La campagna LasciateCIEntrare presenta il rapporto sulla mobilitazione nazionale della società civile per la richiesta di accesso nei centri per migranti in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato
A seguito della pubblicazione del rapporto “Accogliere: la vera emergenza” pubblicato a febbraio 2016, la rete degli attivisti e associazioni della Campagna LasciateCIEntrare, ha continuato il monitoraggio dei centri di detenzione, di accoglienza (CAS e CARA) ed i nuovi Hotspot (ancora pressochè off-limits) presenti sul territorio nazionale. 
Il bilancio, tranne rarissime eccezioni di cui proponiamo la lettura, è estremamente negativo. In definitiva, una situazione di crollo imminente del sistema di accoglienza che denunciamo come prossimo non perché connesso all’arrivo di troppi richiedenti asilo, ma perché strutturato in maniera disomogenea, priva di programmazione, affidata alla buona o cattiva volontà dei prefetti, condizionata dalla volontà di non applicare scelte politiche intelligenti.
Molte strutture, di cui abbiamo anche evidenziato carenze ed inefficienze, sono rimaste in gestione agli stessi “imprenditori” ed enti gestori in alcuni casi coinvolti nell’inchiesta “Mafia Capitale”
Certo non mancano realtà anche virtuose, ma quello che intende fare la Campagna LasciateCIEntrare è continuare a denunciare un sistema ancora non governato, incapace di rispondere in maniera strutturata al fenomeno dell’immigrazione.
L’autunno che si prepara è una stagione di respingimenti, spesso totalmente illegali, di malaccoglienza, d’innalzamento di muri e fili spinati in tutta Europa e anche in Italia. 
A maggior ragione, crediamo che il nostro rapporto debba divenire uno strumento utile per contribuire a diffondere una corretta informazione e permettere ai cittadini di comprendere, fino in fondo, la strada che l’intero continente, non solo l’Italia, stanno percorrendo. 
In Italia e questo lo registriamo con profonda amarezza, manca una classe politica in grado di comprendere l’entità della sfida in atto e misurarsi sulla stessa con un conseguente senso di responsabilità.
Per la Campagna LasciateCIEntrare quello che si prepara sarà un anno di svolta, ci auguriamo di avere al nostro fianco chi crede nella necessità di informare ed operare correttamente per consentire a quella che chiamiamo società civile di svolgere un ruolo che da sempre cerca soluzioni, ma che al tempo stesso difende il diritto dell’informazione e della denuncia, così come il sostegno dei soggetti vulnerabili, senza per questo dover rischiare una criminalizzazione delle proprie azioni.
Buona lettura del nostro rapporto.

Campagna LasciateCIEntrare

Report


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Report #20GiugnoLasciateCIEntrare

La campagna LasciateCIEntrare presenta il rapporto sulla mobilitazione nazionale della società civile per la richiesta di a...
Nei primi nove mesi del 2016, secondo stime UNICEF, sono arrivati, ​​via mare, in Italia più minori di tutti quelli arrivati l'anno scorso. Oltre il 90% dei minori sono non accompagnati, aumentati del 15% rispetto ai minori non accompagnati, il 75% del totale dei minori, giunti nel 2015. La maggior parte dei minori proviene dall'Africa occidentale, ma si registra un fortissimo incremento di minori provenienti dall’Egitto.
Da gennaio a ottobre 2016 si stima che più di 20.000 minori non accompagnati sono arrivati ​​via mare in Italia.  Nel 2015, su un totale di 16.500 bambini arrivati, i minori non accompagnati erano 12.300.
Secondo l’UNICEF la situazione dei minori migranti rifugiati in Italia è sempre più disperata e il sistema di protezione è ridotto al minimo.
Secondo Sabrina Avakian, responsabile per la protezione dei bambini per Unicef in Calabria ha dichiarato che  "alcuni dei minori sono profondamente turbati dal viaggio, hanno assistito ad annegamenti, alcuni hanno terribili ustioni chimiche derivanti dal carburante sui gommoni, i bambini e le loro madri hanno bisogno di cure speciali, tutti hanno bisogno di una protezione e di un adeguato alloggio”
Il mar mediterraneo ha inghiottito oltre 3.100 persone finora dall’inizio del 2016. Questo è il dato più grave mai registrato, ancor più se si pensa che un numero imprecisato di bambini sono morti in mare.

Leonardo Cavaliere


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Nel 2016 un numero record di minori non accompagnati sono giunti in Italia

Nei primi nove mesi del 2016, secondo stime UNICEF, sono arrivati, ​​via mare, in Italia più minori di tutti quelli arrivati l'anno s...
Sono sempre più giovani e spesso vengono avviate alla prostituzione pochi giorni dopo essere sbarcate in Italia. Molte di loro hanno in tasca un permesso di protezione internazionale che però non serve a proteggerle, ma solo a renderle ancor più facile merce per i loro sfruttatori. Nel nostro paese cresce il fenomeno della tratta finalizzata, in particolare, alla prostituzione. Ad esserne vittime sono soprattutto le ragazze nigeriane giovanissime, la cui presenza sulle nostre strade è aumentata negli ultimi due anni del 300 per cento, con un boom rilevato in particolare dal settembre 2015 a oggi. A lanciare l’allarme è la Comunità Papa Giovanni XXIII, in occasione della Giornata europea contro la tratta che si celebra oggi. L’organizzazione fondata da don Oreste Benzi, da anni si occupa del tema, e opera con diverse unità di strada per intercettare le vittime, toglierle dalla rete dello sfruttamento e dare loro un’accoglienza protetta.

I dati del fenomeno: 1/3 sono minori.Secondo le stime sono in tutto 21 milioni le vittime di tratta nel mondo. Per il 49 per cento dei casi sono donne, nel 33 per cento minori. La metà delle persone (53 per cento) è trafficata a scopo sessuale, di queste il 70 per cento è composto da donne e bambine (il 49 per cento donne, 21 per cento bambine). In Italia, spiega la Papa Giovanni XXIII, sono tra le 75mila e le 120mila le vittime della prostituzione. Il 65 per cento è in strada, il 37 per cento è minorenne, tra i 13 e i 17 anni. Le vittime provengono in particolare dalla Nigeria (36 per cento), dalla Romania (22 per cento) e dall’Albania (10,5 per cento). Mentre secondo diverse stime i clienti sono sono tra i 2 milioni e mezzo e i 9 milioni, con un giro d’affari di 90 milioni di euro al mese.

L’aumento dei flussi di migranti dalla Nigeria, boom negli ultimi due anni (+300 per cento). Dallo scorso anno l’Oim (l’organizzazione internazionale per la migrazione) ha lanciato l’allarme sul legame tra l’aumento del numero delle ragazze nigeriane nel flusso dei profughi e l’ aumento dello sfruttamento e, in particolare, della prostituzione su strada. “C’è stata una crescita pari al 300 per cento di ragazze provenienti dalla Nigeria. Molte di loro sono giovanissime –sottolinea Irene Ciambesi – referente della Comunità Papa Giovanni XXIII ed esperta di tratta degli esseri umani – Lo stesso ministero della Giustizia, nel 2015, ha denunciato che è proprio lo sfruttamento sessuale uno degli aspetti caratteristici della tratta degli esseri umani nel nostro paese. Il fenomeno, in particolar, coinvolge nel 70 per cento dei casi le donne. A questi dati già allarmanti del 2015 possiamo aggiungere quello che vediamo noi con le nostre unità di strada: e cioè che oltre il 50 per cento di queste ragazze arriva dalla Nigeria e che molte sono minorenni”.

Il dramma delle adolescenti. Giovanissime, a volte non superano i quattordici anni. Si dispongono in strada vicine, a solo pochi metri di distanza, ma a chi gli chiede l’età rispondono senza esitare: “20 anni”. “In molte sono appena sbarcate, le vediamo disposte le une accanto alle altre, con il braccialetto della chiesa pentecostale da cui provengono – continua Ciambesi -. Ognuna ha una postazione sul marciapiede ma quando le avviciniamo è difficile che si dichiarano minorenni, tutte dicono di essere ventenni”. A istruirle sono gli sfruttatori: le ragazze, soprattutto quelle che vengono dalla Nigeria, vengono soggiogate attraverso un rito voodoo. “Nel rito vengono usati elementi personali, come i capelli o i peli pubici – aggiunge – e alle ragazze viene detto che se si ribellano rischiano la morte, loro o i familiari. Alcune con questo sistema finiscono per diventare soggetti psichiatrici perché sono completamente soggiogate”.

Un meccanismo radicato nel sistema di accoglienza. Ma oggi il problema è ancor più grave e legato al fenomeno della migrazione, perché il meccanismo dello sfruttamento si è radicato all’interno del sistema di accoglienza. “Alle ragazze viene spiegato che una volta in Italia devono chiedere asilo politico – spiega ancora Ciambesi -. In molti casi c’è un intermediario mandato dalle madame (le sfruttatrici, ndr) che le aiuta a farlo: in questura vediamo questi uomini nigeriani che accompagnano anche 5 ragazze per volta e le aiutano nella procedura. Ma nessuno fa nulla, noi siamo impotenti, e lo sono anche le squadre mobili, perché spesso non ci sono elementi per dire che quell’uomo avrà una parcella per regolarizzarle nel nostro sistema di accoglienza”. A favorire il sistema di sfruttamento è anche l’attuale struttura del sistema di protezione e accoglienza in Italia: che non prevede un percorso di recupero e integrazione della persona ma solo l’ inserimento in strutture di accoglienza. “Qui le persone entrano e escono quando vogliono – continua la referente della Comunit à-. Non solo non c’è controllo, ma neanche una forma di percorso interattivo tra gli operatori e i migranti, come prevederebbe il piano nazionale antitratta, che parla della tempestività con cui gli operatori della tratta in sinergia con gli operatori che si occupano di asilo dovrebbero intervenire su quelle vicende che sono a rischio vulnerabilità”. In particolare, spiega ancora Ciambesi, al punto 5 del modulo per fare richiesta d’asilo si dovrebbe segnalare se il soggetto è vulnerabile (minore, disabile, vittima di violenza psicologica, fisica, o a scopo sessuale e vittime di tortura). “Questo punto 5 in genere rimane in bianco – afferma - gli operatori di polizia non approfondiscono, la vittima non è consapevole che è quello il momento di sganciarsi dall’organizzazione criminale, o più spessonon ha a forza per farlo”. E così con un permesso umanitario, che non ha nulla a che fare il permesso per vittime di sfruttamento, continuano a prostituirsi per pagare il debito contratto con il viaggio.

Cosa si può fare? Secondo la Papa Giovanni XXIII il piano antitratta andrebbe recepito da tutte le agenzie che si occupano di tratta: a partire dalle forze di polizia e passando per tutti i gli operatori che a vario titolo si occupano del fenomeno. “Serve un lavoro di coordinamento e sinergia attraverso una cabina di regia molto chiara– aggiunge Ciambesi – Ma l’altro punto fondamentale per noi fondamentale è colpire un anello dello sfruttamento centrale, e cioè il cliente. Come diciamo da anni se non ci fosse la domanda non ci sarebbe l’offerta. Noi crediamo, che come ha già fatto la legislazione francese, si debbano vietare le prestazioni sessuali a pagamento e quindi il concetto di donna come merce”. L’altro punto è l’integrazione: “quando chiediamo alle ragazze di cosa abbiano bisogno la risposta è sempre lavorare – spiega -. Tutte riconoscono che la loro dignità passa per un lavoro vero. Nessuna ci ha mai detto che vuole fare la prostituta o la sex worker, né ci chiede di fare questo mestiere pagando le tasse. Non lo rileviamo neanche nei casi di prostituzione indoor”.

Le campagne di sensibilizzazione contro l’idea di donna come merce. Per sensibilizzare sul fenomeno la Papa Giovanni XXIII ha lanciato una campagna dal titolo“Questo è il mio corpo”. “L’obiettivo – conclude Ciambesi - è portare avanti un appello politico per contro l’idea di donna come oggetto. Le donne che si prostituiscono sono vittime di sfruttamento e vogliono essere liberate. A fine settembre a Ginevra è stato posto il caso delle adolescenti. Come negli anni ‘90 in tutta l’Europa continua ad abbassarsi la fascia d’età delle vittime. Molte arrivano anche dall’est, e nel caso delle ragazzine rom, spesso sono vendute dagli stessi familiari. Il problema è che i clienti chiedono sempre più le ragazzine, perché cercano chi maggiormente può essere sottomessa. Quello che chiedono non sono rapporti tradizionali, ma prestazioni sessuali che fanno accapponare la pelle. Sono sempre più i feticisti. Quando parliamo con le ragazze ci dicono: voi non immaginate nemmeno quello che siamo costrette a fare”. Oggi in occasione della Giornata europea contro la tratta in molte città italiane si svolgerà l’iniziativa Libera il tuo sogno: palloncini colorati verranno lanciati in aria come simbolo di liberazione dallo sfruttamento a cui, ancora troppe donne, sono costrette. (ec) Redattore Sociale

#MinoriStranieriNonAccompagnati aderisce e promuove a “Questo è il mio corpo”, una campagna di sensibilizzazione sul tema della tratta ai fini di prostituzione, promossa dalla Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi.

Con questa campagna si vuole chiedere al Parlamento Italiano di approvare la proposta di legge Bini (Atto Camera 3890 “Modifica all’articolo 3 della legge 20 febbraio 1958, n.75) che vuole, sull’esperienza di altre legislazioni europee, punire il cliente dello sfruttamento sessuale, per togliere così alle organizzazioni criminali la fonte di guadagno e per combattere lo sfruttamento di persone vulnerabili: colpire la domanda per contrastare le conseguenze devastanti che la prostituzione crea.Le donne che si prostituiscono arrivano da ambienti familiari e sociali degradati, hanno alle spalle storie di povertà, violenza e abusi.Non ci può essere libertà in un comportamento che nasce da una catena di sopraffazioni







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Giovanissime e costrette a prostituirsi: il dramma delle adolescenti migranti

Sono sempre più giovani e spesso vengono avviate alla prostituzione pochi giorni dopo essere sbarcate in Italia. Molte di loro hanno in ta...
Dipti Pardeshi, capo della missione IOM UK in occasione della giornata europea contro la tratta ha dichiarato che "a prescindere dalle ragioni per le quali le persone si muovono, o il loro vissuto, meritano la protezione". Infatti, oltre la metà degli uomini, donne e bambini salvati nel Mediterraneo centrale sono stati imprigionati, la cui liberazione avviene con il pagamento di un riscatto. Durante questo periodo, dai racconti raccolti, gli abusi e le violenze sono all'ordine del giorno.  I migranti che attraversano la Libia hanno una probabilità altissima di essere vittima di abusi e sfruttamento, molto più alta di coloro che passano dalla Turchia per raggiungere l'Europa. Di seguito riportato l'articolo dell'Independent sulla "schiavitù moderna" dei trafficanti di esseri umani.
Refugees and migrants risking their lives in desperate attempts to reach Europe are being forced into “modern slavery” by ruthless people traffickers who are imprisoning, torturing and raping those they exploit.
A new report has revealed the shocking scale of abuse by criminal gangs who prey on asylum seekers travelling across Africa – most commonly inLibya, which has become the main launching point for smugglers’ boats in the chaos following its civil war.
Research by the International Organisation for Migration (IOM) found that almost three quarters of migrants attempting to cross the Central Mediterranean have experienced exploitation and human trafficking.
The group said practices occurring with “alarming scare and frequency” included forced labour, imprisonment, kidnapping, ransom and physical and sexual abuse. Dipti Pardeshi, chief of mission for IOM UK, said UK Anti-Slavery Day [Tuesday] was a poignant time to examine the widespread issue and look at what can be done.“We need to remember that regardless of the reasons that people move, or their background, they deserve protection,” she said. 
Almost half of the men, women and children rescued in the Central Mediterranean said they had been imprisoned for ransom during their journey towards Europe, most commonly in Libya.
The research found migrants journeying via Libya are between seven and 10 times more likely to be abused than those reaching Europe from Turkey, with the likelihood of exploitation rising with the time they spend in transit at the mercy of smugglers. 
Growing numbers of refugees have been using the more treacherous route since the EU-Turkey deal aimed to prevent crossings over the Aegean Sea came into effect earlier this year.
The IOM’s findings were based on almost 9,000 surveys taken by refugees travelling to Europe via sea, in the first large-scale attempt to quantify the horrors long reported by refugees reaching Italy.Rescue workers with Médecins Sans Frontières (MSF) have been recording accounts of the abuses on their rescue ships, which are picking up refugees packed onto overcrowded boats launched from Libya.
The group said Libya’s degeneration into chaos following the British-backed intervention to oust Muammar Gaddafi in the country’s civil war has left rival armed groups, criminal gangs and Isis vying for power.
Armed smugglers are known to frequently detain migrants in squalid conditions, demanding ransoms or forcing them into labour, beating and torturing any who cannot pay.
Menethueos*, a 23-year-old Eritrean man who fled torture and conscription in his home country, said he was kidnapped and held for four months in Libya, with his captors demanding $2,000 (£1,600) for his release.
“Many times they beat and tortured me, but I didn’t have any family to call,” he said.
“They beat you when you are lying on the ground, with whatever they have in front of them. If they have an iron bar, they use it.“They use a lot of things. They hit you with the back of the gun. Whatever they like. They tie your hands together and your legs together and you lie on your stomach and they leave you there, day and night.”
Some refugees sew money into their clothes in preparation for the ordeal, while others resort to giving up contact details for family and friends in their home countries.
Others told MSF they were shuttled between middlemen and “brokers” for forced labour on construction sites or farms, and were locked up in warehouses at night, until they paid their way out of captivity.
A Somali man said he was “sold” by a Sudanese trafficker to a Libyan man for $2,000 (£1,600) to carry out agricultural labour, and saw several of his fellow captives die in the detention centre where they were held at night.
Lami, a 26-year-old Senegalese man, said he watched another man slowly die from illness, adding: “In Libya, if you don’t have money to pay back the people that assault you, then they beat you. I prefer to die at sea.”
Women are frequently sexually abused or forced into prostitution by traffickers, with many arriving in Italy pregnant with their abusers’ children.
Maria* a Cameroonian woman rescued from a migrant ship in June, was abducted by four armed men who forced her into prostitution and raped her repeatedly.“Selling people is normal in Libya,” the 26-year-old said. “Everybody has a gun in Libya – children too.
“I spent three and a half months in Libya, in two different houses. One day a girl died in front of us. She was sick, no food, and no water.” 
The reward for those who work or pay their way out of captivity is to be loaded onto a boat over the Central Mediterranean – now the most dangerous sea crossing in the world.
More than 3,100 migrants have died on the route this year – drowning or suffocating in overcrowded holds – putting 2016 on course to be the deadliest ever year for refugees trying to reach Europe.
Those who survive the journey often arrive injured or scarred. A doctor working at a treatment centre in Sicily previously told The Independentshe had found bullets still lodged in refugees’ bodies, bones broken from beatings, internal injuries from rapes and scars from lashing.
For others the scars are harder to spot – more than half of asylum seekers arriving in Italy are diagnosed with mental health issues, mostly triggered by trauma in their home countries or during their journeys to Europe.Almost 320,000 asylum seekers have arrived by sea this year, with the majority travelling over the Central Mediterranean after the controversial EU-Turkey deal came into effect in March, seeing anyone arriving on Greek islands detained under threat of deportation.
Around 1,800 refugees have reached Greece this month, compared to almost 13,000 in Italy, where most arrivals are from Nigeria, Eritrea, Sudan, Gambia, the Ivory Coast and other African nations.
Kevin Hyland OBE, the UK’s independent Anti-Slavery Commissioner, said urgent action was needed to protect refugees.
“The migration crisis is clearly being used by human trafficking networks to target and brutally exploit the most vulnerable,” he added.
“I believe that a key focus for the UK and other governments must include collaborating with partners to prioritise safeguarding against the risks of modern slavery as part of the response to the migration and refugee crisis, in addition to scaling up targeted frontline anti-trafficking safeguarding and law enforcement operations.”
A Home Office spokesperson said: “We have made an historic £33.5m investment in modern slavery from our aid budget focused on high-risk countries, where we know victims are regularly trafficked to the UK.” 
*Names have been changed to protect identities
Lizzie Dearden independent.co.uk

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Refugees being forced into 'modern slavery' by people traffickers before attempting deadly journey to Europe

Dipti Pardeshi, capo della missione IOM UK in occasione della giornata europea contro la tratta ha dichiarato che "a prescindere dal...
“Troppo spesso, i bambini non accompagnati scivolano tra le ‘crepe’ del sistema di tutela dei minorenni e passano inosservati, non vengono registrati e non sono seguiti. Considerato che lì il sistema non è adeguato, i minorenni non accompagnati decidono per conto loro di evitare ritardi procedurali o il fermo, cosa che li espone a gravi pericoli”. E l’allarme lanciato dall’Unicef, specificando che sono centinaia i bambini non accompagnati che – nonostante la chiusura delle frontiere – ogni giorno sono in movimento nel sud est dell’Europa.
Infatti, nonostante le politiche migratorie restrittive di alcuni Paesi europei e gli accordi in vigore, molto spesso i migranti minorenni non accompagnati scelgono di assumersi rischi sempre maggiori pur di continuare il loro viaggio della speranza per arrivare nell’Europa occidentale, spesso scegliendo percorsi migratori alternativi molto rischiosi. Dal momento della chiusura della rotta migratoria dei Balcani occidentali, il numero di bambini che arrivano in Bulgaria è aumentato di cinque volte, da 193 di marzo a 906 nel mese di agosto e circa il 50% di loro erano non accompagnati. La maggior parte sono stati trattenuti illegalmente, sia con gli adulti non loro parenti sia da soli e sono stati liberati solo al momento in cui hanno chiesto asilo. Inoltre, ai primi di settembre, due bambini sono morti e altri due sono scomparsi, quando la loro barca si è capovolta nel tentativo di attraversare il Danubio in Romania.
Dal mese di giugno 2016 l’Unicef stima che 250 rifugiati e migranti sono continuati ad arrivare in Serbia ogni giorno e il 37% sono bambini. Nel mese di settembre, gli assistenti sociali hanno identificato e aiutato almeno 148 bambini non accompagnati e separati. Alla fine di settembre, fino al 60% dei bambini non accompagnati registrati in Grecia erano ancora in lista d’attesa per ottenere un alloggio. L’Unicef ricorda agli Stati “i loro obblighi di monitorare ciò che accade ai bambini non accompagnati e di assicurarsi che le politiche e le leggi nazionali garantiscano il loro superiore interesse”. Edith Driscoll interris.it


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Migranti, l’allarme dell’Unicef: “Centinaia di minorenni attraversano da soli le frontiere del sud-est d’Europa”

“Troppo spesso, i  bambini  non accompagnati scivolano tra le ‘crepe’ del sistema di  tutela dei minorenni  e passano inosservati, non ve...
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