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Fino ad oggi, dato diffuso dal Ministero degli Interni in basi agli arrivi rilevati al 3 agosto, sono 1.747 i minori stranieri non accompagnati ad aver raggiunto il nostro Paese via mare. 

Il dato è superiore a tutti i msna approdati in Italia, via mare, lungo tutto il 2019, ma in calo rispetto al 2017 (15.779) e al 2018 (3.536).

Nel complesso, dati del Ministero degli Interni, aggiornati alle 8 di stamani, parlano di 14.843  persone migranti arrivate sulle coste italiane da inizio anno. 

Un netto aumento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (4.117), in calo rispetto al 2018 (19.058).

825 il totale delle persone arrivate via mare nel nostro Paese da inizio mese.

Le nazionalità più rappresentative, sulla base di quanto dichiarato all'arrivo, sono:  

  • 6.104 di nazionalità tunisina (41%);
  • Bangladesh (2.278, 15%);
  • Costa d’Avorio (857, 6%);
  • Algeria (677, 5%);
  • Sudan (537, 4%);
  • Pakistan (510, 3%);
  • Marocco (481, 3%);
  • Somalia (343, 2%);
  • Egitto (331, 2%);
  • Guinea (284, 2%);

2.461 persone (17%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione.

 

Leonardo Cavaliere

14.843 le persone migranti approdate sulle coste italiane da inizio anno. 1.747 i minori stranieri non accompagnati

Fino ad oggi, dato diffuso dal Ministero degli Interni in basi agli arrivi rilevati al 3 agosto, sono 1.747 i minori stranieri non accompag...

I migranti approdati sulle coste italiane da inizio anno sono 4444. Il dato, aggiornato alle 8 del 21.5.2020, è stato diffuso dal ministero degli Interni
Nel 2019, stesso periodo i migranti giunti in Italia via mare furono 1.295 mentre nel 2018, 10.659. , considerati gli sbarchi rilevati entro le 8 di questa mattina.
979 i migranti arrivati via mare nei primi giorni del mese di maggio.
Le nazionalità dei migranti, sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco, sono così rappresentate:
- 830 sono di nazionalità bengalese (19%);
- Costa d’Avorio (573, 13%),
- Sudan (390, 9%),
- Algeria (323, 7%),
- Marocco (309, 7%),
- Tunisia (270, 6%),
- Somalia (211, 5%),
- Guinea (206, 4%),
- Mali (162, 4%),
- Egitto (88, 2%) a cui si aggiungono 1.082 persone (24%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione.
752 i minori stranieri non accompagnati ad aver raggiunto le coste italiane, dato aggioranto al 18 maggio, un calo rispetto ai minori non accompagnati giunti via mare nel 2017 (15.779), il 2018 (3.536) e il 2019 (1.680).

Leonardo Cavaliere

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752 i minori stranieri non accompagnati ad aver raggiunto le coste italiane da inizio anno 2020

I migranti approdati sulle coste italiane da inizio anno sono 4444. Il dato, aggiornato alle 8 del 21.5.2020, è stato diffus...
2.794 i migranti approdati sulle coste italiane da inizio 2020.  498 i minori stranieri non accompagnati.

Quanti sono i migranti approdate sulle coste italiane da inizio 2020?

A questa domanda risponde il Viminale con il nuovo Report sui migranti che hanno raggiunto le coste Italiane, aggiornato alle ore 8 del 31 marzo 2020.
Dall’inizio dell’anno sono 2.794 i migranti approdati sulle coste italiane.Lo scorso anno, nello stesso perido, i migranti furono 524 mentre nel 2018 furono 6.296. 

Quanti miganti sono approdati nel solo mese di marzo? 

241 le persone migranti arrivate sulle coste italiane, 21 in meno di quelle registrate nello stesso mese del 2019. 
Dall'ultima rilevazione di metà marzo, gli unici approdi sono stati registrati nelle giornate del 22 e 27 marzo, con rispettivamente 12 e 44 persone.

Le nazionalità dei migranti arrivati nei primi tre mesi del 2020.

  • 455 sono di nazionalità bengalese (16%); 
  • Algeria (312, 11%), 
  • Costa d’Avorio (310, 11%), 
  • Sudan (248, 9%), 
  • Somalia (172, 6%), 
  • Tunisia (154, 6%), 
  • Marocco (145, 5%), 
  • Guinea (129, 5%), 
  • Mali (122, 4%), 
  • Iraq (72, 3%). 
Inoltre sono gunte 675 persone (24%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione.

Quanti sono i minori non accompagnati che sono giunti nei primi tre mesi del 2020?

498 i minori stranieri non accompagnati ad aver raggiunto il nostro Paese via mare. Il dato mostra un calo rispetto ai minori stranieri non accompagnati arrivati sulle coste italiane lungo tutto il 2017 (15.779), il 2018 (3.536) e il 2019 (1.680).

Scarica il Report.

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2.794 i migranti approdati sulle coste italiane da inizio 2020. 498 i minori stranieri non accompagnati.

2.794 i migranti approdati sulle coste italiane da inizio 2020.  498 i minori stranieri non accompagnati. Quanti sono i migranti approd...
Ringraziamenti: © Ritzau Scanpix
Copyright: © Ritzau Scanpix
Chiudere i Centri straordinari di accoglienza, riorganizzando il sistema secondo il modello della “accoglienza diffusa” in piccoli appartamenti e distribuiti nei territori, “essendo impossibile nei contesti attuali il rispetto delle misure legali vigenti, a partire dalla distanza tra le persone e al divieto di assembramenti”.


Lo chiede un centinaio di associazioni in un documento, segnalato dall’Asgi, alla luce della pandemia da Coronavirus.


Il documento chiede, altresì, che venga consentito l’accesso alla nuova Rete del sistema di protezione internazionale e per minori stranieri non accompagnati (Siproimi) anche per coloro che ne sono stati esclusi dal decreto sicurezza (titolari di permesso umanitario, richiedenti asilo) e che le persone senza fissa dimora o che vivono negli insediamenti informali rurali (cioè che lavorano per l’agricoltura per fornire i prodotti per la vita quotidiana) siano accolte in strutture adeguate, con dotazione di acqua e servizi igienici.


“Analoghe richieste chiediamo per i Cpr e gli Hot-Spot, evidenziando, quanto ai primi, la necessità di impedire nuovi ingressi e per le persone già trattenute di disporre le misure alternative al trattenimento, stante l’impossibilità attuale di eseguire ogni rimpatrio nei Paesi di origine”.

Documento



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EMERGENZA COVID-19. L’IMPATTO SUI DIRITTI DELLE/DEI CITTADINE/I STRANIERE/I E LE MISURE DI TUTELA NECESSARIE: UNA PRIMA RICOGNIZIONE

Ringraziamenti:  © Ritzau Scanpix Copyright:  © Ritzau Scanpix Chiudere i Centri straordinari di accoglienza, riorganizzando il sis...
Minori Stranieri non Accompagnati Blog aderisce all'Appello per la sanatoria dei migranti irregolari ai tempi del Covid-19.
Gli effetti positivi sarebbero molteplici

Ai tempi del Coronavirus, lo sguardo e l’attenzione della politica e dei media sulla situazione in Italia si focalizzano sugli effetti sanitari, sociali ed economici della diffusione del virus, lasciando in stand by tutto ciò che costituisce mera ordinaria amministrazione.
In qualche modo è inevitabile: lo stato di emergenza porta con sé una serie di ricadute, sulle quali si stanno esprimendo con diversi approcci e punti di vista tanto opinionisti mainstream, quanto settori di movimento, interrogandosi su temi che vanno dalle conseguenze dei cambiamenti climatici e delle sperimentazioni bio-tecnologiche sulla diffusione dei virus, agli effetti dei processi di dismissione della sanità pubblica in favore dell’imprenditoria privata, alle tutele necessarie per assicurare reddito ai lavoratori, in specie precari, colpiti dalla sospensione o comunque dalla contrazione dell’attività e ancora al modello di società autoritaria che si sperimenta con l’adozione di misure che non solo limitano la socialità, ma comprimono diritti fondamentali quali quelli di riunione, di circolazione, di sciopero.

In questo scenario è scomparsa dal dibattito pubblico, semmai ci fosse entrata, la discussione, pur ancora allo stato embrionale, sulla possibilità per il governo di emanare un provvedimento di sanatoria dei migranti che soggiornano irregolarmente nel nostro Paese, tema oggetto dell’ordine del giorno votato il 23 dicembre 2019 dalla Camera dei Deputati in sede di approvazione della legge di bilancio [1] e ribadito dalla ministra dell’interno Lamorgese il successivo 15 gennaio 2020 [2]. Il tema, però, non può essere accantonato e rimandato a tempi migliori; anzi, diventa ancor più rilevante e urgente nella contingenza che ci troviamo ad attraversare.

Il punto di partenza non può che essere quello del numero degli immigrati sans papier presenti in Italia; nell’evidente impossibilità di censirli, ci si deve riferire alle ricerche effettuate dagli istituti specializzati [3], che quantificano in oltre mezzo milione a fine 2018 le presenze irregolari, un numero che è andato aumentando nel corso degli ultimi anni e che è destinato a crescere ancora in conseguenza delle politiche bipartisan adottate dai governi, che si sono succeduti nell’ultimo decennio.

Sono molteplici le cause della crescita del numero di presenze irregolari, a iniziare dalla natura strutturale dei fenomeni migratori, di fronte alla quale sono votate al fallimento le politiche di chiusura delle frontiere adottate dall’Unione Europea, e dagli scenari di crisi internazionale coi fronti bellici apertisi negli ultimi anni, in particolare in Libia, Siria e al confine russo-ucraino. A un contesto globale che spinge moltitudini a migrare, risponde l’assoluta inadeguatezza della gestione del fenomeno da parte dell’Europa e nello specifico dell’Italia.

Nel nostro Paese, alla endemica mancanza di canali regolari e continuativi di ingresso (il sostanziale azzeramento delle pur insufficienti opportunità offerte dai flussi annuali e l’abolizione della figura dello sponsor hanno di fatto blindato le frontiere) e di qualsiasi forma di regolarizzazione a regime per chi già si trovi nel territorio italiano, si devono aggiungere la riclandestinizzazione operata dalla legge Bossi-Fini (in conseguenza del rapporto inscindibile tra disponibilità di un lavoro e permesso di soggiorno) e gli effetti della controriforma salviniana, che ha abrogato le norme che consentivano il rilascio di un permesso di soggiorno per motivi umanitari ai richiedenti asilo.

Proprio il tema dei richiedenti asilo impone qualche, seppur breve, considerazione ulteriore: le domande presentate in Italia tra 2017 e 2018 sono state 175.000 circa [4]; al termine della procedura amministrativa per il vaglio delle richieste e dei gradi di giudizio per i ricorsi contro i provvedimenti di diniego (che si sono assestati tra il 60 e il 70%), è lecito attendersi che almeno altre 100.000 persone andranno ad aggiungersi al numero delle presenze irregolari. In assenza di un intervento legislativo, il numero dei migranti sans papier è quindi destinato a lievitare ulteriormente, ricomprendendo decine di migliaia di persone che, in virtù del permesso di soggiorno temporaneo come richiedenti asilo, per anni (tanto ci vuole a portare a esaurimento la procedura davanti alle Commissioni territoriali prima e i processi giurisdizionali poi) hanno costruito relazioni sociali, svolto attività di lavoro subordinato, o comunque lavori di pubblica utilità, frequentato corsi di lingua italiana, in vista di un inserimento sociale che viene bruscamente reciso all’esito del rigetto definitivo della domanda.

Delineata per sommi capi la situazione attuale e i suoi possibili sviluppi nel breve periodo, dovrebbe apparire evidente a chiunque che non è sostenibile la presenza in Italia di 700-800 mila stranieri sprovvisti del permesso di soggiorno, e quindi deprivati dei diritti elementari della persona e destinati allo sfruttamento intensivo del lavoro nero, a sistemazioni abitative precarie, in alcuni casi alla contiguità con la microcriminalità.

La soluzione al problema non può certo essere individuata nello strumento dell’espulsione, fosse anche solo, e così ovviamente non è, per l’impossibilità concreta di eseguirne un numero così ingente. La soluzione non può che essere una e una sola: un provvedimento di sanatoria generalizzata (senza altro requisito ulteriore rispetto al mero dato fattuale della presenza in Italia), che si accompagni alla previsione per il futuro di una regolarizzazione individuale a regime, che consenta di ottenere il permesso di soggiorno allo straniero, che ne sia sprovvisto e che presenti determinati requisiti (solo a titolo esemplificativo: un’offerta di lavoro, condizioni personali di vulnerabilità, uno sponsor che si faccia carico dell’ospitalità e del mantenimento, ecc.).

Si potrebbe concludere così: un provvedimento di regolarizzazione dei sans papier è necessario e urgente, anche ai tempi del coronavirus: anche se adesso l’emergenza è (o sembra essere) un’altra, anche se l’attenzione generale in questa fase si rivolge altrove, anche se qualcuno ne approfitterebbe per imbastire una becera propaganda politica, additando al “popolo” gli untori che attraversano il mare a bordo dei barconi.

Invece, i tempi del coronavirus rendono ancor più necessario e urgente l’intervento del Governo, perché adesso alle buone ragioni della sanatoria si aggiungono anche le esigenze di tutela della salute collettiva, compresa quella delle centinaia di migliaia di migranti privi del permesso di soggiorno, che non hanno accesso alla sanità pubblica.

Il migrante irregolare non è ovviamente iscritto al Sistema Sanitario Nazionale e di conseguenza non ha un medico di base e ha diritto soltanto alle prestazioni sanitarie urgenti. Il migrante sprovvisto del permesso di soggiorno, nei casi di malattia lieve (qualche linea di febbre, un po’ di tosse) non si rivolge alle strutture sanitarie, mentre nei casi più gravi non ha alternativa al presentarsi al pronto soccorso, il che contrasterebbe con tutti i protocolli adottati per contenere la diffusione del virus. Il sans papier ha timore di presentarsi in un ospedale, perché potrebbe incappare in un controllo che lo condurrebbe all’espulsione o alla reclusione in un Centro di Permanenza per il Rimpatrio. Il “clandestino” è costretto a soluzioni abitative di fortuna, in ambienti spesso degradati e insalubri, condivisi con altre persone.
Insomma, gli “invisibili” sono per molti aspetti soggetti deboli, che se non sono più esposti al contagio del virus, più di altri rischiano di subirne le conseguenze: sanitarie, per la plausibile mancanza di un intervento tempestivo, ma anche sociali, per lo stigma cui rischiano di essere sottoposti a causa di responsabilità e inefficienze non loro ascrivibili.

Dovrebbe quindi essere evidente la necessità di “agganciare” anche queste centinaia di migliaia di persone: per contenere il loro rischio di contrarre il virus, perché possano con tranquillità usufruire dei servizi della sanità pubblica nel caso di sintomatologia sospetta, perché non diventino loro malgrado veicolo di trasmissione del virus. Affinché ciò sia possibile, però, devono essere sottratte oggi, ed è già tardi, alla condizione costretta di “invisibilità”, attribuendo loro pienezza di diritti, quanto meno di quelli che il sistema riconosce come diritti universali, in primis quelli alla salute e a un’esistenza degna.

Se stiamo davvero attraversando un’emergenza sanitaria, se davvero hanno un senso tutte le misure straordinarie fino a oggi adottate e che incidono così in profondità sulle vite di tutte e tutti, allora deve essere sanatoria per tutte le persone migranti che non hanno un permesso di soggiorno, subito!

Fonte https://www.meltingpot.org/Appello-per-la-sanatoria-dei-migranti-irregolari-ai-tempi.html?fbclid=IwAR1MT5Ek8_0HdNploAsqoGpu3KyMa2AiNfjLCIsLwj3oMTAPWIVVqivJH_U#.Xnc8j4hKg2x

Note


[1] La Camera, premesso che:
in attesa di una riforma strutturale che consenta la regolarizzazione su base individuale degli stranieri già radicati nel territorio, come prevede la proposta di legge d’iniziativa popolare C. 13 recante «Nuove norme per la promozione del regolare soggiorno e dell’inclusione sociale e lavorativa di cittadini stranieri non comunitari», un provvedimento straordinario di emersione dall’irregolarità rivolto a quei cittadini stranieri – già presenti nel nostro Paese ma senza un regolare permesso di soggiorno – che hanno un lavoro ma non hanno i documenti per essere assunti, costituirebbe una vera e propria «operazione legalità»;
con l’emersione di 400.000 persone – quindi una parte dei 500.000-600.000 irregolari presenti sul nostro territorio – si stima circa 1 miliardo di euro di gettito fiscale e oltre 3 miliardi di maggiori contributi previdenziali;
le modalità di emersione possibili potrebbero essere diverse; sul modello delle sanatorie del passato, si potrebbe prevedere la possibilità di legalizzazione ed emersione del lavoro nero rivolto ai datori di lavoro a fronte dell’autodenuncia di un già esistente rapporto di lavoro, con il contestuale rilascio di un permesso di soggiorno per lavoro al lavoro. In alternativa, aprendo una finestra per la regolarizzazione dei cittadini stranieri irregolari già presenti in Italia, si potrebbe prevedere a fronte dell’immediata disponibilità di un contratto da parte di un datore di lavoro, il rilascio di un permesso di soggiorno col pagamento di un contributo forfettario di 200 euro all’atto della stipula del contratto da parte del datore di lavoro per ogni lavoratore assunto;
uno studio commissionato dall’Inps nel 2017 ha valutato gli effetti di lungo periodo del provvedimento del 2002; un anno dopo, su 227 mila lavoratori di 107.000 imprese private emersi in quell’occasione, nove su dieci immigrati lavoravano ancora in Italia; dopo cinque anni erano ancora l’85 per cento;
gli effetti positivi di questa operazione «legalità» per la collettività sarebbero molteplici. Si offrirebbe l’opportunità di vivere e lavorare legalmente nel nostro Paese a chi già si trova sul territorio ma che, senza titolo di soggiorno, è spesso costretto per sopravvivere a rivolgersi ai circuiti illeciti; si andrebbe incontro ai tanti datori di lavoro che, bisognosi di personale, non possono assumere persone senza documenti, anche se già formati, e ricorrono al lavoro in nero (come nel caso del lavoro domestico); infine, con l’emersione si avrebbero maggiore controllo e contezza delle presenze sui nostri territori di centinaia di migliaia di persone di cui oggi non sappiamo nulla, e quindi maggiore sicurezza per tutti, impegna il Governo a valutare l’opportunità di varare un provvedimento che, a fronte dell’immediata disponibilità di un contratto di lavoro, consenta la regolarizzazione dei cittadini stranieri irregolari già presenti in Italia, prevedendo all’atto della stipula del contratto il pagamento di un contributo forfettario da parte del datore di lavoro e il rilascio di un permesso di soggiorno per il lavoratore.


[2] Risposta a interrogazione orale, pag. 22 del resoconto stenografico della seduta della Camera dei Deputati del 15 gennaio 2020: “L’intenzione del Governo e del Ministero dell’Interno è quella di valutare le questioni poste all’ordine del giorno che richiamavo in premessa, nel quadro più generale di una complessiva rivisitazione delle diverse disposizioni che incidono sulle politiche migratorie e sulla condizione dello straniero in Italia”


[3] La Fondazione ISMU (Iniziative e Studi sulla Multietnicità) nel suo XXV Rapporto stima in 562.000 unità la componente irregolare al 1° gennaio 2019, su una popolazione straniera complessiva di 6.220.000 persone.


[4] Dati forniti da Eurostat, ufficio statistiche dell’Unione Europea nella scheda annuale di statistiche in materia di asilo.






Appello per la sanatoria dei migranti irregolari ai tempi del Covid-19

Minori Stranieri non Accompagnati Blog aderisce all'Appello per la sanatoria dei migranti irregolari ai tempi del Covid-19. Gli effet...

Accogliere Minori stranieri non accompagnati significa restituire loro il diritto all’ infanzia di cui sono stati privati.Con l’approvazione della Legge Zampa, l’Italia è stato il primo paese Europeo a dotarsi di un Sistema di Accoglienza organico in materia. Essa ci ha attribuito il merito di rafforzare le forme di tutela a favore di questi “Bambini” rivendicando il loro stato naturale prima ancora di considerarli migranti. Nel nostro Paese ad oggi sono presenti circa 8.342 minori stranieri, giunti soli e senza figure di riferimento, un numero che dopo l’emergenza immigrazione vissuta nel 2011 resta ancora alto. La maggior parte dei minori registrati ha un’ età particolarmente vulnerabile, dai 15 ai 17 anni. Molti provengono da regioni remote dell’Africa e nel corso del viaggio hanno rischiato la vita subendo violenze fisiche e psicologiche, torture e schiavitù, nel migliore dei casi hanno assistito passivamente a scene di forte brutalità. Ma sono presenti anche minori provenienti dall’Albania,Egitto,Afghanistan e dalla Siria. Si riscontrano poi circa 4.324 minori irreperibili,ossia minori stranieri soli per i quali le autorità hanno segnalato un’ allontanamento dai circuiti di accoglienza e protezione esponendosi a forti rischi.
Ad un primo sguardo si evince come la Legge Zampa ribadisce con forza il principio di inespellibilità dei minori stranieri,confermando una giurisprudenza da sempre di favore nei confronti dei minori vigente nel nostro paese,(principio che ricordiamo essere già sancito a livello internazionale dalla Convenzione del Fanciullo e a livello nazionale dall’art.19 T.U. dell’Immigrazione)ma soprattutto come accennato, ha reso possibile un’ applicazione uniforme per l’accoglienza su tutto il territorio nazionale. La legge nasce dalle esigenze di superare un modus operandi basato sulla logica dell’emergenzialità e di pensare ad un sistema di presa in carico mirato,che tenga presente delle necessità di uno dei segmenti più vulnerabile dei flussi migratori. Sino al 2017, in assenza di una normativa specifica i msna, erano protetti attraverso la stessa legge che regola i casi dei minori abbandonati, con il risultato che le autorità soffrivano della mancanza di strumenti legali e amministrativi per venire incontro in maniera concreta alle reali esigenze che connotano la condizione di questi bambini.Le novità più importanti introdotte sono molteplici e nello specifico possono essere riassunte in vari punti :
·       Strutture dedicate alla prima accoglienza e all’identificazione in cui il tempo di permanenza è stato ridotto da 60 a 30 giorni per poi procedere con il trasferimento in centri di seconda accoglienza . In passato i minori erano identificati all’interno dei cd. Hotspot , centri dove erano presenti anche adulti con alti rischi per i bambini.
·       Standard omogenei per l’accertamento dell’età e l’identificazione con la presenza di un mediatore culturale  durante visite e colloqui, creando cosi una procedura uniforme a livello nazionale.
  • La protezione dell’interesse del minore, tramite l’istituzione di regole più chiare per la nomina dei tutori con l’istituzione dell’albo dei tutori volontari a cura dei Tribunali per i minorenni. Si prevede poi il ricorso a due unici tipi di permessi di soggiorno, quello per minore età e quello per motivi familiari, che potranno essere richiesti direttamente alla questura competente anche in assenza della nomina del tutore. Inoltre, si pone attenzione ai ricongiungimenti familiari attraverso indagini nell’interesse del minore prevedendo anche il passaggio della competenza sul rimpatrio assistito al Tribunale per i minorenni, organo costituzionalmente dedicato alla determinazione e alla tutela dell’interesse del minore, al contrario del precedente organo competente (Direzione generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione del ministero del lavoro e delle politiche sociali)
·       Il diritto alla salute e all’istruzione, con misure che superano gli impedimenti burocratici che precedentemente non consentivano ai minori soli di goderne a pieno ed effettivamente. A tal proposito la legge infatti prevede da un lato – per quanto concerne il diritto alla salute – l’iscrizione al Sistema Sanitario Nazionale anche in assenza di nomina del tutore e dall’altro – per quanto concerne il diritto all’istruzione – l’attivazione di specifiche convenzioni per l’apprendistato e la possibilità di acquisire i titoli conclusivi dei corsi di studio anche quando, al compimento della maggiore età, non si possegga più un permesso di soggiorno. Viene inoltre prevista la possibilità di supportare il neomaggiorenne fino ai 21 anni di età qualora questo necessiti di un percorso più lungo di integrazione.
In particolare,la legge Zampa promuove lo strumento dell’affido familiare come strada prioritaria di accoglienza dei msna rispetto alla permanenza all’interno delle strutture, attribuendo cosi un ruolo fondamentale agli enti locali che hanno il compito di favorire e sensibilizzare le famiglie affidatarie. In termini generali,l’affido rappresenta una delle possibili risposte al diritto di ogni bambino di crescere in famiglia, la quale si propone come luogo di normalità e di affettività dove poter costruire la propria identità. Proprio per questo si parla di via prioritaria di accoglienza. Sulla base di quanto  già sperimentato in altri contesti, è stato dimostrato che i msna che alloggiano presso famiglie hanno maggiori possibilità di integrarsi realmente nel nuovo contesto di vita uscendo dall’isolamento socio- culturale, frequentano regolarmente la scuola e con maggiore successo, perché supportati ed incoraggiati da figure adulte, mostrano un più veloce apprendimento della lingua ed adattamento alla nuova cultura. Inoltre non bisogna sottovalutare anche il risparmio di risorse pubbliche per le istituzioni che la promozione di questo tipo di intervento comporta.Secondo quanto riportato dai dati infatti un minore accolto in famiglia costerebbe molto meno rispetto che all’interno di una comunità. Questo strumento tuttavia nel caso di msna deve essere attuato secondo una progettualità specifica, è necessario ricordare che si ha a che fare con ragazzi adolescenti, spesso vicini alla maggiore età, per cui uno degli scopi principali verso cui deve tendere l’intervento è quello della promozione dell’autonomia e della ricostruzione del progetto di vita. La famiglia ospitante deve sapere che l’affidamento di un msna è complesso e che il suo compito specifico oltre a garantire un ambiente idoneo al suo sviluppo, è quello di facilitare la conoscenza del contesto sociale di accoglienza e l’integrazione sul territorio, favorendo la realizzazione del singolo.
Tra le raccomandazioni e le indicazioni operative suggerite, c’è la preparazione delle famiglie attraverso il coinvolgimento delle comunità straniere presenti sul territorio e l’organizzazione di percorsi specifici di formazione e sensibilizzazione che riguardino anche la storia del paese di origine, le usanze e le abitudini. Ciò che connota l’affidamento dei msna rispetto alla tipologia di intervento classico è il fatto che lo scopo ultimo non è quello di attivare competenze genitoriali bensi’ quello di garantire il diritto del minore a crescere all’interno di relazioni familiari solide, in un contesto amorevole,attento alle esigenze del singolo. Non si opera dunque parallelamente sulla famiglia di origine, su di essa non vengono attivati progetti di intervento/recupero perché assente o lontana, in taluni casi essa rappresenta addirittura un ostacolo al raggiungimento degli obiettivi progettuali soprattutto quando si presenta come una “famiglia obbligante” divenendo un fattore di stress per il ragazzo.
La caratteristica principale che renda una famiglia affidataria come una famiglia adeguata rispetto alla sfida dell’accoglienza di un msna è il possesso di quello che lo studioso Hagan definisce come “competenza culturale”. Essa corrisponde alla capacità di massimizzare la sensibilità e minimizzare l’insensibilità al servizio di comunità culturalmente diverse.Non è importante che gli operatori sociali e le famiglie affidatarie posseggano particolari conoscenze sulla cultura delle persone rispetto alle quali sono al servizio , ma è essenziale che si avvicinino alle persone culturalmente diverse con  rispetto e volontà di imparare.
Se l’affido familiare rappresenta,per la condizione dei msna, l’intervento che più si addice nel perseguimento del cd The best interest del minore, è pur vero che sino al febbraio del 2019 solo il 3% di essi ha potuto beneficiare della misura.Il principale ostacolo è dato dal reperimento di famiglie affidatarie adeguate alla specifica tipologia di utenza. Mancano risorse umane.Accade spesso poi che il livello di aspettative sia alto rispetto alla realtà, e le famiglie non riescono a gestire ragazzi che sono adolescenti adultizzati, in relazione alle esperienze di vita vissute.A differenza delle comunità, gli affidatari non sono professionalmente formati, ma soprattutto non sono abbastanza supportati dalla rete nelle difficoltà che incontrano.Altra problematica riguarda la volontà dei minori.Elemento essenziale è il consenso dei minori nell’essere accolti in nuove famiglie. E’ stato riscontrato che questi ragazzi preferiscono restare in comunità e cio’ per un duplice motivo. Da un lato vi è il legame con le proprie origini, la paura di dimenticare la propria cultura o doversi adattare per forza a nuove abitudini imposte, dall’altro vi è la sfiducia generale che nutrono nelle figure adulte di riferimento.La maggior parte cosi resta in case famiglia, o al massimo viene collocato, liddove vi sia la possibilità, in gruppi appartamento con propri connazionali.Secondo le statistiche , la maggior parte degli affidi famigliari di msna sono stati sperimentati soprattutto al Sud rispetto che in altre Regioni. Si rende cosi necessario ,affinchè la misura possa decollare, lavorare sui livelli di sussidiarietà orizzontale e verticale , investire sulla formazione e sulla sensibilizzazione, soprattutto in tempi come questi difficili, dove a prevalere è una cultura di massa della distanza e della poco apertura alla diversità.Restituire un futuro dignitoso a questi ragazzi rappresenta una responsabilità diffusa a tutti i livelli della nostra società, soprattutto in un contesto di emergenza non più dettato da numerosi arrivi bensi’ dalla diffusione di una dottrina dell’odio.Quando si è di fronte agli occhi di un ragazzino straniero bisognerebbe pensare che egli sia un dono, magari portato dal vento, ed adoperarsi per prendersene cura riconoscendone il suo valore.La Legge Zampa rappresenta la soglia di inizio di un cambiamento, di una presa di coscienza, ora c’è bisogno di adoperarsi affinchè possa effettivamente concretizzarsi. Ciò rappresenterebbe una speranza oltre che un insegnamento importante per i nostri figli. 

Floriana Ciotola


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La legge Zampa e l’affidamento dei minori stranieri non accompagnati , uno strumento importante ma che non decolla.

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2596 i migranti approdati sulle coste italiane dall'inizio dell'anno ad oggi.
Il dato è stato diffuso dal ministero degli Interni, considerati gli sbarchi rilevati entro le 8 di questa mattina, 13 marzo 2020.
Nello stesso periodo, lo scorso anno furono 335 mentre nel 2018 furono 5.938.

43 le persone migranti approdate, a marzo, sulle coste italiane, tutte nella giornata di ieri, 12 marzo 2020.
Le nazionalità, sulla base di quanto dichiarato al momento dell'arrivo, di coloro che sono approdati in Italia da inizio anno sono:
  • 440 di nazionalità bengalese (17%),
  • Algeria (308, 12%),
  • Costa d’Avorio (283, 11%),
  • Sudan (245, 9%), 
  • Somalia (172, 7%), 
  • Tunisia (137, 5%), 
  • Guinea (121, 5%), 
  • Mali (115, 4%), 
  • Marocco (112, 4%), 
  • Nigeria (70, 3%) 
  • a cui si aggiungono 593 persone (23%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione.
I minori stranieri non accompagnati, giunti, via mare, fino ad ora sono 459. Il dato, aggiornato all’8 marzo, mostra un calo rispetto ai minori stranieri non accompagnati arrivati sulle coste italiane lungo tutto il 2017 (15.779), il 2018 (3.536) e il 2019 (1.680).


Leonardo Cavaliere

2.596 persone approdate sulle coste italiane. 459 i minori stranieri non accompagnati

2596 i migranti approdati sulle coste italiane dall'inizio dell'anno ad oggi. Il dato è stato diffuso dal ministero degli Inter...
Una coalizione di Paesi "volontari" dell'Unione europea prevede di prendersi in carico fino a un massimo di 1.500 bambini migranti attualmente bloccati sulle isole greche, come misura di sostegno "umanitario". Lo ha annunciato il governo tedesco.
"A livello europeo, in questi giorni si stanno svolgendo negoziati su una soluzione umanitaria, con l'obiettivo di organizzare la cura di questi bambini nel quadro di una coalizione di volontari", ha
sottolineato Berlino in un comunicato stampa, senza specificare quali siano i Paesi coinvolti. "Vogliamo aiutare la Grecia ad affrontare la difficile situazione umanitaria di 1.000-1.500 bambini sulle isole" del Paese, hanno aggiunto i partiti della coalizione di governo della cancelliera Angela Merkel. "Questi - hanno detto - sono bambini che, a causa di una malattia, hanno urgentemente bisogno di cure, o sono bambini non accompagnati di età inferiore ai 14 anni, per lo più femmine". (Ansa)


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Migranti, l'Ue prenderà 1.500 bambini dalla Grecia

Una coalizione di Paesi "volontari" dell'Unione europea prevede di prendersi in carico fino a un massimo di 1.500 bambini m...

Credit: Melissa Favaron - Flickr
I migranti lo chiamano “The Game” (il gioco), che poi proprio un gioco non è, anzi. Perché è molto pericoloso. Il ‘gioco’ consiste nell’attraversare i confini dei Paesi balcanici per cercare di entrare in territorio Ue, vera meta finale, percorrendo sentieri impervi, evitando fili spinati, barriere, telecamere termiche, droni, polizia, manganelli e forze armate. Terreno di gioco: la Rotta Balcanica. Nel 2015 furono oltre 800mila i migranti – in larghissima parte siriani in fuga dalla guerra – che la percorsero per arrivare in Germania, Austria, Belgio e Paesi Scandinavi e chiedere asilo. L’anno dopo, per bloccare i migranti, entrarono in vigore accordi internazionali tra Ue e Turchia e le frontiere tra i Paesi Balcanici furono sigillate. Nonostante ciò il flusso migratorio non si è mai arrestato facendo diventare la Rotta Balcanica la principale via migratoria verso l’Ue, superiore a quella del Mediterraneo. I dati dell’Unhcr, l’Alto Commissariato Onu per i rifugiati, lo confermano: tra gennaio e settembre 2019 sono stati 23.200 i migranti sbarcati in Spagna e 7.600 quelli giunti in Italia a fronte di 46.100 migranti arrivati in Grecia, porta di ingresso della Rotta Balcanica. Numero che a fine 2019 è salito a 59.726 arrivi via mare e circa 15mila via terra, per un totale di circa 75mila migranti arrivati in Grecia. Il doppio del 2018. Di Rotta Balcanica si è parlato nei giorni scorsi a Roma durante il seminario, “Emergenze e crisi umanitarie: il terremoto in Albania, la situazione libica e la rotta balcanica”, promosso da Caritas Italiana. A relazionare sul tema è stato Daniele Bombardi, coordinatore Caritas Italiana nei Balcani. Il Sir lo ha intervistato.
Perché sempre più migranti decidono di incamminarsi sulla Rotta Balcanica?
Il primo motivo è da ricercarsi nella sicurezza: essa, infatti, è meno pericolosa rispetto al viaggio in barcone sul Mediterraneo. Ci si impiega molto più tempo, ha un costo maggiore perché i passaggi di frontiera sono numerosi, ma il rischio di morire è molto più basso. Nonostante si siano registrate diverse vittime (attraversamento di fiumi, rotaie, cadute…) queste sono state molto meno di quelle in mare. Altro motivo è il punto di accesso che è molto facile da raggiungere: la Turchia. Molti migranti dal Nordafrica arrivano a Istanbul in aereo e poi cominciano la lunga camminata sulla Rotta, partendo dalla Grecia.
Quante persone si stima abbiano intrapreso la Rotta Balcanica per migrare?
È un numero in crescita: siamo nell’ordine di oltre 70mila persone solo nel 2019, il doppio del 2018. Nel 2019 nel solo mese di settembre, in Grecia sono sbarcate 10 mila persone, cifra che non si raggiungeva da anni. In Italia il fenomeno non è molto conosciuto perché questi migranti non puntano al nostro Paese, se non per transitare nel Nord Est, ma al Nord Europa, alla Germania, all’Austria.
Chi sono i migranti che tentano il ‘Game’ per arrivare in Europa?
Sono soprattutto bambini, minori non accompagnati e giovani. Non solo adulti. Si stima che un migrante su quattro sia un minore. Quella Balcanica è una rotta percorsa da qualsiasi tipo di migrante. Anche il più vulnerabile prova il ‘Game’.
Quali sono le principali difficoltà che devono superare nel loro cammino?
Alcuni migranti ci hanno raccontato che avevano preferito arrivare via mare, nonostante il pericolo, perché una volta approdati erano a destinazione. Nei Balcani, invece, ci sono almeno sei o sette frontiere da attraversare, Grecia, Macedonia, Croazia, Bosnia, Serbia, Montenegro, Slovenia, Ungheria e prima ancora la Turchia. I confini comunitari con i Paesi balcanici sono sempre più militarizzati e controllati. Inoltre sta prendendo piede la logica dei muri. Ci sono barriere e fili spinati ai confini tra Turchia e Bulgaria, tra Grecia e Macedonia, tra Serbia e Ungheria, e tra Croazia e Slovenia. E si ragiona anche su una barriera marina nel mare Egeo.
Molti migranti restano bloccati nei campi profughi…
Campi del tutto inadeguati dove i migranti possono restare bloccati per mesi se non per anni. I Paesi balcanici sono molto fragili dal lato umanitario e dell’assistenza. Hanno messo in piedi un sistema raffazzonato, usando casali, industrie e caserme e strutture abbandonate, prive di ogni servizio minimo, senza riscaldamento. Tutto questo mette a rischio la vita e la salute delle persone. Per questi motivi in alcune isole greche e nel nord della Bosnia è stato decretato lo stato di emergenza umanitaria.
Quanto tempo può impiegare un migrante per percorrere la Rotta e tentare di arrivare nei territori comunitari?
Difficile che un migrante possa impiegare meno di un anno o solo pochi mesi. Quando si arriva in un posto bisogna organizzarsi e farlo è molto costoso. I migranti che giungono in Europa in molti casi hanno già finito i loro soldi. Penso a chi arriva dall’Afghanistan, dal Pakistan, dall’Iran. Devono aspettare che arrivino altri soldi dalle loro famiglie per poter continuare il ‘game’.
Come avviene il passaggio delle frontiere?
Normalmente avviene con dei ‘passeur’, dei trafficanti che pretendono cifre alte senza dare peraltro la garanzia del passaggio del confine.
Molti migranti, infatti, sono respinti ai confini…
La polizia respinge i migranti con violenza e abusi. Le testimonianze, anche di coloro che ce l’hanno fatta a passare, raccontano di persone fermate in Croazia, Slovenia, rimandate indietro e costrette a ricominciare. Ci sono migranti respinti passati da un campo profughi all’altro. Per non parlare poi di abusi, sequestri di beni personali e corruzione che segnano i rifugiati durante il percorso.
©Caritas Svizzera
Cosa fanno i Paesi balcanici per dare un aiuto più strutturato a questi migranti?
Difficile in questo ambito parlare di interventi strutturati. Come detto prima, c’è molta improvvisazione. Si tratta di Paesi economicamente fragili e impossibilitati per questo a dare priorità di intervento alle migrazioni. Per esempio in Bosnia Erzegovina, lo Stato ha affidato all’Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni) la gestione del fenomeno migratorio. L’Oim, però, non può identificare i luoghi di accoglienza perché privo dell’autorizzazione dello stesso Stato. L’Oim ha cominciato così ad affittare strutture private per alloggiare i migranti. Queste nella maggior parte sono ambienti vecchi, abbandonati, in disuso, privi di tutto, inadatti. In Serbia un vecchio ospedale pediatrico adibito a centro di accoglienza per circa 300 persone non ha acqua potabile da 5 anni. Altri migranti sono ospitati in un motel fatiscente lungo l’autostrada, lontani da centri abitati e impossibilitati a raggiungerli. Con un po’ più di organizzazione si potrebbe allestire una accoglienza più decente e dignitosa.
©Caritas Svizzera
Perché non si fa?
Perché non c’è la volontà politica. Il tema migratorio è molto impopolare, strumentalizzato politicamente e anche costoso. Per un Paese povero come la Bosnia, che non ha risorse nemmeno per i propri cittadini, l’accoglienza di 10mila migranti è pesante.
Il fatto poi che siano migranti in transito non spinge la gente a dare loro una mano. Ma si tratta di un transito molto lento che può durare mesi se non anni.
Ma non è un po’ paradossale che Paesi come quelli balcanici, che aspirano ad entrare nell’Ue, non riescano a fornire una assistenza umanitaria degna di questo nome? La partita dell’integrazione europea si gioca anche con la gestione dei migranti…
Credo che l’Ue voglia giocare con i Balcani lo stesso gioco che sta facendo con la Turchia: avere gli hot spot europei (centri dove identificare, registrare e rilevare impronte digitali dei migranti sbarcati e verificare se possono fare la domanda di protezione internazionale, ndr.) fuori dei confini Ue.
Sembra abbastanza chiara l’intenzione dell’Ue di esternalizzare le frontiere arrivando a pagare questi Paesi perché tengano fermi sui propri territori i migranti. Alcuni governi, come quello serbo, hanno capito e stanno lavorando in questa direzione, tenendosi una quota di migranti, nella speranza di vedere facilitato il loro cammino di adesione all’Ue. Purtroppo non c’è un sistema di controllo idoneo a verificare se i migranti sono accolti secondo il rispetto dei diritti umani.
L’Ue ha poche politiche comuni e l’esternalizzazione delle frontiere è una di queste. I Paesi balcanici si prestano al gioco perché sono tutti in pre-adesione e cercano, così facendo, di ottenere vantaggi.
Cosa dovrebbe fare l’Ue?
Credo che i Paesi europei dovrebbero almeno offrire dei luoghi di accoglienza più decenti ai migranti ed evitare che nella sosta di qualche mese (o anno) debbano dormire a terra, privi di cibo, acqua, luce, medicine e istruzione. La soluzione è possibile se ci fosse la volontà politica. I numeri non sono giganteschi: parliamo di 10mila migranti in Bosnia su 4 milioni di abitanti, 7mila migranti in Serbia su una popolazione di 8 milioni. Numeri gestibili se ci fosse – ripeto – la volontà politica. Le soluzioni tecniche ci sono. L’Ue dovrebbe spingere questi Paesi ad adottarle piuttosto che dare finanziamenti senza poi verificare gli standard di accoglienza.
©Caritas Svizzera
Qual è l’impegno delle Caritas e delle Chiese locali per questi migranti?
Le Caritas sono presenti in moltissimi campi lungo la Rotta e in diversi altri luoghi. Difficile fare un calcolo dei campi: in Bosnia ce ne sono 8, in Serbia 17, in Macedonia 3, non so in Grecia e in altri Paesi. Le Caritas sono presenti in oltre il 60% dei campi impegnate a vari livelli, animazione, distribuzione, educazione, salute. Sono Caritas di Chiese che non hanno maturato particolari esperienze sul campo migratorio se non in quello interno. Devono crescere in formazione e in questo ambito risulta prezioso l’aiuto che molte Caritas europee, Italia in testa, stanno offrendo loro.
Autore: Daniele Rocchi
Fonti: SIR




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Migranti. Sulla Rotta Balcanica si gioca il “game” della vita

Credit: Melissa Favaron - Flickr I migranti lo chiamano “The Game” (il gioco), che poi proprio un gioco non è, anzi. Perc...

1.583 i minori stranieri non accompagnati ad aver raggiunto il nostro Paese via mare.
Il dato, diffuso dal Ministero degli Interni, aggiornato al 9 dicembre, mostra un deciso calo rispetto ai minori stranieri non accompagnati sbarcati sulle coste italiane lungo tutto il 2017 (15.779) e il 2018 (3.536).

Rispetto agli anni scorsi, complessivamente si è registrata una diminuzione delle persone arrivate in Italia via mare del 52,01% sul 2018 (furono 23.122) e del 90,60% sul 2017 (118.019).

11.097 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane da inizio anno, di cui 215 nei primi giorni di dicembre (il picco si è avuto il 4 dicembre con 121 migranti sbarcati).

Degli oltre 11mila migranti sbarcati in Italia nel 2019:

- 2.654 sono di nazionalità tunisina (24%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da
Pakistan (1.180, 11%),
Costa d’Avorio (1.135, 10%),
Algeria (1.005, 9%),
Iraq (871, 8%),
Bangladesh (581, 5%),
Sudan (444, 4%),
Iran (434, 4%),
Guinea (281, 3%) e
Marocco (253, 2%), a cui si aggiungono 2.259 persone (20%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione.



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11mila persone approdate sulle coste italiane. 215 a dicembre. Dati del Viminale.

1.583 i minori stranieri non accompagnati ad aver raggiunto il nostro Paese via mare. Il dato, diffuso dal Ministero degli ...

Da inizio anno sono approdate sulle coste italiane circa 9476 persone migranti, di questi 1843 nel solo mese di Ottobre.
Il dato, diffuso dal Ministero degli Interni, registra una diminuizione del 56,99% rispetto al 2018 (22.031) e del 91,49% sul 2017 (111.306).

- 2.553 sono di nazionalità tunisina (27%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco;
- gli altri provengono da Pakistan (1.094, 12%),
- Costa d’Avorio (973, 10%),
- Algeria (904, 9%),
- Iraq (760, 8%),
- Bangladesh (383, 4%),
- Iran (368, 4%),
- Sudan (356, 4%),
- Guinea (208, 2%) e
- Marocco (190, 2%),
a cui si aggiungono 1.687 persone (18%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione.

I minori stranieri non accompagnati sono 1235 quelli ad aver raggiunto via mare l'Italia.
Anche in questo caso, il dato, aggiornato al 21 ottobre, mostra un deciso calo rispetto ai minori stranieri non accompagnati sbarcati sulle coste italiane lungo tutto il 2017 (15.779) e il 2018 (3.536).

REPORT https://www.interno.gov.it/it/sala-stampa/dati-e-statistiche/sbarchi-e-accoglienza-dei-migranti-tutti-i-dati

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9.476 persone approdate sulle coste italiane. Oltre 1.800 ad ottobre

Da inizio anno sono approdate sulle coste italiane circa 9476 persone migranti, di questi 1843 nel solo mese di Ottobre. Il...
7. 939 le persone migranti approdate sulle coste italiane da inizio anno, di cui 306 nei primi giorni di ottobre compresi i 22 superstiti del naufragio avvenuto in nottata al largo di Lampedusa. 

Rispetto agli anni scorsi, si è registrata una diminuzione delle persone arrivate in Italia via mare del 62,73% sul 2018 (furono 21.300) e del 92,58% sul 2017 (106.931). 

Il dato è stato diffuso dal Ministero degli Interni.

2.232 sono di nazionalità tunisina (28%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Pakistan (997, 13%), Costa d’Avorio (867, 11%), Algeria (778, 10%), Iraq (596, 7%), Sudan (344, 4%), Bangladesh (325, 4%), Iran (208, 3%), Guinea (188, 2%) e Marocco (152, 2%), a cui si aggiungono 1.252 persone (16%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione. 

Sono stati 1.011, invece, i minori stranieri non accompagnati ad aver raggiunto il nostro Paese via mare. 

Il dato, aggiornato al 30 settembre, mostra un deciso calo rispetto ai minori stranieri non accompagnati approdati sulle coste italiane lungo tutto il 2017 (15.779) e il 2018 (3.536).




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7.939 persone approdate sulle coste italiane nel 2019 ad oggi.

7. 939 le persone migranti approdate sulle coste italiane da inizio anno, di cui 306 nei primi giorni di ottobre compresi i 22 superstiti...
Il flusso di migranti irregolari lungo la rotta del Mediterraneo centrale (soprattutto da Libia e Tunisia verso l'Italia) è tornato nel 2018 ai livelli pre-crisi del 2012, con una riduzione degli arrivi dell'80% rispetto all'anno precedente (23.485 rispetto a 118.962), e confermando la forte tendenza al ribasso già registrata nel 2017. Lo ha spiegato oggi a Bruxelles il direttore esecutivo dell'Agenzia Frontex per la sorveglianza delle frontiere esterne dell'Ue, Fabrice Leggeri, durante una conferenza stampa di presentazione del rapporto di analisi del rischio per il 2019.In Italia sono arrivati soprattutto tunisini (5.182), eritrei (3.529) e sudanesi (2.037). Leggeri ha riferito che è stata registrata una forte riduzione delle partenze dalla Libia, dovuta alla percezione di una maggiore rischiosità per i migranti e per i trafficanti, a seguito delle attività delle fazioni armate nel Paese.Più attrattiva e meno rischiosa, invece - anche per chi arriva dall'Africa orientale o subsahariana-, è risultata la rotta del Mediterraneo Occidentale, per la quale è stato registrato nel 2018 un aumento del 160% degli arrivi in Spagna (57.034 rispetto ai 23.063 del 2017).Nel Mediterraneo orientale, gli arrivi irregolari in Grecia nel 2018 sono aumentati di 1/3 rispetto (56.561 rispetto ai 42.319 del 2017). In questo caso, l'aumento è dovuto soprattutto ai passaggi via terra dalla Turchia alla Grecia, in genere da parte di cittadini turchi, mentre il numero degli arrivi via mare è rimasto stabile.Il numero totale degli arrivi irregolari lungo le rotte mediterranee è stato nel 2018 pari a 150.114, rispetto ai 204.750 nel 2017.

Fonte: Askanews

Crollano gli arrivi di migranti in Italia, secondo Frontex, ma aumentano, nel 2018, del 160% gli arrivi in Spagna

Il flusso di migranti irregolari lungo la rotta del Mediterraneo centrale (soprattutto da Libia e Tunisia verso l'Italia) è tornato ne...
Oxfam ha diffuso il report “Vulnerabili e abbandonati” in cui denuncia le indegne condizioni in cui tantissimi migranti, in particolare minori, sono costretti a vivere nei campi di Lesbo e Moria.
Il report, articolato in tante drammatiche testimonianze di migranti, sembra molto simile alla descrizione di una discesa agli inferi.
In questi giorni di inverno centinaia di donne incinte, minori non accompagnati, sopravvissuti alle torture e agli abusi sono costretti a vivere in condizioni “disumane” a Lesbo, questa la denuncia contenuta nel report.
Migranti a cui viene negato il diritto a un’accoglienza dignitosa, come conseguenza del collasso del sistema di identificazione e di protezione, dovuto alla mancanza di personale qualificato e a processi burocratici definiti kafkiani.

Leggi il Report Vulnerabili e abbandonati

Leonardo Cavaliere






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Vulnerabili e abbandonati. Il girone dei dannati che sognavano l'Europa

Oxfam ha diffuso il report “Vulnerabili e abbandonati” in cui denuncia le indegne condizioni in cui tantissimi migranti , in particolare...
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