Martine Landry, un’attivista di Amnesty International Francia, sarà giudicata in tribunale a Nizza il prossimo lunedì 8 gennaio. L’accusa è quella di “avere facilitato l’entrata di due minori stranieri irregolari”. Rischia fino a cinque anni di carcere e un’ammenda di 30.000 euro.
Con Amnesty International Francia fin dal 2002, Martine svolge anche missioni di osservazione alla frontiera tra Francia e Italia.

ACCUSATA DI FARE APPLICARE LA LEGGE SULLA PROTEZIONE DEI MINORI

Il 28 luglio 2017, la polizia italiana ha rinviato, a piedi, due minori stranieri non accompagnati verso la Francia. Martine Landry li ha recuperati dalla parte francese della frontiera tra Mentone e Ventimiglia, accompagnandoli alla polizia di frontiera (PAF).
I minori, entrambi quindicenni e di origine guineana, avevano i documenti che attestavano la loro presa in carico da parte dei servizi sociali francesi all’infanzia (ASE).
Il 31 luglio, Martine si è presentata alla polizia di frontiera di Mentone in seguito all’arresto e al trasferimento di undici migranti. Lo stesso giorno, ha ricevuto la convocazione per un’audizione il 2 agosto. Il giorno successivo, ha ricevuto la convocazione dal Tribunale penale di Nizza. Il processo dell’8 gennaio 2018 si basa sull’accusa di “avere facilitato l’ingresso di due minori stranieri irregolari […], avendoli presi in carico e accompagnati dalla frontiera italiana al valico di frontiera francese”.
Alla frontiera francese, i minori non accompagnati non ricevono l’attenzione necessaria in relazione alla loro situazione di vulnerabilità. I bambini vengono espulsi allo stesso modo degli adulti, rapidamente e senza la possibilità di esercitare i loro diritti o di essere accompagnati.

UN’ATTIVISTA ESPERTA

Martine è un’attivista di lungo corso, che conosce perfettamente il quadro giuridico in cui si inserisce ogni sua azione. È membro di Amnesty International Francia dal 2002, ed è referente della regione Provenza-Alpi-Costa Azzurra sul tema rifugiati e migranti. Per Amnesty International Francia, segue una missione di osservazione alla frontiera, fornisce consulenze ai richiedenti asilo sui loro diritti e ha partecipato a diverse formazioni sul tema nel corso degli anni. Insieme all’attività che svolge per Amnesty International Francia, è coinvolta con diverse associazioni locali e nazionali per la difesa di migranti e rifugiati.

DELITTO DI SOLIDARIETÀ

Mentre da oltre due anni le organizzazioni della società civile denunciano violazioni di diritto internazionale, europeo o francese, al confine franco italiano da parte delle autorità francesi, queste ultime intimidiscono e perseguitano coloro che cercano di proteggere i diritti umani delle persone vulnerabili, come i minori non accompagnati.

UNA CRIMINALIZZAZIONE INGIUSTA

Il processo a Martine dovrebbe essere l’opportunità per il governo francese per modificare la legislazione che consente, come dimostra questo caso, di criminalizzare l’assistenza fornita dai cittadini per proteggere migranti e rifugiati.
È urgente ed essenziale che la politica del governo francese tenga conto dell’imperativo del rispetto dei diritti umani di migranti e rifugiati che attraversano il confine franco italiano e della necessaria protezione di coloro che prestano loro soccorso. (Comunicato Amnesty International)

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I Minori Stranieri non Accompagnati

Martine Landry a giudizio, in Francia, per reato di solidarietà.

Martine Landry, un’attivista di Amnesty International Francia, sarà giudicata in tribunale a Nizza il prossimo lunedì 8 gennaio. L’accusa...
Musa Juwara, 16 anni, giocatore della squadra primavera del Chievo. La storia di questo minore non accompagnato è una storia positiva, una di quelle da raccontare all'inizio del nuovo anno come buon augurio per tutti i minori stranieri non accompagnati. La storia di Musa, inizia il 10 giugno 2016, quando arriva a 14 anni in Italia, dopo aver attraversato con un barcone il Mare Nostrum, dal e.
Dopo l'approdo a Messina viene trasferito a Ruoti, provincia di Potenza, dove ha la possibilità di allenarsi con la scuola calcio della Virtus Avigliano. 
Nel piccolo paesino della Basilicata trova anche famiglia: l’allenatore della Virtus, Vitantonio Summa, e la moglie, Loredana Bruno, ne ottengono l’affidamento.
Intanto il ragazzo, sul campo, fa parlare di sé, anche grazie allo scudetto nel campionato regionale Allievi della Figc. 
La sua classe viene notata da tanti club di serie A. 
La sua nuova famiglia dopo aver vagliato tante offerte, sceglie il Chievo, «visto – come spiega Loredana – il percorso sportivo ma anche scolastico ed educativo proposto dal club: e Musa tiene molto alla scuola perché il nonno, suo riferimento, gli ha sempre detto “prima la cultura”».
Quando tutto sembrava andare per il meglio la Figc nega il tesseramento e annulla pure quello disposto precedentemente dal comitato lucano: «Musa c’era rimasto malissimo, era quasi in depressione, e faticavamo a spiegargli la burocrazia». Ed è a quel punto che scatta il ricorso d’urgenza presso il Tribunale di Potenza. Quel ricorso vinto dall’avvocato Rigo – non è la prima volta che si occupa di vicende simili a quella di Musa – e dalla famiglia affidataria di Juwara. 
È così ch’è arrivato il via libera al tesseramento per il Chievo, che ora sta facendo le pratiche ed entro metà gennaio chiuderà l’operazione. Finalmente Musa potrà ritagliarsi un posto nel calcio italiano.

Leonardo Cavaliere
fonte Corriere della Sera

Musa Juwara, il msna che giocherà nella Primavera del Chievo

Musa Juwara , 16 anni, giocatore della squadra primavera del Chievo . La storia di questo minore non accompagnato è una storia positiva, ...

Parte la nuova procedura di selezione dei progetti proposti dal territorio e rivolti a:
  • titolari e richiedenti di protezione internazionale;
  • minori stranieri non accompagnati;
  • cittadini di paesi terzi regolarmente soggiornanti sul territorio nazionale.
L’obiettivo dello stanziamento europeo, di 30,5 milioni di euro, sul Fondo asilo migrazione e integrazione 2014-2020 (Fami) è quello di qualificare gli interventi di accoglienza, di favorire percorsi di inclusione socio-economica dei migranti, nonché di dare attuazione al Piano Nazionale di Integrazione del ministero dell’Interno.
Le proposte progettuali saranno a valere sulle seguenti azioni:
  • OS1/ON1: “Percorsi di inclusione in favore di minori stranieri non accompagnati (MSNA) presenti nelle strutture di seconda accoglienza” - € 10.000.000,00; 
  • OS1/ON1: “Potenziamento del sistema di 1° e 2° accoglienza” – Tutela della salute dei richiedenti e titolari di protezione internazionale in condizione di vulnerabilità” - € 15.000.000,00;
  • OS2/ON3: “Promozione di interventi di inclusione sociale ed economica di cittadini dei Paesi terzi sviluppati in Italia e in altri Stati membri” - € 5.500.000,00.

COME PRESENTARE LA DOMANDA PER ACCEDERE AI FONDI

​I soggetti proponenti dovranno accedere al sito del ministero dell’Interno https://fami.dlci.interno.it e, dopo essersi registrati, presentare le proposte progettuali esclusivamente mediante la procedura telematica. Sarà inoltre necessario dotarsi di:
  • casella di posta elettronica certificata (Pec);
  • firma elettronica digitale.
I progetti possono essere inoltrati:
  • dalle ore 12:00 del giorno 18 gennaio 2018
  • alle ore 12:00 del 27 febbraio 2018.
Fonte: interno.gov.it


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Fondi europei per l’accoglienza e l’inclusione dei migranti

Parte la nuova procedura di selezione dei progetti proposti dal territorio e rivolti a: titolari e richiedenti di protezi...
Una nuova ricerca dello Scalabrini Centre of Cape Town (SCCT) racconta la situazione di una popolazione per la quali non esistono dati né statistiche: i minori stranieri non accompagnati in Sudafrica.

I msna in Sudafrica

Non c’è dubbio che numeri, dati e statistiche, se ben elaborati e compresi, possano condurre a una migliore gestione delle questioni legate alla mobilità umana, contribuendo alla corretta informazione degli attori sociali e a un processo decisionale politico più efficace.

Ad oggi il numero dei minori stranieri non accompagnati (msna) in Sudafrica è sconosciuto. E a farne le conseguenze sono soprattutto loro, i bambini, che in mancanza di strategie di protezione possono cadere più facilmente preda di sfruttamento e abusi.

Una denuncia di gravi mancanze

A questa mancanza cerca di porre rimedio la nuova ricerca dello Scalabrini Centre of Cape Town (SCCT), dal titolo Unaccompanied and Separated Foreign Children in the Western Cape, South Africa: Exploring (the lack of) durable solutions for children in informal relations of care.

Il report, curato da Marilize Ackermann, Advocacy Officer presso lo SCCT, raccoglie e analizza le statistiche prodotte da più di cento indagini condotte tra i minori migranti e denuncia la mancanza (grave) di opzioni di documentazione disponibili nei loro confronti.
Né scuola né assistenza sanitaria

Basti pensare al fatto che oltre la metà di loro è priva di certificato di nascita e non può pertanto accedere all’assistenza sanitaria né ai servizi sociali né tantomeno a un percorso scolastico. Benché il ricongiungimento familiare sia la migliore tra le soluzioni durature, il report rileva che esso non è stati praticamente mai perseguito.

Minori migranti in Sudafrica: report SCCT

Una nuova ricerca dello Scalabrini Centre of Cape Town (SCCT) racconta la situazione di una popolazione per la quali non esistono dati né...

Approvate le Linee di Indirizzo per superare l’estrema disomogeneità fra le varie regioni d'Italia, a partire dalle tipologie delle strutture. «Il punto è il focalizzare che una buona accoglienza parte prima dell’arrivo in comunità: le raccomandazioni riguardano il prima, il durante e il dopo»


La Conferenza Unificata Stato Regioni ha approvato lo scorso 14 dicembre le Linee di Indirizzo per l’accoglienza nei servizi residenziali per minorenni”. Seguono quelle per l'affido del 2012. Sono circa 26mila i bambini e gli adolescenti che al 31.12. 2014 erano in affidamento familiare o nei servizi residenziali, secondo l’ultimo report pubblicato a novembre 2017 nel Quaderno della ricerca sociale n. 40. Di essi, nei servizi residenziali risultavano accolti 12.400 minorenni, un numero sostanzialmente stabile nell’ultimo decennio, di cui la metà fra i 15 e i 17 anni. Un capitolo è dedicato all’accoglienza dei minorenni stranieri non accompagnati. Le Linee di Indirizzo non sono cogenti, essendo la materia di titolarità esclusiva delle regioni, ma «vengono affidate ai territori – afferma in bella evidenza la Conferenza delle Regioni – per la validazione nei contenuti e nella metodologia». Liviana Marelli, responsabile Infanzia del Coordinamento nazionale comunità di accoglienza (CNCA), ha partecipato al Tavolo tecnico che ha redatto le nuove Linee di Indirizzo, presieduto dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali e costituito dai rappresentanti del Ministero della Giustizia – Dipartimento per la giustizia minorile, della Conferenza delle Regioni e Province autonome, dell’ANCI, con il pieno coinvolgimento di rappresentanze del mondo dell’associazionismo operante nell’accoglienza – CNCA, CNCM, CISMAI, Progetto Famiglia, Agevolando e SOS villaggi dei bambini e Comunità Papa Giovanni XXIII – e con la partecipazione degli Uffici dell’Autorità Garante per l’infanzia.



Da dove nascono queste linee di indirizzo?
Da moltissimo tempo, nei rapporti del Gruppo CRC, come realtà del gruppo #5buoneragioni, come addetti ai lavori, segnalavamo l’estrema disomogeneità rispetto ai criteri, le modalità e le tipologie dell’accoglienza, una disomogeneità che infrange il principio di non discriminazione dei minorenni. Una diversità che fa sì che in Italia non si possa fare un discorso uguale per tutti, per le diversità delle modalità di accoglienza a cominciare – ma è solo l’elemento più evidente e comprensibile a tutti – dai diversi nomi con cui chiamiamo le comunità e dai diversi requisiti richiesti nelle varie regioni. Nasce da lì il bisogno di avere una cornice omogenea. Siamo consapevoli del fatto che, visto l’esito del referendum del dicembre 2016, le regioni hanno mantenuto la titolarità esclusiva in materia e che per questo le linee di indirizzo non sono cogenti, ma è anche vero che ci ha lavorato un tavolo tecnico promosso dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, che ci ha davvero creduto moltissimo, a cui erano rappresentati i ministeri e le regioni, la Garante per l’Infanzia e anche i più grandi coordinamenti di realtà che lavorano sulla materia.

Quindi un documento condiviso?
Molto condiviso. Ci abbiamo lavorato tutto il 2016, abbiamo chiuso i lavori un anno fa, nel 2017 le Linee di Indirizzo hanno fatto il loro iter formale. Non è una legge, d’accordo, però cambia la cornice culturale: il ministero che le ha fatte, hanno una valenza istituzionale e culturale importate.

Nei contenuti, queste 80 pagine delle Linee di Indirizzo che importanza hanno?
Si dà una cornice unitaria non solo sulle tipologie delle strutture di accoglienza ma sull’intero processo di presa in carico del minorenne. Non a caso si parte dal diritto dei bambini a una famiglia, si responsabilizzano tutti i soggetti a lavoro di prevenzione dell’allontanamento, si definisce chi fa cosa, si declina il processo di presa in carico, si definiscono i contenuti qualitativi delle realtà di accoglienza, recuperando tutti i minorenni, si lavora sul tema genitori-bambino, non solo sul minore. Ci sono raccomandazioni molto dettagliate, sia per il livello tecnico-politico sia per quello operativo-gestionale-professionale.

Per fare un esempio, c’è scritto che l’accoglienza va realizzata il più vicino possibile alla residenza abituale del bambino, che sorelle e fratelli non saranno separati, che un intervento in emergenza deve individuare con attenzione i tempi e i luoghi dell’allontanamento, evitando spettacolarizzazioni (penso all’uscita da scuola ad esempio) e qualora fosse necessaria la presenza delle forze dell’ordine queste non devono essere in uniforme ma in abiti civili e con una adeguata formazione.
Sì, sono indicazioni operative che possono sembrare di buon senso ma non è così, a volte si fa fatica. Il punto delle Linee di Indirizzo è proprio il focalizzare che una buona accoglienza parte prima dell’arrivo in comunità: le raccomandazioni riguardano il prima, il durante e il dopo. Se non si lavora sul processo di accoglienza, che ha un prima un durante e un dopo, la pur necessaria ridefinizione omogena delle tipologie di accoglienza è carente, sarebbe solo un cambio di nome. Per noi è qualificante il processo.

Che succede ora, visto che le Linee di indirizzo non sono vincolanti?
L’auspicio è che le Regioni le facciano proprie, attraverso linee di indirizzo regionali che recepiscano quelle nazionali, così da ridurre la distanza esistente fra le Regioni. Il lavoro che ci aspetta ora, per questo, è quello di promuovere il più possibile le Linee di Indirizzo, che vanno spiegate, fatte conoscere, promosse, con un lavoro nelle singole regioni e uno con la Conferenza Unificata.

Autore: Sara De Carli

Fonte: Vita.it

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Minori in comunità: ecco le linee di indirizzo per l'accoglienza

Approvate le Linee di Indirizzo per superare l’estrema disomogeneità fra le varie regioni d'Italia, a partire dalle tipologie delle str...
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