L'Associazione Studi Giuridici Sull'Immigrazione in questi giorni stà raccogliendo con il contributo dei suoi soci notizie di gravi e diffuse violazioni dei diritti elementari degli stranieri respinti, espulsi o trattenuti o che hanno presentato domanda di asilo o che svolgono in condizioni irregolari lavori stagionali in agricoltura.

Violazioni che stanno pericolosamente diventando “normali o di prassi”. Pertanto si richiede la massima sttenzione da parte delle competenti Autorità.
Di seguito alcuni gravi fatti, che coinvolgono Minori, pervenuti a minoristranierinonaccompagnati.blogspot.com che si unisce all'ASGI nella richiesta di immediati provvedimenti per rimediarvi, in mancanza dei quali appoggerà l'ASGI nella presentazione delle doverose segnalazioni alle competenti Procure della Repubblica nonché agli organismi internazionali ed alla Commissione europea.

  1. Si pone l'attenzione su gravi impedimenti all'effettivo esercizio del diritto di difesa derivante dalla illegale prassi adottata nei confronti dei migranti, in particolare dei potenziali richiedenti asilo e dei minori non accompagnati sbarcati in questi mesi a Lampedusa e nel resto della Sicilia che si verificano nonostante la presenza, presso le strutture di prima accoglienza, degli enti operanti nel progetto “Presidium”, come più volte denunciato da minoristranierinonaccompagnati.blogspot.com.
  2. Preoccupante la situazione degli stranieri trasferiti da Lampedusa e trattenuti presso i nuovi CIE Temporanei di Santa Maria Capua Vetere, di Palazzo San Gervasio (PZ) e di Kinisia (TP). Allarmante è il caso dell’ex CIE di Palazzo S. Gervasio (PZ), oggi chiuso per totale inagibilità, presso il quale sarebbero stati detenuti, in condizioni di degrado e privazione, in aprile, circa 220 cittadini stranieri. In spregio alle regole risultano essere convalidati, dal Giudice di Pace di Palazzo S. Gervasio tutti i provvedimenti di trattenimento, con unico provvedimento collettivo privo delle motivazioni di fatto e di diritto, quindi con modalità e procedure lesive del diritti di difesa senza idoneo esame delle posizioni individuali, ivi compreso il trattenimento di minori illegittimamente presenti nell'area di detenzione.
  3. Ennesima violazione, si registra relativamente alle procedure per l’accertamento dell’età dei minori stranieri non accompagnati, moltissimi dei quali giungono da aree rispetto alle quali appare evidente la necessità di garantire un rapido accesso alla domanda di protezione internazionale, ove con la consueta e “folle procedura di accertamento” si dilatano notevolmente i tempi con il palese rischio che parte di coloro che erano giunti e trattenuti come minori nelle more giungono alla maggiore età senza avere goduto dei diritti connessi alla loro condizione. Si evidenzia, altresì, che nella perdurante assenza di un protocollo nazionale che disciplini le procedure mediche di accertamento dell’età in maniera estremamente scientifica, con la conseguente riduzione dei margini di errore, si continui con la “folle procedura di accertamento” di cui alla circolare del 9 luglio 2007 del Ministero dell’Interno (Prot. N. 17272/7), che riteneva la presunzione dell’età minorile nel caso di dubbio di cui all’art. 8, co. 2, D.P.R. 448/88, affermando che detto principio “possa trovare applicazione in via analogica anche in materia di immigrazione, ogni volta in cui sia necessario procedere all’accertamento della minore età. Pertanto la minore età deve essere presunta qualora la perizia di accertamento indichi un margine di errore”.
    Con la “folle procedura di accertamento” è lapalissiano l'elevato il rischio che nei centri di Lampedusa e Pozzallo, in particolare, si possono verificare casi di illegittimo trattenimento di minori in promiscuità con adulti.
  4. Ulteriore violazione viene dagli enormi ritardi, come denunciato da minoristranierinonaccompagnati.blogspot.com nella comunicazione al Giudice tutelare ed al Tribunale dei minori, tant'è che molti minori vengono trasferiti nelle cd. “strutture ponte” senza avere la possibilità di poter presentare la richiesta di protezione internazionale, nonostante le disposizioni della Protezione Civile indichino con chiarezza che presso dette strutture ai minori va fornita ogni tempestiva informazione sulla possibilità di chiedere protezione internazionale.
  5. Molto grave è la situazione nel Cara di Salina Grande (Trapani) ove si registrano sempre più risse e proteste con crescenti rischi per donne e bambini.

    SEMPRE PIù GRAVI LE CONDIZIONI DI "ACCOGLIENZA" DEI MINORI STRANIERI NON ACCOMPAGNATI

    L' Associazione Studi Giuridici Sull'Immigrazione in questi giorni stà raccogliendo con il contributo dei suoi soci notizie di gr...

    La “base Loran”: che nome esotico. Chissà cosa pensavano i giovani marines americani, che negli anni Ottanta venivano assegnati a presidiare questa piccola base radio, su questo scoglio in mezzo al Mediterraneo.
      
    I lampedusani ancora li ricordano, gli americani, come una presenza allegra, non ingombrante… «È vero, erano i padroni dell’isola» dice qualcuno «ma mettevano allegria quando giravano in gruppo per il paese un po’ alticci, ridendo e cantando canzoni in inglese!».
     
    Molti ancora ricordano la piscina interna alla base Loran, dove gli americani avevano trasportato la sabbia dalla Spiaggia dei Conigli per fare il campo da beach volley. Oggi non puoi spostare nemmeno una pietra su quella spiaggia, ormai diventata oasi protetta. Chissà quante uova di tartaruga Caretta Caretta saranno finite schiacciate sotto i piedi di ragazzotti americani che giocavano a beach volley... Ora siamo seduti sul bordo di quella piscina, io e Abedì, o meglio su quello che era il bordo di quella piscina.
     
    Alle base Loran gli americani non ci sono più, ora ci sono gli africani, “i turchi”, come li chiamano i lampedusani (… quanti popoli sono passati per questa isola…). La base Loran ospita oggi circa 150 “minori stranieri non accompagnati”, ragazzi tra i 14 e i 17 anni arrivati qui dal mare, a bordo dei barconi che salpano quasi ogni giorno dalla Libia. Non sono come i turchi, che venivano per depredare, non sono come gli americani, che si sentivano i padroni dell’isola, sono gli ultimi degli ultimi, giovani ghanesi, maliani, nigeriani, bangladesi, che vivevano da immigrati in Libia, senza genitori, scappati dal loro Paese per la fame o per le violenze. Come Abedì.
      
    Abedì ha interrotto la solita partitella a pallone sopra la piscina, ormai ricoperta di cemento e trasformata in cortile (la chiamano campetto da calcio, ma non ha nemmeno le porte), per unirsi a noi in preghiera. Oggi alla Base Loran c’è un gruppo di giovani italiani, della comunità di Sant’Egidio, che organizzano un momento di preghiera per questi ragazzi accolti alla base Loran. Stiamo lì seduti in raccoglimento, uno di fianco all’altro, ascoltiamo i passi del Vangelo, ascoltiamo le parole del parroco di Lampedusa, Abedì tiene le mani giunte, è veramente assorto.
     
    Al termine della preghiera scambiamo due parole. Quando gli dico che sono italiano, con gratitudine mi dice: «Gli italiani sono brave persone!». Io mi guardo intorno, e ripenso alle condizioni in cui gli italiani tengono questi ragazzi da settimane: se eravamo cattive persone cosa gli facevamo?!
     
    Così, per ricambiare il complimento, gli dico con entusiasmo: «Be', anche i ghanesi sono brave persone!” e lui mi inizia a raccontare di come i ghanesi gli hanno ucciso i genitori. Prima il padre, in piazza durante degli scontri, nemmeno sapeva perché, forse una protesta, ma chissà contro cosa. Poi la madre, in casa, prima violentata e poi uccisa davanti ai suoi occhi da un gruppo di balordi.
     
    No, secondo Abedì i ghanesi non sono brave persone. Ho fatto una gaffe terribile. Mi racconta che lui in Ghana non vuole più tornare, che non ne vuole più sapere del Ghana, che non gli importa più nemmeno del suo idolo, Abedì Pelè, il campione di calcio di cui porta il nome. Come dargli torto?
      
    Abedì a 16 anni ha già visto morire ammazzati i suoi genitori, è partito con dei coetanei verso il deserto, lo ha attraversato non si sa come (o almeno non vuole dirmelo), è finito in Libia dove aveva un cugino, ha lavorato come garzone in un banco al mercato di Tripoli e ha dormito in strada di notte per più di un anno, cercando di sfuggire alla polizia libica.
     
    Poi le bombe, la guerra, le bande per strada che andavano a caccia di “neri” e il sogno dell’Europa, la traversata in mare ed ora è qui, seduto sul bordo di una piscina che non c’è più, in una base americana che non c’è più, su un’isola che chiamano la porta d’Europa, di un'Europa che non c’è più o che forse non c’è mai stata.
     
    Forse Abedì merita di più di questo. Forse merita di più di essere accolto in questo posto ormai fatiscente, con le pareti scrostate, i materassi in terra, il mobilio scadente, un solo piccolo televisore mezzo rotto che trasmette solo canali italiani, e dove tutto il giorno passa le sue giornate senza far nulla, come gli altri ragazzi, poco più che bambini, che condividono con lui la stessa storia.
      
    Chissà cosa avrà pensato durante la preghiera Abedì, chissà cosa avrà chiesto al suo Dio. Forse avrà ringraziato per averlo fatto arrivare sano e salvo in Italia, o forse si sarà disperato e avrà chiesto perché sia dovuto nascere in Ghana invece che in Italia.(Caritas)
     
     

    "Le ore che passano lente, sul bordo di una piscina che non c'è più..."

    La “base Loran”: che nome esotico. Chissà cosa pensavano i giovani marines americani, che negli anni Ottanta venivano assegnati a presidiar...
    Oggi minoristranierinonacompagnati.blogspot.com con questo articolo lascia la centralità del blog per addentrarsi nell'intricato tema dei problemi delle seconde generazioni legati a doppio filo con quello dei diritti del fanciullo.

    Era solo questione di tempo; sapevamo che sarebbe accaduto”, commenta Tony (uno degli adolescenti incappucciati di Tottenham). La polizia ha ucciso un uomo di colore in circostanze sospette e plotoni di giovani e giovanissimi disoccupati hanno meso a ferro e fuoco le strade prima di Londra poi Birmingham per spostarsi nelle più importanti città britanniche.
    Innanzitutto bisogna dire la violenza ed il vandalismo vanno sempre condannati. Ma quanti hanno terrorizzato e saccheggiato Londra sono anche la spia di un malessere più grande. Infatti, se una protesta diventa guerriglia civile e sfocia nell'anarchia, mette a ferro e fuoco metà Londra e si propaga nel paese con questa velocità, non possono essere il frutto di “teppisti” o “gang” di periferia a manovrare la rivolta.
    Alla base di tutto c'è un disagio sociale evidente che la crisi ha amplificato. La verità è che Londra è una città dove le differenze sociali sono massime. Londra, come buona parte dell'Inghilterra è fortemente competitiva e classista dove la differenza la fanno le sterline. Tutto si pesa sulle sterline.
    I ragazzi scesi per strada (per inseguire il modello di vita, che probabilmente non potranno mai permettersi)non hanno una prospettiva e non avranno un lavoro. Sono i dimenticati, giovani che hanno perso soprattutto la speranza di poter aspirare ad una vita migliore. Sanno che per loro il futuro non riserva nulla, che la loro vita non potrà essere altro che un peggiore. Il punto sembra essere proprio questo. La rabbia, l'esasperazione di chi è stato escluso dalla cittadinanza democratica, ma soprattutto dalla speranza di accedervi.
    Perchè la democrazia implica diffusa mediocrità di ricchezze, come già insegnava Rousseau, e non può reggere a lungo la dismisura tra l'opulenza sempre più sfacciata dei ricchi e l'orizzonte di neopovertà che inghiotte quelli che un tempo erano i “ceti medi” e avvelena la condizione giovanile.
    La rabbia sacrosanta degli “incappucciati” è la manifestazione della crescente esclusione dei giovani Europei dal benessere, dalla rappresentanza e soprattutto dalla SPERANZA.

    ENGLAND CALLING

    Oggi minoristranierinonacompagnati.blogspot.com con questo articolo lascia la centralità del blog per addentrarsi nell'intricato tema de...

    Un disegno per ricordare i diritti dell'infanzia. La decima edizione del concorso Diritti a colori quest'anno promuove i diritti che contrastano il coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati: gli articoli 38 e 39 dellaConvenzione sui Diritti dell’Infanzia. Si tratta di una competizione internazionale promossa dalla Fondazione Malagutti onlus.
    Nel mondo, secondo stime delle Nazioni Unite, si contano tra i 250 mila e i 300 mila bambini soldato. Bambini e ragazzi che invece di avere diritto a un'infanzia e un'adolescenza felice vengono rapiti dai loro villaggi e addestrati a combattere le guerre degli adulti e a uccidere.
    I fanciulli coinvolti in un conflitto armato possano beneficiare di cure e di protezione. Gli Stati parti adottano ogni adeguato provvedimento per agevolare il recupero fisico e psicologico e il reinserimento sociale di ogni fanciullo vittima di ogni forma di negligenza, di sfruttamento o di maltrattamenti; di torture o di ogni altra forma di pene o di trattamenti crudeli, inumani o degradanti, o di un conflitto armato”. “Recupero e reinserimento devono svolgersi in condizioni tali da favorire la salute, il rispetto della propria persona e la dignità del fanciullo”. Così recitano gli articoli 38 e 39 della Convenzione sui Diritti dell’Infanzia, tema dell'edizione 2011 del concorso Diritti a colori.
    L’iniziativa è nata per promuovere i diritti dei bambini e per ricordare la Convenzione sui diritti dell’infanzia, approvata dalle Nazioni Unite il 20 Novembre 1989, una data nella quale – ogni anno - tutto il mondo celebra la Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia
    Aperto a bambini e ragazzi fra 3 e 14 anni con lavori individuali o di gruppo intende coinvolgere i giovanissimi nella celebrazione di una data diventata un caposaldo della storia umana. Ma come si partecipa al concorso? I disegni possono essere a supporto, tecnica e formato liberi e sul retro di ogni opera va compilata e incollata la scheda di partecipazione.
    Il primo premio al vincitore assoluto del concorso consiste nel Riconoscimento del Presidente della Repubblica italiana e soggiorno di una settimana per 3 persone in un resort di una località europea. Nel caso di vincita di bambini provenienti da un Paese in difficoltà in premio è convertibile in beni di pari valore.
    Ci sono poi le estrazioni dei premi per gruppi di età: baby per bambini da 3 a 5 anni; junior per quelli in età da 6 a 10 anni e senior da 11 a 14 anni. Tra tutti i partecipanti c'è anche un'estrazione mensile di giochi o materiale didattico.
    I disegni vanno inviati alla Fondazione Malagutti onlus, Via dei Toscani, 8 - 46010 Curtatone (MN). La dead line per la spedizione dei disegni varia a seconda delle aree di provenienza: 24 ottobre 2011 per le regioni Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Marche, Toscana e Umbria; 31 ottobre 2011 per Lazio, Abruzzo, Sardegna, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia e 7 novembre 2011 per la Lombardia. I disegni provenienti dall'estero devono arrivare entro il 31 ottobre 2011.
    La festa di premiazione e la mostra dei disegni che hanno partecipato al concorso si terrà il 20 novembre 2011 al PalaBam di Mantova. Alla giornata di premiazione sarà presente anche la Polizia postale che approfondirà il tema della sicurezza nella navigazione su internet. Per l'occasione verrà proiettato uno spot sociale di prevenzione per la navigazione sicura sul web contro la pedopornografia online.(www.minori.it)

    Diritto a Colori per contrastare il coinvolgimento dei bambini in conflitti armati

    Un disegno per ricordare i diritti dell'infanzia. La decima edizione del concorso  Diritti a colori  quest'anno promuove i diritti ...


    Oggi il residence di lusso ( Villaggio degli Aranci) di Mineo (CT) che ospitava fino a qualche mese fa militari Americani di stanza alla base di Sigonella, è il “Centro di Accoglienza e Solidarietà” del Governo Berlusconi. Il CARA lagherizza circa duemila richiedenti asilo, con l'idea di concentrare in una struttura “confortevole” tutti i “futuri” rifugiati in attesa di asilo.
    Si parla di un centro a cinque stelle degno di un “paese accogliente” come l'Italia, è questo che ci si sente dire; è questo che i media ci dicono e ci hanno detto. Invece a noi di minoristranierinonaccompagnati.blogspot.com ci risulta alquanto diverso da un “cinque stelle”:
    • Mineo è un centro di segregazione, un esperimento di nuove politiche di detenzione dei migranti”, denuncia la Rete Antirazzista Catanese, promotrice di una campagna per la sua chiusura immediata.
    • L’area è ipermilitarizzata, ci sono doppie recinzioni e telecamere, un centinaio tra carabinieri, poliziotti e militari dell’esercito effettua controlli soffocanti e non mancano gli abusi. Di contro ci sono pochi mediatori culturali, niente giornali e tv, nessuna attività ricreativa e culturale. Il cibo non piace e nonostante gli alloggi siano dotati di cucine funzionanti, è proibita la preparazione di alimenti”.
    • L’insostenibilità del modello Mineo è denunciata pure da una ricerca nazionale sul sistema d’asilo condotta dall’ASGI (Associazione Studi Giuridici Immigrazione) in collaborazione con il Centro Studi Politica Internazionale, Caritas, Consorzio Communitas e Associazione Italiana per il Consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa. “Il Centro di Mineo – scrive l’equipe di ricerca - per ragioni legate alla sua ubicazione e per il fatto di inserirsi quale corpo estraneo nel già fragile tessuto socio-economico, rappresenta una struttura ad alto rischio di involuzione verso una realtà-ghetto completamente isolata dall’esterno, dove possono facilmente prodursi gravi fenomeni di marginalità e degrado sociale”. Nonostante gli impegni del governo, il centro vive nella totale assenza di programmazione dei servizi, senza alcun collegamento con le amministrazioni locali. “La locale ASL, priva di risorse aggiuntive, difficilmente è in grado di rispondere efficacemente al proprio compito istituzionale di tutela sanitaria”, aggiungono i ricercatori. “Inoltre non è previsto il potenziamento dei servizi scolastici a fronte della nuova utenza (al 13 maggio 2011 risultavano presenti circa 80 minori con famiglie e 40 minori stranieri non accompagnati)”.
    Pertanto, persone che avrebbero diritto all'asilo si trovano a vivere un forte senso di precarietà ed abbandono, sfiducia, solitudine e disperazione.
    Questo senso di frustrazione sentito da persone, lo ripetiamo, che avrebbero diritto ad essere tutelate e assistite li porta chi:
    • a fuggire verso Francia, Germania o Paesi Scandinavi.
    • altri, invece esprimono al loro frustrazione alienandosi e rendendo “sopportabile” la loro condizione, come Saint Genet insegna, accontentandosi di camminare ininterrottamente a ridosso del filo spinato come si fa in carcere durante l’ora d’aria.
    • altri ancora traducono rabbia e desiderio di libertà in legittime manifestazioni di protesta.
      Negli ultimi quaranta giorni già tre volte un centinaio di rifugiati hanno occupato la superstrada che collega Catania a Gela, sfidando la reazione delle forze dell’ordine. Scene non dissimili si sono potute vedere pochi giorni fa per le strade di Bari, mentre, sempre nel centro di Mineo, dieci “pericolosi lagherizzati” sono stati costretti a ricorrere alle cure dell’ospedale per le contusioni prodotte dalla carica degli agenti.
      Questa insopportabile condizione di semidetenzione, la condizione di eterna sospensione tra l’essere e il non essere, di persona e non persona, hanno condotto, anche, ad atti di autolesionismo, tanto che almeno sette “pericolosi lagherizzati” hanno tentato, nei giorni scorsi, il suicidio all’interno del Cara, secondo quanto denunciato dallo staff di Medici senza frontiere.
      Per l’alto numero di rifugiati ospitati e la cronica inefficenza delle istituzioni chiamate a riconoscere lo status di rifugiato si rischia di prolungare all’infinito il confinamento nel limbo-inferno di Mineo. La commissione territoriale competente per l’esame delle richieste d’asilo ha iniziato le audizioni solo il 19 maggio e riesce ad incontrare solo due persone al giorno per non più di due volte la settimana. A questo ritmo, per smaltire le pratiche relative ai duemila richiedenti, ci vorranno non meno di tre anni. Inoltre sono già stati pronunciati numerosi dinieghi e per un’intera comunità, quella dei pakistani del Punjab, le richieste sono state rigettate in blocco.
    Paesi di provenienza dei richiedenti asilo del Cara di Mineo (aggiornato al 18 luglio 2011)
    Afghanistan 160, Bangladesh 24, Burkina Faso 47, Ciad 18, Costa D’Avorio 133, Eritrea 116, Etiopia 49, Georgia 1, Ghana 136, Guinea 17, Iran 24, Iraq 11, Kenya 1, Libia 8, Mali 136, Niger 14, Nigeria 328, Pakistan 317, Senegal 54, Siria 1, Somalia 5, Sudan 36, Tunisia 6, Turchia 20, Camerun 7, Gabon 2, Liberia 5, Marocco 1, Mauritania 3, Guinea Bissau 2, Togo 37, Gambia 32, Sierra Leone 12, Benin 4, Congo 12, Egitto 2, Palestina 1.

    Per tutto questo, minoristranierinonaccompagnati.blogspot.com crede e si fa promotore dell'appello per la chiusura di tutti i lager di stato (CIE,CARA, ecc.)

    La condizione dei Minori Stranieri non Accompagnati nel CARA di Mineo

    Oggi il residence di lusso ( Villaggio degli Aranci) di Mineo (CT) che ospitava fino a qualche mese fa militari Americani di stanza alla...
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