Cresce il numero di minorenni provenienti dalla Nigeria che sbarcano sulle coste italiane e che diventano vittime della tratta per la prostituzione. Secondo l’Organizzazione mondiale per le migrazioni (Oim) circa l’80% delle migranti arrivate via mare nel 2016 (dati più aggiornati non ci sono ancora, ma il fenomeno anche nel 2017 è di dimensioni preoccupanti) è probabile vittima di tratta destinata allo sfruttamento sessuale in Italia e in altri paesi dell’Unione Europea. 
Secondo il rapporto “Indifesa” di Terre des Hommes l’elevato numero di giovani donne nigeriane che raggiungono l’Italia è un dato consolidato e in costante crescita, sia per quanto riguarda le donne – erano circa 5mila nel 2015, passate a 11mila nel 2016 – sia per quanto riguarda i minori non accompagnati, in larga parte di sesso femminile, passati da 900 a 3040. 
L’Italia, come il resto dell’Europa, si conferma sempre più la meta di minori sole. In tutto il 2016, su un totale di 17.373 minori stranieri non accompagnati registrati, le femmine erano 1.165. 
Nei primi cinque mesi del 2017 il ministero del Lavoro ne ha censite quasi altrettante: 1.123, il 6,9% del totale. I dati del 2016 indicano che il 73,6% del totale ha tra i 16 e i 17 anni. Nel 2017 sei ragazze su dieci di quelle arrivate hanno 17 anni. 
Il primo paese di provenienza è la Nigeria (534), in costante aumento. Nella classifica seguono le eritree (22%) e le albanesi (100).

Numeri che evidenziano quanto occorra fare per fermare un fenomeno, non solo preoccupante, ma disgustoso dal punto di vista umano
Ci si chiede: le missioni militari, diplomatiche e politiche che l’Italia ha messo in campo, come quella di recente approvata per il dispiegamento di una forza militare lungo il confine con la Libia, riuscirà a fermare la tratta di essere umani e di giovani adolescenti destinate al mercato della prostituzione? Probabilmente diminuiranno gli arrivi, ma il destino di queste adolescenti potrebbe rimanere lo stesso, solo che non sarà sotto i nostri occhi, ma in altri paesi, nascosto, così da rendere le nostre coscienze immacolate. Non invaderanno più le nostre periferie, ma quelle del mondo. Quei paesi definiti dal presidente americano Donald Trump, “cessi”.

Come funziona la tratta

L’Oim, inoltre, denuncia “il significativo e preoccupante aumento delle vittime di tratta adolescenti”. Molte tra queste ragazzine al momento dello sbarco si dichiarano maggiorenni, seguendo le indicazioni dei trafficanti: “In questo modo – continua l’Oim – le ragazze verranno collocate in strutture di accoglienza per adulti, dove sarà più semplice contattare i loro trafficanti che andranno a prelevarle con maggiore facilità”. La tratta di esseri umani sta coinvolgendo ragazze di età sempre più basse. Save the Children evidenzia il progressivo abbassamento dell’età delle giovani nigeriane vittime di tratta: “Sono sempre più giovani, scarsamente scolarizzate e sempre più povere. Si tratta prevalentemente di ragazze tra i 15 e i 17 anni, con una quota crescente di bambine tra i 13 e i 14 anni”.

Il reclutamento delle giovani nigeriane avviene a Benin City, nelle aree rurali e nei villaggi più remoti degli Stati dell’Anambra, del Delta e di Lagos. Il viaggio, per queste ragazze è un incubo fatto di abusi e violenze, molte vengono costrette a prostituirsi già in Libia nelle cosiddette connection house per iniziare a pagare il debito contratto con i trafficanti al momento della partenza – che varia tra i 20 e i 50mila euro – e che viene spesso siglato da un rito magico, noto come juju o vudu. A differenza di quanto avveniva negli anni Novanta e nei primi anni Duemila – quando le ragazze arrivavano soprattutto via aerea – oggi i trafficanti le “confondono” tra i migranti in partenza per la Libia. Dando loro fin dall’inizio chiare istruzioni per fare in modo che alla prima occasione utile possano scappare dai centri di accoglienza. 
fonte: Angelo Ferrari - AGI

La tratta di prostitute nigeriane coinvolge sempre più minorenni

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Totti, la leggenda della Roma ha condiviso sul proprio profilo Twitter la storia di Abubacarr Konta, minore non accompagnato arrivato in Italia a 16 anni che ora anche grazie al calcio si sente a casa e integrato nella sua nuova realtà siciliana.
Il grande campione Romanista sposa un'altra giusta causa.

«Il calcio unisce le persone. Questo è quello che amo di questo gioco – si legge nel tweet di Totti – Condivido in pieno le parole di Abubacarr e gli auguro il meglio per il futuro».

L'ex capitano della Roma ha commentato su twitter il video pubblicato dalla UEFA, appoggiando la campagna #equalgame.

Guarda la sua storia

Totti sta con Konta. "Condivido in pieno le parole di Abubacarr, il calcio unisce"

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Nella giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato l'allarme di Save the children: "In 380 da soli in Italia in attesa di essere collocati in altri Pesi europei". Solo un migrante su tre in Italia usufruisce della relocation. Tutori volontari: oltre 2700 cittadini disponibili a seguire un ragazzino straniero non accompagnato.

Più di 380 minori migranti arrivati da soli in Italia o rimasti orfani durante i viaggi in mare ancora in attesa di essere ricollocati in altri paesi europei nelle condizioni ritenute migliori per loro dai tribunali dei minori. Il blocco della cosiddetta relocation per quanti sono giunti in Europa dopo il 26 settembre preoccupa molto Save the children che, nella giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato, lancia un appello per la piena attuazione della legge-Zampa che garantisce opportunità di inclusione sociale a bambini e ragazzi.

Solo un migrante su tre in Italia è riuscito ad usufruire del programma di relocation. A quattro mesi dal blocco della procedura, sono 79 i minori che hanno visto approvare le loro richieste ma che restano in attesa di trasferimento, 151 quelle inviate in attesa di approvazione da parte degli Stati europei individuati e 154 quelle per le quali lo stato di destinazione deve essere ancora individuato.

Nei due anni in cui il programma è stato in vigore, dall'Italia hanno trovato collocazione adeguata in Europa 1.083 bambini accompagnati e appena 99 soli. "Troppi minori migranti giunti in Europa soli, con esperienze drammatiche alle spalle, sono ancora oggi privi di protezione, di una accoglienza adeguata e di opportunità di inclusione sociale", dice Raffaela Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children.

"La decisione di interrompere il programma di relocation - aggiunge - ha significato abbandonare nuovamente al loro destino i minori soli, costringendoli in molti casi a riaffidarsi ai trafficanti o a rischiare la propria vita pur di varcare i confini, come avviene per i tanti ragazzi che anche in questi giorni vediamo ammassarsi ai valichi della frontiera nord, a Como e Ventimiglia, o come mostrano le immagini dei migranti che tentano di attraversare le Alpi innevate a piedi".

Nel 2017 sono stati 15.730 i minori giunti via mare in Italia da soli. Il sistema di accoglienza in Italia registra attualmente la presenza di 18.500 minori non accompagnati di 40 nazionalità diverse. Assenza di personale nelle strutture e mancanza di servizi volti a favorire il loro percorso di integrazione, come l'iscrizione a scuola o la partecipazione a corsi di italiano, sono tra le maggiori criticità evidenziate dai ragazzi.


Una buona notizia invece arriva sul versante dei tutori volontari previsti dalla legge Zampa. Sono più di 2700 i cittadini che hanno dato la loro disponibilità a seguire un ragazzino straniero non accompagnato garantendo il supporto necessario al processo di integrazione nel nostro Paese, dall'iscrizione a scuola al sistema sanitario.
Autore: Alessandra Ziniti

Save the Children: "Serve accoglienza adeguata"

Nella giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato l'allarme di Save the children: "In 380 da soli in Italia in attesa di esser...
Il Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria, Antonio Marziale, ha riunito stamane a Cosenza la propria Consulta sui minori stranieri non accompagnati coordinata da Maurizio Alfano (presente Alessandra Bresciani, componente la Consulta). Nel corso della riunione, è stato trattato il problema delle infiltrazioni mafiose nella gestione dei centri di accoglienza portato alla luce nei giorni scorsi dall'inchiesta “Stige”. “E’ necessario - per il Garante e la propria Consulta - che lo Stato non sottovaluti questa fenomenologia, da inquadrarsi a pieno titolo quale forma di new economy criminale giocata sui bisogni di minori vulnerabili e scappati da realtà atroci”. Al centro della discussione, “l’85% dei MSNA, stimabile all’incirca in 1.200 soggetti che risulta ancora essere in Calabria accolto in strutture emergenziali o di prima accoglienza, quando invece avrebbe già dovuto essere trasferito da tempo in strutture idonee di seconda accoglienza che allo stato occupano più o meno 220 minorenni. Ciò che potrebbe venire incontro al trasferimento di presenze in suddette strutture potrebbe essere prefigurabile in un maggior numero di centri di accoglienza qualora più sindaci aderissero ai progetti Sprar. Paradossalmente, intanto – sottolinea il Garante- rimangono vuoti posti disponibili nella seconda accoglienza, mentre risultano numericamente sovrabbondanti quelli di prima e non si capisce dove sia l'inghippo burocratico”. “Certo è che occorre una mappatura totale dei centri operanti su tutto il territorio regionale, che il Garante ha richiesto nei giorni scorsi alle prefetture, anche al fine di monitorare il livello di qualità delle strutture. Questo è un problema umanitario che richiede attenzione e rispetto per la dignità umana, a nessuno è dato di immaginare che si tratti di un “affare”. Nei prossimi giorni Garante e Consulta insedieranno un tavolo permanente con organizzazioni umanitarie aventi rilievo internazionale al fine di stabilire linee e guida e tutto ciò che serve per rendere il processo di ospitalità ed integrazione quanto più qualitativamente elevato e strutturato”. (Comunicato stampa)

Il Garante Marziale ha riunito la Consulta sui minori stranieri non accompagnati

Il Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria, Antonio Marziale, ha riunito stamane a Cosenza la propria Consulta sui m...
Si chiama “Share the journey” ed è la campagna di Caritas Hellas iniziata a settembre per avvicinare migranti, rifugiati e comunità locali e creare opportunità di convivenza. I piccoli accolti nel centro di Plateia Vathis hanno dipinto i loro ricordi, dal viaggio alla situazione attuale

I bisogni primari, i contatti con il Paese di origine, l’importanza di un sorriso e degli abbracci con le persone che incontrano ogni giorno nella loro vita. Sono alcuni dei messaggi che i bambini accolti nel centro sociale di Plateia Vathis gestito da Caritas Hellas ad Atene hanno messo su carta con matite colorate e pastelli. 

L’iniziativa è una di quelle organizzate in Grecia da Caritas Hellas nell’ambito della campagna di Caritas Internationalis “Share the journey” (condividi il viaggio), lanciata lo scorso settembre. Obiettivo della campagna è creare occasioni di incontro tra migranti, rifugiati e le comunità locali in cui sono accolti per costruire insieme una cultura della convivenza.

Con l’aiuto degli interpreti e sotto la guida degli insegnanti di Caritas Hellas, è stato chiesto ai bambini di disegnare i loro ricordi, a partire dal viaggio che hanno fatto fino alla nuova realtà in cui si trovano a vivere. 
Oltre al centro sociale di Plateia Vathis sono diversi i centri di accoglienza coinvolti nella campagna di Caritas ad Atene, Salonicco, Epanomi, Lesbo e in altre città.
 Rifugiati e migranti hanno cucinato insieme ai residenti dei quartieri e hanno condiviso la loro esperienza (il viaggio per fuggire da zone di guerra e l’arrivo in Grecia), i loro sogni per una vita migliore e la quotidianità con i loro nuovi vicini. (lp)

Grecia, i bambini migranti disegnano i ricordi del viaggio

Si chiama “Share the journey” ed è la campagna di Caritas Hellas iniziata a settembre per avvicinare migranti, rifugiati e comunità locali...
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