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Nel 2016 sono stati stimati almeno 10 milioni di bambini nel mondo vittime di lavoro forzato, sfruttati a fini sessuali e nell'economia sommersa. In Italia ad altissimo rischio sono i minori migranti soli alla frontiera nord: le ragazze vittime di sfruttamento sessuale per cercare di passare il confine. In aumento le minorenni nigeriane e rumene costrette alla prostituzione forzata su strada. I dati dell'ultimo rapporto di Save the children.


Nel mondo vi sono 10 milioni di “piccoli schiavi invisibili”, ossia bambini e adolescenti costretti a prostituirsi, a lavorare in condizioni di sfruttamento, esposti ad abusi. Un fenomeno sommerso che non risparmia nemmeno l’Italia, con un aumento vertiginoso delle adolescenti da Nigeria e Romania sulle strade e le tante minorenni in transito indotte a prostituirsi alla frontiera di Ventimiglia per pagare i passeurs o trovare un posto dove dormire. Ci sono poi migliaia di minori migranti soli fuggiti dai centri di accoglienza quindi più esposti a forme di sfruttamento e centinaia di bambini che lavorano in nero nel terziario, come gli egiziani nelle frutterie, kebabberie, pizzerie o autolavaggi. È la fotografia documentata nel rapporto di Save the Children “Piccoli schiavi invisibili 2018”, in vista della Giornata internazionale contro la tratta di esseri umani che si celebra il 30 luglio. I quasi 10 milioni di bambini e adolescenti venduti e sfruttati a fini sessuali e lavorativi corrispondono al 25% del totale delle persone in questa condizione, oltre 40 milioni, di cui più di 7 su 10 sono donne e ragazze. Circa 1 milione, secondo le stesse stime, i minori vittime di sfruttamento sessuale nel 2016, mentre in cinque anni – tra il 2012 e il 2016 – 152 milioni di bambini e ragazzi tra i 5 e i 17 anni sarebbero stati coinvolti in varie forme di lavoro minorile, di cui oltre la metà in attività pericolose per la loro stessa salute.



Il fenomeno del “survival sex” alla frontiera di Ventimiglia. In Italia emerge alla frontiera di Ventimiglia il fenomeno del cosiddetto survival sex, ovvero delle minorenni in transito provenienti per lo più dal Corno d’Africa e dai Paesi dell’Africa-sub-sahariana che vengono indotte a prostituirsi per pagare i passeurs somme tra i 50 e i 150 euro per per attraversare il confine o reperire cibo o un posto dove dormire. Una situazione aggravata anche dopo lo sgombero, ad aprile 2018, dell’accampamento informale nell’area lungo il fiume Roja. Da allora, gli operatori di Save the Children sul terreno, hanno rilevato la permanenza in strada di molti minori in condizioni degradanti, promiscue e pericolose che vengono alleviate soltanto dalle associazioni che offrono assistenza legale, connessione a internet e altri beni di prima necessità.

I minori transitanti esposti a sfruttamento e abusi. Al 31 maggio 2018, 4.570 minori risultano irreperibili nel nostro Paese, hanno cioè abbandonato le strutture di accoglienza, in particolare nelle regioni del sud. Si tratta per lo più di minori eritrei (14%), somali (13%), afgani (10%), egiziani (9%) e tunisini (8%) . L’ingresso nell’invisibilità espone i minori in transito a rischi notevoli, in particolare le ragazze minorenni dal Corno d’Africa. Il flusso di migranti eritrei a Ventimiglia nei primi mesi del 2018 ha fatto registrare un notevole incremento rispetto all’anno precedente, quando erano appena il 10% dei transitanti.



Aumentano le ragazze nigeriane e rumene in strada. Tra le ragazze nigeriane che giungono via mare in Italia – emerge dal rapporto – 8 su 10 sarebbero potenziali vittime di tratta a fini di sfruttamento sessuale, un numero che ha fatto registrare, tra il 2014 e il 2016, un incremento del 600%. Molte giovanissime nigeriane sono indotte dagli sfruttatori a dichiararsi maggiorenni per sfuggire al sistema di protezione per minori. Nel corso del 2017, secondo i dati del Dipartimento per le Pari Opportunità le vittime minorenni inserite in programmi di protezione sono state 200 (quasi il doppio rispetto all’anno precedente, 111 vittime), di cui la quasi totalità – 196 – sono ragazze. Anche gli operatori delle unità di strada del programma “Vie d’uscita” di Save the Children in Abruzzo, Marche, Sardegna, Veneto e Roma, tra gennaio 2017 e marzo 2018 sono entrati in contatto con 1.904 vittime, di cui 1.744 neomaggiorenni o sedicenti tali e 160 minorenni, in netta prevalenza (68%) nigeriane, seguite dalle rumene (29%). Un numero in crescita rispetto al periodo maggio 2016-marzo 2017, quando erano state contattate 1.313 vittime. In una sola notte, a ottobre 2017, la rete di organizzazioni riunite nella Piattaforma Nazionale Anti-Tratta ha rilevato 5.005 vittime in strada, tra cui 211 minori, registrando un incremento del 53% rispetto alla precedente rilevazione a maggio dello stesso anno. “E’ inaccettabile che nel nostro Paese bambine e adolescenti finiscano nella rete di sfruttatori senza scrupoli, vittime quotidiane, sulle strade delle nostre città, degli abusi perpetrati da coloro che invitiamo tutti a non chiamare più ‘clienti’”, afferma Raffaella Milano, direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the children.



Lavoro minorile in Italia, il caso degli egiziani. Secondo il rapporto di Save the Children, i casi emersi di lavoro minorile nel nostro Paese nel 2017, riguardanti sia minori italiani che stranieri, ammontano a 220, la punta di un iceberg di un fenomeno sommerso. In particolare, oltre il 70% delle violazioni riguarda il settore terziario, ossia nei servizi di alloggio e ristorazione, nel settore del commercio all’ingrosso e al dettaglio, in agricoltura e in attività manifatturiere. La maggior parte sono ragazzi egiziani, anche se il numero degli arrivi si è ridotto dal 2016. Sono ragazzi che vogliono lavorare per inviare i soldi a casa e ripagare il debito contratto per il viaggio. Per questo tendono ad abbandonare precocemente il sistema di accoglienza (al 31 maggio 2018 si registrano 421 minori egiziani irreperibili ) e sono però esposti al rischio dello sfruttamento lavorativo. Nella maggior parte dei casi, i minori egiziani vengono sfruttati nel lavoro in nero a Torino e a Roma negli autolavaggi, dove lavorano 7 giorni su 7 per 12 ore al giorno per 2 o 3 euro all’ora, o nelle pizzerie, nelle kebabberie e nelle frutterie dove lavorano anche di notte per compensi che raramente superano i 300 euro mensili. In tali condizioni di sfruttamento, è purtroppo facile essere coinvolti forzatamente in attività illegali, come spaccio e furti, o assumere mix di cocaina, crack e farmaci a base di benzodiazepine per sostenere turni lavorativi massacranti.

Autore: Patrizia Caiffa

Fonte: Agensir



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I Minori Stranieri non Accompagnati

Dieci milioni di “piccoli schiavi” nel mondo. In Italia i casi di “survival sex” a Ventimiglia, la prostituzione di strada e lo sfruttamento lavorativo

Nel 2016 sono stati stimati almeno 10 milioni di bambini nel mondo vittime di lavoro forzato, sfruttati a fini sessuali e nell'economia ...
Cresce il numero di minorenni provenienti dalla Nigeria che sbarcano sulle coste italiane e che diventano vittime della tratta per la prostituzione. Secondo l’Organizzazione mondiale per le migrazioni (Oim) circa l’80% delle migranti arrivate via mare nel 2016 (dati più aggiornati non ci sono ancora, ma il fenomeno anche nel 2017 è di dimensioni preoccupanti) è probabile vittima di tratta destinata allo sfruttamento sessuale in Italia e in altri paesi dell’Unione Europea. 
Secondo il rapporto “Indifesa” di Terre des Hommes l’elevato numero di giovani donne nigeriane che raggiungono l’Italia è un dato consolidato e in costante crescita, sia per quanto riguarda le donne – erano circa 5mila nel 2015, passate a 11mila nel 2016 – sia per quanto riguarda i minori non accompagnati, in larga parte di sesso femminile, passati da 900 a 3040. 
L’Italia, come il resto dell’Europa, si conferma sempre più la meta di minori sole. In tutto il 2016, su un totale di 17.373 minori stranieri non accompagnati registrati, le femmine erano 1.165. 
Nei primi cinque mesi del 2017 il ministero del Lavoro ne ha censite quasi altrettante: 1.123, il 6,9% del totale. I dati del 2016 indicano che il 73,6% del totale ha tra i 16 e i 17 anni. Nel 2017 sei ragazze su dieci di quelle arrivate hanno 17 anni. 
Il primo paese di provenienza è la Nigeria (534), in costante aumento. Nella classifica seguono le eritree (22%) e le albanesi (100).

Numeri che evidenziano quanto occorra fare per fermare un fenomeno, non solo preoccupante, ma disgustoso dal punto di vista umano
Ci si chiede: le missioni militari, diplomatiche e politiche che l’Italia ha messo in campo, come quella di recente approvata per il dispiegamento di una forza militare lungo il confine con la Libia, riuscirà a fermare la tratta di essere umani e di giovani adolescenti destinate al mercato della prostituzione? Probabilmente diminuiranno gli arrivi, ma il destino di queste adolescenti potrebbe rimanere lo stesso, solo che non sarà sotto i nostri occhi, ma in altri paesi, nascosto, così da rendere le nostre coscienze immacolate. Non invaderanno più le nostre periferie, ma quelle del mondo. Quei paesi definiti dal presidente americano Donald Trump, “cessi”.

Come funziona la tratta

L’Oim, inoltre, denuncia “il significativo e preoccupante aumento delle vittime di tratta adolescenti”. Molte tra queste ragazzine al momento dello sbarco si dichiarano maggiorenni, seguendo le indicazioni dei trafficanti: “In questo modo – continua l’Oim – le ragazze verranno collocate in strutture di accoglienza per adulti, dove sarà più semplice contattare i loro trafficanti che andranno a prelevarle con maggiore facilità”. La tratta di esseri umani sta coinvolgendo ragazze di età sempre più basse. Save the Children evidenzia il progressivo abbassamento dell’età delle giovani nigeriane vittime di tratta: “Sono sempre più giovani, scarsamente scolarizzate e sempre più povere. Si tratta prevalentemente di ragazze tra i 15 e i 17 anni, con una quota crescente di bambine tra i 13 e i 14 anni”.

Il reclutamento delle giovani nigeriane avviene a Benin City, nelle aree rurali e nei villaggi più remoti degli Stati dell’Anambra, del Delta e di Lagos. Il viaggio, per queste ragazze è un incubo fatto di abusi e violenze, molte vengono costrette a prostituirsi già in Libia nelle cosiddette connection house per iniziare a pagare il debito contratto con i trafficanti al momento della partenza – che varia tra i 20 e i 50mila euro – e che viene spesso siglato da un rito magico, noto come juju o vudu. A differenza di quanto avveniva negli anni Novanta e nei primi anni Duemila – quando le ragazze arrivavano soprattutto via aerea – oggi i trafficanti le “confondono” tra i migranti in partenza per la Libia. Dando loro fin dall’inizio chiare istruzioni per fare in modo che alla prima occasione utile possano scappare dai centri di accoglienza. 
fonte: Angelo Ferrari - AGI

La tratta di prostitute nigeriane coinvolge sempre più minorenni

Cresce il numero di minorenni provenienti dalla Nigeria che sbarcano sulle coste italiane e che diventano vittime della tratta per la pros...
Sono sempre più giovani e spesso vengono avviate alla prostituzione pochi giorni dopo essere sbarcate in Italia. Molte di loro hanno in tasca un permesso di protezione internazionale che però non serve a proteggerle, ma solo a renderle ancor più facile merce per i loro sfruttatori. Nel nostro paese cresce il fenomeno della tratta finalizzata, in particolare, alla prostituzione. Ad esserne vittime sono soprattutto le ragazze nigeriane giovanissime, la cui presenza sulle nostre strade è aumentata negli ultimi due anni del 300 per cento, con un boom rilevato in particolare dal settembre 2015 a oggi. A lanciare l’allarme è la Comunità Papa Giovanni XXIII, in occasione della Giornata europea contro la tratta che si celebra oggi. L’organizzazione fondata da don Oreste Benzi, da anni si occupa del tema, e opera con diverse unità di strada per intercettare le vittime, toglierle dalla rete dello sfruttamento e dare loro un’accoglienza protetta.

I dati del fenomeno: 1/3 sono minori.Secondo le stime sono in tutto 21 milioni le vittime di tratta nel mondo. Per il 49 per cento dei casi sono donne, nel 33 per cento minori. La metà delle persone (53 per cento) è trafficata a scopo sessuale, di queste il 70 per cento è composto da donne e bambine (il 49 per cento donne, 21 per cento bambine). In Italia, spiega la Papa Giovanni XXIII, sono tra le 75mila e le 120mila le vittime della prostituzione. Il 65 per cento è in strada, il 37 per cento è minorenne, tra i 13 e i 17 anni. Le vittime provengono in particolare dalla Nigeria (36 per cento), dalla Romania (22 per cento) e dall’Albania (10,5 per cento). Mentre secondo diverse stime i clienti sono sono tra i 2 milioni e mezzo e i 9 milioni, con un giro d’affari di 90 milioni di euro al mese.

L’aumento dei flussi di migranti dalla Nigeria, boom negli ultimi due anni (+300 per cento). Dallo scorso anno l’Oim (l’organizzazione internazionale per la migrazione) ha lanciato l’allarme sul legame tra l’aumento del numero delle ragazze nigeriane nel flusso dei profughi e l’ aumento dello sfruttamento e, in particolare, della prostituzione su strada. “C’è stata una crescita pari al 300 per cento di ragazze provenienti dalla Nigeria. Molte di loro sono giovanissime –sottolinea Irene Ciambesi – referente della Comunità Papa Giovanni XXIII ed esperta di tratta degli esseri umani – Lo stesso ministero della Giustizia, nel 2015, ha denunciato che è proprio lo sfruttamento sessuale uno degli aspetti caratteristici della tratta degli esseri umani nel nostro paese. Il fenomeno, in particolar, coinvolge nel 70 per cento dei casi le donne. A questi dati già allarmanti del 2015 possiamo aggiungere quello che vediamo noi con le nostre unità di strada: e cioè che oltre il 50 per cento di queste ragazze arriva dalla Nigeria e che molte sono minorenni”.

Il dramma delle adolescenti. Giovanissime, a volte non superano i quattordici anni. Si dispongono in strada vicine, a solo pochi metri di distanza, ma a chi gli chiede l’età rispondono senza esitare: “20 anni”. “In molte sono appena sbarcate, le vediamo disposte le une accanto alle altre, con il braccialetto della chiesa pentecostale da cui provengono – continua Ciambesi -. Ognuna ha una postazione sul marciapiede ma quando le avviciniamo è difficile che si dichiarano minorenni, tutte dicono di essere ventenni”. A istruirle sono gli sfruttatori: le ragazze, soprattutto quelle che vengono dalla Nigeria, vengono soggiogate attraverso un rito voodoo. “Nel rito vengono usati elementi personali, come i capelli o i peli pubici – aggiunge – e alle ragazze viene detto che se si ribellano rischiano la morte, loro o i familiari. Alcune con questo sistema finiscono per diventare soggetti psichiatrici perché sono completamente soggiogate”.

Un meccanismo radicato nel sistema di accoglienza. Ma oggi il problema è ancor più grave e legato al fenomeno della migrazione, perché il meccanismo dello sfruttamento si è radicato all’interno del sistema di accoglienza. “Alle ragazze viene spiegato che una volta in Italia devono chiedere asilo politico – spiega ancora Ciambesi -. In molti casi c’è un intermediario mandato dalle madame (le sfruttatrici, ndr) che le aiuta a farlo: in questura vediamo questi uomini nigeriani che accompagnano anche 5 ragazze per volta e le aiutano nella procedura. Ma nessuno fa nulla, noi siamo impotenti, e lo sono anche le squadre mobili, perché spesso non ci sono elementi per dire che quell’uomo avrà una parcella per regolarizzarle nel nostro sistema di accoglienza”. A favorire il sistema di sfruttamento è anche l’attuale struttura del sistema di protezione e accoglienza in Italia: che non prevede un percorso di recupero e integrazione della persona ma solo l’ inserimento in strutture di accoglienza. “Qui le persone entrano e escono quando vogliono – continua la referente della Comunit à-. Non solo non c’è controllo, ma neanche una forma di percorso interattivo tra gli operatori e i migranti, come prevederebbe il piano nazionale antitratta, che parla della tempestività con cui gli operatori della tratta in sinergia con gli operatori che si occupano di asilo dovrebbero intervenire su quelle vicende che sono a rischio vulnerabilità”. In particolare, spiega ancora Ciambesi, al punto 5 del modulo per fare richiesta d’asilo si dovrebbe segnalare se il soggetto è vulnerabile (minore, disabile, vittima di violenza psicologica, fisica, o a scopo sessuale e vittime di tortura). “Questo punto 5 in genere rimane in bianco – afferma - gli operatori di polizia non approfondiscono, la vittima non è consapevole che è quello il momento di sganciarsi dall’organizzazione criminale, o più spessonon ha a forza per farlo”. E così con un permesso umanitario, che non ha nulla a che fare il permesso per vittime di sfruttamento, continuano a prostituirsi per pagare il debito contratto con il viaggio.

Cosa si può fare? Secondo la Papa Giovanni XXIII il piano antitratta andrebbe recepito da tutte le agenzie che si occupano di tratta: a partire dalle forze di polizia e passando per tutti i gli operatori che a vario titolo si occupano del fenomeno. “Serve un lavoro di coordinamento e sinergia attraverso una cabina di regia molto chiara– aggiunge Ciambesi – Ma l’altro punto fondamentale per noi fondamentale è colpire un anello dello sfruttamento centrale, e cioè il cliente. Come diciamo da anni se non ci fosse la domanda non ci sarebbe l’offerta. Noi crediamo, che come ha già fatto la legislazione francese, si debbano vietare le prestazioni sessuali a pagamento e quindi il concetto di donna come merce”. L’altro punto è l’integrazione: “quando chiediamo alle ragazze di cosa abbiano bisogno la risposta è sempre lavorare – spiega -. Tutte riconoscono che la loro dignità passa per un lavoro vero. Nessuna ci ha mai detto che vuole fare la prostituta o la sex worker, né ci chiede di fare questo mestiere pagando le tasse. Non lo rileviamo neanche nei casi di prostituzione indoor”.

Le campagne di sensibilizzazione contro l’idea di donna come merce. Per sensibilizzare sul fenomeno la Papa Giovanni XXIII ha lanciato una campagna dal titolo“Questo è il mio corpo”. “L’obiettivo – conclude Ciambesi - è portare avanti un appello politico per contro l’idea di donna come oggetto. Le donne che si prostituiscono sono vittime di sfruttamento e vogliono essere liberate. A fine settembre a Ginevra è stato posto il caso delle adolescenti. Come negli anni ‘90 in tutta l’Europa continua ad abbassarsi la fascia d’età delle vittime. Molte arrivano anche dall’est, e nel caso delle ragazzine rom, spesso sono vendute dagli stessi familiari. Il problema è che i clienti chiedono sempre più le ragazzine, perché cercano chi maggiormente può essere sottomessa. Quello che chiedono non sono rapporti tradizionali, ma prestazioni sessuali che fanno accapponare la pelle. Sono sempre più i feticisti. Quando parliamo con le ragazze ci dicono: voi non immaginate nemmeno quello che siamo costrette a fare”. Oggi in occasione della Giornata europea contro la tratta in molte città italiane si svolgerà l’iniziativa Libera il tuo sogno: palloncini colorati verranno lanciati in aria come simbolo di liberazione dallo sfruttamento a cui, ancora troppe donne, sono costrette. (ec) Redattore Sociale

#MinoriStranieriNonAccompagnati aderisce e promuove a “Questo è il mio corpo”, una campagna di sensibilizzazione sul tema della tratta ai fini di prostituzione, promossa dalla Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi.

Con questa campagna si vuole chiedere al Parlamento Italiano di approvare la proposta di legge Bini (Atto Camera 3890 “Modifica all’articolo 3 della legge 20 febbraio 1958, n.75) che vuole, sull’esperienza di altre legislazioni europee, punire il cliente dello sfruttamento sessuale, per togliere così alle organizzazioni criminali la fonte di guadagno e per combattere lo sfruttamento di persone vulnerabili: colpire la domanda per contrastare le conseguenze devastanti che la prostituzione crea.Le donne che si prostituiscono arrivano da ambienti familiari e sociali degradati, hanno alle spalle storie di povertà, violenza e abusi.Non ci può essere libertà in un comportamento che nasce da una catena di sopraffazioni







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Giovanissime e costrette a prostituirsi: il dramma delle adolescenti migranti

Sono sempre più giovani e spesso vengono avviate alla prostituzione pochi giorni dopo essere sbarcate in Italia. Molte di loro hanno in ta...
Dal dossier I Piccoli Schiavi Invisibili nato dalla collaborazione tra Save the Children e l'associazione On the Road-Consorzio Nova emerge che migliaia sono in Italia i minori vittime di sfruttamento sessuale, costretti all'accattonaggio, al lavoro nero e a attivita' illegali. I minori sfruttati sono perlopiù stranieri: ragazze romene, nigeriane, albanesi, nordafricane ma anche maschi romeni, magrebini, egiziani, afghani e Rom rumeni e della ex Jugoslavia.
Allarmante è il dato dello sfruttamento sessuale, stimato tra i 1.600 e i 2.000 minori, maschi e femmine, coinvolti in prostituzione su strada, che occupano una fetta significativa rispetto alla prostituzione adulta. A preoccupare è il crescente sfruttamento sessuale “indoor”, ove le cifre si aggirano ad una quota 3 volte superiore a quello su strada, con una presenza di minori pari al 10% sul totale degli adulti.
"Nonostante i molti passi avanti fatti, anche a livello legislativo, sia sul versante della lotta al traffico e allo sfruttamento di minori sia della identificazione e aiuto delle vittime, rileviamo con preoccupazione una resistenza e persistenza del fenomeno", ha commentato Raffaela Milano, responsabile Programmi Italia-Europa di Save the Children Italia.
Dal dossier pubblicato si può notare come lo sfruttamento delle giovani vittime avviene perlopiù al chiuso, nascoste agli occhi di tutti, dove è più difficile contrastare il fenomeno. Questo comporta il richio uno sfruttamento più feroce e invisibile.
La responsabile di Save the Children ha aggiunto che il dato preoccupante è che il controllo delle giovani vittime avviene da parte dei propri coetani.
"Bisogna aggiungere il fatto che dietro la gran parte dei minori ci sono situazioni di grande poverta', bisogno ed emarginazione su cui fanno leva le organizzazioni criminali. E' il caso delle donne e ragazze nigeriane di cui rileviamo un aumento degli arrivi via mare da Lampedusa proprio in queste settimane. Non si puo' escludere che tra esse ci siano vittime di tratta, anche in ragione del fatto che sono quasi 6.000 ogni anno le nigeriane portate in Europa per essere sfruttate".


Le vittime di sfruttamento sessuale sono in maggioranza Romene (46%)


Sono soprattutto ragazze di nazionalita' romena le vittime dello sfruttamento sessuale di minori. Lo rileva il rapporto di Save the Children stilato in collaborazione con l'associazione On the Road. Seguono le ragazze provenienti dalla Nigeria (36%), le albanesi (11%) e le giovani nord-africane (7%).
La spiegazione dei dati è che le minori romene, in quanto cittadine comunitarie e in possesso di documenti, giungono in Italia in modo abbastanza agevole, spesso con la promessa di un lavoro, insieme a fidanzati o comunque a persone di cui si fidano.
Poi la costrizione avviene, nella maggior parte dei casi, in due modi:
  1. con la violenza
  2. attraverso uno pseudo-legame affettivo.
    Questa seconda forma e' costruita dallo sfruttatore facendo percepire alla giovane vittima la prostituzione come funzionale ad un progetto comune di coppia, stabilendo un vincolo psicologico difficile da rompere. Come accennavamo sopra, nello sfruttare viene utilizzato il ruolo del controllo tra “pari” dove lo sfruttatore decide di imporre a una coetanea delle ragazze il compito di esercitare per suo conto il controllo sulle giovani, le quali hanno in genere piu' reticenze a ribellarsi, poiche' questo significherebbe essere escluse dal gruppo.
    Le ragazze nigeriane, spesso avendo gia' subito violenza nel proprio paese o durante il viaggio, arrivano già con la c.d. Maman che esercita il controllo.
    Ne l'ingresso via mare, in particolare a Lampedusa, afferma Save the Children, si e' registrato un incremento consistente di arrivi dalla Nigeria: tra aprile-agosto sono approdati sull'isola 4.935 migranti nigeriani, di cui 984 donne, 194 minori non accompagnati e 89 accompagnati, con un picco massimo nella prima meta' del mese di agosto, momento in cui sono arrivati secondo le stime della ong circa 2.170 nigeriani, di cui 388 donne, 89 minori non accompagnati (prevalentemente adolescenti femmine) e 23 accompagnati.
    Dai dati riportati, le giovani vittime Nigeriane sono sottoposte a un ferreo controllo da parte degli sfruttatori durante l'attivita' di prostituzione cui sono costrette, convinte anche attraverso riti tradizionali, con cui si vincolano a ripagare un debito molto elevato maturato con il viaggio.
    Mentre per le ragazze Romene, spesso il loro guadagno consiste solo nel vitto e nell'alloggio.


Le vittime di sfruttamento sessuale maschile sono soprattutto i Rom.


Ragazzi di età compresa tra i 15 ed i 18 anni sono la maggior parte delle vittime di sfruttamento sessuale maschile, particolarmente nelle grandi citta' come Roma e Napoli.
Alcuni lavorano come lavavetri di giorno ai semafori per poi prostituirsi la notte, in luoghi della citta' conosciuti per la prostituzione maschile, o nei pressi di sale cinematografiche con programmazione porno, saune e centri massaggi per uomini.
Oltre ai minori Rom, ci sono anche maghrebini e romeni.
I Maghrebini utilizzano in mercato del sesso per “arrotondare” il lunario, mentre i Romeni è proprio la prostituzione la principale fonte di guadagno.
Una delle più becere forme di sfruttamento è quello del c.d. “Affitto”, ove Clienti “particolari” pagano consistenti cifre a sfruttatori per prestazioni di lungo periodo, dove le giovani vittime vivono con i “clienti”.

Nel caso della prostituzione c.d. “Indoor”, il 10% sono minori.

Il fenomeno della prostituzione dai luoghi “aperti” è forse quello più allarmante, visto il controllo esercitato dagli sfruttatori sulle vittime e la limitata capacita' di raggiungerle da parte degli operatori delle organizzazioni sociali.
Infatti secondo il documento prodotto da Save the Children e dall'associazione On the Road il fenomeno è sempre più crescente come emerge da un'analisi attenta delle riviste di annunci espliciti di vendita di sesso a pagamento cui si evince la giovanissima eta' di molte prostitute. 

migliaia sono in Italia i minori vittime di sfruttamento sessuale, costretti all'accattonaggio, al lavoro nero e a attivita' illegali

Dal dossier  I Piccoli Schiavi Invisibili  nato dalla collaborazione tra Save the Children e l'associazione On the Road-Consorzio Nova ...

BRASILE PROSTITUZIONE MASCHILE E MINORILE

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