I minori non accompagnati che arrivano nella regione alpina della Francia sono sottoposti a procedure inaccurate di accertamento dell’età, che spesso impediscono loro di accedere alla protezione a cui avrebbero diritto, dichiara Human Rights Watch nella relazione pubblicata oggi.
Il rapporto di 80 pagine, intitolato “Subject to Whim: The Treatment of Unaccompanied Migrant Children in the French Hautes-Alpes” (“In balia di un capriccio: il trattamento riservato ai migranti minorenni non accompagnati nel dipartimento francese delle Alte Alpi”), evidenzia come gli esaminatori preposti a certificare la minore età dei migranti (ovvero un’età inferiore a 18 anni) non rispettino le norme internazionali.
Secondo Human Rights Watch, gli incaricati usano varie giustificazioni per negare la protezione ai bambini: sfruttano i loro piccoli errori con le date, la riluttanza a condividere i dettagli su esperienze particolarmente traumatiche o sul lavoro che facevano nei paesi d’origine o di transito, e quelli che gli esaminatori considerano aspirazioni di vita irrealizzabili.
“La protezione dei bambini non dovrebbe dipendere da un capriccio” ha dichiarato Bénédicte Jeannerod, direttrice per la Francia di Human Rights Watch. “L’accertamento dell’età deve servire a garantire un giusto processo, non a trovare scuse per negare loro la protezione”.
Human Rights Watch ha riscontrato irregolarità simili anche a Parigi, ed ha raccolto testimonianze di vari casi di decisioni arbitrarie prese dalle autorità in altri luoghi del paese, il che fa pensare che il problema dei vizi procedurali riguardi tutta la Francia.
Per redigere il rapporto, Human Rights Watch ha intervistato 59 bambini, una bambina e un ragazzo diciottenne nel dipartimento francese delle Alte Alpi (Hautes-Alpes), ed ha analizzato la documentazione di altri 36 casi e parlato con legali, operatori sanitari, funzionari, personale e volontari delle agenzie umanitarie e di associazioni non ufficiali.
Per la legge francese, i minori non accompagnati devono essere presi in carico dal sistema nazionale di tutela dei bambini, il Service de l’aide sociale à l’enfance (ASE). Come passo preliminare, le autorità per i diritti dell’infanzia richiedono un accertamento dell’età dei migranti, per poterne formalizzare lo stato di minorenni.
Le norme internazionali prevedono che questo accertamento possa essere utilizzato come ultima risorsa e solo nel caso in cui sussistano seri dubbi sull’età dichiarata di una persona e manchi la documentazione a supporto. I regolamenti francesi richiedono che queste procedure siano condotte “con neutralità e compassione”. In base al diritto internazionale, quando c’è una ragionevole possibilità che l’età dichiarata sia quella reale, dovrebbe essere concesso il beneficio del dubbio.
Molti bambini che arrivano in Francia da soli, nella regione delle Alte Alpi o altrove, hanno subito gravi abusi nei paesi d’origine, sono stati sottoposti a tortura, lavori forzati e altri maltrattamenti in Libia, e hanno affrontato spaventosi viaggi in mare su imbarcazioni sovraffollate per raggiungere l’Europa. In tanti mostrano i sintomi del disturbo post-traumatico da stress, stando a quanto riferiscono i medici. Ma come ha verificato Human Rights Watch, le procedure di accertamento dell’età sembrano non tenere conto di queste circostanze e degli effetti ben documentati del disturbo post-traumatico sulla memoria, la concentrazione e l’espressività emotiva
Una delle conseguenze immediate di una valutazione negativa è l’allontanamento dai centri di emergenza per i minori non accompagnati, che avviene anche quando il migrante chiede il riesame del proprio caso davanti a un giudice. Alcuni bambini trovano rifugio presso le famiglie o in edifici occupati abusivamente e gestiti da reti di volontari, altri finiscono in centri per adulti o per strada. Il processo di riesame può durare mesi, il che può compromettere la possibilità di richiedere lo status di immigrato regolare se nel frattempo l’interessato compie 18 anni.
La maggior parte dei minori intervistati dice di aver trascorso un periodo in Italia, da sei mesi a un anno, prima di decidere di spostarsi in Francia. Parlando dei fattori principali che li hanno indotti a partire, in tanti hanno citato il mancato accesso all’istruzione e ai servizi sanitari, e alcuni anche gli atteggiamenti discriminatori dei funzionari governativi e della popolazione.
Le procedure arbitrarie di accertamento dell’età non sono l’unico ostacolo per i minori non accompagnati.
Come riscontrato da Human Rights Watch, la polizia di frontiera francese del dipartimento delle Alte Alpi ha respinto sommariamente molti migranti, anche bambini, che cercavano di attraversare il confine fra l’Italia e la Francia, anziché indirizzarli ai servizi di protezione. Il Difensore francese dei diritti umani, le organizzazioni non governative, i legali e i gruppi di volontari intervistati hanno confermato queste pratiche.
Amadin N., 17 anni, dal Benin, ha dichiarato: “Ho fatto vedere i documenti che dimostravano che ero minorenne, ma la polizia non mi ha dato retta”.
Per tutti i migranti fermati entro 10 chilometri dal confine, la legge francese prevede un processo accelerato di “non ammissione”. In questi casi, la polizia deve specificare per iscritto le ragioni per cui nega l’ingresso e il diritto a fare richiesta di asilo o presentare un ricorso. I minorenni dovrebbero essere affidati a un tutore. Human Rights Watch ha raccolto nove casi in cui gli agenti non hanno rispettato queste condizioni procedurali di protezione.
Per evitare l’arresto e il respingimento sommario, i minori non accompagnati raccontano di ave attraversato le montagne, lontano dai sentieri battuti, esponendosi a seri rischi. All’arrivo a Briançon, uno dei principali centri della regione, molti mostrano sintomi di congelamento, altre lesioni e spossatezza.
La polizia francese importuna e a volte cerca di perseguire legalmente coloro che aiutano i migranti in difficoltà sulle montagne. Le autorità hanno continuato ad aprire procedimenti legali nonostante una sentenza della Corte costituzionale, a luglio 2018, abbia sancito che prestare aiuto alle persone in difficoltà, inclusi i migranti privi di documenti, sia un comportamento protetto dalla costituzione.
I cooperanti, i volontari e gli attivisti che partecipano alle operazioni di ricerca e soccorso sulle montagne riferiscono di continui controlli dei documenti, ispezioni dei veicoli e citazioni in giudizio per piccole infrazioni del codice della strada: il tutto sembra suggerire che la polizia non agisca per tutelare la pubblica sicurezza né per altri scopi legittimi, bensì per creare un ambiente ostile per gli operatori umanitari.
Queste forme di abuso non avvengono solo nelle Alte Alpi: operatori, volontari e attivisti che lavorano a Calais e nelle vicinanze hanno descritto pratiche simili ad Amnesty International, al Difensore francese dei diritti umani, a Human Rights Watch e ai relatori speciali delle Nazioni Unite.
La Francia, come gli altri paesi dell’UE, ha l’obbligo di garantire tutele speciali ai minori non accompagnati che varcano i suoi confini, per proteggere i loro diritti umani in base alle norme internazionali ed europee. Come hanno già evidenziato altre ricerche condotte da Human Rights Watch, non si tratta dell’unico stato dell’Unione che viene meno ai suoi doveri in questo campo. Ma il fatto che altri paesi europei abbiano violato i diritti dei minori non accompagnati non giustifica il mancato rispetto delle leggi internazionali, regionali ed europee da parte della Francia, sottolinea l’organizzazione.
Le autorità francesi dovrebbero riformare le procedure e le pratiche di accertamento dell’età per adattarle agli standard internazionali, accertandosi che ai bambini non sia negato alcun riconoscimento formale in modo arbitrario. Fra le altre cose, per ottenere un processo più equo, sarebbe auspicabile un controllo sul disturbo da stress post-traumatico svolto da psichiatri qualificati prima della procedura di accertamento dell’età, con la fornitura del necessario sostegno psicologico a chi ne risulta affetto. Bisognerebbe sviluppare nuovi protocolli con l’aiuto degli esperti per stabilire quando, come e da chi devono essere esaminati questi bambini.
Le autorità dovrebbero porre fine ai respingimenti sommari in Italia dei migranti minorenni non accompagnati, e affidarli subito al sistema di tutela dell’infanzia perché ricevano la protezione e le cure necessarie.
Inoltre, le autorità francesi dovrebbero impedire alla polizia di continuare a ostacolare gli operatori umanitari, punendo gli eventuali abusi.
“Aiutare bambini e adulti in difficoltà, indipendentemente dal fatto che siano migranti, non può mai essere considerato un reato”, dice Jeannerod. “I minori devono ricevere un processo di valutazione equo, che permetta loro di accedere alla protezione a cui hanno diritto”.
Link all'articolo originale https://www.hrw.org/it/news/2019/09/05/333569


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Francia: protezione negata ai migranti minorenni Un rapporto di Human Right Watch denuncia irregolarità procedurali nella regione alpina

I   minori non accompagnati   che arrivano nella regione alpina della   Francia   sono sottoposti a procedure inaccurate di...
Credit SOS Mediterranée
Urge un porto sicuro. Il sottotitolo di questo articolo potrebbe essere "la nave dei ragazzini".
Si proprio così, sono circa 100 i ragazzini, la maggior parte minori non accompagnati, sulla Ocean Viking, la nave di SOS Mediterranée e Medici Senza Frontiere, a largo delle acque italiane in attesa di un porto sicuro.
Era tanto tempo che non si vedevano così tanti minori non accompagnati tutti insieme.
La maggior parte ha un'età compresa tra i 13 e 15 anni.
La presenza di così tanti minori sicuramente è un dato, soprattutto se si confronta con i numeri dei minori approdati in Italia fino ad adesso, 555, e se si rapporta il dato con lo stesso periodo del 2018, 3536.
Credit - Francisco Gentico
Un altro dato particolare è la presenza di tantissimi uomini, infatti solo 4 donne su 356 migranti a bordo della nave Ocean Viking.
Come riportato da Repubblica, la maggior parte dei migranti provengono dall'Africa subsahariana e come dice il coordinatore medico sulla nave di MSF, Luca Pigozzi, "non parlano volentieri, rispondono a stento alle domande...Certamente hanno passato molto tempo in prigionia, ammanettati, mani e piedi. I segni che ho visto intorno ai loro polsi e alle loro caviglie non lasciano dubbi", poi aggiunge "Molti di questi ragazzini avevano difficoltà a stare in piedi e a camminare e a stare in equilibrio".
Credit - Sos Mediterranée
La cosa che più impressiona su questa nave, nonostante i numeri, è il silenzio "...c'è un silenzio irreale attorno a me. Segno che queste cicatrici non sono solo sui loro corpi ma anche nelle loro anime."
E Salvini ribadisce (riferendosi alle navi di SOS Mediterranée e Open Arms) "...l'assoluto divieto di ingresso di queste due navi straniere nelle acque italiane. Si aprano i porti di Francia, Spagna o Norvegia".
Auspico che le autorità responsabili autorizzino nel minor tempo possibile l’accesso al porto della nave e che siano garantiti alle persone soccorse i loro diritti.

Un assordante silenzio. Tanti ragazzini in attesa di un porto sicuro.

Credit SOS Mediterranée Urge un porto sicuro. Il sottotitolo di questo articolo potrebbe essere "la nave dei ragazzini". Si pr...
Una fotografia aggiornata della tratta e dello sfruttamento dei minori in Italia, ed in particolare del sistema dello sfruttamento sessuale e della specifica vulnerabilità delle sue vittime, in larga maggioranza di origine straniera.

In Europa 1 vittima su 4 è minorenne e l’obiettivo principale dei trafficanti di esseri umani è lo sfruttamento sessuale. Sono infatti 20.500 le vittime, registrate tra il 2015 e il 2016, di questo sistema violento e senza scrupoli e il 56% dei casi riguarda la tratta a scopo di sfruttamento sessuale.

In Italia le vittime di tratta accertate sono 1.660, con un numero in costante aumento di minorenni coinvolti. Un aumento riscontrato anche direttamente dagli operatori del nostro progetto Vie d’Uscita, che nel 2018, in 5 regioni, hanno intercettato 2.210 vittime di tratta minori e neo-maggiorenni. Un numero cresciuto del 58% rispetto all’anno precedente.

Piccoli schiavi invisibili 2019

Una fotografia aggiornata della tratta e dello sfruttamento dei minori in Italia, ed in particolare del sistema dello sfruttamento sessual...

La cartella sociale del minore non accompagnato è una delle principali novità della Legge 47/2017 “Disposizioni in materia di misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati”.

Il principale obiettivo della cartella è migliorare il dialogo tra le istituzioni, gli enti, le associazioni e i tutori e le tutrici che insieme collaborano da anni alla costruzione di processi di inclusione per minori migranti non accompagnati.


Lo strumento “Cartella sociale” dovrebbe evitare la frammentazione delle azioni e delle informazioni, relative a ogni minore, compilate e visualizzate da tutti gli attori che a vario titolo hanno in carico gli stessi minori, rispettando sempre la privacy dei minori grazie a livelli di accesso differenziati alle diverse sezioni della cartella.

Con la cartella sociale si rendono omogenei e fruibili i dati sul percorso di ogni singolo giovane migrante.

Le singole voci della cartella e la visione complessiva sono il prodotto di percorsi di condivisione e confronto tra tutti i soggetti e di una validazione da parte dei minori stessi.

Il CIAI insieme alle organizzazioni del partenariato del progetto Ragazzi Harraga ha elaborato una piattaforma all'interno del portale del Comune di Palermo che gestirà la prima cartella sociale del territorio italiano, costruita per mettere in connessione tutti gli interventi portati avanti per ogni singolo minore, i suoi percorsi di apprendimento formale e non formale, le procedure amministrative e tutte le informazioni rilevanti, connettendole con i desideri e i progetti di ciascuno di questi giovanissimi.

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La cartella Sociale del Minore non accompagnato

La cartella sociale del minore non accompagnato è una delle principali novità della Legge 47/2017 “Disposizioni in materia di misure di pr...
I minori stranieri non accompagnati sono agenti attivi di cambiamento, non solo soggetti destinatari di policy e servizi. È questo che chiedono per loro i minorenni stranieri non accompagnati ospiti nei centri di accoglienza in Italia.

Presentato, questa mattina, 9 luglio, al Museo dell’Ara Pacis, il rapporto di Garante per l'infanzia e Unhcr dedicato ai giovani ospiti del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati.“Ascolto e partecipazione sono stati gli assi su cui è stato sviluppato il ricco e articolato piano di lavoro realizzato in questi due anni con Unhcr”: lo ha sottolineato l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza Filomena Albano.

22 le strutture coinvolte, dislocate in 11 regioni, per un totale di 203 minori rifugiati; 17 anni l’età media e 22 le nazionalità di provenienza. L’80% degli adolescenti che hanno preso parte al progetto denuncia la carenza di informazioni sulle attività di orientamento e sul funzionamento della commissione territoriale; spesso a mancare è la figura del mediatore culturale. Circa la metà, poi, rileva l’assenza di adeguate attività di socializzazione, fattore che comporta la forte percezione di isolamento rispetto all’esterno. Ancora, il rapporto informa che 7 giovani rifugiati su 10 dichiarano di avere subìto forme di intolleranza e pregiudizio mentre 1 su 4 ha detto di non essersi sentito coinvolto nelle scelte relative al proprio percorso legale e che la permanenza nei centri di prima accoglienza si è protratta ben oltre i 30 giorni fissati quale tempo massimo dalla legge.

“Quasi la metà della popolazione rifugiata nel mondo è costituita da bambini, molti dei quali trascorrono tutta la loro infanzia lontano da casa – ha dichiarato Carlotta Sami -. È molto importante collaborare con i minori stessi per garantire loro protezione, rafforzando i meccanismi di partecipazione attiva nelle decisioni che li riguardano, anche attraverso la collaborazione con le autorità nazionali come Agia”.

«Alla luce dei risultati della ricerca svolta – ha illustrato il referente Unhcr per l’indagine Roberto Lucarella – nel corso del 2018 sono stati creati maggiori spazi di cittadinanza e luoghi di informazione» mediante la somministrazione «di interventi di sperimentazione, sia informali che strutturati, mirati a favorire il coinvolgimento e l’inclusione sociale». Si è operato «con focus groups realizzati con cadenza quindicinale per tre mesi presso i centri di prima accoglienza di Firenze, Pescara e Roma, favorendo la comunicazione interculturale e strutturando un percorso informativo di stampo legale e amministrativo». Una delle attività che ha portato più frutto è stato il laboratorio di fotografia perché «ha in molti casi valorizzato le doti dei ragazzi – ancora Lucarella – e soprattutto ha visto la realizzazione di una mostra che dà loro volto e voce». 
L’esposizione è stata ospitata dal 19 giugno, e avrà termine questa sera, proprio negli spazi del museo dell’Ara Pacis.
«È sicuramente importante attribuire un volto ai giovani rifugiati – ha evidenziato Carlotta Sami, portavoce Unhcr per il Sud Europa -; dei più di 20 milioni di persone in fuga nel 2018 per guerre e persecuzioni, 1 su 2 sono bambini e adolescenti, e molti di loro arrivano da soli» con una storia e «un progetto di vita carico di aspettative, rispetto al quale il diritto all’ascolto e alla partecipazione è elemento cardine imprescindibile». Agire offrendo loro protezione «equivale a restituire la dignità di persona cui spetta il godimento dei diritti fondamentali – ha aggiunto Sami -, mettendoli nelle condizioni di capire il loro percorso di accoglienza per poterlo gestire con consapevolezza e favorendo l’incontro arricchente tra pari, per dare spazio alla loro storia». Anche la presidente del Tribunale dei Minori di Roma Alida Montaldi ha sottolineato quanto «i giovani rifugiati abbiano da narrare e da dare, portando così quella ricchezza umana che tramite la formula dell’affido più di 300 cittadini della Capitale e del Lazio nell’ultimo anno si sono resi disponibili ad accogliere, con grande motivazione».

REPORT "L'ascolto e la partecipazione dei minori stranieri non accompagnati in Italia" (pdf)


Minori Stranieri non Accompagnati, agenti attivi di cambiamento

I minori stranieri non accompagnati sono agenti attivi di cambiamento, non solo soggetti destinatari di policy e servizi. È questo che c...
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