%), originari specialmente di Albania, Egitto, Guinea, Costa d’Avorio ed Eritrea. 
L'Oim, per spiegare la drastica riduzione a quanto sopra aggiunge che nel mar mediterraneo è aumento il tasso di mortalità, tra gennaio e settembre 2018 ben 1.728 in tutto il Mediterraneo, di cui 3 su 4 (1.260) nella sola rotta tra Libia e Italia.
Le cause principali di queste morti è da ricercare nella scellerata politica della chiusura delle frontiere, in particolare a causa della diminuita capacità di ricerca e soccorso in mare provocata dalla delegittimazione ed esclusione delle navi di Ong impegnate in tali operazioni (ad esse era dovuto circa il 35% dei salvataggi). 
"L’Oim calcola che, su complessivi 40.000 migranti deceduti in mare in tutto il mondo dal 2000 ad oggi, quelli morti nella rotta italo-libica siano ben 22.400."(redattore sociale)


Attualmente l’Unhcr stima in 354.000 i richiedenti asilo (compresi quelli ancora privi di titolo formale o la cui domanda è sotto esame) e titolari di protezione internazionale o umanitaria presenti in Italia, lo 0,6% dell’intera popolazione del paese. Se per un verso il numero assoluto colloca l’Italia al terzo posto nell’Ue, dopo la Germania (1,4 milioni di richiedenti e titolari di protezione, con questi ultimi che da soli ammontano a circa 1 milione) e la Francia (400mila), l’incidenza sulla totalità degli abitanti - sottolinea l’edizione 2018 del Dossier - è in linea con la media comunitaria, al pari di quella della Francia e dei Paesi Bassi, ed è preceduta da vari paesi, come la Svezia (2,9%), l'Austria e Malta (1,9%), la Germania e Cipro (1,7%), la Grecia (0,8%), mentre non superano lo 0,1% tutti i “nuovi” Stati membri dell'Europa orientale (ad eccezione della Bulgaria, con lo 0,3%).

"Un tema che, tante volte, viene ricollegato ai migranti è quello del lavoro: in Italia c'è la paura che lo straniero possa "rubare il lavoro" ai cittadini che, in quanto italiani, lo meriterebbero di più. Questo assunto, che negli anni sta perdendo credibilità grazie a vari studi, è screditato anche dal dossier: nel 2017 gli occupati stranieri erano il 10,5% di tutti i lavoratori. I due terzi degli immigrati, in generale, ricoprono ruoli poco qualificati, principalmente nel settore dei servizi, dove il 67,4% dei posti è occupato da stranieri, o in quello dell’industria e dell’agricoltura, dove trovano impiego rispettivamente nel 25,6% e nel 6,1%. La percentuale più alta di stranieri però si trova nell'ambito dei collaboratori domestici e familiari: il 71%. In generale invece, proviene da un altro paese quasi la metà dei venditori ambulanti, così come più di un terzo dei facchini, il 18,5% dei lavoratori negli alberghi e nei ristoranti, un sesto dei manovali edili e degli agricoltori."(Fanpage)


Leonardo Cavaliere









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Dossier Statistico Immigrazione, tutti i numeri che smentiscono le Fake News

No, l'Italia non è invasa dai migranti!!! Con buona pace di tutti i divulgatori di fake news ed odio verso i migranti, alla domanda ...
L'Agenzia delle Nazioni Unite per le Migrazioni, IOM, riferisce che il numero dei migranti entrati in Europa, via mare, al 24 Novembre 2017 sono 161.010. Il 75% degli arrivi ha riguardato l'Italia e il resto è suddiviso tra Grecia, Cipro e Spagna.
I dati del 2016, per lo stesso periodo, erano più del doppio, 345.831.
In particolare, per l'Italia abbiamo una riduzione del 32% degli arrivi (114.673 migranti via mare) nello stesso periodo.

A questo dato vanno aggiunti i 1147 migranti salvati nelle 11 operazioni di salvataggio avvenute il giorno 22 Novembre.

I salvataggi sono stati effettuati dalla Guardia Costiera Italiana, dalla Marina Militare Italiana, dalla nave della Marina irlandese Le Niamh e dalla nave della Marina spagnola Cantabria, e dalle ONG Aquarius, Seefuchs, Lifeline e Seawatch. 
Secondo il Ministero dell'Interno italiano, i principali paesi di origine dei migranti che arrivano via mare in Italia sono Nigeria, Guinea, Bangladesh, Costa d'Avorio e Mali. 
L'IOM, ha registrato, tramite il progetto Missing Migrants Project, la morte di 5080 persone  nel mondo nel tentativo di varcare i confini.
Il Meditteraneo Centrale anche quest'anno ha il triste primato delle vittime dell'immigrazione. Quest'anno il totale delle vittime è pari a 2.993.

Leonardo Cavaliere 

Ulteriori informazioni sul Missing Migrants Project: http://missingmigrants.iom.int


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161.010 migranti entrati in Europa, via mare, nel 2017. Morti quasi 3.000

L' Agenzia delle Nazioni Unite per le Migrazioni, IOM , riferisce che il numero dei migranti entrati in Europa, via mare, al 24 Novem...

Sulla carta le leggi nazionali, basate su standard internazionali, formano un quadro solido di protezione per i minori che viaggiano da soli. Ma nella pratica non è così

“Sarebbe stato meglio partire con la famiglia, o con un parente. Questo modo di viaggiare è così difficile e pericoloso”. Ali Jibrili, 17 anni, è arrivato dalla Libia all’Europa, dopo un viaggio estenuante e rischioso. Da solo, come altri coetanei, ha affrontato tutti i pericoli di una traversata dove troppi migranti ogni anno trovano la morte. Ma una volta arrivato a destinazione il suo viaggio non è finito, ai confini fisici si sono aggiunti quelli burocratici, fatti di leggi spesso inapplicate, servizi sociali carenti e diritti violati. La sua testimonianza è contenuta in un lavoro realizzato da Unhcr Unicef e Irc, dal titolo “The wayforward, che analizza e mette a confronto le politiche europee sui i minori stranieri non accompagnati.  
Se sulla carta, infatti, le leggi nazionali, basate su standard internazionali, formano un quadro solido di protezione per i minori che viaggiano da soli. Nella pratica, esse non si traducono immediatamente in politiche a sostegno del benessere dei bambini rifugiati e migranti. Nei diversi paesi dell’Ue i minori migranti si trovano davanti confuse procedure burocratiche, che anziché facilitarli nel difficile percorso di inserimento, possono creare ulteriori problemi. Proprio per questo Unhcr, Unicef e Irc, hanno deciso di “mettere in moto un processo per sostenere gli Stati – spiegano nel report, dove vengono evidenziati alcuni dei problemi comuni nella gestione dell’accoglienza dei minori non accompagnati: dalla difficoltà di accertare l’età fino al problema del tutoraggio e le regole inapplicate del Regolamento Dublino -. L’obiettivo è quello di armonizzare il più possibile le normative in modo che i ragazzi arrivati soli in Europa possano sentirsi davvero protetti e sicuri”.


Alcuni numeri. 


Negli ultimi anni il numero di minori migranti arrivati nell'Unione europea, spesso non accompagnati, è aumentato drasticamente. Nel 2015 e 2016, si calcola che un terzo dei richiedenti asilo (30 per cento) erano minori. Secondo le ultime elaborazioni Eurostat, lo scorso anno 63.300 richiedenti asilo negli Stati membri dell'Ue sono stati considerati minori non accompagnati, con un calo di circa un terzo rispetto al 2015 (quando i minori erano circa 96 500) ma con una media 5 volte superiore a quella registrata nel periodo 2008-2013 (circa 12 000 all'anno). La maggior parte sono maschi (89 per cento) e più di due terzi di età compresa tra 16 e 17 anni (68 per cento, circa 43 300 persone), i ragazzi tra i 14 e15 anni rappresentano il 21 per cento del totale (circa 13.500 persone) mentre quelli sotto i 14 anni, circa 6300 in totale. Più di un terzo di tutti i minori non accompagnati arrivati in Europa sono afgani, e circa un quinto siriani. Per quanto riguarda l’Italia, gli ultimi dati aggiornati al 10 ottobre, parlano di 14mila minori non accompagnati, arrivati sulle nostre coste. Lo scorso anno la cifra dei msna nel nostro paese ha raggiunto la cifra record di 25.846, più del doppio rispetto all’anno precedente (12.360).


Anche sulla base di questi numeri, è evidente che la crisi dei rifugiati degli ultimi anni sta avendo un impatto sui servizi sociali pubblici e nelle comunità locali. Il tema è al centro di un monitoraggio operato dalla rete sociale europea (Esn), che sta comparando le esperienze e le risposte degli Stati in vari ambiti, anche per quanto riguarda la tutela dell’infanzia. Per fare un punto sulla reale situazione dei minori in Europa, dal 22 al 24 ottobre si terrà a Stoccolma il convegno “Migrant children and young people: social inclusion and transition toadulthood”. Una due giorni finalizzata a capire non soltando come stanno trattando il fenomeno i principali stati europei, ma anche quali sono le migliori pratiche oggi messe in campo. Prima dell’evento è stata, infatti, svolta una ricerca in cui ai rappresentanti dell’Ens a livello europeo è stato chiesto che tipo di lavoro si sta facendo con i minori migranti per tutelarli e favorirli nella transizione verso l’età adulta. Tra i partecipanti al seminario ci saranno quindi anche responsabili economici e politici, come Asa Regner, ministra della Salute e delle politiche sociali in Svezia, Lucio Melandri, senior emergency menager di Unicef e Guglielmo Schininà, responsabile della sezione Salute mentale, risposta psicosociale e intercultura dell’Oim. 
fonte:redattoresociale.it
Scarica il Report https://data2.unhcr.org/ar/documents/download/58434


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Sempre più minori stranieri soli: il problema delle leggi e la risposta dell'Ue

Sulla carta le leggi nazionali, basate su standard internazionali, formano un quadro solido di protezione per i minori che viaggiano da sol...
La rotta del Mediterraneo Centrale, si conferma la più pericolosa da affrontare, in particolare per i bambini e giovani migranti.

Nel tentativo di raggiungere le coste Europee devono affrontano livelli di abuso dei diritti umani spaventosi.

La denuncia è dell'OIM - Organizzazione internazionale per le migrazioni, che insieme a Unicef ha presentato il rapporto “Viaggi spaventosi".

I dati diffusi dalle due organizzazioni sono il frutto di 22mila interviste effettuate nei Paesi delle due rotte del Mediterraneo, centrale e orientale.Tra Italia, Grecia, Bulgaria, Ungheria, Serbia Slovenia e l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia sono stati intervistati 11.000 adolescenti (14-17 anni) e giovani (18-24 anni).

Il rapporto "Viaggi Spaventosi" (Harrowing Journeys)  fa emergere un dato allarmante: fino a tre quarti dei minori transitati sulla rotta migratoria del Mediterraneo centrale sono stati vittime di abusi e sfruttamento.

Il viaggio verso l'Europa, per i minori, è più pericoloso che per tutti gli altri e sono più facilmente vittime di tratta e sfruttamento.

Il rapporto ci fornisce un dato importante al fine di comprendere il fenomeno e soprattutto la nostra contrarietà agli accordi con la Libia.
Harrowing Journeys mostra, in maniera chiara, che, mentre tutti i bambini migranti sono esposti a grandi rischi, coloro che provengono dall'Africa sub sahariana hanno probabilità molto maggiori di essere sfruttati e divenire vittime di tratta rispetto a persone che si spostano da altri paesi del mondo: lungo la rotta del Mediterraneo Orientale, il 65% rispetto al 15% e lungo la rotta del Mediterraneo centrale l'83% rispetto al 56%.

Il fattore comune, alla base di questa discrepanza, è indubbiamente il razzismo.
I minori non accompagnati e coloro che hanno bassi, se non nulli, livelli d'istruzione sono tra i più vulnerabili. Sono facili prede della tratta e dei gruppi criminali durante il viaggio.
La maggior parte dei migranti rifugiati che attraversano la Libia continuano a essere vittime dell'illegalità, delle milizie e della criminalità.
Secondo il rapporto oltre il 90% di tutti gli episodi di sfruttamento lungo la rotta del Mediterraneo centrale sono avvenuti in quel Paese.

Secondo le stime dell’Europol, il 20% dei sospetti trafficanti monitorati ha legami con la tratta di esseri umani e il 22% con il narcotraffico.

Tra le migliaia di ragazzi intervistati, Aimamo, 16 anni, giunto da solo in Italia dal Gambia, racconta di essere stato costretto per mesi, una volta arrivato in Libia, ad un estenuante lavoro fisico da parte di trafficanti di esseri umani.  “Se provi a scappare, - ricorda con terrore - ti sparano. Se smetti di lavorare, ti picchiano. Eravamo come degli schiavi. Alla fine della giornata, ti chiudono dentro.”

Il rapporto chiede a tutte le parti interessate - Paesi di origine, di transito e destinazione, l’Unione Africana, l’Unione Europea, le organizzazioni internazionali e nazionali con il supporto della comunità dei donatori - di dare priorità ad una serie di azioni:

- stabilire passaggi regolari e sicuri per i bambini migranti;
- rafforzare i servizi di protezione dei bambini migranti e rifugiati negli Stati di origine, transito e destinazione;
- trovare alternative alla detenzione dei bambini migranti; lavorare ai confini per combattere tratta e sfruttamento;
- combattere la xenofobia, il razzismo e le discriminazioni contro tutti i migranti e i rifugiati.

"La Ue dovrebbe chiedere alla Libia l'eliminazione della detenzione dei bambini"

Lo ha detto da Bruxelles Eugenio Ambrosi, direttore regionale per l'Europa dell'Oim, l'Organizzazione internazionale per le migrazioni, in occasione della presentazione del rapporto "Viaggi strazianti"

L'appello rivolto alle istituzioni europee nei loro negoziati con le autorità libiche potrebbe essere “un primo passo", sostiene Ambrosi, che chiede poi una gestione delle frontiere dell'Unione europea "children friendly", di lottare contro traffico e sfruttamento oltre che combattere xenofobia e razzismo.

Scarica il Rapporto "Viaggi Spaventosi" (Harrowing Journeys) 


Leonardo Cavaliere


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Bambini e giovani in movimento nel Mediterraneo, a rischio di traffico e di sfruttamento

La rotta del Mediterraneo Centrale , si conferma la più pericolosa da affrontare, in particolare per i bambini e giovani migranti . Nel ...
L’ OIM ha pubblicato il rapporto “LA TRATTA DI ESSERI UMANI ATTRAVERSO LA ROTTA DEL MEDITERRANEO CENTRALE: DATI, STORIE E INFORMAZIONI RACCOLTE DALL’ORGANIZZAZIONE INTERNAZIONALE PER LE MIGRAZIONI” da cui si evince che sono sempre più giovani e sempre più vulnerabili le potenziali vittime di tratta in arrivo via mare in Italia.

Il rapporto è frutto dei dati raccolti dall’OIM presso i luoghi di sbarco e nei centri di accoglienza per migranti nelle regioni del sud Italia.

Negli ultimi tre anni il numero delle potenziali vittime di Tratta a scopo di sfruttamento sessuale è aumentato del 600 per cento, almeno per coloro che sono approdati via mare.

Un aumento che è continuato anche in questi primi sei mesi del 2017 e che coinvolge ragazze sempre più giovani - spesso minorenni - che diventano oggetto di violenza e di abusi già durante il viaggio verso l’Europa e anche all'arrivo. In particolare, il fenomeno riguarda circa l’80% delle ragazze arrivate dalla Nigeria, il cui numero è passato da 1.500 nel 2014 a oltre 11.000 nel 2016.

La stima secondo la quale l’80% delle ragazze nigeriane arrivate via mare in Italia è composto da potenziali vittime di tratta per sfruttamento sessuale è calcolata attraverso indicatori elaborati sul campo dall’OIM, proprio per identificare tempestivamente le vittime e segnalarle alle autorità competenti, in modo da avviare tempestivamente i meccanismi di protezione previsti dalla normativa italiana.

Questi indicatori si basano su informazioni raccolte durante gli incontri individuali e collettivi con i migranti e sono largamente descritti nel rapporto, accompagnati da alcune delle storie raccolte dal personale dell’Organizzazione durante le loro attività.

Questi gli indicatori più significativi:

• Genere: la maggior parte sono donne;

• Età:spesso giovani e minori, tra i 13 e i 24 anni (nel 2016 è state registrata una diminuzione dell'età delle più giovani vittime di tratta);

• Nazionalità: è importante sottolineare le peculiarità del caso delle vittime di tratta provenienti dalla Nigeria, non solo dello Stato di Edo ma da diverse parti del paese (Delta, Lagos, Ogun, Anambra

e Imo sono gli stati d'origine che, oltre allo Stato di Edo, sono i più citati dalle nigeriane incontrate dall'OIM);

• Lo stato psicofisico: quando sono in gruppo, le vittime di tratta sono spesso le più timide e silenziose, talvolta chiaramente controllate da altri migranti che rispondono per loro o si oppongono a un'intervista privata tra la potenziale vittima e il personale dell’Organizzazione.

Altri indicatori ‐ soprattutto di natura socioeconomica – emergono quando è possibile condurre più approfondite interviste individuali.


Questi i più rilevanti:

• Un basso livello di istruzione;

• La situazione familiare: appartengono a famiglie particolarmente svantaggiate; spesso sono le primogenite di famiglie numerose oppure sostengono di essere orfane;

• Le condizioni della loro migrazione: dicono di non aver pagato nulla per il viaggio perché qualcuno ha finanziato i loro spostamenti; hanno difficoltà nel raccontare le varie fasi del loro viaggio e a indicare la durata del loro soggiorno in Libia (quando una durata è molto breve vuol generalmente dire che l‘organizzazione di cui sono vittime è particolarmente efficiente nel riuscire ad accorciare i tempi del viaggio per poterle sfruttare quanto prima in Europa);

Infine, esistono anche indicatori di natura "comportamentale" che emergono durante il primo periodo di accoglienza e che possono essere rilevati dagli operatori dei centri che sono quotidianamente in contatto con le ragazze.

Le attività sul campo dimostrano come la maggior parte delle vittime di tratta non siano disposte, almeno in un primo momento, a rivelare la loro esperienza o ad accedere ai programmi di sicurezza forniti dall’Organizzazione e dagli enti locali.

Ciò è causato da numerosi ostacoli. Fra questi, ad esempio:

- la relazione tra le vittime di tratta e i trafficanti (da cui vengono manipolate);

- il controllo che l'accompagnatore (ad esempio la madame o il “boga”) ha sulle vittime;

- la convinzione che non possono violare il giuramento che hanno sigillato con un rituale

voodoo (una forma di controllo psicologico ed un rito di iniziazione con cui la vittima si impegna ad onorare un accordo);

- un senso di responsabilità nei confronti della famiglia e dei rapporti di parentela che comportano una paura di ritorsioni da parte dei trafficanti sui familiari delle vittime nel loro paese d'origine.
“La tratta è un crimine transnazionale che sconvolge la vita di migliaia di persone ed è causa di inaudite sofferenze”, sottolinea Federico Soda, direttore dell’Ufficio OIM di Coordinamento per il Mediterraneo. “Si tratta di un tema al quale dedichiamo da anni il nostro impegno con attività di protezione, prevenzione e di collaborazione con le autorità che si occupano di contrasto al crimine organizzato”.

“Il rapporto”, spiega Carlotta Santarossa, Project Manager OIM, “descrive le attività dell’Organizzazione relative al contrasto di questo fenomeno: le difficoltà nella tutela e nella protezione delle vittime e le principali vulnerabilità identificate attraverso diversi casi assistiti. Abbiamo inoltre voluto raccontare alcune storie di persone assistite dallo staff dell'OIM per far comprendere in modo più chiaro la vera natura di questa dolorosa e odiosa forma di schiavitù. Riteniamo inoltre sempre più urgente che all’analisi dei dati si affianchi una riflessione sul mercato cui sono destinate queste ragazze e sulla domanda, evidentemente in crescita, di prestazioni sessuali a pagamento.”


Il rapporto si conclude con alcune raccomandazioni e suggerimenti volti ad affrontare con rinnovata efficienza questo fenomeno in Italia.


1)l’OIM ha accolto con favore l’adozione del Piano nazionale Anti tratta che si articola secondo le priorità individuate dalla Strategia dell’UE per l’eradicazione della tratta di esseri umani (2012‐ 2016)27, fra cui le iniziative di sensibilizzazione nelle scuole; in tal senso l’OIM ritiene centrale la realizzazione di campagne informative e disensibilizzazione sul tema della tratta e dello sfruttamento lavorativo rivolte ai giovani nelle scuole e nelle Università;


2) l’OIM esprime il suo apprezzamento per l’adozione da parte del Ministero dell’Interno delle “Linee Guida per le Commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale per l’Identificazione ed il referral delle vittime di tratta tra i richiedenti protezione internazionale” realizzate dalla Commissione Nazionale per il diritto d’Asilo e UNHCR e la formazione degli operatori delle Commissioni territoriali su tali procedure onde garantire l’emersione del fenomeno e la protezione delle vittime nell’ambito della procedura per il riconoscimento della protezione internazionale;


3) l’OIM sottolinea la necessità di rafforzare i meccanismi di protezione attraverso i progetti finanziati dal Dipartimento per le Pari opportunità aumentando in generale il numero di posti disponibili, e in particolare quelli riservati alle vittime di tratta minorenni e con altre vulnerabilità specifiche (psicologiche, sanitarie, etc.), nonché la creazione di luoghi protetti (“case di fuga”) dove trasferire e vittime individuate già al momento dello sbarco così da poterle separare dai loro trafficanti e attivare subito servizi di assistenza specifica;


4) al fine di assicurare l’accesso al sistema di protezione previsto dalla normativa vigente è necessario stabilire meccanismi di referral efficaci fra i diversi attori coinvolti nell’accoglienza dei migranti e richiedenti protezione internazionale in arrivo via mare, compresi gli operatori delle diverse strutture di accoglienza per minori stranieri non accompagnati, così da garantire che le vittime di tratta identificate successivamente al loro arrivo siano accolte in strutture adeguate;


5) è necessario coinvolgere i Relatori Nazionali o i Meccanismi Nazionali Equivalenti (costituiti in una rete informale dell’Unione istituita dalle conclusioni del Consiglio sull’istituzione di una rete europea di relatori nazionali o meccanismi equivalenti sul traffico di esseri umani del 4 giugno 200929), al fine di prevedere azioni di intervento uniformi e lo scambio di informazioni al fine di assicurare che le vittime di tratta richiedenti protezione internazionale non vengano rimandate in un Paese UE, anche in applicazione del Regolamento Dublino III, in cui possono essere ancora a rischio sfruttamento;


6) al fine di garantire un aggiornamento costante di tutti i soggetti coinvolti, comprese le Forze dell’Ordine, e gli operatori dell’accoglienza, onde assicurare la corretta e tempestiva identificazione delle vittime già al momento dello sbarco e potenziare la capacità di assistenza e protezione delle vittime a livello nazionale, nell’ambito dell’attuazione del “Piano Nazionale d’Azione contro la tratta e lo sfruttamento 2016‐2018”, l’OIM desidera promuovere un programma di capacity building rivolto ai diversi attori interessati nella gestione dei flussi migratori, e a tutti i soggetti che a diverso titolo sono chiamati a rispondere al fenomeno della tratta di esseri umani e dello sfruttamento, sia in termini di assistenza diretta alla vittime, che di prevenzione e di contrasto del fenomeno;


7) Le vittime di tratta sono fra le categorie che, secondo la Direttiva 2012/29/UE che istituisce norme minime in materia di diritti, assistenza e protezione delle vittime di reato, dovrebbero beneficiare di misure speciali di protezione. È inoltre importare ricordare che‐ laddove siano richiedenti protezione internazionale‐ le vittime di tratta sono fra le categorie definite vulnerabili dalla normativa italiana ed europea, con particolare riferimento per quanto riguarda le misure di accoglienza


Leonardo Cavaliere



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Le potenziali vittime di tratta, sempre più giovani e sempre più vulnerabili

L’ OIM ha pubblicato il rapporto “ LA TRATTA DI ESSERI UMANI ATTRAVERSO LA ROTTA DEL MEDITERRANEO CENTRALE: DATI, STORIE E INFORMAZIONI...
Ad un anno di distanza dalle due terribili tragedie avvenute nel Mediterraneo il 3 e l’11 ottobre 2013, Save the Children, l’Organizzazione dedicata dal 1919 a salvare i bambini e a promuovere i loro diritti in tutto il mondo, ed impegnata in Italia, dal 2008, in attività e interventi di supporto e assistenza dei minori stranieri in arrivo via mare, fa un bilancio dell’anno trascorso per quanto riguarda la loro accoglienza e protezione.

Minori. "Quintuplicati gli arrivi via mare"

Ad un anno di distanza dalle due terribili tragedie avvenute nel Mediterraneo il 3 e l’11 ottobre 2013, Save the Children, l’Organizzazione ...
Da 8500 a più di 17mila: nei primi otto mesi di quest'anno è già raddoppiato il numero di minori sbarcati sulle coste italiane rispetto all'intero 2013. 

Nel 2014 più di 17.000 minori sbarcati in Italia

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