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Sono i più soli e vulnerabili, i minori migranti non accompagnati, il cui flusso è in Spagna è aumentato di oltre il 60% nel 2017. Con l'incremento degli sbarchi lungo la rotta occidentale del Mediterraneo, lo scorso anno sono arrivati in territorio spagnolo 6.414 minori stranieri, 2.417 in più rispetto all'anno precedente (di questi, 2.177 provengono dal Marocco), secondo le stime del ministero degli Interni, che calcola siano complessivamente 17.413 i bambini e adolescenti giunti dal 2014.
 Di questi, quasi il 37% nel 2017, un anno record per l'immigrazione infantile nel Paese iberico. 
Secondo i dati del governo, riferiti ai soli minori alloggiati in strutture e centri di accoglienza nelle varie regioni, un terzo del totale registrato negli ultimi quattro anni è stato ospitato in Andalusia (5.642); mentre al secondo posto fra le 19 comunità e città autonome iberiche per numero di Mena c'è Melilla (3.329 ) - nonostante l'enclave in Marocco sia la più piccola per popolazione e territorio - seguita da Catalogna, Paesi Baschi e Valenzia.

"Mia madre è povera, non ha nulla. Sono arrivato una settimana fa alla frontiera e da tre giorni sono entrato a Ceuta. Voglio passare in Spagna per costruirmi un futuro e aiutare mia madre. Qui è duro, ci picchiano e ci fanno del male mentre dormiamo. Io solo voglio imparare un mestiere e lavorare, avere un impiego qualsiasi". E' la testimonianza di Ahmed, un bambino di 12 anni che ha intrapreso il viaggio da solo da Tangeri e ora sopravvive come può nelle strade di Ceuta. E' contenuta nel rapporto 'Los mas solos', (I più soli), della Ong Save The Children, che denuncia le falle nel sistema di accoglienza, protezione e integrazione dei bambini e adolescenti migranti che arrivano soli nel Paese. Come Ahmed, sono oltre un centinaio i coetanei che bivaccano nelle strade di Ceuta e Melilla.

Il rapporto conferma i dati ufficiali, secondo cui dei 28.349 migranti giunti lo scorso anno in Spagna, il 14% era minore di età. Ed evidenzia che le cifre comprendono solo quanti sono entrati in contatto con le autorità pubbliche e per i quali è stata certificata la minore età. Resta fuori dalle statistiche chi, invece, decide di farsi passare per adulto, per non finire nei centri di accoglienza. E quanti hanno abbandonato volontariamente le strutture: 825 i minori 'in fuga' nel 2017 dai servizi di protezione, di cui 770 ragazzini e 55 ragazzine, dei quali si ignora la destinazione. Nonostante il significativo incremento degli sbarchi negli ultimi 4 anni, solo un centinaio di minori migranti hanno chiesto asilo e solo 31 lo hanno ottenuto, stando ai dati del ministero degli interni citati nel rapporto. Il che significa che una richiesta su 3 è respinta.

Per origini, i marocchini sono sempre stati i più numerosi (il 64,8% nel 2017), seguiti dagli algerini (9,6%). I siriani solo nel 2014 sono stati la seconda comunità più numerosa, mentre i minori originari della Costa d'Avorio sono triplicati fra il 2016 e 2017, passando da 72 a 208. "Senza politiche educative e di impiego, questi giovanissimi sono condannati alla precarietà e all'esclusione sociale. E dal giorno in cui compiono 18 anni e restano senza protezione e nessun tipo di appoggi da parte dell'amministrazione", denuncia Save The Children. "Per comprendere la loro realtà bisogna mettersi nei loro panni". 
Per questo la Ong ha lanciato la campagna 'Se buscan familias', si cercano famiglie, per percorrere con Omar, un minorenne senegalese arrivato solo in Spagna, la stessa rotta seguita da lui, rischiando la vita per entrare in Europa. 

Articolo di Paola Del Vecchio:

Minori Stranieri non Accompagnati in Spagna oltre il 60% in più nel 2017.

Sono i più soli e vulnerabili, i minori migranti non accompagnati , il cui flusso è in Spagna è aumentato di oltre il 60% nel 2017. Con l&...
L'Onu chiede alla Spagna di modificare il protocollo per minori stranieri non accompagnati e di garantire la loro identificazione alla frontiera, per assicurare l'accesso al procedimento di asilo. Sono le conclusioni del Comitato di Diritti del Bambino delle Nazioni Unite, che si è pronunciato in merito alla situazione dei minori che giungono a Ceuta e Melilla e sulle coste andaluse, dopo aver verificato l'applicazione della Convenzione internazionale dei diritti del Bambino da parte della Spagna.

I membri del Comitato si dicono "preoccupati per i respingimenti alla frontiera di minori che hanno bisogno di protezione internazionale", realizzati "senza le necessarie garanzie". Per cui, esortano le autorità spagnole "a porre fine alla pratica" delle 'devolution' automatiche, "assicurandosi che tutti i procedimenti e standard siano in accordo con lo status dei bambini e con la legislazione nazionale e internazionale". Una preoccupazione che contrasta con la posizione dei governi di Ceuta e Melilla, che avevano proposto di snellire ulteriormente le procedure per i respingimenti a caldo dei minorenni stranieri non accompagnati (Mena), per "dare risposte alla gravissima problematica" che interessa le due enclavi, come aveva evidenziato la scorsa settimana il sindaco-presidente di Ceuta, Juan Jesus Vivas. "Il Comitato è preoccupato per l'impiego di metodi per determinare l'età dei minori, anche in casi in cui i documenti di identità sembrano autentici e nonostante l'intervento della Corte Suprema", ha affermato uno dei membri, Gehad Madi, rendono noto i media iberici. L'esperto ha fatto riferimento alle misurazioni antropometriche e radiologiche per determinare l'età dei minori migranti, spesso fatte "in maniera automatica", nonostante lo scarso affidamento dei risultati, "mai precisi", con la conseguenza che "ci sono bambini trattati come adulti e non lo sono". Per Luis Pedernera, un altro esperto del Comitato Onu, il problema maggiore consiste nel fatto che, intanto che si realizzano gli esami per l'accertamento dell'età, "i minori sono rinchiusi assieme agli adulti" nei centri di detenzione temporanea, e questo desta nell'organismo delle Nazioni Unite "una grande preoccupazione" con il rischio che "cadano nelle reti della tratta di persone". Il Comitato dell'Onu esorta le autorità spagnole ad "assicurare l'effettiva protezione legale dei minori in tutto il territorio iberico". E denuncia "gli alti livelli di violenza" e "il trattamento e la protezione inadeguati da parte dei professionisti dei centri di accoglienza dei minori", attestato da "esposti di prostituzione di bambine, accesso insufficiente all'educazione regolare e alle attività del tempo libero", oltre alla "mancanza di meccanismi di denuncia", perché le violenze possano essere investigate. "Alcuni dei centri per minori non accompagnati realmente non rispondono agli standard, sono oltre il doppio della loro capacità e questo deve cambiare, con l'istallazione di strutture adeguate", ha sollecitato nelle conclusioni Gehad Madi. (AnsaMed)

Onu a Spagna,minori a frontiere Ceuta-Melilla vanno tutelati

L'Onu chiede alla Spagna di modificare il protocollo per minori stranieri non accompagnati e di garantire la loro identificazione alla...
Un nuovo rapporto rilasciato oggi dall’UNHCR, Agenzia ONU per i Rifugiati, evidenzia i cambiamenti in atto nelle rotte usate da rifugiati e migranti per raggiungere l’Europa nel terzo quadrimestre del 2017.

“Nei mesi scorsi la rotta via mare verso la Grecia ha guadagnato popolarità, gli arrivi via mare in Italia sono diminuiti e abbiamo assistito ad una crescente diversificazione dei viaggi intrapresi da migranti e rifugiati per raggiungere l’Europa”, riferisce Pascale Moreau, Direttrice dell’Ufficio per l’Europa dell’UNHCR.

Il numero delle persone che hanno attraversato il Mediterraneo dalla Libia all’Italia è fortemente calato, 21.700 persone sono arrivate tra luglio e settembre, il numero più basso degli ultimi quattro anni per lo stesso periodo di riferimento.

Secondo il rapporto, nel corso del terzo quadrimestre dell’anno è fortemente aumentato il numero di persone che sono arrivate in Italia partendo dalla Tunisia, dalla Turchia e dall’Algeria, e la maggior parte degli arrivi in Europa, lungo la rotta del Mediterraneo sono costituti da persone di nazionalità siriana, marocchina e nigeriana.

La Grecia ha visto un aumento degli arrivi via mare e via terra fin dall’estate. Solo a settembre circa 4.800 persone hanno raggiunto le coste greche, il numero più alto in un solo mese dal Marzo 2016. Circa l’80 per cento degli arrivi via mare in Grecia sono costituiti da siriani, iracheni e afghani, di questi due terzi sono donne e bambini.

Parallelamente, la Spagna ha visto un aumento del 90 per cento degli arrivi via terra e via mare nel terzo quadrimestre del 2017, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. La maggior parte di questi, 7.700 persone, arriva da Marocco, Costa d’Avorio e Guinea, ma gli arrivi via terra sono costituiti per la maggior parte da siriani.

Il rapporto evidenzia inoltre la ripresa, nel corso dell’estate, degli arrivi in Romania dalla Turchia, attraverso il Mar Nero (per la prima volta dal febbraio del 2015) così come un massiccio incremento degli arrivi a Cipro dall’inizio dell’anno.

“Nonostante la riduzione degli arrivi attraverso la rotta del Mediterraneo centrale, migliaia di persone continuano ad intraprendere viaggi disperati verso l’Europa,” riferisce Moreau, che ha sottolineato con profonda preoccupazione che al 20 novembre quasi 3.000 persone sono morte nel tentativo di raggiungere l’Europa via mare e altre 57 via terra o ai confini europei nel 2017. I numeri effettivi potrebbero essere più alti, ha aggiunto.

Il rapporto sottolinea, inoltre, la difficile situazione che vivono molte donne e ragazze vittime di tratta e quella di 15.200 minori non accompagnati e separati che sono arrivati finora in Europa quest’anno.

Il rapporto mostra poi che i movimenti di persone che cercano di oltrepassare i confini terrestri continuano anche negli ultimi tre mesi nonostante i respingimenti ad opera di alcuni Paesi. Queste pratiche dovrebbero essere investigate ed eliminate, si legge nel rapporto.

“L’UNHCR continua a chiedere maggiore accesso a vie legali e sicure, quali il ricongiungimento famigliare e il reinsediamento in Europa. È importante anche assicurare che le persone abbiano accesso alle procedure di asilo nei paesi europei” ha riferito Moreau. “Siamo estremamente grati per i contributi finora effettuati dagli Stati, tuttavia serve ancora molto per soddisfare la richiesta di 40.000 posti di reinsediamento effettuata lo scorso settembre per i rifugiati che si trovano in 15 paesi prioritari lungo la rotta del Mediterraneo centrale” ha aggiunto.

Il rapporto completo è disponibile al seguente link: https://data2.unhcr.org/en/documents/details/60865

Comunicato Stampa UNHCR




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Nuovo rapporto UNHCR evidenzia cambiamenti rispetto ai rischiosi viaggi di migranti e rifugiati verso l’Europa

Un nuovo rapporto rilasciato oggi dall’ UNHCR , Agenzia ONU per i Rifugiati, evidenzia i cambiamenti in atto nelle rotte usate da rifugia...
In una mossa controversa, la Germania sta considerando di aprire due centri d’accoglienza in Marocco per i minori rimpatriati. Secondo un documento trapelato dall’Ufficio Federale per le Migrazioni e i Rifugiati e citato da un quotidiano tedesco, i centri potrebbero accogliere fino a 200 bambini e sarebbero gestiti in collaborazione con delle ONG marocchine.

Le condizioni entro le quali questi centri opererebbero non sono state specificate nel dettaglio. Ma lo scopo sembra essere quello di permettere al governo di rimpatriare i minori senza violare la legge tedesca sull’immigrazione. Il German Residence Act specifica che il rimpatrio di un minore può essere effettuata solo nel caso in cui il minore venga affidato a un membro della famiglia, a un tutore che abbia il diritto legale di assistenza e custodia o a un centro di accoglienza appropriato.

Questo piano farebbe parte della strategia della cancelliera tedesca Angela Merkel per velocizzare l’allontanamento dei migranti irregolari dal territorio tedesco. Nel 2016, la Germania e il Marocco hanno stretto un accordo per collaborare sul rimpatrio dei migranti marocchini. Il governo tedesco ha anche cercato di approvare una legge che dichiara Marocco, Tunisia e Algeria “paesi d’origine sicuri” per facilitare l’espulsione dei migranti la cui richiesta d’asilo è stata respinta. Questa legge era stata approvata dal Bundestag nel 2016, ma è poi stata respinta dal Bundesrat nel 2017 perché i motivi per considerare i tre stati maghrebini come paesi sicuri erano stati giudicati troppo deboli dai partiti d’opposizione.

La Spagna ci aveva già provato in passato

Ricorrere ai centri d’accoglienza per rimpatriare i minori marocchini evoca un’idea simile lanciata dalla Spagna nel 2005.

Questi centri dovevano accompagnare l’applicazione del memorandum d’intesa firmato da Spagna e Marocco nel 2003 per il rimpatrio dei minori non accompagnati. Dalla fine degli anni ’90 infatti, un flusso di minori marocchini ha tentato di raggiungere la Spagna attraversando lo stretto di Gibilterra o raggiungendo le enclaves spagnole di Ceuta e Melilla.

Tra il 2005 e il 2006, la Comunità Autonoma di Madrid lanciò un progetto per la creazione di due centri di accoglienza – uno vicino a Tangeri, l’altro vicino a Marrakesh – per ospitare minori non accompagnati rimpatriati. Il progetto ricevette l’appoggio finanziario dell’UE. Nel 2006, la Catalogna promosse un programma per assistere il ritorno volontario dei minori in Marocco. L’AECID – Agenzia Spagnola di Cooperazione allo Sviluppo – e l’Andalusia lanciarono due progetti rispettivamente nel 2006 e nel 2007 per costruire centri per la protezione dei minori nel Nord del Marocco e nella regione della Tadla Azilal.

Rinforzare le capacità del sistema marocchino di protezione dell’infanzia mirava in primo luogo a prevenire la migrazione irregolare dei minori. Ma come nel caso della Germania, costituiva anche una maniera per permettere il rimpatrio dei minori nei centri gestiti dal sistema di protezione dell’infanzia del paese d’origine, opzione contemplata dalla legge spagnola sull’immigrazione.

All’epoca, la società civile contestò ampiamente la strategia spagnola a causa dei limiti che poneva in materia di rispetto dei diritti umani. Ricorrere ai centri d’accoglienza mirava chiaramente più alla facilitazione dei rimpatri piuttosto che a garantire il rispetto dell’interesse superiore dei minori. Quest’ambiguità era ancora più evidente vista la debolezza delle istituzioni marocchine di assistenza. Un rapporto pubblicato nel 2008 da Human Rights Watch sosteneva che “il sistema marocchino di protezione dell’infanzia non è pronto a prestare assistenza adeguata ai bambini rimpatriati dalla Spagna”.

Nel 2005 la sede marocchina di Unicef aveva ufficialmente scoraggiato la Spagna dal ricorrere ai centri d’accoglienza per i minori rimpatriati. Il loro rapporto segnalava infatti il rischio che questo sistema avrebbe prodotto un’accelerazione delle espulsioni dei minori, senza salvaguardare il loro interesse superiore.

Non è ben chiaro quanti minori marocchini siano stati rimpatriati tramite questi centri, o se questi centri siano mai stati effettivamente utilizzati per questo scopo. Probabilmente a causa delle pressioni della società civile, i due centri promossi dalla Comunità Autonoma di Madrid furono riconvertiti in strutture per la protezione dei minori marocchini marginalizzati al fine di promuovere la “prevenzione della migrazione irregolare”.

Dalla fine degli anni 2000, l’urgenza di legare i progetti di cooperazione al rimpatrio dei minori marocchini si è affievolita. Questo fu in parte dovuto a un taglio al budget della cooperazione spagnola allo sviluppo ma anche a discussioni interne alle autorità spagnole su come lavorare su temi di migrazione e sviluppo. Tuttavia, nel giugno 2017, un politico spagnolo ha cercato di rilanciare l’idea dei centri d’accoglienza durante un tentativo di riprendere i negoziati con le autorità marocchine per il rimpatrio dei minoripresenti nell’enclave spagnola di Melilla. Il politico non ha chiarito se l’intenzione sarebbe di ricorrere ai vecchi centri o di aprirne di nuovi.

Nell’interesse del minore

Come soggetti vulnerabili, i minori non accompagnati hanno diritti che rendono più difficile il loro rimpatrio. L’articolo 3 della ConvenzioneInternazionale sui Diritti dell’Infanzia – che è stata ratificata sia dalla Spagna che dalla Germania - chiarisce che “il superiore interesse” del bambino deve avere la priorità nelle decisioni prese dalle autorità. E’ quindi legittimo chiedersi se espellere un minore ricorrendo ai centri di accoglienza non violi questa convenzione.

Date le incredibili somiglianze tra questi due casi, la Germania dovrebbe seriamente prendere in considerazione le critiche espresse dalla società civile sul caso spagnolo dieci anni fa. Il rischio è che i minori non accompagnati vengano criminalizzati come migranti irregolari piuttosto che riconosciuti come bambini che hanno diritto alla protezione.

Autore:
Lorena Gazzotti

PhD student
Centre of Development Studies
University of Cambridge


Traduzione: Lorena Gazzotti

Articolo Originale apparso su TheConversation.com

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Sul rimpatrio dei minori, la Germania non impara dagli errori del passato

In una mossa controversa, la Germania sta considerando di aprire due centri d’accoglienza in Marocco per i minori rimpatriati . Secondo ...
Più che una città, Melilla potrebbe essere definita una frontiera che è, anche, una città. L’enclave spagnola in terra marocchina si presenta come una fortezza militarizzata circoscritta per l’intero suo perimetro da alte barriere, filo spinato e azioni di controllo e di polizia, tra le più arbitrarie e discrezionali. Il nemico numero uno di Melilla pare essere rappresentato dai migranti: migranti da tenere fuori ad ogni costo e con ogni mezzo.

La gestione delle frontiere melillesi incarna a perfezione la politica d’asilo spagnola ( e quella di esternalizzazione delle frontiere europea). Come di recente denunciato anche dal CEAR - Comisión Española de Ayuda al Refugiado- la protezione a coloro che provengono da paesi diversi dalla Siria è limitata al massimo.
Poiché ai valichi di frontiera viene consentito il passaggio verso la Spagna quasi esclusivamente ai rifugiati siriani, a quelli che provengono dall’Africa sub-sahariana non rimane che oltrepassare il confine scavalcando la recinzione multipla che lo delimita.
Tuttavia, neppure questo tentativo estremo è sufficiente a garantire l’accesso al diritto d’asilo. Infatti, la legge di sicurezza cittadina del 2015, modificando quella organica sull’immigrazione che garantiva il diritto di richiesta d’asilo nelle zone di confine, ha sancito che tutti gli ingressi effettuati attraverso i punti di frontiera diversi dai valichi ufficiali, siano da considerarsi irregolari e quindi oggetto di provvedimenti di espulsione diretta.
I cosiddetti “respingimenti a caldo”  che sono stati così legittimati da tale legge, e che sono in totale violazione con il principio di non refoulement, avvengono attraverso le porte di servizio impiegate per la manutenzione delle recinzioni che delimitano il confine. In tal modo non rimane alcuna traccia degli ingressi e delle tante persone a cui è stato negato il diritto d’asilo, de jure e de facto.

L’inespugnabilità di queste frontiere euro-africane costringe migliaia di migranti di origine sub-sahariana a tentare la ancor più pericolosa rotta della Libia oppure a vivere, anche per anni, nelle foreste di Nador, la città marocchina che confina con Melilla. Tra queste persone che vivono in condizioni estreme, nell’estenuante attesa di riuscire a fare ingresso in Europa, ci sono moltissimi minori stranieri non accompagnati.
Anche per loro l’unico modo di entrare è quello di tentare il grande salto della barriera…costi quel che costi! Considerate le violenze perpetrate dalla gendarmeria e, data la pericolosità stessa delle recinzioni metalliche (sulle quale si rischia di rimanere agganciati anche giornate intere o scenderne feriti o mutilati)  il prezzo di questi salti, spesso, risulta essere molto alto.

Si stima che i minori stranieri non accompagnati presenti a Melilla siano circa 500 e che circa un centinaio di loro viva per strada. Le ONG che lavorano sul terreno denunciano da anni il grave stato di abbandono in cui vivono.
Vengono chiamati fijos del Marruecos per via della provenienza geografica della maggior parte di loro, il cui passaggio della frontiera è agevolato dagli accordi che intercorrono tra i due stati confinanti e  che prevedono il solo possesso del passaporto. In alcuni casi questi ragazzini vengono accompagnati dagli stessi genitori che, non essendo in grado di provvedere al loro sostentamento ed istruzione, si augurano così, di garantir ai propri figli un futuro migliore in Europa.

I centri di accoglienza dedicati ai minori sono caratterizzati da condizioni di sovraffollamento e di grave mancanza di tutti quei servizi che dovrebbero essere previsti a garanzia dei loro diritti di protezione, educazione e  accompagnamento all’autonomia.
Con il pretesto di una permanenza teoricamente transitoria e funzionale al trasferimento sulla penisola iberica (e quindi all’ inserimento effettivo entro un progetto di accoglienza) a questi minori non viene garantito neanche il diritto allo studio. Anche se, in realtà, la loro permanenza a Melilla si protrae, nella maggior parte dei casi,  fino al compimento della maggiore età, quasi nessuno di loro  viene iscritto a scuola. E, una volta compiuti i diciotto anni verranno espulsi.

Tale fallace sistema di accoglienza favorisce il fenomeno dei niños della calle, i minori stranieri non accompagnati che abitano per strada.
Vivono mesi interi nella zona del porto e sperano di riuscire a raggiungere l’Europa agganciandosi o nascondendosi su uno dei  tir che si imbarca sui traghetti in partenza, ogni notte, verso Malaga.
Passano le giornate mendicando per le vie del centro e dormono nella zona della scogliera rimanendo così  esposti a qualsiasi pericolo per la loro salute e incolumità fisica, e facilmente, finiscono nelle mani della malavita locale. Non hanno accesso alle cure e vengono criminalizzati dalla comunità cittadina che li percepisce come un pericolo per la sicurezza delle strade. Per tale ragione, la Guardia Civile organizza ciclicamente delle vere e proprie retate, con tanto di impiego di elicottero, al fine di “liberare” la zona del porto dalla loro presenza e riaccompagnarli nei medesimi centri da cui sono scappati e dai quali si allontaneranno nuovamente. 
Attraverso le testimonianze raccolte dalle diverse associazioni  che si occupano di tutela dei minori, si capisce come alla base della scelta di questi ragazzi che fuoriescono dal sistema di accoglienza ci siano le insostenibili condizioni di vita nei centri, i maltrattamenti psicologici e fisici che vi vengono perpetrati e la consapevolezza di essere destinati a passare in queste strutture lunghi periodi, senza mai ricevere alcun documento e senza mai essere trasferiti sulla penisola iberica. Sono inoltre consapevoli del fatto che, quasi tutti loro, al pari dei connazionali adulti, una volta divenuti maggiorenni saranno espulsi in Marocco.

Ho incontrato i niños della calle, una sera di Marzo, unendomi ai volontari di un’associazione di Melilla che quotidianamente si occupa di andare a distribuire loro del cibo.
Ci hanno raggiunto in piccoli gruppi, fino ad arrivare ad essere circa una sessantina; tutti di un’età compresa tra i 14 e i 20 anni.
I più giovani sono stati gli ultimi ad arrivare, sembravano essere i più stanchi ed infreddoliti e dimostravano al massimo 10 anni, anche se affermavano di averne 14.
Alcuni di questi ragazzi apparivano evidentemente stremati e rimanevano in silenzio, altri si sono resi subito utili ad aiutare la distribuzione del cibo e si sono mostrati ben disposti al dialogo.
Le loro città di provenienza:  Agadir , Oujda, Fez. Il loro sogno: l’Europa del Nord, dove poter raggiungere parenti o realizzare il “business” per “diventare ricchi” e mantenere le loro famiglia in Marocco.
C’era chi prima di partire andava ancora a scuola, chi lavorava già da qualche anno oppure cercava lavoro. Parlavano del proprio paese con amore e amarezza e in molti hanno annuito alla frase di Ahmed, che ha descritto il  Marocco come “un posto bello, ma dove se non hai soldi non mangi”.
Le conversazioni con questi ragazzi duravano solo qualche minuto, era poi sufficiente un attimo di distrazione per non ritrovare più alcuni di loro e poi scorgerli nel gruppetto che si accingeva a raggiungere l’area del porto in cui sostano i tir che attendono di imbarcarsi.
Si sono allontanati in silenzio, come richiamati da un dovere, senza  neppure congedarsi prima di andare a “tentare la sorte”, forse perché fin troppo consapevoli dell'alta probabilità di dover ritornare indietro e riunirsi al gruppo.
Alcuni di loro hanno raccontato di aver provato ad imbarcarsi per ben 15 volte in 5 mesi.

La condizione di vulnerabilità in cui sono relegati i minori stranieri non accompagnati a Melilla è allarmante.
Lo scorso febbraio, l’eurodeputata Marina Arbiol ha  denunciato lo stato di abbandono e il fatto che dietro al prolungarsi dei tempi di permanenza presso le strutture di accoglienza ci sarebbe il tentativo del governo di raggiungere accordi di riammissione con il Marocco, anche per i minori stranieri non accompagnati, affermando che, quanto avviene a  Melilla è il riflesso della nefasta politica migratoria dello stato spagnolo.

Nefasta si può definire l’intera politica migratoria dell’Unione Europea, nei cui Stati e sulle cui frontiere, sempre più esternalizzate, vengono legittimate numerose prassi che ledono la dignità e il rispetto dei diritti fondamentali di donne, uomini e bambini, e che tradiscono gli stessi principi e ideali di eguaglianza, libertà e solidarietà su cui essa si fonda e per i quali è nata.
  
Giovanna Vaccaro


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Melilla, la città dai confini europei nel continente africano.

Più che una città, Melilla potrebbe essere definita una frontiera che è, anche, una città . L’enclave spagnola in terra marocchina si pre...

Un total de 746 menores extranjeros de 82 nacionalidades diferentes han sido atendidos por la Conselleria de Justicia y Bienestar Social de enero a mayo de 2011, de los cuales 491 corresponden a la provincia de Alicante, 270 a Valencia y 36 a Castellón. 

Según ha indicado la directora general del Menor, Carolina Martínez, del total de 746, tan solo 256, que supone el 34%, son menores extranjeros no acompañados. Entre los 82 países de diferente procedencia de los menores destacan por el número de casos, Marruecos que con 224 supone el 30% del total y después con menos incidencia Rumania y Argelia con 59 y 58 menores.Por otro lado, de los 746 menores extranjeros atendidos desde el 1 de enero a 31 de mayo, 561 son tutelados y 185 están en guarda. De ellos 438 se encuentran en acogimiento residencial y 308 en acogimiento residencial. Según la distribución por sexo, 496 (66,5) son varones y 250 (33,5%) mujeres. La edad mayoritaria se sitúa entre 16 y 18 años, aunque "algunos tienen más, y ocultan su edad", ha advertido Carolina Martínez. Así, uno de los principales problemas detectados por los organismos involucrados, es concretar la edad de los menores recién llegados. La directora General del Menor ha destacado el esfuerzo del Consell "para ofrecer una atención adecuada a los menores que necesitan protección, para lo que la Generalitat ha incrementado en función de las necesidades los recursos de atención residencial y diurna y ha reforzado la calidad con la especialización y diversificación de los centros". No obstante, la atención residencial se realiza también en cualquiera de los centros de la red de protección, especialmente en Centros de Recepción. Asimismo, Carolina Martínez ha subrayado que la atención a los menores extranjeros en la Comunitat Valenciana, se realiza tanto a través de las plazas residenciales como con el recurso de acogimiento familiar. En este sentido, ha puntualizado que para dar respuesta al fenómeno migratorio de los menores extranjeros, la Comunitat Valenciana dispone de 13 centros específicos para menores extranjeros del sistema de protección, concretamente, 1 de recepción, 7 de acogida y 5 centros de emancipación. Con un total de 134 plazas residenciales de las cuales 93 están en la provincia de Valencia y 41 en la provincia de Alicante. Paralelamente a la atención que los menores reciben en la red de centros de la Generalitat, la Conselleria de Bienestar Social ha subvencionado en los últimos años a la Asociación Valenciana de Ayuda al Refugiado (AVAR) un programa de atención integral a menores. Entre las actividades que se desarrollan con esta iniciativa para facilitar la integración en los ámbitos escolar, residencial y social, se presta asesoramiento legal, enseñando la lengua española y la contextualización cultural, apoyo al desarrollo psicosocial, actividades de salidas los fines de semana y tiempo libre. Los menores extranjeros también son beneficiarios de los programas de inserción laboral para menores del sistema de protección que financia la Conselleria de Justicia y Bienestar Social. Protocolo de actuación Respecto al protocolo de actuación con los menores, la directora general de la Familia ha explicado que cuando los menores son detectados son atendidos, en un primer momento, en un centro de primera acogida, "con el objeto de proceder al estudio de su situación personal, social y familiar, y de su entorno, para elaborar la correspondiente propuesta de medida de protección". Estos centros son establecimientos residenciales abiertos, de atención inmediata y transitoria, de carácter integral de acogida a niños y adolescentes en el momento den que se produce la necesidad por razones de desprotección. En estos casos, según indica Carolina Martínez, la Conselleria de Justicia y Bienestar Social comunica la situación a la Fiscalía de Menores y a la Subdelegación de Gobierno, "con el propósito de facilitar el reagrupamiento familiar siempre que sea posible, o en su defecto articulando medidas de procesos de inserción intensivos". También ha matizado que la Generalitat presta a los menores extranjeros "la misma atención que a los menores nacionales", pero, primando en su condición de inmigrantes, "la realización de programas que faciliten su integración social, cultural y laboral, procurando respetar al mismo tiempo su idioma, su religión y sus hábitos culturales". 

Quasi 750 bambini immigrati sono presi in custodia dalla Generalitat Valenciana

Un total de 746 menores extranjeros de 82 nacionalidades diferentes han sido atendidos por la Conselleria de Justicia y Bienestar Social de...
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