Visualizzazione post con etichetta accoglienza migranti. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta accoglienza migranti. Mostra tutti i post


Nell'ambito di un incontro di alto livello tra rappresentanti dei Comuni membri e operatori della Rete SAI (Sistema di Accoglienza e Integrazione), svoltosi di recente, si è svolta una profonda analisi dei dati principali presentati da Virginia Costa, Responsabile del Servizio centrale del Sistema di Integrazione e Accoglienza.

Il vertice, caratterizzato da interventi di spicco quali quelli di Veronica Nicotra, Segretario generale dell'Associazione Nazionale Comuni Italiani (Anci), e Matteo Biffoni, Sindaco di Prato e delegato Anci all'Immigrazione e Politiche per l’Integrazione, ha inoltre visto la partecipazione della Prefetto Laura Lega, Capo Dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione del Ministero dell’Interno, il cui contributo ha arricchito significativamente l'evento.

In particolare, Matteo Biffoni ha espresso la sua soddisfazione per l'andamento positivo della rete SAI nonostante le recenti incertezze amministrative, sottolineando la sua crescita e consolidamento. La Prefetto Laura Lega ha invece evidenziato il rafforzamento della collaborazione tra il Ministero dell'Interno e l'Anci nell'ultimo anno, con l'obiettivo di rendere stabile nel tempo la Rete SAI.

Il rapporto annuale SAI sull'immigrazione e l'accoglienza, presentato durante l'incontro, ha rivelato cifre significative: nel corso del 2022 sono state accolte 53.222 persone nei progetti SAI, segnando un aumento del 25,3% rispetto all'anno precedente. La maggior parte degli accolti ha beneficiato di progetti per l'accoglienza ordinaria, mentre una parte significativa è composta da minori stranieri non accompagnati e persone con esigenze sanitarie e di disagio mentale.

Interessante notare che le fasce d'età più rappresentate sono quelle dai 18 ai 40 anni, sebbene si sia registrato un aumento significativo dei minori, indicando una crescita dei nuclei familiari accolti nella Rete. Le nazionalità più rappresentate provengono da Africa e Asia, con Nigeria, Bangladesh, Afghanistan e Pakistan tra i paesi più numerosi.

Un altro dato degno di nota è l'incremento delle presenze femminili, che costituiscono il 23,6% degli accolti nel 2022, con una particolare rappresentanza da Nigeria, Ucraina e Afghanistan.

La Rete SAI si estende su 104 Province e tutte le Regioni d'Italia, coinvolgendo 804 Enti Locali titolari di progetto. Questo coinvolgimento capillare si traduce in un'ampia copertura territoriale, con oltre la metà dei Comuni italiani coinvolti nella Rete, soprattutto quelli con meno di 5.000 abitanti.

Infine, il rapporto conclude che il 2023 ha visto ulteriori progressi nella consolidazione della Rete SAI, con la gestione efficace delle esigenze di accoglienza legate allo "stato di emergenza sbarchi". Con oltre 43.000 posti di accoglienza disponibili e 913 progetti attivati nel corso dell'anno, la Rete dimostra la sua resilienza e crescente efficienza nel fronteggiare le sfide legate all'immigrazione e all'integrazione in Italia.



La rete SAI accoglie 53.222 persone.

Nell'ambito di un incontro di alto livello tra rappresentanti dei Comuni membri e operatori della Rete SAI (Sistema di Accoglienza e Int...


 2.670 i minori stranieri non accompagnati ad aver raggiunto il nostro Paese via mare.
Il dato, aggiornato al 14 settembre, è superiore a quello dei minori stranieri non accompagnati approdati sulle coste italiane lungo tutto il 2019 (1.680) mentre mostra un calo rispetto al 2017 (15.779) e al 2018 (3.536).

21.045 migranti approdati sulle coste italiane da inizio anno. 

Nel 2019 erano 6.236 mentre nel 2018 furono 20.732. Il dato è stato diffuso dal ministero degli Interni e aggiornato alle ore 8 del 15 settembre. 

 1.702 il totale delle persone arrivate via mare nel nostro Paese da inizio mese. L’anno scorso, in tutto settembre, furono 2.498, mentre nel 2018 furono 947.
 

  • 8.623 sono di nazionalità tunisina (41%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco;
  • dal Bangladesh (3.058, 15%),
  •  Costa d’Avorio (1.006, 5%),
  •  Algeria (921, 4%),
  •  Pakistan (800, 4%),
  •  Sudan (740, 3%),
  •  Marocco (587, 3%),
  •  Somalia (569, 3%),
  •  Egitto (524, 2%),
  •  Afghanistan (501, 2%)
  •  a cui si aggiungono 3.716 persone (18%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione.

 83.300 migranti accolti su tutto il territorio nazionale di cui 405 negli hotspot della Sicilia, 58.536 nei centri di accoglienza e 24.359 nei centri Siproimi. 

La Regione con la più alta percentuale di migranti accolti è la Lombardia (13%, in totale 11.056 persone), seguita da Emilia Romagna (11%), Lazio, Piemonte e Sicilia (9%), Campania (7%), Toscana e Veneto (6%).

21.045 persone approdate sulle coste italiane. Quasi il 12,7% i minori non accompagnati. 83.300 stranieri accolti in tutta Italia

  2.670 i minori stranieri non accompagnati ad aver raggiunto il nostro Paese via mare. Il dato, aggiornato al 14 settembre, è superiore a ...

Una realtà complessa e dolorosa, è quella dei minori stranieri soli che presentano forme di disabilità. Una condizione che lega insieme doppie  fragilità , e che pone inevitabilmente nuove sfide sul fronte dei percorsi di accoglienza e integrazione. Disabilità che talvolta sono all'origine del viaggio, nella speranza di ottenere cure più adeguate alle proprie condizioni, in altri casi diventano la conseguenza diretta dei pericoli connessi alla traversata.
Il quadro dei riferimenti scientifici sul tema risulta piuttosto carente, poichè calibrato sull'una o sull 'altra dimensione: la disabilità o la migrazione. Gli studi e le statiche nazionali, non forniscono un quadro chiaro e preciso della situazione attuale. Le ricerche, infatti, si concentrano maggiormente sui temi di interesse generale inerenti l’immigrazione per cui non viene posta un’attenzione specifica  alla peculiare condizione di questi minori stranieri.  A permanere è un approccio emotivo e poco scientifico alla questione, nonostante il nostro paese con la Legge 18/2009 abbia ratificato la Convezione ONU sui diritti delle persone con disabilità,con la quale si sancisce l’impegno dei vari Stati firmatari a raccogliere informazioni appropriate, compresi dati statistici che permettano di formulare ed attuare politiche capaci di dare concreta attuazione ai diritti delle persone con disabilità,  rimuovendo le barriere che  si incontrano nel loro esercizio. E infine attribuisce agli Stati la responsabilità della diffusione di tali statistiche, garantendone a tutti l’accessibilità.

  Un’ autentica Accoglienza ed Integrazione , si realizza attraverso il pieno riconoscimento, senza limiti, dell’altro e della sua condizione, per cui è possibile intuire come la mancanza di conoscenze sulla presenza di tali minori, sul tipo di disabilità maggiormente diffuse, si scontrano con l’incapacità di attuare politiche sociali adeguate,che possano determinare una presa in carico globale ed unitaria dell’individuo, in grado di superare il gap che talvolta si determina tra il riconoscimento di un diritto e la sua concreta attuazione.

E’ una situazione complessa, che si rende ancor più delicata quando il disagio si pone da un punto di vista psicologico. Gli operatori sociali riconoscono la difficoltà nell’individuare subito tali forme di disabilità, le quali emergono solo dopo alcune settimane, poiché  mancando  la presenza di un care giver di riferimento, che possa indicare subito la condizione del bambino, solo un osservazione attenta di esso può essere utile a rilevare il disagio. Il limite più grande è dato soprattutto dalla barriera linguistica. Ciò fa si che il ruolo del Mediatore Culturale, che sia in grado di interagire efficacemente con il minore sia fondamentale. Il rischio infatti, è quello di medicalizzare comportamenti culturali che non si comprendono e culturalizzare disturbi che non si riconoscono. Le diversità culturali in questo campo incidono molto, ma non per questo devono essere intese come un impedimento rispetto alla promozione di buon livello di qualità di vita.

A restituirci un piccolo squarcio di questa realtà, è il mondo della scuola, dove il ragazzo trascorre gran parte della giornata e in cui si realizza maggiormente la sua integrazione. La maggior parte dei minori stranieri manifesta disturbi specifici dell’apprendimento ( DSA) , ma non mancano bambini affetti dalla cosidetta “ Sindrome dell’esiliato” caratterizzata da un senso profondo di depressione, abbandono, disorientamento che blocca letteralmente il bambino, condizionando ogni possibilità di evoluzione positiva.
Risulta essenziale, nell’attivazione del processo di aiuto, considerare la specificità dei bisogni di questi minori, ricostruire la loro storie di vita, comprendere i contesti nei quali sono cresciuti e in cui hanno avuto origine gli stati di sofferenza. Per agire validamente, nell’interesse supremo del minore, secondo una prospettiva di cura e di sostegno è necessario l’attivazione di servizi lontani da ogni logica di standardizzazione, che siano in grado di considerare non solo lo stato di handicap, ma anche la condizione di minori, di  stranieri , soli.
E’ dunque nell’operatività concreta che le due dimensioni non sono considerate più nei termini di due emisferi separati, ma trovano un punto di intersezione nel riconoscimento della globalità dell’individuo e nell’implementazione del lavoro d’equipe’.

 Da un analisi generale della situazione, è possibile affermare che sebbene siano attivati percorsi ad hoc nel momento in cui vi è l’individuazione del disagio, questi non sono abbastanza nel determinare  quella che viene considerata come una presa in carico unitaria e complessa rispetto al fenomeno e nel tutelare la salute intesa sia in termini di benessere fisico  che mentale. Inoltre, il raggiungimento della maggiore età, spesso determina che si arrestino bruscamente i percorsi di aiuto e i progressi sino a quel momento raggiunti. L’ostacolo principale è che il nostro paese tende ad affrontare i problemi solo sulla base di emergenze, la mancanza di dati precisi, di conseguenti politiche poco incisive che si focalizzano sul deficit e gli svantaggi individuali piuttosto che sull’incremento delle risorse residue, sono la prova di ciò. Si richiede una maggiore sensibilità ed attenzione per non creare politiche che sottolineano lo status si soggetti stranieri e disabilitati, ma politiche che partendo dalla valorizzazione delle capacità residue siano in grado di superare le disuguaglianze in un’ottica di cura e inclusività.

A cura di: Floriana Ciotola


E-BOOK GRATIS
SCARICA GRATUITAMENTE LA GUIDA PRATICA
I Minori Stranieri non Accompagnati

Minori stranieri soli e disabilità : Due dimensioni che si scontrano.

Una realtà complessa e dolorosa, è quella dei minori stranieri soli che presentano forme di disabilità . Una condizione che...
Decine di migranti, per lo più minori non accompagnati, stipati per settimane nella tendopoli allestita in un porto blindato e militarizzato, in condizioni igienico-sanitarie indegne. Senza prospettive reali di accoglienza e senza le più elementari tutele giuridiche a salvaguardia dei loro diritti umani. Succede ad Augusta, in provincia di Siracusa, dove da mesi gli sbarchi e le attività di identificazione-deportazione-espulsione del sistema Frontex proseguono al riparo dagli occhi indiscreti dei giornalisti “non-accreditati” e delle realtà antirazziste e solidali, a cui viene negato l’accesso e la possibilità di monitorare la situazione in cui versano i migranti nell’area di sbarco. Così, quanto accade ad Augusta lo si apprende soltanto dalle testimonianze dirette dei migranti che da quel limbo sono transitati e che la sera si incontrano alla stazione di Catania. Alcuni adolescenti raccontano di essere riusciti a scappare dopo diversi giorni passati da detenuti nella tendopoli, soffrendo il caldo torrido e presidiati dagli agenti di polizia, senza mediazione culturale e senza ricevere alcuna informazione sull’accesso al diritto d’asilo e alla protezione umanitaria. Altri, invece, dicono di essere stati forzati al rilascio delle impronte digitali a colpi di manganello elettrificato; altri ancora, dopo l’identificazione, di essere stati semplicemente abbandonati sulla strada, e di averla percorsa a piedi – quaranta chilometri di asfalto - per raggiungere la città etnea.

La realtà di Augusta rappresenta solo un tassello del complesso sistema istituzionale della pessima accoglienza e dell’inferno di abusi, violenze, diritti negati e sfruttamento che colpisce le vite di migliaia di uomini, donne e bambini migranti. Tuttavia, si tratta di un tassello piuttosto peculiare, se si considera l’importanza di quel territorio sotto il profilo degli interessi economico-industriali e militari che lo attraversano. In proposito, il recente scandalo d’inchiesta Petrolio [1]ha offerto solo uno spaccato, certamente non esaustivo, dei perversi intrecci affaristici esistenti tra lobby industriali, autorità portuale e vertici della marina militare italiana. Ed è in questo contesto, d’altro canto, che si era consumata la compatta levata di scudi – dai 5 stelle ai fratelli d’Italia, dall’amministrazione comunale pentastellata all’ex commissario straordinario portuale Alberto Cozzo, attualmente inquisito dai magistrati lucani - contro la nascita di un hotspot al porto commerciale megarese.

Nello specifico, l’opposizione dell’amministrazione comunale di Augusta all’hotspot – così come il No degli altri soggetti politici e istituzionali - non ha preso di mira ciò che di nefasto questo approccio securitario rappresenta per i migranti, quanto piuttosto la destinazione tout court di una parte del porto commerciale come area di sbarco. Nessuna parola, infatti, si è mai spesa per denunciare la violazione dei diritti umani e l’illegalità, sotto il profilo del diritto interno ed europeo, del sistema hotspot, considerate per esso l’assenza di cornice giuridica e l’assoluta discrezionalità sulle procedure d’identificazione affidate interamente alla polizia. Nessuna parola nemmeno sugli abusi e sulle pratiche violente – documentate, ad esempio, nel recente rapporto di Oxfam Hotspot, il diritto negato e dai numerosi report di Borderline Sicilia – a cui vengono sottoposti i migranti all’interno dei porti d’arrivo, tra i quali proprio quello di Augusta.

L’utilizzo del porto per accogliere i migranti “svilisce le ambizioni economiche” «non solo della città ma dell’intera regione», secondo la sindaca di Augusta Cettina Di Pietro, che da più di un anno continua a lanciare appelli al governo – compreso, da ultimo, l’annuncio di uno sciopero della fame - affinché Augusta non resti «il porto degli immigrati» - la citazione è testuale - per «non mortificare i piani di sviluppo» dello scalo commerciale. Ed è sempre la sindaca, come nella peggiore propaganda leghista, ad agitare lo spauracchio del “pericolo per la sicurezza dei cittadini”, sostenendo l’equazione tra fenomeno migratorio e rischio di attentati terroristici. Un’equazione banale e frutto di una palese disinformazione, ma pericolosa per il messaggio di xefonobia che finisce per trasferire sull’opinione pubblica. Se poi a questo si aggiunge il populismo dei “45 euro a minore migrante e nessuno per i figli degli italiani” – fatto proprio dalla stessa sindaca in occasione di un confronto tv su La7 – ecco che il discorso precipita sensibilmente e diviene alimento per i peggiori umori reazionari e razzisti.

Eppure, al cospetto dell’inferno della malaccoglienza istituzionale dall’alto, comuni come quello di Augusta potrebbero fare tanto imboccando la strada della solidarietà, e disobbedendo alle politiche liberticide messe in campo dai governi centrali. Il terreno fertile non manca di certo: la cittadinanza megarese, con l’esperienza dei bambini delle scuole verdi, due anni fa ha già dato prova di grandi slanci di umanità e accoglienza; in quell’occasione, tanti furono i minori presi in affido dalle famiglie, mentre le associazioni, le parrocchie e moltissimi volontari si attivavano con iniziative di solidarietà. Quell’esperienza, qualche mese più tardi, purtroppo venne troncata insieme ai legami umani che aveva visto nascere, con la deportazione dei minori al centro di Città Giardino del Buzzi di mafia capitale.

Oggi, si tratterebbe di riprendere il filo di quei legami tranciati, tornando a coinvolgere la comunità di Augusta rispetto a un fenomeno che la riguarda direttamente, nonostante da questo continui ad essere tenuta scientemente lontana. Un punto, in questa direzione, dev’essere però chiaro: l’accoglienza e la solidarietà non sono un “problema” da gestire, né tanto meno un business da appaltare, ma una risorsa umana e culturale nonché una pratica sociale che ogni comunità lungimirante dovrebbe ricercare e promuovere attivamente. Esempi virtuosi come quello di Riace e del sindaco Mimmo Lucano, sono lì a mostrare un orizzonte possibile: un paesino di appena 1.800 anime capace di accogliere nel suo tessuto sociale, culturale ed economico fino a 550 cittadini immigrati, facendo della solidarietà un’occasione storica di rinascita comunitaria.

Sarebbe bene, pertanto, che la sindaca di Augusta approfondisca seriamente la tematica e ribalti la sua posizione in merito, abbandonando gli argomenti populistici e scegliendo di stare realmente dalla parte dei migranti e dei loro diritti; anche a proposito del progetto di un Cara a Melilli, che sarebbe l’ennesimo lager etnico in Sicilia, per la cui apertura la stessa Di Pietro si dice favorevole e pare stia spingendo.
E infine, sul porto: nessun “piano di sviluppo commerciale” – ammesso che lo “sviluppo” sia ancora il paradigma da seguire – può essere anteposto agli interessi delle persone, alle loro vite e ai loro destini. Altrimenti è meglio abbandonare quei piani: sarebbero tossici per la comunità e buoni solo ad arricchire lobby, mafie e speculatori. Nient’altro che lo stesso tragico copione recitato per il petrolchimico siracusano da sessant’anni a questa parte. 

Comunicato della Rete Antirazzista Catanese


Note [1] http://meridionews.it/articolo/43706/augusta-gli-affari-del-petrolio-intorno-al-porto-i-rapporti-dellex-commissario-con-le-societa/






E-BOOK GRATIS
SCARICA GRATUITAMENTE LA GUIDA PRATICA
I Minori Stranieri non Accompagnati

Ad Augusta ci sarà mai un’accoglienza degna per i/le migranti?

Decine di migranti, per lo più minori non accompagnati , stipati per settimane nella tendopoli allestita in un porto blindato e militari...
Il dossier "Refugees Work: A Humanitarian Investment That Yields Economic Dividends" è stato presentato mercoledì dalla Tent Foundation, ong che si occupa di sfollati. Il rapporto rovescia lo stereotipo del profugo che manda all'aria i conti dell'Unione europea e toglie il pane di bocca ai poveri del vecchio continente. Numeri alla mano, è proprio il contrario: anzi conviene all'Europa investire sull'accoglienza poiché a breve termine riceverà dai profughi il 100% di quanto ha speso.
Accogliere i richiedenti asilo che provengono dall'Africa e dal Medio Oriente è una spesa enorme per l'Unione europea, ma il costo sarà ampiamente ripagato dagli stessi profughi che nei prossimi anni andranno a generare una ricchezza pari al doppio di quanto è costata l'accoglienza.
Il calcolo è stato effettuato dall'economista Philippe Legrain, ex consigliere alla presidenza della Commissione europea, secondo il quale i rifugiati che vengono usati come spauracchio dai movimenti populisti e xenofobi in realtà creeranno nuovi posti di lavoro, faranno crescere la domanda di prodotti e servizi e colmeranno la richiesta di forza lavoro non soddisfatta dagli europei. Non solo: Legrain dimostra attraverso il suo studio che grazie al lavoro i profughi aiuteranno a rimpinguare le casse della previdenza sociale.
Più precisamente, l'accoglienza dei profughi incrementerà il debito pubblico dell'Unione europea nel suo complesso per 69 miliardi di euro entro il 2020, ma nello stesso periodo i profughi faranno crescere il Pil di 126,6 miliardi: per ogni euro speso per l'accoglienza e l'integrazione, dunque, l'Europa ne riceverà due.(tratto da Huffington Post)

E-BOOK GRATIS

SCARICA GRATUITAMENTE LA GUIDA PRATICA
I Minori Stranieri non Accompagnati

Accogliere i richiedenti asilo che provengono dall'Africa e dal Medio Oriente conviene.

Il dossier "Refugees Work: A Humanitarian Investment That Yields Economic Dividends" è stato presentato mercoledì dalla   Tent ...
Oggi a Roma nella sede della Fnsi (Federazione nazionale della stampa italiana)  è stato presentato il primo rapporto della Campagna LasciateCIEntrare, dove si denuncia la malaccoglienza italiana dei migranti. Il rapporto denominato “Accogliere: La vera emergenza” è da considerarsi come un “diario di un’urgenza”. Denuncia strutture inadeguate, personale impreparato e rischio di sfruttamento. Il rapporto è basato su ispezioni, incontri e visite di attivisti della Campagna all’interno di quei luoghi periferizzati chiamati, CIE, CAS, Sprar, Centri per MSNA, Hotspot ecc. La parte del rapporto sulla “MALAccoglienza” che più ci interessa come #minoristranierinonaccompagnati è quella relativa ai Centri per MSNA, che da almeno due anni sono in costante aumento. I minori non accompagnati come più volte scritto sulle pagine di questo blog sono i più vulnerabili tra i vulnerabili, insieme alle donne, ancora di più se “accolti” in strutture indecenti, incapaci di rispettarne l’identità, i bisogni, incapaci di comprendere e sostenere i disagi. La conseguenza inevitabile è che oltre la metà dei minori si sottraggono alle strutture, rischiando di finire nei mercati dello sfruttamento di ogni tipo, compreso quello sessuale e nell’economia illegale.

La situazione dei bambini descritta nel report è la dimostrazione del fallimento strutturale delle politiche di accoglienza in Italia e non solo. “Nei centri in cui li abbiamo incontrati ci hanno lasciato forse il dolere più forte, quello senza mediazioni e senza soluzioni”.
Molti dei minori incontrati dagli attivisti lamentano fortissime difficoltà, iniziando dal fatto che non sono previste attività organizzate, non esistono percorsi di formazione professionale, non hanno mai visto il Tutor, ammesso che sia stato nominato, non conoscono i loro diritti ecc.ecc.
Costretti per forza di cose a trascorrere buona parte della loro giornata nell’ozio.
Ci sono casi come quello del centro per Minori Comunità Mosaico - Raffadali (AG) dove si pratica la punizione. “Se, ad esempio, i ragazzi arrivano in ritardo rispetto all’orario previsto, non gli si dà il cibo o gli si toglie la possibilità di fare la telefonata di rito ai famigliari. “
Lontani dalle proprie famiglie e/o amici e senza nessuna possibilità di contatto con la realtà locale, le giornate diventano estenuanti, considerando anche che nessuno gli fornisce informazioni sui propri diritti o li orienta sulle possibilità del paese in cui si ritrovano, giustamente ci si chiede come riescano a sopravvivere in questa totale assenza di stimoli positivi.



“C’è poi il capitolo vergognoso relativo all’imposizione del prelievo delle impronte digitali ai minori ospitati al Centro Ahmed e a Gravitelli. Quello delle impronte digitali è una questione dolorosa e controversa anche in ambito Ue, duramente stigmatizzata da giuristi, dalle reti di sostegno ai migranti, ONG e associazioni antirazziste. In questi mesi, richiedenti asilo e rifugiati hanno messo in pratica in Italia azioni di disobbedienza civile contro queste pratiche fasciopoliziesche e sicuritarie; per i minori, privati di qualsivoglia sostegno giuridico e psicologico, è invece del tutto impossibile potersi esimere da esse. Sappiamo purtroppo, che questa pratica a Messina è all’ordine del giorno, realizzata anche in assenza dei tutori (o senza la nomina stessa dei tutori), e a volte i minori sono stati “accompagnati” in Questura pure da operatori-”volontari”. L’ennesima vergogna di una città che non ha mai voluto misurarsi seriamente con la falsa emergenza sbarchi e che ha consentito a partire dalle sue principali istituzioni (Prefettura, Questura, Università, ente locale) l’esistenza da più di due anni di lager per rifugiati come la Tendopoli dell’Annunziata e la (ex) caserma di Bisconte; del Centro Ahmed (ex Ipab) dove sono stipati oltre 200 minori e, dal 3 settembre 2015, perfino di una gelida palestra comunale (Gravitelli) dove sino a venerdì 9 ottobre (2015,ndr) c’erano perfino bambini di 10 anni di età.”
Quanto descritto nel rapporto ovviamente non è una generalizzazione, ma la fotografia di un sistema di accoglienza che non funziona. Questo sistema di MALAccoglienza è pensato per fare affari, Mafia Capitale docet. Il sistema di accoglienza dovrebbe essere ripensato in maniera strutturale, iniziando dalla trasparenza, dalla legalità e dalla dignitosa accoglienza dei migranti, ancor più se minori e non accompagnati.


Leonardo Cavaliere

FOLLOW US ON



E-BOOK GRATIS


SCARICA GRATUITAMENTE LA GUIDA PRATICA
I Minori Stranieri non Accompagnati

Minori “MALAccolti” diario di un’urgenza.

Oggi a Roma nella sede della Fnsi (Federazione nazionale della stampa italiana)  è stato presentato il primo rapporto della Campagna...
Stamattina è stato presentato al Viminale il Rapporto sull’accoglienza di migranti e rifugiati in Italia, realizzato dal Gruppo di studio promosso dal Sottosegretario all’Interno Domenico Manzione e dal Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del ministero dell’Interno.
Nel 2015 (fino al 10 ottobre) sono aumentate del 31% le domande di asilo presentate dai migranti alle Commissioni territoriali competenti: si è passati dalle 47.130 giunte nei primi nove mesi del 2014 alle 61.545 del 2015. In crescita anche il numero di richieste esaminate dalle Commissioni (+70%): 46.490 nel 2015, contro le 27.393 del 2014. 23.905 le domande rigettate quest'anno, 9.564 l'anno scorso. Lo rileva il "Rapporto sull'accoglienza di migranti e rifugiati in Italia", presentato oggi al Viminale.Sono 10.322 i minori non accompagnatigiunti in Italia nel 2015 (fino al 10 ottobre). Una quota pari al 73% di tutti i minori soccorsi negli ultimi mesi (14.109). Un dato "significativo" - osserva il "Rapporto sull'accoglienza di migranti e rifugiati in Italia" - "meritevole di grande
attenzione politica e amministrativa".  Secondo i dati del Dipartimento della Pubblica sicurezza, a
cui fa riferimento il Rapporto presentato oggi al Viminale, i minori stranieri (e coloro che si dichiarano tali) non accompagnati sbarcati nel 2014 sono 13.026, il 50% di tutti i bambini arrivati (26.122). Al 20 settembre 2015 gli under 18 soli e accolti nelle strutture del Ministero dell'Interno (nei 15 centri in 9 regioni finanziati con fondi F.A.M.I. per la prima accoglienza) sono 1.688; quelli presenti nel sistema Sprar 1.318.
I dati relativi ai minori non accompagnati - ricorda il gruppo di studio autore del Rapporto - sono raccolti da una pluralita? di attori: per ottenere un "sistema affidabile è necessario un coordinamento statistico". Per il Ministero del Lavoro, infatti, nel 2014 i minori non accompagnati sono 14.243,
di cui 3.707 irreperibili. I segnalati al 31 agosto 2015 sono 14.378, di cui 5.434 irreperibili (soprattutto egiziani, eritrei, somali e afghani) e 8.944 in strutture. Tra questi ultimi, il 95% è maschio e l'81% ha 16-17 anni; oltre il 34% si trova in Sicilia (3.052).
Nel 2015 le Commissioni territoriali (passate in un anno da 20 a 40) hanno riconosciuto finora lo status di rifugiato a 2.549 persone, la protezione sussidiaria a 7.242, la protezione umanitaria a 10.821. 1.926 persone che avevano fatto domanda di asilo sono risultate irreperibili.


Per quanto riguarda l'Europa, ricorda il Rapporto, nel 2014 le richieste di asilo hanno superato quota 625 mila, segnando un aumento del 44,7% rispetto all'anno precedente. L'Italia con 64.625 domande presentate è il terzo paese Ue per numero di richiedenti asilo (dopo Germania e Svezia), ma anche quello che ha registrato il maggior incremento rispetto all'anno precedente (+142,8%). Osservando la composizione dei richiedenti asilo per genere ed età, l'Italia presenta una situazione "del tutto singolare a livello europeo": la ridotta presenza di donne (7,6%) e di minori (6,8%), inferiori rispetto alla media Ue (rispettivamente 29,7% e 25,5%).
Tra i richiedenti asilo presenti in Italia nel 2014 prevalgono quelli provenienti da paesi africani (4 tra i primi 5 paesi d'origine); le prime tre nazionalità sono la Nigeria (10.138, +188% sul 2013), il Mali (9.771, +441%) e il Gambia (8.556; +386%). Infine, analizzando l'applicazione del regolamento di Dublino III, il Rapporto fa notare come "il numero dei trasferimenti effettivi sia molto esiguo rispetto alle richieste di competenza dei Paesi".


I dati italiani al primo semestre 2015 registrano 4.871 richieste di competenza dall'Italia ai Paesi membri Ue, a fronte di 14.019 richieste di competenza dai Paesi Ue all'Italia, mentre al 7 settembre sono rispettivamente 7.071 e 17.224. I principali stati membri richiedenti sono Germania (5.218), Svizzera (3.502), Svezia (1.318), Francia (986), Austria (838), Norvegia (562), Regno Unito (442), Danimarca (314), Paesi Bassi (269). Le principali nazionalità in relazione alle richieste di competenze sono Eritrea (2.898), Somalia (1.672), Siria (1.465), Nigeria (1.221), Gambia (857), Afghanistan (494) (fonte Ansa)


LEONARDO CAVALIERE


E-BOOK GRATIS

SCARICA GRATUITAMENTE LA GUIDA PRATICA
I Minori Stranieri non Accompagnati


Rapporto sull’accoglienza di migranti e rifugiati in Italia

Stamattina è stato presentato al Viminale il Rapporto sull’accoglienza di migranti e rifugiati in Italia , realizzato dal Gruppo di studio...

10.047 i minori migranti sbarcati in Italia nel 2015: in tutto il 2014 erano stati 13 mila. I dati li ha forniti il viceprefetto Maria Caprara, responsabile della struttura di missione del Viminale per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati. Il responsabile dice "i ragazzi tendono ad allontanarsi dalle strutture: la vera sfida è far capir loro che l'accoglienza offerta dall'Italia è un'opportunità". In Italia resta una emergenza, quella legata ai minori non accompagnati. A metterlo in rilievo è stato oggi il direttore della Fondazione Migrantes della Cei, monsignor Carlo Perego che ha partecipato a Roma alla presentazione del 2° Rapporto sulla protezione internazionale in Italia.
Perego ha affermato esplicitamente che per quanto riguarda i minori che spesso giungono sulle nostre coste senza familiari e parenti "non si è ancora riusciti a dare a tutti uguale tutela e un accompagnamento personale".

Monsignor Perego ha aggiunto 
 "soltanto un minore non accompagnato su cinque - ha infatti detto - risiede in una struttura dello Sprar, mentre la maggioranza è accolta in strutture di prima accoglienza inadeguate".



Questo dato è sconvolgente e la tesi è stata confermata anche dal sindaco di Prato e delegato Anci per l'immigrazione, Matteo Biffoni il quale, però, ha voluto ricordare anche i successi ottenuti in questi anni grazie anche all'impegno dei Comuni d'Italia proprio con il sistema di accoglienza Sprar che ormai, ha detto, si va delineando come il "modello unico di accoglienza". Biffoni ha poi confermato l'emanazione di un prossimo bando Sprar che prevede la disponibilità di ulteriori 10 mila posti che si aggiungeranno agli attuali 20 mila, "con l'obettivo di allargare la rete dei Comuni che ne fanno parte. Non possiamo che lavorare - ha concluso - per una prospettiva che veda un progetto Sprar sul territorio di ciascuno degli 8 mila Comuni italiani".



LEONARDO CAVALIERE

10.047 i minori migranti sbarcati in Italia nel 2015

10.047 i minori migranti sbarcati in Italia nel 2015: in tutto il 2014 erano stati 13 mila. I dati li ha forniti il viceprefetto Maria Ca...
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

 

Minori Stranieri Non Accompagnati © 2015 - Designed by Templateism.com, Plugins By MyBloggerLab.com