Avvolti nelle coperte grigie, molti minori migranti, alcuni di 10 anni di età, si riscaldano con alcuni fuochi accesi in un grande capannone abbandonato vicino alla principale stazione ferroviaria di Belgrado, in Serbia. Affamati, indigenti e infreddoliti, ricevono spesso visite da uomini serbi che offrono soldi in cambio di prestazioni sessuali - sapendo bene che molti di loro sono disperati a tal punto da fare qualsiasi cosa per sopravvivere. "Arrivano e individuano i più sciocchi", dice Navid, un ragazzo afgano di 16 anni, che chiede di non usare il suo vero nome come altri giovanissimi migranti intervistati dalla Thomson Reuters Foundation. "Chiedono quanti soldi servono. Pagano e vanno via, e fanno cose davvero spiacevoli", aggiunge, spiegando come alcuni uomini offrono più di 2.000 dinari serbi (circa 17 dollari) per fare sesso con questi ragazzi. Un amico afgano di Navid, Ali, ha affermato che non se la sente di dare la colpa a quei ragazzi che vendono i loro corpi. "Qui, per diverse notti, dormono affamati. Fa freddo, non hanno niente, sono senza soldi e si sentono in dovere di farlo", afferma il sedicenne con l'aiuto di un interprete. Centinaia di bambini migranti sono arrivati ​​in Serbia lo scorso anno, viaggiando per mesi per sfuggire ai combattimenti e alla povertà da Afghanistan, Pakistan, Iraq e Siria. Come Ali, molti sono bloccati in Serbia impossibilitati a continuare il loro viaggio verso l'Europa occidentale a causa della neve e delle frontiere chiuse, dopo essere stati costretti a dare ai trafficanti la maggior parte dei loro risparmi. L'UNICEF (Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia) ha dichiarato che i minori che si affidano ai trafficanti di esseri umani per muoversi in Europa, spesso con il sistema a ripartizione, sono più inclini a sfruttamento e violenza, compresa la prostituzione e lo stupro. Circa 7.700 migranti vivono in Serbia, dichiara UNHCR, di cui circa 1.100 persone, soprattutto afgani, hanno trovato riparo nei magazzini abbandonati di Belgrado. Save the Children stima che il 10% dei migranti in Serbia sono minori non accompagnati. La ONG ha comunicato di non aver ricevuto notizie circa la prostituzione di minori stranieri non accompagnati nel paese. "Quando vengono bloccati in Serbia, o in qualsiasi altro paese, a causa delle frontiere chiuse, spendono tutti i soldi che hanno, e hanno quindi bisogno di soldi per continuare il viaggio lungo il quale incontrano i trafficanti", ha dichiarato Tatjana Ristic, portavoce di Save The Children a Belgrado. "È molto complicato trovarli e proteggerli", ha detto alla Thomson Reuters Foundation.

PICCHIATO E PRESO A CALCI 

La Serbia, che non fa parte dell'Unione europea, è stata un luogo di transito importante l'anno scorso, quando centinaia di migliaia di migranti viaggiavano attraverso i Balcani per raggiungere l'Europa occidentale. Anche se questo percorso è stato chiuso lo scorso marzo, le autorità serbe stimano che altri 110.000 migranti hanno attraversato il paese, molti utilizzando i trafficanti per attraversare la Serbia e il suo confine con l'Ungheria, dove è stato costruito il muro col filo spinato. Ali ha detto che il suo viaggio finora gli è costato 9.500 euro ($ 9.979.75) e che è stato picchiato dai trafficanti in Bulgaria, costretto a mangiare foglie e a bere l'acqua sporca per sopravvivere. "Stavo per svenire dalla sete. Ma se non continuavo a camminare, il trafficante mi avrebbe preso a calci e pugni", ha confessato. Figlio maggiore della sua famiglia, Navid è fuggito in Europa, in cerca di una vita migliore, dopo che gli attentati suicida hanno devastato la sua città natale nel nord-est dell'Afghanistan. "Mia madre ha detto, 'Se lavori in città, c'è la guerra. Se vai a scuola, loro piantano le bombe e uccidono le persone.' Abbiamo deciso così di partire ", ha detto nella piccola stanza che divide con un ragazzo di 12 anni, nel capannone di Belgrado. Il suo letto, un tappeto sporco su un pavimento di cemento, è in netto contrasto con i centri per i rifugiati, al chiuso, gestiti dal governo dove vivono 6.600 migranti, soprattutto donne e bambini. Per i due ragazzi il magazzino è stata la loro unica scelta, perchè temevano l'espulsione nel caso avessero cercato riparo nei centri istituzionali per migranti. Tuttavia, Dragan Velimirovic, che gestisce il più grande centro profughi della Serbia nei pressi del villaggio Adaševci, circa 113 chilometri (70 miglia) a ovest di Belgrado, ha detto che tali timori erano infondati. Alcuni migranti preferiscono dormire all'addiaccio per essere in grado di contattare più facilmente i trafficanti, ha dichiarato. "Le autorità non li avrebbero rimpatriati. Se le autorità avessero voluto farlo, avrebbero potuto farlo in 24 ore, ma non vogliono", ha detto alla Thomson Reuters Foundation.

RISORSE LIMITATE

Ma con le frontiere chiuse e circa 100 arrivi al giorno, i centri serbi stanno arrivando al punto di rottura, dichiara l'organizzazione umanitaria CARE International.
"Il numero non sembra grande, ma è grande per un paese come la Serbia, che è un paese a reddito medio con alto tasso di disoccupazione", ha detto Sumka Bucan, direttore del gruppo delle operazioni umanitarie nei Balcani.
"È molto difficile da affrontare questa situazione senza l'assistenza della comunità internazionale", ha dichiarato.
Bucan ha detto che le cattive condizioni di vita al di fuori dei campi ufficiali, nonché la paura di essere rimpatriati, stanno spingendo molti migranti disperati nelle mani dei trafficanti di esseri umani.
Secondo lei, infatti: "è un business molto redditizio e stanno sfruttando le persone, ma sembra essere l'unica soluzione per i migranti stessi".
Nonostante un viaggio traumatico che l'ha reso preoccupato per la sua vita, Ali ha preso contatti con un trafficante per raggiungere Calais in Francia e poi la Gran Bretagna.
"Voglio costruire la mia vita lì, e continuare la mia istruzione", ha detto. "Spero che arriverò alla mia destinazione in modo sicuro, se Dio vuole".


(Reuters/di Lin Taylor and Valeria Cardi/Traduzione a cura di Francesca Del Giudice/Credit Foto Francesco Pistilli)  (Reporting by Lin Taylor @linnytayls and Valeria Cardi @vlr_crd, Editing by Katie Nguyen.  Thomson Reuters Foundation, the charitable arm of Thomson Reuters that covers humanitarian issues, conflicts, global land and property rights, modern slavery and human trafficking, women's rights, climate change and resilience.Thomson Reuters Foundation)

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I Minori Stranieri non Accompagnati

Abbandonati e senza soldi, in Serbia i migranti minorenni si prostituiscono per sopravvivere.

Avvolti nelle coperte grigie, molti minori migranti , alcuni di 10 anni di età, si riscaldano con alcuni fuochi accesi in un grande capan...
Dopo oltre tre anni di attesa i tempi di approvazione della legge sull’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati si allungano. Infatti, la chiusura dell'iter legislativo in Senato ha subito un arresto a causa di modifiche richieste dalla Commissione Bilancio sulla base di un parere della Ragioneria di Stato. Ricordiamo che il testo aveva, in sede di esame alla Camera dei Deputati, ottenuto un parere favorevole da parte del Ministero dell'Economia e delle Finanze. A seguito di questa battuta d'arresto la legge c.d. Zampa dovrà tornare alla Camera dei deputati per il varo definitivo con tutti i rischi legati alle difficoltà del calendario parlamentare.
Il fermo della legge può avere gravi conseguenze per i minori non accompagnati giunti in Italia
I minori non accompagnati, arrivati via mare, sono circa 26000, a cui devono aggiungersi quelli arrivati via terra, dei quali non si ha un conteggio esatto. A questi minori devono aggiungersi quelli arrivati nel primo mese del 2017 che rappresentano il 24% in più rispetto a quelli arrivati nello stesso periodo dell'anno scorso. Tendenza che sembra essere confermata anche dai dati di Febbraio.
Visti i numeri e i rischi gravissimi in cui possono incorrere, si capisce come sia urgente l'approvazione che regoli un sistema strutturato ed efficiente che li possa proteggere in modo adeguato, come quello previsto dal disegno di legge Zampa
Il ddl già approvato dalla Camera, e sostenuto dalle principali organizzazioni umanitarie, in primis Save The Children, e di tutela dei diritti, tra cui "minoristranierinonaccompagnati il blog", interviene sugli aspetti fondamentali per la vita dei minori migranti non accompagnati che arrivano in Italia: dalla procedura per accertare la minore età agli standard dell’accoglienza, dalla promozione dell’affido familiare alla figura del tutore, dalle cure sanitarie all’accesso all’istruzione, tutti tasselli fondamentali per la loro protezione e per facilitare il loro percorso positivo di integrazione.
Oggi, più di ieri, bisogna far sentire la voce di questi minori. Questa legge, che potrebbe essere archetipo anche per altri stati, è uno strumento di civiltà fondamentale per i tanti minori migranti senza adulti di riferimento. 
L'Italia ha il dovere di tutelare questi bambini!!!
(fonte: savethechildren.it)

Leonardo Cavaliere

Minori stranieri non accompagnati a rischio la legge su accoglienza e protezione

Dopo oltre tre anni di attesa i tempi di approvazione della legge sull’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati si allungano. Inf...
Il Diritto d'Asilo. Minori rifugiati vulnerabili e senza voce
è il report presentato a Torino dalla Fondazione Migrantes. I dati contenuti all'interno del Rapporto Migrantes ci dicono che "Tra gennaio 2014 e novembre 2016 sono sbarcati in Italia, a seguito di soccorso in mare, quasi 500.000 migranti, tra i quali poco meno di 50.000 minori non accompagnati". Il documento della Fondazione sottolinea che "Solo nel 2016 più di 24.000 minori stranieri non accompagnati sono arrivati nel Sud Italia, con un significativo aumento rispetto agli anni precedenti, sia in termini assoluti che in proporzione al totale", con una percentuale dei minori soli sul totale degli sbarchi del 14% nel 2016, contro il 9% medio tra 2012 e 2015). In merito alle richieste di asilo "nei primi otto mesi del 2016 sono state presentate 3.181 nuove domande di protezione internazionale riferite a minori non accompagnati, a fronte delle 3.959 domande" dell'intero 2015 (+50% nel 2016 rispetto allo stesso periodo del 2015).
Un dato in forte e continua crescita - si rileva -: nel 2014, infatti, le richieste da minori non accompagnati erano 2.557, nel 2010 solo 306. Nel quadriennio 2013-2016 (dato riferito fino ad ottobre scorso) c'e' stato un calo progressivo di tutte le percentuali di accoglimento di forme di protezione internazionale: status di rifugiato al 13% nel 2013, ridotto a un residuale 5% nel 2016, protezione sussidiaria al 24% nel 2013, dimezzata nel 2016; protezione umanitaria al 28% nel 2014 e al 19% nel 2016, anche se fra 2013 e 2014, dopo la fine dell'"emergenza Nord Africa e' stato l'unico in crescita, dal 24% al 28%. "Naturalmente inverso il trend dei dinieghi - si legge nel rapporto - dal 29% del 2013 al 58% del 2015 (l'anno delle frontiere chiuse e dell'avvio dell''approccio hotspot') fino al 62% del 2016". "Il 2016 - continua il rapporto - e' dunque l'anno in cui Commissione e Sezioni hanno respinto due domande d'asilo su tre, nonostante che l'insieme dei maggiori Paesi di fuga non sua molto mutato rispetto agli anni precedenti".
Sul piano dell’analisi, cercando di rendere conto dello “stato di salute” del diritto d’asilo negli ultimi due anni, mentre prova anche a leggerlo con una maggiore profondità temporale per capire come mai si è arrivati a questi nodi irrisolti così complessi, sia in Unione Europea che in Italia. Fornisce quindi una lettura puntuale e critica, ma oltre a queste analisi, ipotizza anche delle strade percorribili per iniziare a gestire con diversa responsabilità il fenomeno delle persone in fuga, la loro accoglienza e i successivi percorsi di accompagnamento all’autonomia. In Italia, il totale delle persone in accoglienza alla fine dell’anno appena trascorso erano 177 mila. Nella gestione italiana di accoglienza e accompagnamento all’autonomia delle persone in fuga, la Migrantes ha sintetizzato tre problemi di fondo.Il primo: l’accoglienza straordinaria dei CAS cresce sempre più ed è quasi l’85% con i suoi oltre 137.000 posti assieme agli hotspot e i centri di prima accoglienza che arrivano a quasi 15.000 posti, mentre nelle accoglienze decentrate SPRAR in cui i Comuni sono i titolari ci sono solo poco più di 23.000 persone, meno del 15%. Quest’ultimo è un dato al quale prestare particolare attenzione per tre elementi fondamentali: il rapporto squilibrato tra persone in accoglienza e territorio; la trasparenza nella gestione dei fondi dedicati all’accoglienza; la qualità dei servizi realmente erogati alle persone.In secondo luogo, il nostro Paese continua a non avere un reale sistema di accompagnamento all’autonomia per tutte le persone a cui viene riconosciuta in Italia la protezione umanitaria o la protezione internazionale, dopo l’analisi della loro domanda d’asilo. Questa carenza di accompagnamento è una condizione che paradossalmente, proprio nel momento in cui vengono riconosciute titolari di una protezione, espone le persone ad altissimi rischi di precarietà, marginalità e disagio abitativo, lavorativo e sociale.Infine, l’effettiva accoglienza e tutela dei Minori Stranieri Non Accompagnati (MSNA), a cui è dedicato un approfondimento in questo volume, il problema della sua efficienza ed efficacia continua ad essere un’altra grande criticità italiana.Proposte per uscire dall’empasse in EuropaCreare canali di ingresso legale nell’Unione Europea e in Italia, non solo per chi è in fuga ma anche per chi è in cerca di lavoro. Questo si può realizzare attraverso diversi strumenti, già sperimentati in varie situazioni internazionali: canali umanitari; permessi umanitari e temporanei rilasciati nelle ambasciate dei diversi Paesi europei all’estero; programmi non eccezionali ma stabili di resettlement (spostamento) tra i campi profughi più vicini alle zone di conflitto e i diversi Paesi europei; facilitazione e rapidità dei ricongiungimenti familiari tra chi in Europa e nel nostro Paese ha già una forma di permesso (sia esso di lavoro o umanitario, o di protezione internazionale): cosa che sarebbe già legalmente possibile ma che spesso incontra numerosi ostacoli, ritardi e malfunzionamenti soprattutto burocratici. È un passaggio estremamente importante. Perché, in realtà, solo costruendo maniere legali di ingresso nell’Unione e in Italia (sia per motivi umanitari e domanda d’asilo che per ricerca di occupazione) avremo la capacità di contrastare i trafficanti e i terroristi e di esercitare una verifica più puntuale dell’identità di chi è in fuga, di chi ha bisogno di entrare in Unione Europea e in Italia per ottenere una legittima protezione internazionale.Superare definitivamente il Regolamento di Dublino. Questo accordo europeo aveva un senso a fine anni Novanta, quando era stato pensato per riequilibrare il peso delle domande d’asilo tra alcuni paesi del Nord Europa che se ne stavano facendo carico responsabilmente e altri paesi del Sud Europa, come Italia, Grecia, Spagna e Malta, che avevano tutt’altro atteggiamento. Oggi certamente tale Regolamento non solo è obsoleto, ma non affronta il problema in modo propositivo aiutando a una distribuzione equa e giusta tra i diversi territori dell’Unione.Bisogna arrivare a costruire un sistema d’asilo europeo, con quote nazionali di domande d’asilo che siano di competenza di ogni Stato. Questo sistema 2dovrebbe tener conto anche dei legami che le persone in fuga e richiedenti asilo potrebbero avere con un paese specifico, sia per ragioni linguistiche e culturali, che per la presenza di reti familiari o amicali che potrebbero favorirne il percorso di autonomia.Avere il coraggio di riconoscere che se un paese all’interno dell’Unione Europea non volesse accogliere persone in fuga da guerre e violenze, anche una volta verificato che quelle persone non rappresentino un potenziale pericolo, quel paese dovrebbe andare incontro a sanzioni reali e a un percorso di messa in discussione della sua legittima appartenenza all’Unione Europea.Questa forma di negazione del diritto di asilo rappresenta infatti una grave violazione dei trattati internazionali e dei diritti umani fondamentali, che sono alla base della stessa Unione.Cominciare a introdurre degli standards unici nell’Unione Europea, non solo riguardo alle definizioni, procedure e accoglienze dei richiedenti asilo, ma anche nella creazione di strumenti comuni di accompagnamento all’inserimento e all’autonomia. Per questi percorsi successivi alla prima accoglienza, oltre al periodo di ingresso nel mondo del lavoro e al riconoscimento dei titoli di studio, servono anche delle politiche comuni minime di sostegno al reddito, di supporto abitativo e alla ricerca attiva del lavoro. Queste politiche se rivolte non solo ai titolari di protezione internazionale o umanitaria ma a tutte le persone in difficoltà abitativa e lavorativa, sarebbero l’occasione di ripensare un sistema di welfare nello scenario attuale, specie in quegli Stati dell’Unione Europea che non ne hanno mai veramente avuto uno.Smettere di negoziare accordi bilaterali con referenti politici di paesi che non rispettano i diritti umani e le convenzioni internazionali – vedi Turchia, Sud Sudan, Gambia, Egitto – al fine di diminuire il numero delle persone in fuga da quei territori. Impegnarsi, invece, a non vendere armi alle fazioni in conflitto e cominciare a fare una seria politica di pacificazione nel mondo, agendo quindi non già sulle vittime ma sulle cause reali che obbligano le persone a fuggire abbandonando le loro case.Proposte per uscire dall’empasse in ItaliaRivedere la legge sull’immigrazione, al fine di creare canali di ingresso a diverso titolo: per ricerca di occupazione; con permessi temporanei umanitari; attraverso resettlement dalle zone di conflitto, usando anche le nostre ambasciate all’estero e lo strumento del ricongiungimento familiare.Superare la volontarietà di adesione dei Comuni italiani rispetto alla doverosa accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati per giungere così a una vera accoglienza decentrata, non più minoritaria, ma capace di dispiegarsi in tutto il territorio nazionale.Questa accoglienza potrebbe finalmente avere standard verificabili rispetto ai servizi che devono essere erogati e un controllo efficiente sui fondi stanziati che rimane invece molto difficile fare nella situazione attuale, in cui più dell’85% delle accoglienze avviene sotto un regime straordinario.Creare in ogni territorio servizi di accompagnamento, non solo per richiedenti asilo, ma per tutte le persone di quel territorio in difficoltà lavorativa ed abitativa, anche grazie ai fondi dell’accoglienza e all’accompagnamento all’autonomia.Prevedere, come già avviene in altri paesi europei, la possibilità anche nella fase della domanda d’asilo (sia essa in Commissione territoriale o in Tribunale) di trasformare un permesso di soggiorno per richiesta di asilo in un permesso umanitario o in un permesso di lavoro.Questa flessibilità normativa supporterebbe tutti quei casi in cui il richiedente asilo, durante il periodo di accoglienza in Italia, abbia seguito corsi di italiano, di formazione e inserimento lavorativo o abbia svolto attività di volontariato o di aiuto alla comunità. Queste situazioni favoriscono infatti l’inserimento sociale della persona e normalmente la aiutano a raggiungere una proficua autonomia abitativa e lavorativa, che però oggi necessita di essere riconosciuta da un permesso di soggiorno coerente alla situazione di fatto (se questa è positiva).Mettere in piedi un reale ed effettivo sistema di tutela e accompagnamento per i MSNA che arrivano in Italia, riuscendo ad accompagnarli in sicurezza anche in un altro paese europeo se lì hanno figure adulte di riferimento. Riuscire, in tempi brevi e certi, a dare ad ogni MSNA che arriva su territorio italiano un tutore debitamente formato.Implementare sempre più puntualmente un sistema non arbitrario e più tutelante di determinazione dell’età di quello che spesso viene usato ora. Creare accoglienze dignitose per i MSNA che coinvolgano tutte le regioni e che prevedano il coinvolgimento anche di famiglie o siano in semiautonomia e non solo presso comunità per minori.Attivare prontamente programmi ponte di tutela, per non farli cadere nell’abbandono al compimento dei 18 anni.(Fonte Aise)

Leonardo Cavaliere


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Il Diritto d'Asilo. Minori rifugiati vulnerabili e senza voce - Rapporto Migrantes

Il Diritto d'Asilo. Minori rifugiati vulnerabili e senza voce è il report presentato a Torino dalla Fondazione Migrantes . I dati ...
Vicenza, incremento di minori stranieri non accompagnati. La Regione: "correre subito ai ripari"
L’assessore al sociale della Regione Veneto, Manuela Lanzarin ha convocato mercoledì mattina il tavolo regionale per i minori stranieri non accompagnati, per fare il punto della situazione, presenti il Garante regionale dei diritti della persona e i rappresentanti dei comuni capoluogo, della Prefettura di Venezia.  L’esperienza veneta pensata per i ragazzi tra i 16 e i 18 anni ha anticipato le linee-guida proposte dalla Conferenza Stato-Regioni, “dimostrando di poter offrire – continua Lanzarin - una soluzione rispettosa dei diritti dei minori e dell’esigenza di aiutare i comuni a fronteggiare l’onere economico imposto da un fenomeno in continua crescita”. La sperimentazione avviata nel 2016 di accogliere minori non accompagnati in appartamenti protetti, a piccoli gruppi, in percorsi di autonomia, ha dato esiti positivi e proseguirà anche nel 2017. 
Al 31 dicembre 2016 il ministero del Welfare certificava la presenza in Veneto di 304 minori stranieri non accompagnati, ma in realtà comuni capoluogo, come Padova, hanno registrato nel loro territorio, presenze nell’ordine di oltre un centinaio di ragazzi. In media oltre la metà provengono dai Balcani (30 per cento albanesi, 20% kosovari), arrivati via terra. Residuali invece gli arrivi con gli sbarchi via mare.

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Minori Non Accompagnati l'esperienza positiva dei gruppi appartamento

Vicenza, incremento di minori stranieri non accompagnati. La Regione: "correre subito ai ripari" „ L’assessore al sociale della...
Presentato il piano immigrazione del Ministro Minniti che condanna i migranti a restare in Libia e subire violenze di ogni genere, più volte documentate.
Ilda Bocassini ha dichiarato di non avere mai visto «un orrore simile in 40 anni di carriera» in merito al caso di Osman Matammud, somalo ventiduenne trafficante di uomini con base a Bani Walid, Libia. Le testimonianze raccolte, da chi ha parlato con i richiedenti asilo giunti in Italia, riportano alle ferite più profonde della storia: botte, scariche elettriche, bastonate con mazze di ferro, violenze sessuali e omicidi sono all’ordine del giorno.
Invece chi riuscirà a raggiungere l'Italia, in attesa dell'esito della commissione ( come fosse una colpa essere richiedenti asilo), avrà il "privilegio" di poter lavorare da noi gratis, benvenuti ad una nuova forma di schiavismo che potremmo definire 2.0.
Leggendo il piano governativo mi sembra si sia perso del tutto un punto di vista, quello del rifugiato, che è una persona prima di tutto, a cui dovrebbe essere garantita, come a tutti noi, l’opportunità di scegliere. Chi è rifugiato, cerca rifugio scappando da condizioni di guerra, persecuzioni, miseria, in cerca di opportunità e di futuro. Quando si parla "di utilizzare i richiedenti asilo per lavori di pubblica utilità" non retribuiti, la parola “opportunità” è cancellata.
In pratica si cerca un modo per occupare i migranti durante la giornata, è l'ammissione della nostra colpa più grave: mancare di progetti a lungo termine per noi e per chi arriva da lontano.
E' giunto il momento di "avere la visione" della nostra società fra 10-20-30 anni. Abbiamo bisogno di persone che abitino i nostri borghi, che mandino i figli alle nostre scuole, che iscrivano agli elenchi dei pediatri di base i loro figli, che ci accudiscano quando saremo troppo vecchi e i nostri figli troppo lontani, a lavorare in giro per il mondo.
Sarebbe utile accoglierli, informarli, formarli, insegnargli le nostre regole per dare loro pari dignità.
E facciamolo questo sforzo per loro, ma soprattutto per noi, per ripartire davvero da un'ottica di opportunità e non di "difesa emergenziale" che ci rende sempre vulnerabili ed in affanno nei riguardi dell'Europa e del mondo.

Piano immigrazione costruito sulle nostre paure. La cecità della politica.

Presentato il piano immigrazione del Ministro Minniti che condanna i migranti a restare in Libia e subire violenze di ogni genere, più ...
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