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I nuovi sciuscià: minori stranieri in Italia di Dario Melossi e Monia Giovannetti

Multiculturalismo e sicurezza, migranti e criminalità, l'immigrazione minorile e il carcere: sono questi i filoni lungo cui si dipana la ricerca sociologica presentata nel volume da Dario Melossi e Monia Giovannetti. Il primo capitolo offre una panoramica del rapporto tra immigrazione, devianza e problemi di integrazione dei migranti all'interno del "modo di vita" italiano. Il secondo e il terzo si basano sui "racconti di vita" di settanta giovani stranieri.



I nuovi sciuscià: minori stranieri in Italia di Dario Melossi e Monia Giovannetti

I nuovi sciuscià: minori stranieri in Italia di Dario Melossi e Monia Giovannetti Multiculturalismo e sicurezza, migranti e criminal...
La seconda edizione, aggiornata e ampliata, dell'inchiesta che ha fatto luce sul fenomeno dei minori stranieri non accompagnati in Italia. Dati, interviste ad operatori, educatori, rappresentanti delle istituzioni e le storie dei ragazzi stranieri giunti da minorenni soli nel nostro Paese dopo viaggi drammatici: una sezione del libro, intitolata "Deserto", è interamente scritta dai giovani immigrati. Roberto Saviano ne firma la prefazione e scrive: "Alcune delle storie che più mi hanno colpito di questi ragazzi sono raccolte in questo libro di Luca Attanasio. Immaginatevi i vostri figli adolescenti, i vostri nipoti bambini attraversare da soli il Sahara. Immaginate che si preparino per partire. Cosa si porterebbero in quello zaino?" Tra le tante storie, quella di Mohammed Keita, partito a 13 anni dalla Costa D'Avorio e giunto a Roma a 17 anni, oggi fotografo affermato. Lo sguardo che buca la copertina è quello di un suo scatto, entrato in alcune gallery online, ripreso da giornali e riviste, proiettato ripetutamente nelle diverse apparizioni televisive dell'autore o durante le presentazioni del libro in tutta Italia.

Il bagaglio. Storie e numeri del fenomeno dei migranti minori non accompagnati. Ediz. ampliata

La seconda edizione, aggiornata e ampliata, dell'inchiesta che ha fatto luce sul fenomeno dei minori stranieri non accompagnati in Itali...





Samia è una ragazzina di Mogadiscio. Ha la corsa nel sangue. Ogni giorno divide i suoi sogni con Alì, che è amico del cuore, confidente e primo, appassionato allenatore. Mentre intorno la Somalia è sempre più preda dell'irrigidimento politico e religioso, mentre le armi parlano sempre più forte la lingua della sopraffazione, Samia guarda lontano, e avverte nelle sue gambe magre e velocissime un destino di riscatto per il paese martoriato e per le donne somale. Gli allenamenti notturni nello stadio deserto, per nascondersi dagli occhi accusatori degli integralisti, e le prime affermazioni la portano, a soli diciassette anni, a qualificarsi alle Olimpiadi di Pechino. Arriva ultima, ma diventa un simbolo per le donne musulmane in tutto il mondo. Il suo vero sogno, però, è vincere. L'appuntamento è con le Olimpiadi di Londra del 2012. Ma tutto diventa difficile. Gli integralisti prendono ancora più potere, Samia corre chiusa dentro un burqa ed è costretta a fronteggiare una perdita lacerante, mentre il "fratello di tutta una vita" le cambia l'esistenza per sempre. Rimanere lì, all'improvviso, non ha più senso. Una notte parte, a piedi. Rincorrendo la libertà e il sogno di vincere le Olimpiadi. Sola, intraprende il Viaggio di ottomila chilometri, l'odissea dei migranti dall'Etiopia al Sudan e, attraverso il Sahara, alla Libia, per arrivare via mare in Italia.

Non dirmi che hai paura di Giuseppe Catozzella

Samia è una ragazzina di Mogadiscio. Ha la corsa nel sangue. Ogni giorno divide i suoi sogni con Alì, che è amico del cuore, confident...
"Il Bianco e i Neri" è un libro scritto da Riccardo Malaspina e Luca Renato Isa, due educatori professionali, e illustrato da Edoardo Arcuri.

Racconta la quotidianità di ciò accade all’interno delle comunità educative che accolgono i Minori Stranieri Non Accompagnati, quegli stranieri migranti di cui tanto si parla in tv, sui giornali, sui social, ma che poco si conoscono.

L’intento è quello di condividere momenti realmente vissuti in comunità e frammenti delle storie dei ragazzi con cui Luca e Riccardo hanno lavorato e con cui hanno condiviso tanto (forse troppo) tempo.

“Le esperienze dei due educatori si fondono in un unico personaggio fittizio: Carlo.
I nomi dei ragazzi vengono volutamente censurati indicando solo la lettera iniziale.
I racconti sono una raccolta di dialoghi tra un educatore e i suoi ragazzi,
tentativi goffi e maldestri dei ragazzi di essere
adolescenti,
senza famiglia,
in un Paese straniero,
con un’altra lingua,
ma con un educatore “rompipalle” alle calcagna: Carlo”.






Il Bianco e i Neri: Educhiamoli a casa nostra

"Il Bianco e i Neri" è un libro scritto da Riccardo Malaspina e Luca Renato Isa, due educatori professionali, e illustrato da Ed...
C’è una linea immaginaria eppure realissima, una ferita non chiusa, un luogo di tutti e di nessuno di cui ognuno, invisibilmente, è parte: è la frontiera che separa e insieme unisce il Nord del mondo, democratico, liberale e civilizzato, e il Sud, povero, morso dalla guerra, arretrato e antidemocratico. È sul margine di questa frontiera che si gioca il Grande gioco del mondo contemporaneo. Questa soglia è inafferrabile, indefinibile, non-materiale: la scrittura vi si avvicina per approssimazioni, tentativi, muovendosi nell’inesplorato, là dove si consumano le migrazioni e i respingimenti, là dove si combatte per vivere o per morire. Leogrande ci porta a bordo delle navi dell’operazione Mare Nostrum e pesca le parole dai fondali marini in cui stanno incastrate e nascoste. Ci porta a conoscere trafficanti e baby-scafisti, insieme alle storie dei sopravvissuti ai naufragi del Mediterraneo al largo di Lampedusa; ricostruisce la storia degli eritrei, popolo tra i popoli forzati alla migrazione da una feroce dittatura, causata anche dal colonialismo italiano; ci racconta l’altra frontiera, quella greca, quella di Alba Dorata e di Patrasso, e poi l’altra ancora, quella dei Balcani; ci introduce in una Libia esplosa e devastata, ci fa entrare dentro i Cie italiani e i loro soprusi, nella violenza della periferia romana e in quella nascosta nelle nostre anime: così si dà parola all’innominabile buco nero in cui ogni giorno sprofondano il diritto comunitario e le nostre coscienze. Quanta sofferenza. Quanto caos. Quanta indifferenza. Da qualche parte nel futuro, i nostri discendenti si chiederanno come abbiamo potuto lasciare che tutto ciò accadesse.
Quella parola indica una linea lunga chilometri e spessa anni. Un solco che attraversa la materia e il tempo, le notti e i giorni, le generazioni e le stesse voci che ne parlano, si inseguono, si accavallano, si contraddicono, si comprimono, si dilatano.È la frontiera.




La frontiera Alessandro Leogrande

C’è una linea immaginaria eppure realissima, una ferita non chiusa, un luogo di tutti e di nessuno di cui ognuno, invisibilmente, è parte...
"Bilal" è un'avventura contemporanea attraverso i deserti e il mare, dall'Africa all'Europa, dalle bidonville al mercato dei nuovi schiavi, vissuta in prima persona dall'autore. Fabrizio Gatti ha attraversato il Sahara sui camion e si è fatto arrestare come immigrato clandestino per raccontare gli atti eroici e le tragedie che accompagnano i protagonisti di una conquista incompiuta.
Nel libro “Bilal”, G. vuole ripercorrere la strada che dall’Africa detta sub-sahariana conduce verso i lidi mediterranei di Libia e Tunisia, dalle quali partono poi le imbarcazioni che terminano la loro corsa prevalentemente, ma non solo, a Lampedusa. Il viaggio dell’autore è “venduto” come se fosse un continuo temporale, che appunto dall’Africa lo conduce, per traverse e tristi vie, a lavorare come raccoglitore di pomodori in Puglia. In realtà l’intero libro è una collezione di vicende che sono temporalmente distanti l’una dall’altra. Il filo rosso rimane ovviamente la descrizione della “filiera” criminale, e con questa tutta la vicenda umana, che porta l’immigrato dai villaggi dell’Africa fino nei campi pugliesi.

Il libro è scorrevolissimo ed emana quasi un senso di avventura che a tratti copre il senso “etico” di denuncia che contiene, come che nel leggerlo si finisca più per seguire le vicende personali del nostro personaggio, perso in problemi pratici non semplici, piuttosto che spaziare nell’affresco più generale del dramma dell’immigrazione; ovviamente questo esito è in parte collegato all’aura di fascinazione che genera il luogo in cui si svolge buona parte del libro, il deserto. La scrittura è breve e sincopata e segue in maniera molto efficace le vicende delle quali G. è vittima, senza risultare l’effetto di una troppo cerebrale ri-sistemazione postuma: nella sua asciuttezza essa consente di guardare alle cose quasi in presa diretta.

Ovviamente il libro è un continuo susseguirsi di aneddoti ed episodi tragici ma anche semplicemente di vita ordinaria, seppure un’ordinarietà sui generis. Fra i molti episodi che mi hanno colpito, segnalo la vicenda di due ragazzi (pagg. 154 e seguenti) che l’autore conosce in una remota città del deserto del Niger, Dirkou. Qui spesso i migranti non hanno i soldi per poter tornare indietro (talvolta nemmeno desiderano tornare ai loro paesi d’origine) ma neppure hanno la certezza di poter proseguire verso la Libia e da qui verso l’Europa. Infatti, l'ostacolo al loro movimento è rappresentato dall’atteggiamento che le autorità libiche adottano nei riguardi dell’immigrazione proveniente dall’Africa nera: se i libici vogliono compiacere le autorità europee, allora il traffico di esseri umani sarà temporaneamente interrotto, con conseguenze immaginabili per chi è bloccato nel deserto (o almeno questo è quello che G. dice), quando invece l'attenzione dell'Europa per il problema dei migranti scema, i passaggi illegali di frontiera possono andare avanti indisturbati. Pur nella difficoltà della situazione, i due ragazzi, e con essi l’intera città, sono descritti nel loro quotidiano barcamenarsi, sempre appesi all’idea costante di partire e di “ri-farsi una vita”. I due ragazzi compariranno poi nuovamente nel proseguo del libro per raccontarci da testimoni oculari, a mezzo di email spedite all’autore, la vera politica razzista del nuovo "amico" dell’occidente, il presidente-padrone della Libia, Gheddafi.

L'altro episodio che riporto riguarda la fase finale del viaggio, quando Gatti si butta a mare da una scogliera, a Lampedusa, per poi farsi passare ancora una volta per immigrato. Dopo un salvataggio abbastanza farsesco (si fa ri-pescare sotto una villa in estate, in circostanze di festa e ovviamente coloro che lo traggono in salvo commentano in italiano sulla sua condizione e sulla sua provenienza, senza sapere che G. capisce l’italiano) l'autore è portato al centro di detenzione per immigrati irregolari dove assiste a tutta una trafila di umiliazioni, privazioni e vere proprie violenze fisiche perpetrate sui detenuti (che tecnicamente non sono nemmeno tali, infatti nel seguito del libro si racconta la demenziale espulsione degli immigrati con la semplice emissione di un foglio di via che intima loro di allontanarsi in pochi giorni dall'Italia). Pur in tutta la girandola di regolamenti idioti, sciatteria e violenza che subisce nel centro, G. racconta che una sera, mentre ritira il suo pasto, venne richiamato indietro da un maresciallo dei carabinieri (che in genere, contrariamente ai suoi colleghi, impediva ai sottoposti del battaglione che lui comandava di maltrattare gli ospiti del centro) che gli ricorda, in italiano, di prendere anche il pane. Ovviamente, G. si gira per prendere il pane, rendendosi conto in quel momento di avere forse commesso un errore in grado di mandare all’aria tutto il travestimento messo in atto fino a quel momento. Invece il carabiniere non solo non si chiede perché lo straniero abbia risposto alla sua chiamata ma “addirittura” (se leggerete questa parte del libro capirete che l’addirittura è pienamente giustificato) gli da una pacca sulla spalla mentre questi ritira il pane. Nelle mie righe l’episodio sembra insignificante, ma nel quadro di degrado in cui è inserito colpisce l’autore, che infatti ringrazia quell’anonimo sottoufficiale anche alla fine del libro, e colpisce ovviamente anche il lettore.

Il libro merita dunque di essere letto anche se vi è un certo leit-motiv di fondo che non mi è piaciuto. Molto brevemente questo riguarda la descrizione abbastanza di maniera che si offre di come le autorità europee o italiane trattino il problema dell’immigrazione. L’intera questione è complessa e fuori dalla mia portata, noto solo che l’idea che traspare dal libro “Bilal” è che le autorità europee siano interessate solo a non avere fastidiose immagini di barchini alla deriva nei tg serali e che, per garantire cene tranquille ai loro elettori, siano disposti a qualunque concessione nei riguardi della Libia del dittatore Gheddafi, in spregio a qualunque rispetto dei diritti umani. Anche il nesso di causalità immediata stabilito da G. fra decisioni europee (in reazione ad affondamenti o a ricorrenti problemi di sicurezza) e restringimento dei canali migratori fra Niger e Libia appare un po' troppo semplicistica.
Ma, in fondo, il libro non è uno studio sulle cause o sulle soluzioni del problema dell’immigrazione: è solo la storia di Bilal.




Bilal. Viaggiare, lavorare, morire da clandestini di Fabrizio Gatti

"Bilal" è un'avventura contemporanea attraverso i deserti e il mare, dall'Africa all'Europa, dalle bidonville al m...
Minori stranieri soli:  tra politiche di accoglienza e politiche di controllo : un'analisi territoriale. Aurora Campus

Il volume restituisce i risultati di un percorso di studio e di ricerca sui minori stranieri sottoposti a misure penali, durato diversi anni, nei quali il mondo della giustizia minorile e quello degli interventi di welfare hanno subito profonde trasformazioni, così come processi di cambiamento hanno interessato i fenomeni migratori e le politiche e strategie di intervento. I risultati delineati tracciano l'impatto di tali trasformazioni nelle percezioni, nei discorsi e nelle azioni dei ragazzi e degli operatori che afferiscono al complesso mondo della giustizia minorile e della rete del welfare nell'area milanese e in quella torinese.



Minori stranieri soli: tra politiche di accoglienza e politiche di controllo : un'analisi territoriale. Aurora Campus

Minori stranieri soli:  tra politiche di accoglienza e politiche di controllo : un'analisi territoriale. Aurora Campus Il volume...
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