Mentre a Calais iniziano i lavori per la costruzione del grande muro “The Great Wall” il numero di migranti che vivono nella famigerata The Jungle è raddoppiato raggiungendo il numero record di 10.000 unità di cui oltre 1.000 minori non accompagnati. Questa la notizia di apertura del Daily Mail di ieri. Il censimento approssimativo è stato elaborato dalle associazioni umanitarie impegnate a supportare i migranti in attesa di un “passaggio” per la Gran Bretagna.
La preoccupazione più grande è per tutti quei minori costretti a vivere nello squallore del campo, tra il fango, i rifiuti e le continue violenze. Uno su 10 è minorenne e di questi l’87% è minore non accompagnato. L’aumento del 36% da inizio anno della presenza di minori nel campo rispecchia la tendenza del generale aumento dei minori migranti. Piccoli, soli ed estremamente vulnerabili.
Nonostante l’invito agli stati ad utilizzare in maniera proattiva Dublino III, facilitando i ricongiungimenti familiari, e nonostante il tribunale amministrativo di Lille l’11 febbraio scorso ha riconosciuto il fallimento delle autorità nell'attuazione del regolamento di Dublino. Ordinando, per cinque minori, l’immediato ricongiungimento con i familiari in Inghilterra, il numero di minori disperati continua a crescere, di conseguenza cresce lo sfruttamento da parte dei trafficanti.
La maggior parte dei “residenti” nel campo è di orgine Afghana e Sudanese, seguiti da Siriani e Iracheni (compresi i curdi) che ora rappresentano l’1% della popolazione complessiva.
Un rapporto del National Crime Agency (NCA) afferma che l'abuso sessuale nei confronti dei minori è molto diffuso nello squallido  campo di Calais. La conferma viene anche dall’ultimo rapporto dell'Unicef ​​che afferma “l'abuso sessuale sembra essere una pratica comune” e parla di minori che vivono nel campo in “condizioni di schiavitù lavorativa”
A questi si aggiungono le donne che sono disposte a vendere il proprio corpo per pagarsi il viaggio verso il Regno Unito.
Solo adesso, con il rapporto su Calais dell’intelligence, le autorità Francesi ed Europee sembrano rendersi conto della gravità del problema denunciato da tempo da diverse associazioni, ma nello stesso  tempo perpetrano nella fallimentare politica dei muri.
E intanto, anziché facilitare vie legali d’accesso… “Lo so che è molto pericoloso fare il viaggio così, in camion - spiega un Afghano residente del campo (stralcio di intervista tratta da articolo apparso su Redattore Sociale) - ma voglio provarci. Cercherò di infilarmi in qualche modo, senza dover pagare ancora i trafficanti. Alcuni amici mi hanno detto che si può fare”.

Leonardo Cavaliere 


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I Minori Stranieri non Accompagnati

Minori Non Accompagnati nell'inferno di Calais

Mentre a Calais iniziano i lavori per la costruzione del grande muro “The Great Wall” il numero di migranti che vivono nella famigerat...
Recentemente, è apparsa sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo la notizia di 10.000 bambini migranti “scomparsi” dopo l’arrivo in UE. The Observer ha pubblicato i dati dell’Europol, l’agenzia di intelligence dell’UE, che collegano esplicitamente la scomparsa di migliaia di giovani migranti dopo la registrazione da parte delle autorità dell’UE con il presunto intervento di una “sofisticata infrastruttura criminale paneuropea” che starebbe “prendendo di mira i minori, per fini sessuali e schiavitù”. Ma è questa la realtà dei fatti?
Sulle coste dell’Italia e della Grecia sta arrivando un numero senza precedenti di minori: circa 270.000 nel 2015. Secondo i dati dell’UNHCRi minori costituiscono il 10% degli arrivi via mare in Italia e il 26% degli arrivi in Grecia. Da settembre 2015, in media due bambini al giorno sono annegati tentando di attraversare il Mediterraneo orientale per raggiungere la salvezza in Europa con le loro famiglie. I dati disaggregati sugli arrivi in Grecia non sono disponibili, ma su 15.000 bambini che arrivano in Italia il 29% vengono dall’Eritrea, il 13% dalla Siria, l’11% dall’Egitto, il 9% dalla Somalia e il 7% dalla Nigeria.
Questi minori sono i più vulnerabili tra chi intraprende le pericolose traversate del Mediterraneo, specialmente quelli non accompagnati. Rispetto agli anni precedenti, il numero di minori non accompagnati o separati dai genitori ha toccato cifre da record. Secondo il rapporto Migration of Children to Europe di OIM e Unicef, nel 2014 hanno presentato richiesta di asilo più di 23.000 minori non accompagnati. Per contro, nel 2015 la sola Svezia ha ricevuto 23.300 richieste di asilo da parte di minori non accompagnati. In particolare, il rapporto rivela quanto sia difficile ottenere dati precisi sui minori non accompagnati, dal momento che le procedure di registrazione formali di alcuni paesi europei non ne permettono l’identificazione.
Le autorità statali, in Italia come nel Regno Unito e in Svezia, sono perfettamente consapevoli che un numero significativo dei minori non accompagnati che entrano nel sistema di gestione dell’immigrazione ad un certo punto “scompare” da sotto il naso delle autorità statali. Tuttavia, e su questo punto crediamo che The Observersi sbagli, la causa principale di queste sparizioni ha poco a che fare, quanto meno nei modi suggeriti dall’articolo, con infrastrutture criminali paneuropee e è piuttosto dovuto a un divario tra il modo in cui le autorità statali trattano i minori non accompagnati e il modo in cui questi ultimi immaginano e intraprendono il loro progetto di migrazione.
Una ricerca da noi effettuata dal 2014 in alcuni paesi dell’UE, tra cui Italia, Regno Unito e Grecia come parte di due progetti fondati dall’ESRC (Economic and Social Research Council, n.d.t.), Unravelling the migration crisis (MEDMIG) eBecoming Adult: Conceptions of futures and wellbeing among former unaccompanied minors, offre considerazioni cruciali sui sogni e le aspirazioni dei giovani migranti non accompagnati e sulle le sfide che essi dovranno affrontare in Europa per realizzarli. Se osserviamo il caso italiano, il divario tra il numero di minori registrati all’arrivo e quelli che fanno domanda di asilo è notevole: appena il 40% nel 2015. E anche tra questi ultimi non tutti aspettano che il loro caso venga discusso: molti “spariscono” dal controllo dei loro tutori legali e dai centri in cui vivono. A cosa si deve questo fenomeno?
Molti dei giovani adulti che riescono a raggiungere l’Europa portano con sè obblighi familiari da rispettare e ingenti debiti che devono essere ripagati il prima possibile. Non possono aspettare mesi, o addirittura anni, che la loro procedura di asilo venga completata e che gli sia consentito di entrare nel mercato del lavoro. È anche probabile che l’assistenza minima fornitagli da un’oberata autorità locale del Sud Italia o la situazione in stile orfanotrofio di alcuni centri di accoglienza per minori siano prospettive molto diverse da quelle a cui aspiravano. Ali, un richiedente asilo diciassettenne dall’Africa, spiega perché è scappato da un centro di accoglienza in Sicilia: “Non avevamo nessuna libertà! Non potevamo uscire. Ci costringevano a dormire. Non avevamo cellulari, non potevamo contattare nessuno. Niente internet. Un solo paio di vestiti... l’operatore ci ha detto che avremmo dovuto andarcene. Alcuni hanno deciso di andarsene, altri di restare. Ci siamo divisi”.
Altri minori non accompagnati spiegano di essere scappati dai centri del sud per la lentezza delle procedure di asilo e la scarsità di opportunità di formazione e di lavoro. Mohammad, anche lui diciassettenne: “Vivevamo molto, molto, molto, molto male. In due mesi non abbiamo mai ricevuto dei vestiti. Niente vestiti e niente cibo decente. Niente cure mediche adeguate, niente... l’insegnante che lavora lì mi ha detto di venire a Roma, di studiare... mi ha detto che se fossi andato da un’altra parte avrei potuto studiare come si deve. Mi ha perfino comprato il biglietto!
Alcuni minori hanno famiglia, amici o altre connessioni in altri paesi dell’UE e sanno che il miglior modo per iniziare una vita dignitosa in Europa è raggiungerli il prima possibile. Come Fatima, 17 anni, che abbiamo incontrato nel Nord Italia mentre viaggiava con il suo fratellino di 10 anni. Hanno vissuto per strada dopo essere scappati da un centro di accoglienza nel sud e ora si sono ricongiunti con la loro famiglia in Svezia. Per giorni sono scappati all’avvicinarsi delle casacche rosse di Save the Children, temendo che anche le ONG che cercavano di aiutarli volessero interrompere il loro viaggio. Fatima racconta come abbiano dovuto nascondersi finché non hanno trovato i soldi per continuare a viaggiare: “Non c’è altro modo”.
Ma allora perché i minori spariscono anche nel Regno Unito e in Svezia? Svezia e Regno Unito non dovrebbero essere destinazioni da sogno per tutti i giovani migranti in Europa? In questo caso ci troviamo di fronte a un diverso tipo di discrepanza che si manifesta in un periodo successivo, quando cioè il minore non accompagnato si avvicina alla maggiore età e, indipendentemente dal tempo passato nel paese di residenza, rischia l’espulsione. Un’altra storia, recentemente finita sui media, mostra come il governo del Regno Unito abbia espulso un numero di minori due volte superiore a quanto si credeva, rispedendoli in paesi pericolosi.
Quindi, che cosa c’entrano le gang criminali, in questa storia? Alcuni giovani migranti, data l’impossibilità di realizzare le loro aspirazioni, si staccano dal sistema statale che dovrebbe dar loro assistenza e si ritrovano soli. Le decisioni di molti minori non accompagnati sono determinate da un continuo tira e molla che, in alcuni casi, li porta a rivolgersi in prima persona alle reti clandestine, che sia per ricongiungersi alle famiglie o per guadagnare denaro e ripagare i debiti. La vera portata di questo fenomeno resta sconosciuta, dal momento che la conta delle persone “scomparse” è molto meno chiara di quello che i dati nazionali e dell’Europol ci fanno credere. I dati raccolti assieme alle autorità locali nel Regno Unito come parte del progetto Becoming Adult mostrano come i casi di minori “scomparsi” vengano denunciati in modi diversi, che variano da alcune ore di irreperibilità alla scomparsa permanente. Inoltre, è probabile che alcune di quelle persone “scomparse” in Italia ricompaiano in altri stati dell’UE ma siano comunque riportati come scomparsi nei dati trimestrali. Infine, ricerche effettuate in Italia mostrano come il fenomeno dei doppio conteggio dei minori non accompagnati da parte delle autorità locali sia tutt’altro che raro, dato che queste ultime non hanno accesso al database identificativo della polizia. Un minore può quindi comparire contemporaneamente su più registri.
Finché l’UE non farà del ricongiungimento familiare dei minori una priorità - cosa per la quale si sta strenuamente combattendo con un certo successo per quanto riguarda i migranti bloccati a Calais mentre cercano di entrare nel Regno Unito - molti giovani migranti come Fatima e suo fratello continueranno a nascondersi dal sistema, costruendosi da soli il proprio destino. Chi ha una forte rete di sostegno ce la può fare da solo, ma chi è isolato è più vulnerabile agli abusi da parte di gruppi criminali più o meno organizzati, pronti a sfruttare l’opportunità fornita loro dal sistema immigrazione.

Nando Sigona è professore associato all’Università di Birmingham e vicedirettore dell’Institute for Research into Superdiversity. È inoltre ricercatore associato al Centre on Migration, Policy and Society (COMPAS) e al Refugee Studies Centre dell’Università di Oxford. Tra i suoi interessi figurano: migrazione irregolare e dei minori, governance e governamentalità delle migrazioni forzate in Europa, politiche rom e antitziganismo, apolidia e intersezione tra migrazione, cittadinanza e appartenenza.
È uno dei fondatori di Migration Studies, una rivista internazionale edita dall’Università di Oxford, co-redattore dell’Oxford Handbook of Refugee and Forced Migration Studies (OUP, 2014) e co-autore di Sans Papiers: The Social and Economic Lives of Undocumented Migrants (Pluto Press, 2014). Ha un blog personale e un account Twitter: @nandosigona
Jennifer Allsopp è collaboratrice regolare e responsabile editoriale diopenDemocracy 50.50. Ha lavorato in diversi progetti di ricerca nelle università di Exeter, Birmingham and Oxford, su temi come l’asilo, la migrazione giovanile, genere e povertà. Ha inoltre lavorato con diverse organizzazioni per i rifugiati e i migranti. È dottoranda al Department of Social Policy and Intervention and Refugee Studies Centre dell’Università di Oxford. Potete seguirla su Twitter:@JenniferAllsopp
- Link all’articolo originale
Finché l’UE non riconoscerà le necessità specifiche dei bambini migranti e non porrà come priorità il loro ricongiungimento con la famiglia, è probabile che molti di loro continueranno a nascondersi dal sistema di accoglienza.
Traduzione a cura di: Serena NaimAlessandro Miozzo 
Fonte MeltingPot

Nando Sigona e Jennifer Allsopp, Open Democracy - 22 febbraio 2016



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Perché i minori non accompagnati spariscono a migliaia?

Recentemente, è apparsa sulle prime pagine dei  giornali di tutto il mondo  la notizia di  10.000 bambini migranti “scomparsi”  dopo l’a...
In his State of the Union address this morning, European Commission President Jean-Claude Juncker asked the EU and Greece to take strong and immediate action to help unaccompanied children: “without protection of these children, Europe is betraying its historic values.” On September 10, the European Commission announced €115 million in new emergency funding to improve conditions for refugees in Greece, including forfacilities for unaccompanied children.


Two asylum-seeking children detained in a VIAL detention facility on Chios island, Greece.
© 2016 Human Rights Watch

On a visit to Athens on September 12, the EU’s commissioner for justice said the creation of 1,500 places for unaccompanied children was a “matter of urgency.”

Rightly so. These welcome steps came just days after Human Rights Watch released a report on the plight of unaccompanied asylum-seeking and other migrant childrendetained in terrible conditions in Greece. We interviewed a number of children, including 16-year-old Wasim, who fled Iraq after the Islamic State (also known as ISIS) invaded his hometown of Mosul and killed his father. Wasim ended up detained round-the-clock in a dirty police station cell in Greece.

Hundreds of children who are traveling alone have been locked up in so-called “protective custody” this year while they await a place in Greece’s overburdened shelter system. Children are routinely detained in small, cramped, and dirty cells, sometimes for weeks and months and sometimes with adults. They have little access to basic care and services.

The European Commission’s leadership on the issue is welcome, but for the children who are currently detained awaiting shelter, more must be done.

Greece should use emergency funding to provide suitable short-term alternatives to detention, increase the number of places in long-term shelters, and establish a foster family system.

But financial support to Greece should not be Europe’s only response. EU member states’ stubborn refusal to share responsibility makes the problem worse. Transfers of asylum seekers from Greece to EU countries under the EU emergency relocation plan are proceeding at a torpid rate. As of September 2, only 49 unaccompanied children had been relocated.

EU countries should make relocating unaccompanied children a priority, speed up family reunification, and endorse a proposal to broaden eligibility for the relocation plan.

Leaders in Greece and other EU countries should heed Juncker’s call, and act in concert to put an end to the unjustified detention of children and ensure these children get the care to which they are entitled. Fonte HRW.org


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Europe Pledges to Help Migrant Children in Greece. Funding Should End Unjustified Detention of Children in Deplorable Conditions

In his State of the Union address this morning, European Commission President Jean-Claude Juncker asked the EU and Greece to take strong an...
Con decreto del ministro dell'Interno del 1 settembre 2016 si istituiscono i centri governativi di prima accoglienza.  Vengono individuati i requisiti strutturali e i servizi dei centri o strutture governative di prima accoglienza per minori stranieri non accompagnati.
Li ha fissati il ministero dell'Interno, d'intesa con il ministero Economia e Finanze, con il decreto istitutivo 1 settembre 2016, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale, Serie generale, n.210 dell'8 settembre 2016.
Il provvedimento individua i requisiti dei centri (articolo 3), che devono "assicurare la permanenza continuativa del minore straniero non accompagnato nell'arco delle 24 ore, per un periodo non superiore a sessanta giorni", e garantire "l'ospitalità di 50 minori in almeno due sedi alla stessa destinate in via esclusiva", tenuto conto che "ciascuna sede può accogliere fino ad un massimo di 30 minori".
Disciplinati anche i servizi che le strutture devono erogare ai giovani ospiti (articolo 4): da quelli relativi alla gestione amministrativa - con la registrazione dell'ingresso e dell'uscita definitiva dal centro, e dei movimenti giornalieri - a quelli relativi alla persona - come la mensa, i beni per la cura personale, l'orientamento linguistico e la mediazione culturale, l'informazione giuridico-legale, il supporto alle autorità competenti e all'identificazione e all'affidamento successivo del minore. Le strutture devono dotarsi, inoltre, di un regolamento.
Si dà così attuazione alla recente normativa su accoglienza dei richiedenti protezione internazionale e su riconoscimento e revoca del relativo status (decreto legislativo 18 agosto 2015, n.142) incentrata, per quanto riguarda l'accoglienza dei minori non accompagnati, sul "superiore interesse del minore in modo da assicurare condizioni di vita adeguate alla minore età, con riguardo alla protezione, al benessere ed allo sviluppo anche sociale del minore".
In fase di prima applicazione (articolo 9), il bando di gara deve prevedere modalità di attestazione dei requisiti strutturali "tali da consentire l'adeguamento delle strutture di accoglienza già autorizzate ai sensi della normativa nazionale e regionale in materia di minori".  Fonte Min. Interno

Riferimenti Normativi 

Gli standard per l'accoglienza e i servizi da erogare ai Minori Stranieri Non Accompagnati

Con decreto del ministro dell'Interno del 1 settembre 2016 si istituiscono i centri governativi di prima accoglienza.  Vengono individ...

Il 3 agosto scorso è finalmente ripresa la discussione del Disegno di legge A.C 1658, nato da una proposta, presentata da Save The Children, di riforma del sistema dell’accoglienza in Italia e presentato in Parlamento circa 3 anni fa. Il Disegno di legge per la Protezione e la Tutela dei Minori Stranieri non accompagnati vuole armonizzare la normativa sull’immigrazione con quella sulla protezione dei minori in un testo organico che recepisca i principi fondamentali della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza.
La situazione di vulnerabilità dei minori che affrontano viaggi terribilmente rischiosi, spesso senza un adulto al loro fianco, richiede un sistema di accoglienza sicuro e  integrato, che sappia rispondere al loro progetto migratorio. Quest’anno il numero di minori non accompagnati è più che raddoppiato rispetto al 2015 arrivando all’89,6% del totale dei minori migranti.
Proprio per questo ci aspettiamo che il Disegno di Legge venga approvato in tempi brevi. Spieghiamolo brevemente in pochi punti.
  1. Il principale obiettivo del Disegno di Legge A.C. 1658 “Modifiche al testo unico di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 e altre disposizioni concernenti misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati” è uniformare, secondo tempi e regole certe, il sistema dell’accoglienza in Italia, garantendo pari condizioni di accesso a tutti i minori stranieri non accompagnati.
  2. L’identificazione come minore  tutela i giovanissimi migranti da ulteriori disagi e rischi di illegalità. Il Disegno di Legge prevede che l’accertamento dell’età avvenga in presenza di mediatori culturali, privilegiando ove possibile le informazioni del documento anagrafico. Solo in presenza di forti dubbi si ricorre a indagini socio – sanitarie e in tal caso il minore deve essere consenziente.
  3. Viene istituita la “cartella sociale” che aiuta tutti gli operatori che vengono in contatto con il minore a conoscerlo meglio e ad identificare per lui la soluzione migliore di lungo periodo, compresa la struttura di accoglienza più idonea. Tutte le strutture sono  tenute a rispettare elevati standard di qualità.
  4. Apposite misure sono rivolte a sostenere in modo organico l’integrazione sociale, scolastica e lavorativa dei minori stranieri non accompagnati e a garantire concretamente il diritto all’istruzione e alla salute.
  5. Viene garantita continuità ad un fondo nazionale per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati al fine di risolvere la gestione dei costi che spesso ricadono solo sui Comuni di rintraccio.
  6. Ogni procedimento deve includere la partecipazione attiva e diretta dei minori, nel rispetto dei principi della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Il mediatore culturale permette di conoscere le specifiche esigenze del minore, compresi eventuali casi di particolare vulnerabilità e necessità di ricongiungimenti con familiari.
  7. Il Disegno di legge A.C. 1658 promuove l’affido familiare dei bambini come alternativa alle strutture di accoglienza. Inoltre coinvolge le comunità locali attraverso la nomina di “tutori volontari”, adeguatamente selezionati e formati. Fonte Blog Save The Children




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7 punti per la tutela dei minori stranieri

Il 3 agosto scorso è finalmente ripresa la discussione del Disegno di legge A.C 1658, nato da una proposta, presentata da S...
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