Il Messico ha deportato migliaia di minori migranti non accompagnati nel 2015

Il Messico ha deportato migliaia di minori migranti non accompagnati nel 2015. A denunciarlo è l'ultimo rapporto di Human Rights Watch che parla di migliaia di minori riconosciuti provenienti dal confine meridionale lo scorso anno ed espulsi dallo Stato Messicano, molti dei quali in fuga la violenza delle bande nei loro paesi d'origine. Il rapporto è di 151 pagine, s'intitola "Porte chiuse: le mancanze del Messico per proteggere i rifugiati del Centro America e dei minori migranti" e documenta le notevoli differenze tra la legge e la prassi quotidiana messa in atto dalle autorità messicane.
Human Rights Watch ha intervistato 61 bambini e più di 100 adulti arrivati in Messico da El Salvador, Guatemala, Honduras. sono stati ascoltati anche funzionari del governo, rappresentanti dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), l'agenzia dell'ONU per i rifugiati e rappresentanti di organizzazioni non governative. I risultati raccolti giungono in un momento in cui il numero dei bambini senza documenti, arrestati dalle autorità messicane appare nettamente in aumento. Rinchiusi nelle celle di sicurezza sono stati più di 35.000 bambini nel 2015, quasi il 55 per cento in più rispetto al 2014, e 270 per cento in più rispetto al 2013. I "guardiani delle frontiere Usa per procura". Si tratta di aumenti - commenta HRW - in parte legati alla impennata del sostegno finanziario fornito dal governo degli Stati Uniti per spostare in Messico il "filtro" dell'immigrazione, pratica molto simile a quella che inizierà il giorno 4 aprile prossimo in Europa che vedrà fare la parte del Messico alla Turchia.
"Il governo degli Stati Uniti, che ha fatto pressione sul Messico per fermare il flusso migratorio dei centroamericani - ha sottolineato Michael Bochenek di HRW - dovrebbe anche fornire finanziamenti aggiuntivi per migliorare e ampliare la capacità del sistema di accoglienza messicano, per trattare le domande di asilo e fornire sostegno sociale per i richiedenti asilonel rispetto delle sue norme nazionali e di quelle internazionali sui diritti umani. Mettere i bambini di fronte alla scelta se rimanere per mesi in stato di detenzione o essere restituiti al rischio di violenze nel proprio paese d'origine - ha concluso Bochenek - viola le elementari norme internazionali a tutela dei diritti umani. Sia il Messico e gli Stati Uniti devono lavorare assieme per fornire cure e protezione adeguate per i bambini in fuga dai pericoli in America Centrale".
I bambini che hanno diritto di fare richiesta di asilo affrontano molteplici ostacoli dal momento in cui vengono presi in custodia, ha detto Bochenek.
La maggior parte sono detenuti in ambienti sovraffollati, simili a prigioni. Spesso, non sanno che hanno il diritto di presentare la domanda di asilo, neppure sanno di potersi rivolgere ad avvocati per farsi aiutare, aumentando l'ansia e la paura dello stato di detenzione.
Una ragazza di 17 anni, intervistata da Human Rights Watch ha detto: "Non sapendo cosa mi sarebbe successo, ho pensato di uccidermi." Come questa ragazza sono riportate tantissime altre storie, come quella di Edgar fuggito dalle pericolosissime bande Honduregne. Poi c'è Omar, che dice "La vita è brutta dove vivo" fuggito anch'egli dall' Honduras, un paese con uno dei tassi di omicidi più alti del mondo.

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