L'Asante Calcio è una squadra formata dai giovani migranti dei centri Azad ed Elom, gestiti dall'associazione palermitana Asante Onlus.

La squadra di calcio, che ha come sponsor Totò Schillaci, militerà nel campionato di terza categoria. 

L’Asante calcio è formata da 20 giocatori che vorrebbero trasformare la passione per il pallone in professione. 

«Lo scopo è aprire una via concreta di crescita, attraverso il gioco del calcio, a degli adolescenti che sono arrivati a Palermo da soli e pieni di aspettative». 

«È giusto dare un’opportunità in più ai giovani migranti fuggiti dalla loro terra in cerca di un futuro migliore - ha detto Schillaci - Il calcio aiuta a superare anche momenti difficili, è anche un modo per potersi divertire. A me il pallone ha cambiato la vita, mi auguro che possa farlo anche con questi giovani. Magari qualcuno lo possiamo portare pure al Palermo, chissà». 

Nella giornata di domenica 22 Ottobre i ragazzi dell'Asante Calcio sono stati in diretta TV col popolare programma sportivo Quelli che il calcio.

Perché portare questi ragazzi in tv? Per permettere loro di farsi conoscere a livello nazionale e quindi avere una reale possibilità professionale per il loro futuro, e anche per sensibilizzare sul tema dei migranti.

Un’esperienza sportiva, ma anche di integrazione sociale"Questa non è una squadra di giovani migranti ma di giovani palermitani", ha detto il sindaco Leoluca Orlando.

Per la prima volta una squadra di calcio, interamente composta da minori stranieri non accompagnati è iscritta alla FIGC.

Asante Calcio, la prima squadra di minori non accompagnati

L' Asante Calcio è una squadra formata dai giovani migranti dei centri Azad ed Elom, gestiti dall'associazione palermitana Asa...
Masnà, questo è il nome della squadra di rugby costituita da minori non accompagnati. Il nome ricorda il termine in vercellese di bambini, ragazzini e l'acronimo di Minori Stranieri Non Accompagnati. A Santhià (Vercelli) grazie al progetto del consorzio Cisas è stato possibile metter su una vera squadra di Rugby. Il rugby è entrato nella vita di questi giovani migranti - tutti di età compresa tra i 16 e i 17 anni - dei Cas di Santhià, Caresana, Borgo d’Ale, Alice Castello e Cigliano. Un’autentica scuola di vita, votata al contatto, all'unione, al gruppo, all’integrazione.

Il direttore Andrea Lux del CISAS dichiara  che «L'idea di affidarci al rugby va proprio in questa direzione: integrare - spiega -. Il nostro scopo è formare un team in cui non giocheranno soltanto i giovani richiedenti asilo ma anche ragazzi del nostro territorio. La palla ovale è lo sport che, per eccellenza, riesce a creare forza nell'unione».

 Daniele Tarasco, veterano santhiatese del rugby, caposaldo dell’Eminenza Grigia, formazione della selezione regionale piemontese Over 50, sarà colui che allenerà questi ragazzi.

 I primi sette ragazzi che parteciperanno a questo progetto provengono da Bangladesh, Burkina Faso, Nigeria, Costa d’Avorio, Mali.
«A novembre scatterà il campionato regionale di rugby a sette, e noi ci saremo, anche se abbiamo chiesto, per ovvie ragioni logistiche, di giocare sempre in trasferta - racconta Tarasco -. Questa particolare specialità è meno impegnativa e pressante rispetto a quella classica, composta da 15 giocatori per squadra. A cui, tuttavia, vogliamo arrivare presto, con tanti partecipanti, anche italiani. Per i ragazzi dei Cas, la palla ovale aiuta nella concentrazione, grazie all’applicazione degli schemi di gioco e all’obiettivo comune di arrivare alla meta e di fare la scelta giusta in condizioni di fatica». 

«Perché - prosegue Tarasco- il rugby viene usato come pratica sportiva per appianare le differenze. Tutti ci possono giocare, portando ognuno le proprie caratteristiche. Fisiche e psicologiche, le proprie individualità. Ognuno ha un ruolo all’interno della squadra e dà il proprio contributo per il suo funzionamento. Giocando, ci si accorge che si riesce a dare di più, molto di più di ciò che si ha dentro».


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I Minori Stranieri non Accompagnati

Una squadra di rugby per i minori non accompagnati

Masnà , questo è il nome della squadra di rugby costituita da minori non accompagnati . Il nome ricorda il termine in vercellese di bam...
Arrivés avec la crise migratoire et ballotés dans des procédures complexes, les «mineurs non-accompagnés», ces jeunes migrants sans famille, posent un défi épineux aux pouvoirs publics, alors que leur nombre explose.

Qui sont les mineurs non-accompagnés ?

Les mineurs non-accompagnés (MNA) sont des étrangers de moins de 18 ans qui se trouvent en France sans adulte responsable. On parle aussi de «mineurs isolés étrangers», leur dénomination jusqu’en 2016.

Selon un rapport d’information au Sénat datant de juin, leur nombre a explosé ces dernières années: de 4.000 en 2010, ils sont passés à 13.000 en 2016 et on «pourrait dépasser 25.000» cette année.

Ce sont essentiellement des garçons (à 95%), âgés de 15 à 18 ans (84%) et originaires d’Afrique (70%).

Leur profil diffère sensiblement de celui des migrants adultes: beaucoup sont «mandatés» par leur famille, leur parcours «est bien souvent organisé par des filières», et ils cherchent plus «des opportunités économiques» que l’asile, affirme le rapport.

Quel parcours en France ?

Les mineurs, non soumis aux règles de séjour des étrangers, ne sont pas expulsables. Ils relèvent de l’aide sociale à l’enfance (ASE), donc des départements, dans un parcours complexe.

Lorsqu’un mineur arrive, il est évalué par le département qui a cinq jours en théorie pour mener des entretiens.

En cas de doute sur leur âge, le juge peut être saisi pour procéder à des tests osseux, très contestés par certains: une loi de 2016 a limité le recours à ces tests, sans le supprimer.

Si le jeune est reconnu mineur, le juge va décider son placement. Depuis 2016 une «clé» de répartition entre départements, révisée chaque année, est utilisée, sur la base de critères démographiques et d’efforts déjà consentis: ainsi le Nord devait accueillir 4,57% des MNA pour 2017, Paris 2,25% et la Lozère 0,11%.

S’il est reconnu majeur, le jeune peut saisir le juge en vue d’une réévaluation.

Quelles difficultés ?

Les difficultés sont d’une part financières. Chaque jeune isolé coûte 50.000 euros par an selon les départements, qui chiffrent à «un milliard d’euros» la facture totale pour 2017.

L’État compense à hauteur de 250 euros par jour pendant les cinq jours de l’évaluation. Mais dans certains départements la durée s’allonge: 60 jours en Seine-Saint-Denis, 30 à Paris...

L’État vient de donner un coup de pouce de 6,5 millions d’euros, jugé insuffisant par les départements qui rappellent la saturation généralisée des structures d’hébergement et d’accueil.

Autre problème, malgré un «référentiel» national fixé en 2017, les procédures ne sont pas harmonisées, notamment dans le recours aux tests osseux, très fréquent dans certains départements et bannis ailleurs.

Les résultats s’en ressentent: si 40% des évaluations concluent à la minorité à l’échelle nationale, on tombe à «15% dans certains départements» selon le rapport.

La clé de répartition, qui ne prend en compte que les mineurs confiés l’année précédente, est aussi critiquée: ainsi les Alpes-maritimes, qui voient arriver de nombreux migrants d’Italie, «continuent d’accueillir des mineurs réorientés depuis d’autres départements»...

Les associations, elles, dénoncent une méfiance préjudiciable aux jeunes, dont le récit est trop systématiquement mis en doute.

Elles s’inquiètent aussi du sort des jeunes évalués majeurs mais qui demandent une réévaluation: «Ils ne sont en fait pas admis dans les dispositifs pour majeurs et errent dans une zone grise qui peut durer 14 mois», assure Corine Torre de Médecins sans frontières.

Quelles solutions ?

«Il faut qu’on trouve une solution», a reconnu jeudi Édouard Philippe, en suggérant que l’État se dote «d’une capacité à décider notamment de la majorité ou de la minorité».

Une «phase de concertation» avec les départements a été lancée en septembre, autour de la phase d’évaluation et de mise à l’abri, et la lutte contre les trafics notamment.

Le rapport du Sénat plaide aussi pour des «partenariats» entre départements et État, voire des «plateformes spécifiques» pour l’évaluation et la mise à l’abri.

Les associations, elles, mettent en garde contre toute démarche qui sortirait les mineurs des dispositifs de protection de l’enfance. «Un enfant reste un enfant, avant d’être un migrant», martèle Mme Torre. 

Qui sont les mineurs isolés étrangers arrivés en France ?

Arrivés avec la crise migratoire et ballotés dans des procédures complexes, les «mineurs non-accompagnés», ces jeunes migrants sans famill...
La commissione Liberta' civili del Parlamento europeo ha approvato la sua proposta per riformare le regole di Dublino, eliminando di fatto il principio del Paese di primo approdo in base al quale i richiedenti asilo sono responsabilita' degli Stati membri in cui hanno compiuto il primo ingresso.
La posizione dell'Europarlamento include l'introduzione di un meccanismo automatico di ridistribuzione dei richiedenti asilo tra tutti gli Stati membri quando un Paese ha superato una certa soglia di ingressi, che viene calcolata sulla base della popolazione, del Pil e del numero di migranti accolti l'anno precedente. La proposta della relatrice Cecilia Wikstrom e' stata approvata con 43 voti a favore e 16 contrari e servira' da base per i negoziati con i governi, che non hanno ancora una posizione comune.

«Dopo tre revisioni di Dublino si arriva finalmente a cancellare quel criterio ipocrita che lasciava la gran parte delle responsabilità sui Paesi di primo ingresso come Italia e Grecia, i confini caldi dell’Europa», commenta soddisfatta l’eurodeputata di Possibile Elly Schlein.

MINORI NON ACCOMPAGNATI


Vengono rafforzate alcune garanzie, tra le quali la nomina di un tutore che deve avvenire entro 24 ore dalla registrazione della domanda di asilo. E’ inoltre previsto che ogni decisione in merito al trasferimento debba essere sempre il risultato di una «valutazione multidisciplinare» compiuta da un’equipe di specialisti composta tra gli altri da medici e psicologi.

Al fine di facilitare i ricongiungimenti è stato infine allargato il concetto di famiglia, che viene esteso dai soli genitori anche a fratelli, zii e nonni, comprendendo anche le famiglie formatesi durante il viaggio. Per i minori non accompagnati resta sempre la scelta tra quattro Paesi in cui recarsi, anche se si sono resi protagonisti dei cosiddetti movimenti secondari, spostamenti all’interno dell’Unione compiuti prima di aver ricevuto una risposta alla richiesta di asilo.

La procedura di assegnazione per quote-paese applicata anche ai minori non accompagnati, seppure temperata dalla valutazione del suo superiore interesse operata da una equipe multidisciplinare, apre la strada alla possibilità di un trasferimento coattivo del minore, evento indubbiamente fonte di trauma per il minore stesso, mentre, come affermato dalla Corte di Giustizia, in generale risponde al superiore interesse del minore restare nello Stato dove questi si trova.
Dalla proposta originaria della Commissione Ue sono stati cancellati i check di inammissibilità, in base ai quali un Paese poteva respingere un richiedente asilo se proveniente da un Paese ritenuto sicuro. Per superare l’opposizione dei Paesi dell’Est è stato invece previsto un periodo di transizione di tre anni durante i quali i Paesi di primo ingresso continueranno ad avere la responsabilità dei rifugiati.



"Ora la palla passa al Consiglio. Il messaggio di questo voto, visto anche il pieno sostegno dei principali gruppi politici, e' chiaro. Non ci siamo limitati ad un esercizio di stile, questa commissione ha lavorato incessantemente per oltre un anno verso una riforma credibile e sostenibile. Non lasceremo che il Consiglio affossi la nostra proposta ne' ci accontenteremo di un compromesso al ribasso. I nuovi criteri che abbiamo introdotto devono essere preservati" Kyenge.
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Riforma di Dublino, via libera dell’Europarlamento

La commissione Liberta' civili del Parlamento europeo ha approvato la sua proposta per riformare le regole di Dublino , eliminando di ...

Sulla carta le leggi nazionali, basate su standard internazionali, formano un quadro solido di protezione per i minori che viaggiano da soli. Ma nella pratica non è così

“Sarebbe stato meglio partire con la famiglia, o con un parente. Questo modo di viaggiare è così difficile e pericoloso”. Ali Jibrili, 17 anni, è arrivato dalla Libia all’Europa, dopo un viaggio estenuante e rischioso. Da solo, come altri coetanei, ha affrontato tutti i pericoli di una traversata dove troppi migranti ogni anno trovano la morte. Ma una volta arrivato a destinazione il suo viaggio non è finito, ai confini fisici si sono aggiunti quelli burocratici, fatti di leggi spesso inapplicate, servizi sociali carenti e diritti violati. La sua testimonianza è contenuta in un lavoro realizzato da Unhcr Unicef e Irc, dal titolo “The wayforward, che analizza e mette a confronto le politiche europee sui i minori stranieri non accompagnati.  
Se sulla carta, infatti, le leggi nazionali, basate su standard internazionali, formano un quadro solido di protezione per i minori che viaggiano da soli. Nella pratica, esse non si traducono immediatamente in politiche a sostegno del benessere dei bambini rifugiati e migranti. Nei diversi paesi dell’Ue i minori migranti si trovano davanti confuse procedure burocratiche, che anziché facilitarli nel difficile percorso di inserimento, possono creare ulteriori problemi. Proprio per questo Unhcr, Unicef e Irc, hanno deciso di “mettere in moto un processo per sostenere gli Stati – spiegano nel report, dove vengono evidenziati alcuni dei problemi comuni nella gestione dell’accoglienza dei minori non accompagnati: dalla difficoltà di accertare l’età fino al problema del tutoraggio e le regole inapplicate del Regolamento Dublino -. L’obiettivo è quello di armonizzare il più possibile le normative in modo che i ragazzi arrivati soli in Europa possano sentirsi davvero protetti e sicuri”.


Alcuni numeri. 


Negli ultimi anni il numero di minori migranti arrivati nell'Unione europea, spesso non accompagnati, è aumentato drasticamente. Nel 2015 e 2016, si calcola che un terzo dei richiedenti asilo (30 per cento) erano minori. Secondo le ultime elaborazioni Eurostat, lo scorso anno 63.300 richiedenti asilo negli Stati membri dell'Ue sono stati considerati minori non accompagnati, con un calo di circa un terzo rispetto al 2015 (quando i minori erano circa 96 500) ma con una media 5 volte superiore a quella registrata nel periodo 2008-2013 (circa 12 000 all'anno). La maggior parte sono maschi (89 per cento) e più di due terzi di età compresa tra 16 e 17 anni (68 per cento, circa 43 300 persone), i ragazzi tra i 14 e15 anni rappresentano il 21 per cento del totale (circa 13.500 persone) mentre quelli sotto i 14 anni, circa 6300 in totale. Più di un terzo di tutti i minori non accompagnati arrivati in Europa sono afgani, e circa un quinto siriani. Per quanto riguarda l’Italia, gli ultimi dati aggiornati al 10 ottobre, parlano di 14mila minori non accompagnati, arrivati sulle nostre coste. Lo scorso anno la cifra dei msna nel nostro paese ha raggiunto la cifra record di 25.846, più del doppio rispetto all’anno precedente (12.360).


Anche sulla base di questi numeri, è evidente che la crisi dei rifugiati degli ultimi anni sta avendo un impatto sui servizi sociali pubblici e nelle comunità locali. Il tema è al centro di un monitoraggio operato dalla rete sociale europea (Esn), che sta comparando le esperienze e le risposte degli Stati in vari ambiti, anche per quanto riguarda la tutela dell’infanzia. Per fare un punto sulla reale situazione dei minori in Europa, dal 22 al 24 ottobre si terrà a Stoccolma il convegno “Migrant children and young people: social inclusion and transition toadulthood”. Una due giorni finalizzata a capire non soltando come stanno trattando il fenomeno i principali stati europei, ma anche quali sono le migliori pratiche oggi messe in campo. Prima dell’evento è stata, infatti, svolta una ricerca in cui ai rappresentanti dell’Ens a livello europeo è stato chiesto che tipo di lavoro si sta facendo con i minori migranti per tutelarli e favorirli nella transizione verso l’età adulta. Tra i partecipanti al seminario ci saranno quindi anche responsabili economici e politici, come Asa Regner, ministra della Salute e delle politiche sociali in Svezia, Lucio Melandri, senior emergency menager di Unicef e Guglielmo Schininà, responsabile della sezione Salute mentale, risposta psicosociale e intercultura dell’Oim. 
fonte:redattoresociale.it
Scarica il Report https://data2.unhcr.org/ar/documents/download/58434


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Sempre più minori stranieri soli: il problema delle leggi e la risposta dell'Ue

Sulla carta le leggi nazionali, basate su standard internazionali, formano un quadro solido di protezione per i minori che viaggiano da sol...
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