Il decreto legislativo n. 220 del 22 dicembre 2017, recante  disposizioni integrative e correttive del decreto legislativo 18 agosto 2015, n. 142, relativamente alle commissioni per il riconoscimento della protezione internazionale e ai minori stranieri non accompagnati, entra in vigore il 31 gennaio 2018. Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 16 gennaio 2018, n.12, il provvedimento interviene su alcuni aspetti della disciplina della protezione internazionale, si legge nel comunicato del Consiglio dei Ministri del 28 settembre 2017, quando fu annunciata l’approvazione preliminare del testo.
Nella nota il Governo annunciava che si prevedeva ” l’assegnazione alle Commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale del personale specializzato assunto in base al decreto legge n. 13/2017, che ha introdotto disposizioni urgenti per l’accelerazione dei procedimenti in materia di protezione internazionale, nonché per il contrasto dell’immigrazione illegale”.
Infine, dichiarava il Consiglio dei Ministri, il provvedimento viene emanato allo scopo di razionalizzare” il quadro delle disposizioni applicabili in materia di minori stranieri non accompagnati, attribuendo, tra l’altro, al Tribunale per i minorenni, anziché al giudice tutelare, il potere di nominare il tutore del minore non accompagnato, ciò al fine di evitare l’avvio di un doppio procedimento presso due distinti uffici giudiziari, ossia quello del giudice minorile e quello del giudice tutelare, che costituisce un’inutile complicazione procedimentale”.
FONTE: ASGI


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Dal 31 gennaio 2018 in vigore le modifiche sulle commissioni territoriali asilo e sui minori non accompagnati

Il decreto legislativo n. 220 del 22 dicembre 2017 , recante  disposizioni integrative e correttive del decreto legislativo 18 agosto 201...
Oltre un centinaio di migranti minorenni non accompagnati sono giunti a Calais negli ultimi giorni, pieni di speranza dopo l’accordo francobritannico del 18 gennaio che ha promesso un’accelerazione del trattamento delle domande d’asilo per i minori che vogliono raggiungere l’Inghilterra. Si tratta per lo più di ragazzi dell’Africa orientale, provenienti da Parigi e dal Belgio, accolti in un centro temporaneo a una settantina di chilometri dalla città della costa.
Secondo le agenzie umanitarie attive nella zona le loro speranze sono inutili perché la raccolta delle domande d’asilo non sarà effettuata a Calais.
Dall’inizio del 2017, la Gran Bretagna ha accolto in tutto otto minorenni che chiedevano il ricongiungimento con i parenti in territorio britannico. L’accordo del 18 gennaio prevede una accelerazione nel trattamento dei dossier, che in teoria dovrebbe scendere da sei mesi a 25 giorni. fonte:askanews

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Calais, tantissimi minori non accompagnati con la speranza di arrivare in Inghilterra

Oltre un centinaio di migranti minorenni non accompagnati sono giunti a Calais negli ultimi giorni, pieni di speranza dopo l’accordo fran...
La Commissione Ue ha chiuso la procedura d'infrazione aperta nel 2013 contro l'Italia per violazione della normativa sui minori stranieri non accompagnati richiedenti asilo. All'Italia venivano contestati ritardi nella nomina dei tutori legali e il numero eccessivo di minori ad essi affidati.

Il governo ha affrontato l'infrazione riuscendo ad accorciare a 5 giorni il tempo per la nomina dei tutori, creando corsie preferenziali e rafforzando gli organici. Poi ha concluso convenzioni con enti locali per aumentare il bacino da cui raccogliere i tutori e poi è intervenuto in via legislativa con la legge Zampa del 2017, che aumenta i poteri dei responsabili dei centri di accoglienza che possono rilasciare il permesso di soggiorno con semplice richiesta del tutore, che ora è nominato dal tribunale dei minori e non più da quello ordinario.

In materia migratoria resta ora aperta soltanto una procedura: quella sulle condizioni di accoglienza dei richiedenti. Dal punto di vista legislativo l'Italia ritiene di aver fatto tutto il necessario, ma Bruxelles vuole mantenerla sotto osservazione finché non si accerterà che il rimedio sia efficace.Ansa


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Migranti: Ue chiude procedura contro Italia su minori

La Commissione Ue ha chiuso la procedura d'infrazione aperta nel 2013 contro l'Italia per violazione della normativa sui minori s...
Quale percorso di integrazione aspetta i minori non accompagnati? Vi è un reale sistema in grado di assicurare un inserimento socio lavorativo? A queste e ad altre domande si è cercato di rispondere durante il convegno organizzato il 19 Gennaio dalla Federazione italiana delle comunità terapeutiche (Fict) a Roma.
Tra gli interventi, di particolare interesse è stato quello della Dott.ssa Congia, responsabile della Politiche di integrazione sociale e lavorativa dei migranti e della tutela dei minori stranieri, presso il ministero del Lavoro e della Politiche sociali, la quale ha detto che  “Se il tema è il lavoro come si può progettare inserimento solo al Sud dove questo manca per tutti?”. Nella sua relazione specifica che dei 18mila msna presenti nelle strutture di accoglienza in Italia,  il “40 per cento al Sud, serve redistribuzione equa sul territorio”, “serve una redistribuzione equa dei minori stranieri non accompagnati su tutto il territorio nazionale. Se questo non si mette a sistema difficilmente il sistema Sprar minori potrà funzionare bene”. 

La dirigente del Ministero del Lavoro, sottolinea, "Mi auguro che dopo la tornata elettorale si arrivi davvero a una redistribuzione equa a livello nazionale”. Inoltre, aggiunge Congia: “siamo tutti pronti a parlare dello sbarco, di dove collocare le persone domani, ma non su cosa faranno dopodomani. In questo periodo sono state portate avanti due riforme, quella sulla Povertà e quella del Terzo settore, tenendole però distinte – afferma -. Le fragilità vanno, invece, affrontate insieme. A livello pubblico c’è un deficit in questo periodo, nel caso dell’accoglienza i centri Caritas hanno dato spesso risposte anche più grandi rispetto alle istituzioni”.

Leonardo Cavaliere

Minori non accompagnati: Serve redistribuzione equa sul territorio.

Quale percorso di integrazione aspetta i minori non accompagnati ? Vi è un reale sistema in grado di assicurare un inserimento socio lavo...
«Sono una ragazza semplice, amichevole e sono calciatrice». Si presenta così Awa, nata nel 1997 a Serekunda, la città più grande del Gambia.
Il Gambia, uno dei paesi più piccoli dell’Africa, oltre alla presenza di un governo autoritario oggi sostituito da una nascente democrazia e di più o meno aspri conflitti tra gruppi etnici, soffre la povertà estrema che ha portato, ancora nel corso degli anni ‘80, alla nascita degli “Sos Children’s Village”, villaggi che ospitano bambini e ragazzi minorenni abbandonati dai propri genitori. Lì Awa ha trascorso 14 anni, vivendo quella che definisce un’infanzia difficile e, in un certo senso, sola. «Nel villaggio erano severi, ma almeno sono andata a scuola» racconta «Ma più di ogni altra cosa io amavo giocare con qualsiasi cosa avesse la forma di un pallone».
Awa, che riflette molto e pesa le parole che dice, rivela che il calcio le ha cambiato la vita: «Quando ho bisogno di parlare con qualcuno ma non c’è nessuno, il calcio mi aiuta a concentrarmi su me stessa». Così, a 10 anni ha cominciato a giocare nel Nambori e, distinta per la sua bravura, a 16 è entrata nella nazionale del Gambia come attaccante, partecipando alla Coppa del Mondo in Azerbaijan.
Il calcio è uno sport tipicamente maschile e, questo, Awa lo sa bene: «ma se ascolti chi non crede in te rischi di spegnerti». Awa ha lasciato il paese a 17 anni, pur conoscendo il destino che aveva segnato la vita della compagna di squadra Fatim Jawara che, a 19 anni, era partita per l’Europa terminando il suo viaggio, tragicamente, nel Mediterraneo.
Nonostante quello che racconta, Awa si sforza di sorridere. Parla a fatica l’italiano, ma è arrivata in Italia solo durante l’estate del 2017. Oggi vive a Bolzano, dove è stata accompagnata secondo le ripartizioni delle quote ministeriali (all’Alto Adige spetta circa l’1% delle persone richiedenti asilo, ndr), nel centro accoglienza Casa ex Einaudi, aperto dalla Provincia di Bolzano (che non aderisce allo Sprar, ndr) per ospitare famiglie e donne richiedenti protezione internazionale. Si tratta di un grande edificio situato nella zona industriale di Bolzano in gestione alla onlus Volontarius, associazione del posto che da diciotto anni si occupa di interventi sulla strada e nell’accoglienza. «Il nostro obiettivo» spiegano gli operatori «è rendere l’ambiente il più accogliente possibile». La struttura, in effetti, un grande edificio ricavato da dei laboratori scolastici, di per sé sa ben poco di “casa”.
Oggi Awa desidera continuare a giocare a calcio e, ammette ridendo, diventare la migliore sul mercato. A Bolzano, nonostante abbia poche conoscenze, si trova bene e, grazie al supporto di operatori e volontari – in particolare quello di Salvatore Giuliana – ha cominciato a giocare in serie B nella Unterland Damen della Federazione Italiana Giuoco Calcio. «Soffro molto il freddo» dice Awa quando è in campo, dove è l’unica a indossare un berretto che, ogni tanto, il mister le toglie dalla testa per scherzare. Awa gioca e ride con le compagne di squadra, che l’hanno accolta positivamente. «Si è ben posta, è merito suo» spiega l’allenatore Massimo Trentini «Awa è una ragazza timida, ma ha carattere».
Quando le chiedo cosa le manca del Gambia, Awa ci pensa e risponde «I miei amici». Era una ragazza minorenne, quando ha lasciato il suo paese, ma in pochi anni è dovuta crescere e diventare la giovane donna piena di grinta e coraggio che è adesso: «Quando sono arrivata a Bolzano mi sono detta che sarebbe comunque stata una nuova, importante esperienza di vita» conclude: «Ce la metterò tutta».
Autore: Luca De Marchi

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AWA, la minorenne non accompagnata che gioca a calcio tra le Alpi

«Sono una ragazza semplice, amichevole e sono calciatrice». Si presenta così Awa, nata nel 1997 a Serekunda, la città più grande del Gamb...
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