Sulle tracce di Mussa Khan


2° post. ”Di notte, a Yuksekova, l’esercito ha l’autorizzazione di sparare a vista. Se vai lassù sii molto, molto prudente”. Continua il viaggio alla ricerca di Mussa Khan, rifugiato afgano in cammino verso un sogno chiamato “Europa”. Un sogno che, troppo spesso, si paga con la vita

3° post. Ancora fermi a Van e di Mussa Khan nessuna notizia. Prosegue il viaggio tra imuhajirin afghani intrappolati nella città turca, nel limbo dell’asilo temporaneo in attesa di proseguire il viaggio, magari anche illegalmente, attraverso Grecia e Italia

4° post. I kaçakçılar, i trafficanti di esseri umani, non hanno biglietti da visita, né uffici di vendita. Si confondono tra la gente nei vicoli, nelle caffetterie, nella piazza davanti alla moschea. Sfuggenti, invisibili, onnipresenti sulla rotta dei migranti, potrebbero essere l’unico mezzo per ritrovare le tracce di Mussa Khan

5° post. Distanza, viaggio e precarietà non bastano a privare i rifugiati afghani delle proprie radici. Anche a Gaziantep si riunisce la “Jirga”, il consiglio degli anziani, che siedono per affrontare il tema doloroso dell’esilio, ma anche i problemi quotidiani di chi vive di in bilico tra presente amaro e futuro incerto


6° post. La via della Seta del terzo millennio trasporta carne umana. Il suo terminale in terra turca è Izmir: qui arrivano i muhajirinche, come Mussa Khan, tentano la via dell’Egeo, per finire troppo spesso in fondo al mare. Per cercarlo, bisogna entrare a Basmane, porta d’Europa degli ultimi


7° post. Istanbul, punto di sutura tra due continenti, Asia ed Europa. Passaggio obbligato per i rifugiati come Mussa Khan, soprattutto ora che le rotte dei muhajirin si sono spostate verso nord. Qui il loro destino incrocia le contraddizioni in bilico tra sviluppo economico e diritti negati


8° post. Turchia, Bulgaria, Grecia. Tre nazioni separate e unite dall’Evros-Meriç-Maritsa, oggi ultima porta per i muhajirinche tentano di approdare in Europa. Mussa Khan, forse, è passato, ma sono sempre più i suoi compagni di viaggio che perdono la vita nei meandri scuri del fiume


9° post. Vittime di conflitti che non li riguardano. Come quello annoso tra Grecia e Turchia, che ha lasciato un’eredità mortale di mine lungo il confine dell’Evros. Ma anche una volta arrivati nella sospirata terra ellenica, i muhajirintrovano un paese in crisi economica, sempre meno disposto ad offrire loro protezione ed asilo


10° post. Atene. Il luogo di nascita della democrazia, cela un lato oscuro e doloroso. Sono le strade e le piazze in cui i muhajirin vivono nell’illegalità, in attesa di un futuro che non arriva. Un buco nero che inghiotte vite e destini e in cui Mussa Khan sembra essersi perduto


11° post. Patrasso. Insieme a migranti di mezzo mondo, anche imuhajirin aspettano il momento buono per scavalcare le reti che delimitano il porto, in un surreale e pericoloso gioco a rimpiattino con la polizia. La posta, però, è alta: una nave verso l’Italia e il sogno chiamato “Europa”


12° post. A Igoumenitsa i muhajirin sognano l’Europa. Non importa che ci siano già, per loro quella che conta comincia al di là dell’Adriatico. Qui anche Mussa Khan, come molti prima di lui, tenta le sue carte con la sorte


13° post. Ancona, Italia. Ecco l’”Europa” sognata da Mussa Khan. Anche qui, però, ad accogliere imuhajirin reti metalliche e procedure che rendono la richiesta di asilo una prospettiva sfuggente e lontana


14° post. Tutte le strade, si dice, portano a Roma. Anche quella di Mussa Khan e di migliaia di muhajirin afghani per cui l’Italia è soltanto una tappa della tormentata ricerca di una vita migliore. Qui, tra i cantieri che costeggiano la Stazione Ostiense, si interrompe il racconto di un viaggio che non ha fine



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