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L'Asante Calcio è una squadra formata dai giovani migranti dei centri Azad ed Elom, gestiti dall'associazione palermitana Asante Onlus.

La squadra di calcio, che ha come sponsor Totò Schillaci, militerà nel campionato di terza categoria. 

L’Asante calcio è formata da 20 giocatori che vorrebbero trasformare la passione per il pallone in professione. 

«Lo scopo è aprire una via concreta di crescita, attraverso il gioco del calcio, a degli adolescenti che sono arrivati a Palermo da soli e pieni di aspettative». 

«È giusto dare un’opportunità in più ai giovani migranti fuggiti dalla loro terra in cerca di un futuro migliore - ha detto Schillaci - Il calcio aiuta a superare anche momenti difficili, è anche un modo per potersi divertire. A me il pallone ha cambiato la vita, mi auguro che possa farlo anche con questi giovani. Magari qualcuno lo possiamo portare pure al Palermo, chissà». 

Nella giornata di domenica 22 Ottobre i ragazzi dell'Asante Calcio sono stati in diretta TV col popolare programma sportivo Quelli che il calcio.

Perché portare questi ragazzi in tv? Per permettere loro di farsi conoscere a livello nazionale e quindi avere una reale possibilità professionale per il loro futuro, e anche per sensibilizzare sul tema dei migranti.

Un’esperienza sportiva, ma anche di integrazione sociale"Questa non è una squadra di giovani migranti ma di giovani palermitani", ha detto il sindaco Leoluca Orlando.

Per la prima volta una squadra di calcio, interamente composta da minori stranieri non accompagnati è iscritta alla FIGC.

Asante Calcio, la prima squadra di minori non accompagnati

L' Asante Calcio è una squadra formata dai giovani migranti dei centri Azad ed Elom, gestiti dall'associazione palermitana Asa...
Questo breve lavoro vuole offrire una panoramica sulla situazione dei migranti minori che arrivano in Europa e la loro difficile posizione tra essere minori, e quindi protetti dal diritto internazionale in quanto tali, ed essere anche migranti, sottoposti alle leggi nazionali in tema di immigrazione.
Il nodo da sciogliere é al livello degli stati nazionali che optano per lo ‘status’ di migranti, trascinandoli spesso nel limbo dell’incertezza.
Con una panoramica cerchiamo di vedere chi sono, quanti sono e da dove vengono.

Minori in Transito.
Almeno 300.000 bambini non accompagnati e separati sono stati registrati in circa 80 paesi nel 2015-2016, piu di 66.000 rispetto al 2011, (UNICEF, maggio 2017). Circa 200.000 bambini non accompagnati e separati hanno chiesto l'asilo nel 2015 e nel 2016 in circa 80 paesi secondo i dati disponibili, mentre circa 100.000 sono stati arrestati al confine tra Messico e Stati Uniti nello stesso periodo. Insieme, questi numeri - 300.000 bambini - mostrano un aumento drammatico, rispetto ai 66.000 registrati nel 2010-2011.
Il numero di minori non accompagnati che cercano di raggiungere l'Europa in barca è raddoppiato nell'ultimo anno, con migliaia di persone che tentano l'attraversamento del Mediterraneo ogni mese. Più di 25.000 giovani - nove su dieci di loro non accompagnati – hanno fatto il drammatico viaggio nel 2016.
Secondo il Rapporto di IOM ed UNICEF 11.000 immigrati adolescenti (14-17 anni) e giovani (18-24 anni) sono stati oggetto dell'indagine “Displacement Tracking Matrix Flow Monitoring Surveys” (Settembre 2017). La storia che emerge dai dati conferma la tragedia che gli adolescenti pagano un prezzo elevato per un sogno di una vita migliore.

Ma chi sono i minori migranti non accompagnati? Secondo la ‘Qualification Directive’ dell’Unione Europea:“minore migrante non accompagnato e’ un Non-UE o stateless persona al di sotto di 18 anni che arriva nel territorio di uno stato membro senza l’accompagnamento di nessuno dei genitori o di un adulto responsabile per lei/lui, incluso coloro che incorrono nello stato di essere “non-accompagnati”  dopo essere entrati nel territorio di uno degli stati dell’Unione Europea.

Il 2015 e’ stato l’anno chiave per la migrazione nel Mediterraneo. Più di un milione di persone hanno raggiunto l'Italia e la Grecia via mare. La maggior parte di essi sono giovani uomini e donne, tra cui 250.000 bambini. Secondo i dati dell'UNHCR/IOM, la Grecia ha ricevuto il 94% dei minori migranti che sono arrivati ​​in barca, mentre un gruppo molto più piccolo è arrivato in Italia, circa 16.500 minori. Mentre solo il 10% dei minori migranti  è arrivato in Grecia senza genitori o tutori secondo una stima dell'UNHCR, in Italia i bambini non accompagnati sono stati la stragrande maggioranza (75%) di coloro che hanno fatto il pericoloso viaggio attraverso il Mediterraneo. Uno sguardo più attento ai dati sugli arrivi in ​​Italia e in Grecia mostra notevoli differenze in termini di paesi di origine tra i percorsi, ma mostra anche variazioni in termini di viaggi (cioè accompagnati o non accompagnati) all'interno di una determinata rotta. La stragrande maggioranza dei minori provenienti dall'Egitto (98%) e dal Gambia (96%) si sono imbarcati da soli nel pericoloso attraversamento del mare dal Nord Africa, mentre i giovani siriani hanno viaggiato in gran parte con un genitore o un tutore. In Grecia, i siriani e gli afghani sono i più grandi gruppi nazionali, ma mentre i siriani hanno più probabilità di viaggiare con qualcuno responsabile di loro, questo non avviene per i minori afghani.

Grecia
Italia
tot
tot
820.000
150.000
Minori
Minori
133.500
16.500

La percentuale dei minori non accompagnati arrivati in Italia è salita al 92%  nel 2016 ed e’ rimasto a questo livello nei primi due mesi del 2017. La maggior parte di questi bambini provenivano da Eritrea, dalla Gambia, dalla Nigeria, dall'Egitto e dalla Guinea.
Queste sono le tre rotte principali del mar Mediterraneo:
1.    East Mediterranean Route (EMR): la Grecia come punto di arrivo, gli immigranti che la intraprendono provengono dalla Siria, dall’Afganistan, dal Bangladesh, dal Pakistan e le altre rotte asiatiche.
2.    Centre Mediterranean Route (CMR) : l’Italia come paese di approdo, gli immigranti provengono soprattutto dall’Africa via Libia. Tutti i paesi sub sahariani piu il Magherb.
3.    West Mediterranean Route (WMR): la Spagna come paese di arrio, sia via terra per la localizzazione delle enclaes di Ceuta e Melilla nel territorio del Regno del Marocco, sia via mare con la destinazione delle coste dell’Ándalusia. La provenienza é soprattutto marocchina ed algerina, pero´come la geografia all’interno del continente africano é in continuo divenire, sempre piu´sono presenti le nazionalitá dellÁfrica sub sahariana occidentale, come Mauritania, Senegal e Mali.
La rotta CMR e’ la piu’ frequentata, delle tre la piu pericolosa, per il rischio di sfruttamento e per la mortalita’.

2. Profilo giuridico:
Il concetto di protezione del minore che emigra è parte della nostra definizione di famiglia, del senso dell'unità del gruppo, del diritto univoco e inviolabile, del nucleo protettivo ancestrale e da qui comincia il nostro sgomento di fronte alla vulnerabilità dei bambini che arrivano da soli nei nostri paesi.
La protezione del minore che emigra si fonda sulla protezione del fanciullo, come categoria unica ed inviolabile.

2.1 Struttura Giuridica Internazionale :
1.     Dichiarazione dei Diritti del Minore del 1959, proclamata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Risoluzione 1386 (XIV), del 20 novembre 1959.
2.     Convenzione delle Nazioni Unite (ONU) sui Diritti del Bambino (UNCRC) 1989
Tre Protocolli su:
2.1  Minori coninvolti nei conflitti armati:Protocollo opzionale alla Convenzione sui diritti del fanciullo concernente il coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati e sulla vendita di bambini, la prostituzione infantile e la pornografia infantile Protocollo (54/263) (16 marzo 2001) .
2.2  Tratta, prostituzione e pornografia di minori:Protocollo opzionale alla Convenzione sui diritti del fanciullo (CRC) sulla vendita di bambini, la prostituzione infantile e la pornografia infantile (risoluzione A / RES / 54/263 del 25 maggio 2000.
2.3  Procedure:Protocollo opzionale alla Convenzione sui diritti del fanciullo concernente una procedura di comunicazione adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 19 dicembre 2011 da risoluzione A / RES / 66/138.

3.     Risoluzione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, "Un mondo a misura di bambino", A / RES / S-27/2 del 10 maggio 2002.

4.     Risoluzione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo, risoluzione A / RES / 61/146 del 19 dicembre, 2006.

5.     Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo (CRC C / SR.1715) 18 Giugno 2012

6.     Revisione della Convenzione dell'Aja del 1996 sulla protezione internazionale dei bambini. Sulle Convenzioni dell'Aja riguardanti i bambini (Convenzione dell'Aia del 1980 sugli aspetti civili della sottrazione internazionale di minori adottati dalla Conferenza de L'Aia il 25 ottobre 1980 e la Convenzione dell'Aja del 29 maggio 1993, relativo alla protezione dei minori e la cooperazione in materia di adozione internazionale).

7.     Dichiarazione sui principi sociali e giuridici applicabili alla protezione e il benessere dei bambini, con particolare riferimento all'adozione e il posizionamento in luoghi di custodia, a livello nazionale e internazionale (risoluzione 41/85) (3 Dicembre 1986 ).
8.     Dichiarazione di Stoccolma contro lo sfruttamento sessuale dei bambini a fini commerciali (24 agosto 1996).
9.     Dichiarazione della commemorativa riunione plenaria ad alto livello dedicato al monitoraggio dei risultati della sessione speciale sui bambini (13 dicembre 2007).
10.  Dichiarazione, 15 ottobre 2014, il Comitato delle Nazioni Unite per la promozione e protezione dei diritti dei bambini [Organizzazione delle Nazioni Unite Comitato 3: Promozione e tutela dei Diritti del Minore.
11.  Principi raccomandati e linee guida sui diritti umani e traffico di esseri umani. Rapporto dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani al Consiglio economico e sociale (20 maggio 2002).
12.  Accordo di Lubiana definitivo sulla violenza contro i bambini e le ragazze (01/01/2007).
13.  New York Declatarion on Refugees and Migrants, September 2016.
I diritti dell’infanzia sono ascritti nei diritti universali:
a.     Convenzione ONU sui Rifugiati del 1951.
b.     Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, 1948
ComitatoONU sui diritti del fanciullo.
Chiudo con la dichiarazione di Osarobo, un adolescente di Benin City, partito con il cugino che é morto in uno dei naufragi nel Mar Mediterraneo: “Io non ho paurare di annegare, io non ho paura di morire, io ho paura dellínsicurezza, io ho paura della poverá” – (intervista di UN Migration).

Patrizia Rinaldi (Universidad Pontificia Comillas, Madrid – Spagna)


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L’interesse superiore del fanciullo

Questo breve lavoro vuole offrire una panoramica sulla situazione dei migranti minori che arrivano in Europa e la loro difficile posizi...
La rotta del Mediterraneo Centrale, si conferma la più pericolosa da affrontare, in particolare per i bambini e giovani migranti.

Nel tentativo di raggiungere le coste Europee devono affrontano livelli di abuso dei diritti umani spaventosi.

La denuncia è dell'OIM - Organizzazione internazionale per le migrazioni, che insieme a Unicef ha presentato il rapporto “Viaggi spaventosi".

I dati diffusi dalle due organizzazioni sono il frutto di 22mila interviste effettuate nei Paesi delle due rotte del Mediterraneo, centrale e orientale.Tra Italia, Grecia, Bulgaria, Ungheria, Serbia Slovenia e l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia sono stati intervistati 11.000 adolescenti (14-17 anni) e giovani (18-24 anni).

Il rapporto "Viaggi Spaventosi" (Harrowing Journeys)  fa emergere un dato allarmante: fino a tre quarti dei minori transitati sulla rotta migratoria del Mediterraneo centrale sono stati vittime di abusi e sfruttamento.

Il viaggio verso l'Europa, per i minori, è più pericoloso che per tutti gli altri e sono più facilmente vittime di tratta e sfruttamento.

Il rapporto ci fornisce un dato importante al fine di comprendere il fenomeno e soprattutto la nostra contrarietà agli accordi con la Libia.
Harrowing Journeys mostra, in maniera chiara, che, mentre tutti i bambini migranti sono esposti a grandi rischi, coloro che provengono dall'Africa sub sahariana hanno probabilità molto maggiori di essere sfruttati e divenire vittime di tratta rispetto a persone che si spostano da altri paesi del mondo: lungo la rotta del Mediterraneo Orientale, il 65% rispetto al 15% e lungo la rotta del Mediterraneo centrale l'83% rispetto al 56%.

Il fattore comune, alla base di questa discrepanza, è indubbiamente il razzismo.
I minori non accompagnati e coloro che hanno bassi, se non nulli, livelli d'istruzione sono tra i più vulnerabili. Sono facili prede della tratta e dei gruppi criminali durante il viaggio.
La maggior parte dei migranti rifugiati che attraversano la Libia continuano a essere vittime dell'illegalità, delle milizie e della criminalità.
Secondo il rapporto oltre il 90% di tutti gli episodi di sfruttamento lungo la rotta del Mediterraneo centrale sono avvenuti in quel Paese.

Secondo le stime dell’Europol, il 20% dei sospetti trafficanti monitorati ha legami con la tratta di esseri umani e il 22% con il narcotraffico.

Tra le migliaia di ragazzi intervistati, Aimamo, 16 anni, giunto da solo in Italia dal Gambia, racconta di essere stato costretto per mesi, una volta arrivato in Libia, ad un estenuante lavoro fisico da parte di trafficanti di esseri umani.  “Se provi a scappare, - ricorda con terrore - ti sparano. Se smetti di lavorare, ti picchiano. Eravamo come degli schiavi. Alla fine della giornata, ti chiudono dentro.”

Il rapporto chiede a tutte le parti interessate - Paesi di origine, di transito e destinazione, l’Unione Africana, l’Unione Europea, le organizzazioni internazionali e nazionali con il supporto della comunità dei donatori - di dare priorità ad una serie di azioni:

- stabilire passaggi regolari e sicuri per i bambini migranti;
- rafforzare i servizi di protezione dei bambini migranti e rifugiati negli Stati di origine, transito e destinazione;
- trovare alternative alla detenzione dei bambini migranti; lavorare ai confini per combattere tratta e sfruttamento;
- combattere la xenofobia, il razzismo e le discriminazioni contro tutti i migranti e i rifugiati.

"La Ue dovrebbe chiedere alla Libia l'eliminazione della detenzione dei bambini"

Lo ha detto da Bruxelles Eugenio Ambrosi, direttore regionale per l'Europa dell'Oim, l'Organizzazione internazionale per le migrazioni, in occasione della presentazione del rapporto "Viaggi strazianti"

L'appello rivolto alle istituzioni europee nei loro negoziati con le autorità libiche potrebbe essere “un primo passo", sostiene Ambrosi, che chiede poi una gestione delle frontiere dell'Unione europea "children friendly", di lottare contro traffico e sfruttamento oltre che combattere xenofobia e razzismo.

Scarica il Rapporto "Viaggi Spaventosi" (Harrowing Journeys) 


Leonardo Cavaliere


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I Minori Stranieri non Accompagnati

Bambini e giovani in movimento nel Mediterraneo, a rischio di traffico e di sfruttamento

La rotta del Mediterraneo Centrale , si conferma la più pericolosa da affrontare, in particolare per i bambini e giovani migranti . Nel ...

Una realtà complessa e dolorosa, è quella dei minori stranieri soli che presentano forme di disabilità. Una condizione che lega insieme doppie  fragilità , e che pone inevitabilmente nuove sfide sul fronte dei percorsi di accoglienza e integrazione. Disabilità che talvolta sono all'origine del viaggio, nella speranza di ottenere cure più adeguate alle proprie condizioni, in altri casi diventano la conseguenza diretta dei pericoli connessi alla traversata.
Il quadro dei riferimenti scientifici sul tema risulta piuttosto carente, poichè calibrato sull'una o sull 'altra dimensione: la disabilità o la migrazione. Gli studi e le statiche nazionali, non forniscono un quadro chiaro e preciso della situazione attuale. Le ricerche, infatti, si concentrano maggiormente sui temi di interesse generale inerenti l’immigrazione per cui non viene posta un’attenzione specifica  alla peculiare condizione di questi minori stranieri.  A permanere è un approccio emotivo e poco scientifico alla questione, nonostante il nostro paese con la Legge 18/2009 abbia ratificato la Convezione ONU sui diritti delle persone con disabilità,con la quale si sancisce l’impegno dei vari Stati firmatari a raccogliere informazioni appropriate, compresi dati statistici che permettano di formulare ed attuare politiche capaci di dare concreta attuazione ai diritti delle persone con disabilità,  rimuovendo le barriere che  si incontrano nel loro esercizio. E infine attribuisce agli Stati la responsabilità della diffusione di tali statistiche, garantendone a tutti l’accessibilità.

  Un’ autentica Accoglienza ed Integrazione , si realizza attraverso il pieno riconoscimento, senza limiti, dell’altro e della sua condizione, per cui è possibile intuire come la mancanza di conoscenze sulla presenza di tali minori, sul tipo di disabilità maggiormente diffuse, si scontrano con l’incapacità di attuare politiche sociali adeguate,che possano determinare una presa in carico globale ed unitaria dell’individuo, in grado di superare il gap che talvolta si determina tra il riconoscimento di un diritto e la sua concreta attuazione.

E’ una situazione complessa, che si rende ancor più delicata quando il disagio si pone da un punto di vista psicologico. Gli operatori sociali riconoscono la difficoltà nell’individuare subito tali forme di disabilità, le quali emergono solo dopo alcune settimane, poiché  mancando  la presenza di un care giver di riferimento, che possa indicare subito la condizione del bambino, solo un osservazione attenta di esso può essere utile a rilevare il disagio. Il limite più grande è dato soprattutto dalla barriera linguistica. Ciò fa si che il ruolo del Mediatore Culturale, che sia in grado di interagire efficacemente con il minore sia fondamentale. Il rischio infatti, è quello di medicalizzare comportamenti culturali che non si comprendono e culturalizzare disturbi che non si riconoscono. Le diversità culturali in questo campo incidono molto, ma non per questo devono essere intese come un impedimento rispetto alla promozione di buon livello di qualità di vita.

A restituirci un piccolo squarcio di questa realtà, è il mondo della scuola, dove il ragazzo trascorre gran parte della giornata e in cui si realizza maggiormente la sua integrazione. La maggior parte dei minori stranieri manifesta disturbi specifici dell’apprendimento ( DSA) , ma non mancano bambini affetti dalla cosidetta “ Sindrome dell’esiliato” caratterizzata da un senso profondo di depressione, abbandono, disorientamento che blocca letteralmente il bambino, condizionando ogni possibilità di evoluzione positiva.
Risulta essenziale, nell’attivazione del processo di aiuto, considerare la specificità dei bisogni di questi minori, ricostruire la loro storie di vita, comprendere i contesti nei quali sono cresciuti e in cui hanno avuto origine gli stati di sofferenza. Per agire validamente, nell’interesse supremo del minore, secondo una prospettiva di cura e di sostegno è necessario l’attivazione di servizi lontani da ogni logica di standardizzazione, che siano in grado di considerare non solo lo stato di handicap, ma anche la condizione di minori, di  stranieri , soli.
E’ dunque nell’operatività concreta che le due dimensioni non sono considerate più nei termini di due emisferi separati, ma trovano un punto di intersezione nel riconoscimento della globalità dell’individuo e nell’implementazione del lavoro d’equipe’.

 Da un analisi generale della situazione, è possibile affermare che sebbene siano attivati percorsi ad hoc nel momento in cui vi è l’individuazione del disagio, questi non sono abbastanza nel determinare  quella che viene considerata come una presa in carico unitaria e complessa rispetto al fenomeno e nel tutelare la salute intesa sia in termini di benessere fisico  che mentale. Inoltre, il raggiungimento della maggiore età, spesso determina che si arrestino bruscamente i percorsi di aiuto e i progressi sino a quel momento raggiunti. L’ostacolo principale è che il nostro paese tende ad affrontare i problemi solo sulla base di emergenze, la mancanza di dati precisi, di conseguenti politiche poco incisive che si focalizzano sul deficit e gli svantaggi individuali piuttosto che sull’incremento delle risorse residue, sono la prova di ciò. Si richiede una maggiore sensibilità ed attenzione per non creare politiche che sottolineano lo status si soggetti stranieri e disabilitati, ma politiche che partendo dalla valorizzazione delle capacità residue siano in grado di superare le disuguaglianze in un’ottica di cura e inclusività.

A cura di: Floriana Ciotola


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Minori stranieri soli e disabilità : Due dimensioni che si scontrano.

Una realtà complessa e dolorosa, è quella dei minori stranieri soli che presentano forme di disabilità . Una condizione che...
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