La Commissione Ue ha chiuso la procedura d'infrazione aperta nel 2013 contro l'Italia per violazione della normativa sui minori stranieri non accompagnati richiedenti asilo. All'Italia venivano contestati ritardi nella nomina dei tutori legali e il numero eccessivo di minori ad essi affidati.

Il governo ha affrontato l'infrazione riuscendo ad accorciare a 5 giorni il tempo per la nomina dei tutori, creando corsie preferenziali e rafforzando gli organici. Poi ha concluso convenzioni con enti locali per aumentare il bacino da cui raccogliere i tutori e poi è intervenuto in via legislativa con la legge Zampa del 2017, che aumenta i poteri dei responsabili dei centri di accoglienza che possono rilasciare il permesso di soggiorno con semplice richiesta del tutore, che ora è nominato dal tribunale dei minori e non più da quello ordinario.

In materia migratoria resta ora aperta soltanto una procedura: quella sulle condizioni di accoglienza dei richiedenti. Dal punto di vista legislativo l'Italia ritiene di aver fatto tutto il necessario, ma Bruxelles vuole mantenerla sotto osservazione finché non si accerterà che il rimedio sia efficace.Ansa


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I Minori Stranieri non Accompagnati

Migranti: Ue chiude procedura contro Italia su minori

La Commissione Ue ha chiuso la procedura d'infrazione aperta nel 2013 contro l'Italia per violazione della normativa sui minori s...
Quale percorso di integrazione aspetta i minori non accompagnati? Vi è un reale sistema in grado di assicurare un inserimento socio lavorativo? A queste e ad altre domande si è cercato di rispondere durante il convegno organizzato il 19 Gennaio dalla Federazione italiana delle comunità terapeutiche (Fict) a Roma.
Tra gli interventi, di particolare interesse è stato quello della Dott.ssa Congia, responsabile della Politiche di integrazione sociale e lavorativa dei migranti e della tutela dei minori stranieri, presso il ministero del Lavoro e della Politiche sociali, la quale ha detto che  “Se il tema è il lavoro come si può progettare inserimento solo al Sud dove questo manca per tutti?”. Nella sua relazione specifica che dei 18mila msna presenti nelle strutture di accoglienza in Italia,  il “40 per cento al Sud, serve redistribuzione equa sul territorio”, “serve una redistribuzione equa dei minori stranieri non accompagnati su tutto il territorio nazionale. Se questo non si mette a sistema difficilmente il sistema Sprar minori potrà funzionare bene”. 

La dirigente del Ministero del Lavoro, sottolinea, "Mi auguro che dopo la tornata elettorale si arrivi davvero a una redistribuzione equa a livello nazionale”. Inoltre, aggiunge Congia: “siamo tutti pronti a parlare dello sbarco, di dove collocare le persone domani, ma non su cosa faranno dopodomani. In questo periodo sono state portate avanti due riforme, quella sulla Povertà e quella del Terzo settore, tenendole però distinte – afferma -. Le fragilità vanno, invece, affrontate insieme. A livello pubblico c’è un deficit in questo periodo, nel caso dell’accoglienza i centri Caritas hanno dato spesso risposte anche più grandi rispetto alle istituzioni”.

Leonardo Cavaliere

Minori non accompagnati: Serve redistribuzione equa sul territorio.

Quale percorso di integrazione aspetta i minori non accompagnati ? Vi è un reale sistema in grado di assicurare un inserimento socio lavo...
«Sono una ragazza semplice, amichevole e sono calciatrice». Si presenta così Awa, nata nel 1997 a Serekunda, la città più grande del Gambia.
Il Gambia, uno dei paesi più piccoli dell’Africa, oltre alla presenza di un governo autoritario oggi sostituito da una nascente democrazia e di più o meno aspri conflitti tra gruppi etnici, soffre la povertà estrema che ha portato, ancora nel corso degli anni ‘80, alla nascita degli “Sos Children’s Village”, villaggi che ospitano bambini e ragazzi minorenni abbandonati dai propri genitori. Lì Awa ha trascorso 14 anni, vivendo quella che definisce un’infanzia difficile e, in un certo senso, sola. «Nel villaggio erano severi, ma almeno sono andata a scuola» racconta «Ma più di ogni altra cosa io amavo giocare con qualsiasi cosa avesse la forma di un pallone».
Awa, che riflette molto e pesa le parole che dice, rivela che il calcio le ha cambiato la vita: «Quando ho bisogno di parlare con qualcuno ma non c’è nessuno, il calcio mi aiuta a concentrarmi su me stessa». Così, a 10 anni ha cominciato a giocare nel Nambori e, distinta per la sua bravura, a 16 è entrata nella nazionale del Gambia come attaccante, partecipando alla Coppa del Mondo in Azerbaijan.
Il calcio è uno sport tipicamente maschile e, questo, Awa lo sa bene: «ma se ascolti chi non crede in te rischi di spegnerti». Awa ha lasciato il paese a 17 anni, pur conoscendo il destino che aveva segnato la vita della compagna di squadra Fatim Jawara che, a 19 anni, era partita per l’Europa terminando il suo viaggio, tragicamente, nel Mediterraneo.
Nonostante quello che racconta, Awa si sforza di sorridere. Parla a fatica l’italiano, ma è arrivata in Italia solo durante l’estate del 2017. Oggi vive a Bolzano, dove è stata accompagnata secondo le ripartizioni delle quote ministeriali (all’Alto Adige spetta circa l’1% delle persone richiedenti asilo, ndr), nel centro accoglienza Casa ex Einaudi, aperto dalla Provincia di Bolzano (che non aderisce allo Sprar, ndr) per ospitare famiglie e donne richiedenti protezione internazionale. Si tratta di un grande edificio situato nella zona industriale di Bolzano in gestione alla onlus Volontarius, associazione del posto che da diciotto anni si occupa di interventi sulla strada e nell’accoglienza. «Il nostro obiettivo» spiegano gli operatori «è rendere l’ambiente il più accogliente possibile». La struttura, in effetti, un grande edificio ricavato da dei laboratori scolastici, di per sé sa ben poco di “casa”.
Oggi Awa desidera continuare a giocare a calcio e, ammette ridendo, diventare la migliore sul mercato. A Bolzano, nonostante abbia poche conoscenze, si trova bene e, grazie al supporto di operatori e volontari – in particolare quello di Salvatore Giuliana – ha cominciato a giocare in serie B nella Unterland Damen della Federazione Italiana Giuoco Calcio. «Soffro molto il freddo» dice Awa quando è in campo, dove è l’unica a indossare un berretto che, ogni tanto, il mister le toglie dalla testa per scherzare. Awa gioca e ride con le compagne di squadra, che l’hanno accolta positivamente. «Si è ben posta, è merito suo» spiega l’allenatore Massimo Trentini «Awa è una ragazza timida, ma ha carattere».
Quando le chiedo cosa le manca del Gambia, Awa ci pensa e risponde «I miei amici». Era una ragazza minorenne, quando ha lasciato il suo paese, ma in pochi anni è dovuta crescere e diventare la giovane donna piena di grinta e coraggio che è adesso: «Quando sono arrivata a Bolzano mi sono detta che sarebbe comunque stata una nuova, importante esperienza di vita» conclude: «Ce la metterò tutta».
Autore: Luca De Marchi

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AWA, la minorenne non accompagnata che gioca a calcio tra le Alpi

«Sono una ragazza semplice, amichevole e sono calciatrice». Si presenta così Awa, nata nel 1997 a Serekunda, la città più grande del Gamb...
Cresce il numero di minorenni provenienti dalla Nigeria che sbarcano sulle coste italiane e che diventano vittime della tratta per la prostituzione. Secondo l’Organizzazione mondiale per le migrazioni (Oim) circa l’80% delle migranti arrivate via mare nel 2016 (dati più aggiornati non ci sono ancora, ma il fenomeno anche nel 2017 è di dimensioni preoccupanti) è probabile vittima di tratta destinata allo sfruttamento sessuale in Italia e in altri paesi dell’Unione Europea. 
Secondo il rapporto “Indifesa” di Terre des Hommes l’elevato numero di giovani donne nigeriane che raggiungono l’Italia è un dato consolidato e in costante crescita, sia per quanto riguarda le donne – erano circa 5mila nel 2015, passate a 11mila nel 2016 – sia per quanto riguarda i minori non accompagnati, in larga parte di sesso femminile, passati da 900 a 3040. 
L’Italia, come il resto dell’Europa, si conferma sempre più la meta di minori sole. In tutto il 2016, su un totale di 17.373 minori stranieri non accompagnati registrati, le femmine erano 1.165. 
Nei primi cinque mesi del 2017 il ministero del Lavoro ne ha censite quasi altrettante: 1.123, il 6,9% del totale. I dati del 2016 indicano che il 73,6% del totale ha tra i 16 e i 17 anni. Nel 2017 sei ragazze su dieci di quelle arrivate hanno 17 anni. 
Il primo paese di provenienza è la Nigeria (534), in costante aumento. Nella classifica seguono le eritree (22%) e le albanesi (100).

Numeri che evidenziano quanto occorra fare per fermare un fenomeno, non solo preoccupante, ma disgustoso dal punto di vista umano
Ci si chiede: le missioni militari, diplomatiche e politiche che l’Italia ha messo in campo, come quella di recente approvata per il dispiegamento di una forza militare lungo il confine con la Libia, riuscirà a fermare la tratta di essere umani e di giovani adolescenti destinate al mercato della prostituzione? Probabilmente diminuiranno gli arrivi, ma il destino di queste adolescenti potrebbe rimanere lo stesso, solo che non sarà sotto i nostri occhi, ma in altri paesi, nascosto, così da rendere le nostre coscienze immacolate. Non invaderanno più le nostre periferie, ma quelle del mondo. Quei paesi definiti dal presidente americano Donald Trump, “cessi”.

Come funziona la tratta

L’Oim, inoltre, denuncia “il significativo e preoccupante aumento delle vittime di tratta adolescenti”. Molte tra queste ragazzine al momento dello sbarco si dichiarano maggiorenni, seguendo le indicazioni dei trafficanti: “In questo modo – continua l’Oim – le ragazze verranno collocate in strutture di accoglienza per adulti, dove sarà più semplice contattare i loro trafficanti che andranno a prelevarle con maggiore facilità”. La tratta di esseri umani sta coinvolgendo ragazze di età sempre più basse. Save the Children evidenzia il progressivo abbassamento dell’età delle giovani nigeriane vittime di tratta: “Sono sempre più giovani, scarsamente scolarizzate e sempre più povere. Si tratta prevalentemente di ragazze tra i 15 e i 17 anni, con una quota crescente di bambine tra i 13 e i 14 anni”.

Il reclutamento delle giovani nigeriane avviene a Benin City, nelle aree rurali e nei villaggi più remoti degli Stati dell’Anambra, del Delta e di Lagos. Il viaggio, per queste ragazze è un incubo fatto di abusi e violenze, molte vengono costrette a prostituirsi già in Libia nelle cosiddette connection house per iniziare a pagare il debito contratto con i trafficanti al momento della partenza – che varia tra i 20 e i 50mila euro – e che viene spesso siglato da un rito magico, noto come juju o vudu. A differenza di quanto avveniva negli anni Novanta e nei primi anni Duemila – quando le ragazze arrivavano soprattutto via aerea – oggi i trafficanti le “confondono” tra i migranti in partenza per la Libia. Dando loro fin dall’inizio chiare istruzioni per fare in modo che alla prima occasione utile possano scappare dai centri di accoglienza. 
fonte: Angelo Ferrari - AGI

La tratta di prostitute nigeriane coinvolge sempre più minorenni

Cresce il numero di minorenni provenienti dalla Nigeria che sbarcano sulle coste italiane e che diventano vittime della tratta per la pros...
Totti, la leggenda della Roma ha condiviso sul proprio profilo Twitter la storia di Abubacarr Konta, minore non accompagnato arrivato in Italia a 16 anni che ora anche grazie al calcio si sente a casa e integrato nella sua nuova realtà siciliana.
Il grande campione Romanista sposa un'altra giusta causa.

«Il calcio unisce le persone. Questo è quello che amo di questo gioco – si legge nel tweet di Totti – Condivido in pieno le parole di Abubacarr e gli auguro il meglio per il futuro».

L'ex capitano della Roma ha commentato su twitter il video pubblicato dalla UEFA, appoggiando la campagna #equalgame.

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Totti sta con Konta. "Condivido in pieno le parole di Abubacarr, il calcio unisce"

Totti , la leggenda della Roma ha condiviso sul proprio profilo Twitter la storia di Abubacarr Konta , minore non accompagnato arrivato i...
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