Il primo incontro. - Diario di una Tutrice Volontaria di Minore Straniero non Accompagnato

Refugee Mushtaag Arab (17) with her guardian Monika Küpper (right)
Il primo incontro
Oggi ho appuntamento presso il Centro di Pronta Accoglienza (CPA) per incontrare per la prima volta C. G. Un insieme di emozioni mi accompagnano lungo il tragitto per arrivare a destinazione: curiosità, senz’altro, ma anche impazienza e forse un po’ di paura di non sapere come rompere il ghiaccio. Mi accoglie la responsabile del Centro perché, prima di presentarmi il ragazzo, vuole farmi una panoramica sul funzionamento e l’organizzazione della struttura: quanti ragazzi ci sono, quali sono le regole che i minori ospitati devono rispettare, quale tipo di assistenza viene loro garantita. Insomma un bombardamento di informazioni tutte nuove che non esito ad annotarmi visto che mi serviranno nella pratica quotidiana della tutela: devo ben sapere quando il ragazzo può uscire e quando deve rientrare, quanti soldi ha a disposizione o quali servizi gli spettano, qual è la sua giornata tipo. Entriamo poi nel merito della storia passata di C. G., io ancora non so molto di lui: ho letto qualcosa di fretta e furia nella sala d’attesa del Tribunale dei Minori la mattina in cui sono andata a giurare fedeltà dinnanzi al Presidente. Però mi mancano tante informazioni, vorrei sapere tutto. C. prima di approdare a questo CPA ha girovagato tra Turchia e Italia alla ricerca di un’opportunità lavorativa nonostante la sua giovane età. Preso il diploma di terza media, ha prima fatto un’esperienza in un’officina meccanica poi è sfortunatamente finito nel tunnel dello sfruttamento minorile in cui si è trovato costretto a lavorare 13-14 ore al giorno per un salario che non riesco nemmeno a pronunciare. Minore e senza tutele, l’unica arma che ha avuto per salvarsi è stato scappare alla volta della questura di un’altra città, il più lontano possibile da quel mondo e da quella umiliante sofferenza. Eppure in Albania C. G. ha ancora la sua famiglia, papà e mamma che cercano di portare avanti una sopravvivenza fatta di miseria e fatica. Una vita fatta di poche semplici cose che forse a lui stavano troppo strette. Difficile immaginare quale spinta possa aver avuto un ragazzo di 15 anni per decidere di lasciare gli affetti familiari, il suo paese, la sua lingua e preferire di lanciarsi nel vuoto alla ricerca di un futuro migliore…Eppure lui ha trovato la forza di farlo e ora è comparso qui davanti a me con un bel sorriso. E’ alto per la sua età e muscoloso, sembra timido ma contento di conoscermi. Non credo abbia capito chi sono ma non importa, ci sarà tempo per spiegarglielo e forse dimostrarglielo con azioni concrete. Provo a fargli qualche semplice domanda: “come stai?”, “cosa fai durante il giorno?”, “cosa ti piace fare, sport? musica? stare con gli amici?”. Risponde in un italiano un po’ zoppicante ma si fa capire anche senza mediatore culturale. Vedo che mi osserva e sorride ancora. Poi mi racconta un po’ di lui, della sua storia. Ripercorre alcuni momenti delicati della sua vita e i suoi occhi cominciano a luccicare non appena affiora nella sua mente quel periodo là…quello dello sfruttamento, del lavoro nero, delle 14 ore al giorno, della sua vita clandestina fingendosi maggiorenne. Mi dice che è stato bruttissimo e che quella non è vita e che non vuole più essere invisibile. Desidera una vita normale, con un regolare contratto di lavoro, poter avere una casa dove vivere un giorno con la sua fidanzata. Sembrano sogni semplici di un ragazzo che è dovuto maturare un po’ precocemente rispetto ai suoi coetanei. Mio nipote alla sua stessa età ha ben altri grilli per la testa!
Pero forse la speranza è che ora tutto questo brutto passato possa essere lasciato alle spalle: oggi c’è la legittima convinzione che il futuro gli stia sorridendo come lui sorride a me. E molto probabilmente starà a me, sua figura adulta di riferimento, aiutarlo a cogliere quest’opportunità.
E’ ormai ora di salutarci, ci scambiamo i numeri di telefono e mi ringrazia ripetutamente. Forse, allora, sta cominciando a capire chi sono…



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