Documenti per l’ingresso legale rilasciati in Medio Oriente e in Africa dalle nunziature apostoliche, gli uffici diplomatici del pontefice. Una volta raggiunto il Vaticano, i rifugiati potrebbero poi chiedere asilo alle ambasciate degli Stati europei. Contro le stragi in mare e la mafia degli scafisti.
Papa Francesco durante la visita a Lampedusa nel 2013
Le nunziature apostoliche, cioè le missioni diplomatiche che rappresentano la Santa Sede nel mondo, potrebbero fare ciò che le Ambasciate degli Stati europei negano: rilasciare visti di ingresso perché le famiglie, i bambini, le donne, gli uomini possano raggiungere l’Europa su mezzi di trasporto legali e sicuri, invece di essere costretti a pagare gli scafisti e morire a migliaia sui barconi.
Se l’Unione Europea avesse aperto vie legali, ad esempio per i profughi siriani, eritrei, somali, non ci sarebbero stati morti e non ci sarebbe nemmeno stata la necessità di finanziare costose operazioni di soccorso come «Mare nostrum». Ancora oggi, però, dopo le stragi dell’ottobre 2013 lungo la rotta per Lampedusa, gli Stati europei rifiutano l’apertura di corridoi umanitari. Piuttosto finanziano attraverso l’Ue e l’agenzia Frontex operazioni di respingimento in mare e via terra, come avviene in Grecia e in Bulgaria.
L’AEREO COSTA QUATTRO VOLTE MENO DEI TRAFFICANTI
Di fronte al silenzio degli Stati laici, Alessandra Ballerini, avvocato di Genova, e gli imprenditori di Lampedusa, Paola La Rosa, anche lei avvocato, e Carmelo Gatani, lanciano il loro appello a papa Francesco.
Le nunziature apostoliche svolgono anche la funzione di rappresentanza diplomatica. Gli accordi già in vigore con i Paesi Ue permetterebbero ai profughi di raggiungere la Santa Sede via nave, via terra o attraverso l’aeroporto di Fiumicino o Ciampino. Un volo da Beirut a Roma costa circa 311 euro, ma l’imbarco è vietato ai passeggeri non europei senza visto. Il prezzo della traversata dalla Libia o dall’Egitto verso l’Italia parte invece da 1.600 dollari, quasi 1.300 euro.
I corpi restituiti dal mare dopo un naufragio (dal sito di Radiovaticana)
«Comprendiamo perfettamente», spiegano Alessandra Ballerini e Paola La Rosa nella loro email inviata al blog Undercover, «che la volontà politica degli Stati europei non vada in questa direzione. Di tutti gli Stati, tranne uno: la Santa Sede, che potrebbe aprire una nuova strada a migliaia di persone ma, soprattutto, dimostrare all’Europa che si può e si deve realizzare un corridoio umanitario per impedire che le persone soffrano e muoiano per affermare il loro diritto all’asilo. Il tutto applicando semplicemente le norme di diritto internazionale già vigenti. La Santa Sede, tra l’altro, è soggetto che aderisce alla Convenzione di Ginevra del 1951».
I 178 STATI RAPPRESENTATI NELLA SANTA SEDE
Da un lato si potrebbe permettere alle persone di chiedere asilo alla Santa Sede rivolgendosi direttamente ai nunzi apostolici presso i Paesi di transito: «In questo caso l’iniziativa dovrebbe avere più che altro un valore simbolico, perché comprendiamo che un piccolo Stato non potrebbe far fronte a tutte le richieste che potrebbero venire presentate, ma rappresenterebbe un esempio che gli altri Stati non potrebbero ignorare. Dall’altro, se si permettesse alle persone di arrivare fisicamente in Vaticano, con un visto temporaneo, queste potrebbero poi presentare richiesta d’asilo in altri Paesi, rivolgendosi alle ambasciate presso il Vaticano».
Nella Santa Sede sono rappresentati 178 Paesi. Un corridoio umanitario garantito dai governi permetterebbe a quanti vogliono fare richiesta di asilo di presentarsi direttamente nelle ambasciate dei Paesi europei (nello stesso Stato dal quale intendono fuggire o nei Paesi confinanti con quello da cui fuggono), senza dover intraprendere un viaggio assurdo e spesso mortale. L’unico viaggio al momento percorribile, quello dei barconi, per mettersi in salvo in l’Europa.
Documenti per l’ingresso legale rilasciati in Medio Oriente e in Africa dalle nunziature apostoliche, gli uffici diplomatici del pontefice....