Quest'oggi MSF ha diramato un comunicato in cui esprime profonda preoccupazione per la condizione dei circa cento migranti, tra cui minori non accompagnati,  che  da diverse settimane dormivano lungo il fiume Roya, a Ventimiglia, e che - in seguito ad una ordinanza del Comune - si sono dispersi lungo le montagne al confine tra Italia e Francia

“Stiamo cercando da ieri di metterci in contatto con alcuni dei nostri pazienti, ma finora senza successo. Siamo molto preoccupati, in particolare per i molti minori non accompagnati che da diverse settimane dormivano lungo il fiume in condizioni indegne.” spiega Federico Saracini, coordinatore di progetto per Medici Senza Frontiere a Ventimiglia. “E’ da più di un mese che chiediamo alle autorità locali una soluzione degna per chi resta escluso dalle strutture di accoglienza: è inaccettabile che qualche giorno fa un ragazzo di 16 anni abbia perso la vita mentre si trovava al fiume per lavare i propri effetti personali.”

MSF è presente a Ventimiglia da novembre 2016 con un’équipe di medici, psicologi e mediatori culturali, e svolge delle attività di prima assistenza medica e psicologica, con una particolare attenzione alla salute della donna. Dall’inizio del 2017 sono stati visitati 1449 pazienti lungoil fiume Roya, presso la parrocchia di Sant’Antonio alle Gianchette e all’interno del campo di prima accoglienza gestito dalla Croce Rossa.

La situazione di precarietà in cui i migranti sono costretti a vivere aggrava ulteriormente le loro vulnerabilità. Molti scappano da esperienze e situazioni orribili nei loro paesi di origine, per rimanere poi bloccati per settimane al confine senza riuscire a superarlo. Tra di loro ci sono molte donne incinte, famiglie e minori. Questi sono gli effetti delle politiche europee della deterrenza: le persone sono costrette a mettere a rischio la propria vita e forzate a vivere in condizioni indegne.” continua Saracini.

Ieri sera la Prefettura ha annunciato che il campo – che finora ospitava solamente uomini adulti soli – verrà ampliato e reso accessibile anche ai minori non accompagnati, finora costretti a dormire nel greto del fiume. 
MSF accoglie positivamente questo primo passo, ma chiede che vi siano delle misure di presa in carico specifiche per questo gruppo particolarmente vulnerabile, così come previsto dalla normativa vigente. Auspichiamo che le autorità locali trovino però una soluzione immediata anche per chi è ancora ospitato alle Gianchette – donne e nuclei familiari – e che può contare solo sull’assistenza della rete locale di volontari.


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I Minori Stranieri non Accompagnati

Ventimiglia: un centinaio di migranti dispersi al confine dopo ordinanza del Comune, molti minori

Quest'oggi MSF ha diramato un comunicato in cui esprime profonda preoccupazione per la condizione dei circa cento migranti , tra cui...
La organización no gubernamental Save The Children ha organizado para este verano un campamento destinado a 120 menores extranjeros no acompañados en Melilla, dentro de sus actividades en España para menores desfavorecidos.

Más de 2.300 niños, de entre 3 y 18 años y en riesgo de pobreza o exclusión social, participarán en los campamentos y colonias urbanas de verano organizados por de Save the Children en casi una decena de ciudades españoles.

Barcelona, Cádiz, Lérida, Madrid, Melilla, Sevilla, Toledo, Valencia y Vitoria acogen los campamentos organizados por esta ONG, que, destaca en una nota de prensa.

El objetivo principal es "ofrecer a los niños más vulnerables una alternativa de ocio y tiempo libre educativo que favorezca su desarrollo de manera integral, su descanso y su diversión", señala el portavoz de Save the Children Alejandro Benito.

Muchas familias en situación de riesgo de pobreza o exclusión social no pueden pagar estas actividades para sus hijos, una situación que hace que los menores se sientan discriminados por no poder disfrutar de sus vacaciones como otros niños de su edad.

Los campamentos y colonias tienen un impacto "muy positivo" para mitigar los efectos de baja autoestima y estigmatización generados por la situación de pobreza en la que se encuentran, asevera la ONG, que lleva organizando esta actividad desde 1995.

Save the Children aprovecha para recordar que el 41,8 por ciento de los menores españoles no puede permitirse ir de vacaciones al menos una semana al año.

"Uno de los motivos por los que realizamos las colonias y campamentos es la conciliación de la vida familiar y laboral" dado que hay muchas familias que, aun teniendo empleo, siguen estando bajo el umbral de la pobreza y no pueden costear estas actividades, lamenta Benito.

Además, se trata de "espacios seguros" donde los niños pueden desarrollarse a través de actividades de ocio saludable y educativo, evitando que estén solos o en entornos poco amigables para ellos", añade.

Y con el objetivo de dar respuesta a la malnutrición infantil, estos campamentos proporcionan al menos una comida completa al día a los niños.

Esta campaña cuenta con la colaboración de CaixaProinfancia, el Ayuntamiento de Barcelona; el de Leganés (Madrid); el de Illescas (Toledo) y el Ministerio de Sanidad, Servicios Sociales e Igualdad a través de la convocatoria de ayudas IRPF. Fonte: http://www.diariosur.es/agencias/andalucia/201706/26/save-children-organiza-campamento-997781.html


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Save The Children organiza un campamento para 120 menores no acompañados

La organización no gubernamental Save The Children ha organizado para este verano un campamento destinado a 120 menores extranjeros no aco...
Nel 2016 il servizio centrale dello Sprar ha potuto contare su una maggiore disponibilità di posti grazie alla graduale attivazione di 35 nuovi progetti per minori non accompagnati, che hanno potuto portare il numero complessivo di progetti a 99. Nel 2016 si è quindi passati da 977 posti per minori stranieri non accompagnati del 2015 a 2039 posti, rendendo possibile l'accoglienza complessiva di 2898 minori stranieri non accompagnati, contro i 1640 dell'anno precedente. Ancora troppo poco se andiamo a leggere il numeri degli sbarchi, ma sicuramente un passo in avanti.
Analizzando le nazionalità più rappresentate tra i minori accolti il primato della nazionalità gambiana resta invariato con il 26,1% degli accolti. Rispetto al titolo del permesso di soggiorno, la maggior parte è richiedente protezione internazionale (46,8%), i minori a cui è stata riconosciuta la protezione umanitaria sono il 25%, quelli in possesso della protezione sussidiaria il 4,5%, i rifugiati il 2,4%. Oltre ai minori, aumentano anche lievemente le donne: la presenza femminile nelle persone accolte è infatti del 13,4%, nel 2015 erano il 12%.

Nel complesso i progetti finanziati hanno reso disponibili 26.012 posti in accoglienza, con circa mille enti locali coinvolti nell’accoglienza. I beneficiari accolti nei progetti Sprar sono stati 34.528 un dato che comprende però beneficiari transitati in più progetti, pertanto gli effettivi accolti l’anno scorso sono 34.039.

Tra le persone accolte il 47,3% è richiedente protezione internazionale (una percentuale in calo rispetto al 2015), il 28,3% è titolare di protezione umanitaria, valore in aumento, il 14,8 è titolare di protezione sussidiaria e il restante 9,6% ha lo status di rifugiato.

Si tratta, sottolinea l’Atlante Sprar, di un grande cambiamento dei beneficiari della rete; se nel 2015 gli accolti sono stati prevalentemente richiedenti protezione internazionale, nel 2016 sono i titolari di una forma di protezione o di un permesso per motivi umanitari a rappresentare la maggioranza con il 53% degli accolti.

Sicilia (19.4%) e Lazio (19.3%) sono le regioni in cui si registra il maggior numero di accolti nella rete Sprar. E’ quanto emerge dal Rapporto annuale del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati presentato dall’Anci.

I minori stranieri non accompagnati accolti dalla rete Sprar aumentano, quasi 3mila.

Nel 2016 il servizio centrale dello Sprar ha potuto contare su una maggiore disponibilità di posti grazie alla graduale attivazione di 35 ...
A young Afghan migrant gets a haircut at a squalid area in Calais where hundreds of refugees have gathered since demolition of the nearby ‘Jungle’. About 200 of them are unaccompanied children. JUSTIN SUTCLIFFE
Christina Lamb del The Times e The Sunday Times era a Calais questa settimana. Quello che ha potuto vedere è la cruda verità che tanti giovani rifugiati si trovano ad affrontare ogni giorno.

In una giornata limpida Meles, 16 anni, di fronte a Calais dove trascorre la maggior parte del suo tempo in attesa del prossimo traghetto verso la Gran Bretagna.

"Spero ci sia uno dei nostri", dice malinconicamente. Negli ultimi due mesi, l'adolescente eritreo ha cercato quasi tutti i giorni di attraversare la frontiera a bordo di un camion, incastrato tra i pneumatici per evitare di essere trovati dai conducenti del camion o da telecamere a ricerca di calore all'interno del porto.

Quella mattina alle 5:15 circa, dormiva con un gruppo di profughi su giacigli di cartone, quando sono stati svegliati dalla polizia in tenuta antisommossa che ha sparato lacrimogeni e spray al pepe e li ha colpiti con manganelli.

Otto mesi dopo la demolizione della giungla Calais, il campo profughi più grande di Francia, 500 rifugiati si sono stanziati intorno alla zona industriale. Le autorità locali sono cercano di ostacolare la creazione di un altro campo informale, perciò è intervenuta la polizia in tenuta antisommossa cercando di fermare le associazioni che forniscono cibo e acqua.

Un rapporto redatto da Jacques Toubon, il cosiddetto "difensore dei diritti", il cui team ha visitato la zona la scorsa settimana, ha detto detto che i richiedenti asilo vivono nel "sottobosco" col rischio di essere "sgomberati di notte e di giorno". Sono "in uno stato di stanchezza fisica e mentale".

I Minori Soli dormono nei boschi, sulle strade e nei campi in una situazione di perenne pericolo di abuso di ogni tipo.

Circa 200 dei rifugiati sono minori non accompagnati di età compresa tra i 12 e 17 anni. La maggior parte sono maschi e provengono dall'Afghanistan ed Eritrea, nonché alcuni sudanesi, iracheni e pakistani, e tutti stanno cercando di nascondersi dentro o sotto un camion per raggiungere il Regno Unito dove hanno alcuni parenti che potrebbero aiutarli.
La Jungle, che ospitava più di 9.000 persone, era squallida, ma adesso è molto peggio. Alcuni vivono nei boschi e dormono in mezzo a un mucchio di rifiuti industriali e asfalto, perché è più caldo di notte. È un posto fetido disseminato di detriti — coperte, scarpe, bucce di banana e altro. Escrementi umani ovunque. Ai volontari è stato impedita l'installazione di un punto acqua così da consentire ai rifugiati di lavarsi, infatti a causa della cattiva igiene molti hanno la scabbia.
"Stiamo vivendo come gli animali," dice Khan, 16 anni, afgano fuggito dal proprio paese dopo che la sua famiglia ha ricevuto minacce dai talebani. " Mio padre si è rifiutato così hanno ucciso mio fratello. A quel punto mio padre mi ha detto di andare."

Un altro fratello, Farhad, era già nel Regno Unito e lavora in una pizzeria nel sud di Londra e ha inviato a Khan $7.000 (£5.470) per raggiungerlo. Ha viaggiato quasi 5.000 miglia dall'Afghanistan in Francia ma le ultime 26 miglia attraverso il canale sono le più difficili. Da un anno vive nei boschi.
"Gli europei trattano i cani meglio degli afgani".


Martedì la High Court inizierà ad udire la ONG Help Refugees che chiede al governo di riaprire il regime Dubs, approvato dal Parlamento l'anno scorso, per dare rifugio a 3.500 migranti minorenni non accompagnati in Francia, Italia e Grecia.
Quest'anno il governo ha improvvisamente annunciato che avrebbe preso solo 350 nell'ambito del regime Dubs, che prende il nome dall'ex deputato laburista Dubs, arrivato in Gran Bretagna tra i minorenni ebrei salvati dal Regno Unito dai nazisti,
Successivamente (a seguito di proteste, ndt) il governo ha deciso di elevare il numero a 480, ma in realtà solo 200 minori rifugiati sono stati davvero accolti.
"Stiamo intraprendendo questa azione legale perché i minori soli in Europasono costretti a vivere nei boschi, per strada e in campi profughi con posti insufficienti, in una situazione di costante precarietà e pericolo di abusi," ha detto Josie Naughton, co-fondatore e amministratore di Help Refugees.
"Nel maggio 2016, una legge è stata promulgata al fine di aiutare e proteggere questi minori, ma per oltre un anno Amber Rudd e il Ministero degli interni hanno messo la sicurezza di questi bambini a rischio omettendo di applicarla."

Il Ministero degli interni ha affermato che i numeri sono stati tagliati perché le municipalità, che sono in responsabili della presa in carico dei minori, non hanno la capacità di accoglierli.
Ma un numero di municipalità sostiene che essi non sono stati mai consultati. Diversi leader delle Municipalità sostengono che non hanno sono stati convocati per alcuna formale consultazione e insistono che hanno almeno 300 posti supplementari disponibili oltre ai 480 dichiarati.
"Se una consultazione c'è stata, era superficiale al punto che non riconoscono neppure che era una consultazione," ha detto Julian Bell, capo del Consiglio di Ealing ad ovest di Londra. Steve Miley, direttore di servizi alla famiglia a Hammersmith e Fulham a ovest di Londra, l'ha descritta come "una consultazione invisibile".
"Ci sono centinaia di spazi disponibili per questi minori e il Ministero degli interni lo sa," ha detto Naughton. "Questo è imperdonabile, si stanno girando le spalle a questi bambini condannandoli a un destino oscuro e sconosciuto."

Le associazioni sono autorizzate a servire cibo ai rifugiati solo una volta al giorno. Il sindaco di Calais, Natacha Bouchart, ha cercato di vietare la distribuzione alimentare fino a quando il tribunale ha dichiarato il divieto come disumano.
Intorno alle 18 ogni giorno, in un tratto di terreno della zona industriale sotto dei piloni, ci sono furgoni di volontari che distribuiscono curry, insalata e hummus, come anche acqua.
Un volontario porta un generatore di modo che i rifugiati possano ricaricare i loro telefoni cellulari e un grande cassa da cui ascoltare un pò di musica, creando un'atmosfera quasi da festival. I Van di Médecins Sans Frontières e Ginecologia senza frontiere offrono consigli medici e un ufficio mobile di Refugee Youth Service offre informazioni legali.
Tutto questo sotto lo sguardo vigile di 15 agenti di polizia in tenuta antisommossa che alle 19:30 intimano a tutti di spostarsi.
Qualche protesta. Una recente indagine di Refugee Rights Data Project ha descritto la brutalità della polizia come "endemica" a Calais. 84% degli intervistati ha dichiarato che è stato utilizzato gas lacrimogeno e il 52,7% altre forme di violenza fisica. I dati sono ancora più elevati tra i minori.
"Il tutto è disumano," ha detto Sam Jones, uno chef che gestisce la cucina della comunità dei rifugiati e ha un team di 15 persone per far fronte a 2.000 pasti al giorno. "Non sappiamo quanto ancora saremo autorizzati a dar loro da mangiare. Jones dichiara che "Persone che erano nella giungla di Calais stanno tornando, per provare di nuovo a passare, ma ora è più difficile".

Un grande muro metallico è stato costruito intorno al porto di Calais, costato 2 milioni di sterline, ha di fatto bloccato la porta di ingresso in Gran Bretagna. Diversi rifugiati sono morti cercando di accedervi, cadendo dai camion.
Nelle ultime settimane si sono viste scene violente con i camionisti che si lamentano che gli immigrati stanno facendo delle barricate per costringerli a fermarsi così da poter salire a bordo agevolmente. I minori che vivono nel fango di Calais, avendo già viaggiato migliaia e migliaia di kilometri e visto di tutto durante la traversata del deserto, della montagna e del mare, non avrebbero mai immaginato che le ultime 26 miglia fossero così difficili.


Autore: Christina Lamb del The Times

Traduzione a cura di: Lisanna Genuardi e Leonardo Cavaliere

Foto di Justin Sutcliffe

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I Minori Stranieri non Accompagnati

I Minori rifugiati in Europa dormono in luoghi di fortuna, per le strade e nei campi profughi esposti al pericolo di ogni tipo di abuso.

A young Afghan migrant gets a haircut at a squalid area in Calais where hundreds of refugees have gathered since demolition of the nearby ...
Rasha è scomparsa nel tardo pomeriggio di sabato scorso. I suoi coetanei dicono di essere usciti come sempre con la ventenne siriana nel centro di detenzione per rifugiati. Poi è scomparsa. Lo scorso martedì la sua amica, Amira, 15 anni, ha ricevuto una carrellata d’immagini sul suo telefono. Rasha distesa nuda nel letto con un uomo. Sulla testa volti grotteschi di cartoni animati e un messaggio di accompagnamento dal mittente anonimo: "Prometto che rapirò anche te".
Questa era la prima minaccia che la rifugiata adolescente, originaria della città siriana di Qamishli, ha ricevuto da quando è arrivata sull'isola dell’Egeo, Chios, sei mesi orsono. Il centro di detenzione, un'ex fabbrica conosciuta come Vial, nell’entroterra montuoso dell'isola, è pieno di minori che sperano in un nuovo inizio in Europa, preferibilmente nel Regno Unito.
Altri rifugiati la intimidiscono regolarmente. "Gli uomini dicono che mi aggrediranno, cercano di intrappolarci dicendo di non andare a Souda [un altro campo profughi sull'isola] o in città. Dicono: 'Se ti vedo lì, ti aggredirò. Io ti rapirò e ucciderò'".
Amira è tra i minori non accompagnati su Chios che hanno diritto a richiedere asilo nel Regno Unito con il cosiddetto emendamento Dubs. Un anno fa il governo britannico ha annunciato che avrebbe offerto rifugio a un numero considerevole di rifugiati vulnerabili, si parlava di circa 3.000 minori fino a quando, nel mese di febbraio, l’Home Office ha all’improvviso fermato il piano, dopo averne aiutati solo 480, un minore per ogni 130.000 residenti nel Regno Unito. Nessun minore non accompagnato è stato trasferito dalla Grecia al Regno Unito sotto il regime Dubs.
Martedì l'ultima occasione per riaprire Dubs sarà ascoltata dal tribunale di Londra, una sfida legale che descrive la chiusura anticipata della Dubs da parte della Home Office come illegale e "illegittima".

I rifugiati di Chios raccontano che sono stati pugnalati dalle persone locali, pestati dalla polizia, attaccati dalla destra, raccontano di risse con coltelli tra i richiedenti asilo adulti ubriachi e le notti insonni in tende leggere su spiagge di ciottoli.
La maggior parte dei minori, Amira inclusa, non vanno in bagno durante la notte per paura di subire abusi. Abbandonati sulla quinta più grande isola greca e impossibilitati a muoversi fino a quando non saranno date le autorizzazioni, attualmente sono alloggiati circa 4.000 richiedenti asilo nei due centri dell’isola che risultano essere sovraffollati. E la situazione sta peggiorando sempre più. Tra una quindicina di giorni il governo britannico ritirerà i finanziamenti per le compagnie di telefonia mobile a Chios. Subito dopo, gli sforzi umanitari garantiti fino ad adesso dalla Commissione Europea saranno sostituiti dal governo greco.

Le associazioni che lavorano con i rifugiati sostengono che il Regno Unito, insieme alla comunità internazionale, sembrano intenzionati a lasciarsi alle spalle la crisi migratoria oramai sempre più dimenticata.

Il recente manifesto elettorale dei Conservatori ha anche sollevato la possibilità di riesaminare le "definizioni giuridiche internazionali di asilo e status di rifugiato". Ma, l’Home Office deve ancora inviare un funzionario a Chios.

Per la Grecia nel suo complesso, che conta attualmente 62.000 rifugiati, i giornalisti dicono che l’Home Office ha ricollocato soltanto un individuo in base allo schema Dubs.


"Chios è al punto di rottura. Ma con taglio dei finanziamenti dei servizi sull'isola, molte grandi ONG, leggono questo come se l'Europa si stia girando dall’altra parte", ha dichiarato Alex Green di Help Refugees, una delle poche organizzazioni che resteranno sull'isola.

Il ritiro delle risorse da Chios lascerà i molti minori non accompagnati in una posizione ancora più rischiosa. Martedì scorso, Erez - che ha dichiarato di avere 16 anni, anche se sembrava tre anni più giovane - era stato nel parco vicino a Souda, posto frequentato dai rifugiati, perché è possibile accedere al wifi di un’osteria vicina. Poco dopo le 18.00 Erez è stato avvicinato da tre persone del posto che l’hanno messo alle strette, poi uno di loro ha tirato fuori un coltello e lo ha conficcato nel suo braccio destro.

Sedici ore dopo l’aggressione con un braccio lacerato e con residui di sangue secco, Erez non vuole coinvolgere la polizia. "A loro non interessa di noi, la polizia ci picchia con i manganelli. Se ci vedono nei bar o lontano dal campo, ci dicono di allontanarci perché non sono per noi", ha detto Erez, che vuole andare a Londra e che ha con sé solo un paio di batterie, una camicia e dei pantaloncini che indossa da quando è arrivato a Chios tre mesi fa.

Erez è stato aggredito vicino alle pareti rocciose che si sovrastano il campo profughi e che hanno fornito un punto di lancio ideale per i gruppi di destra per lanciare pietre e bombe molotov sulle tende sottostanti. Alcuni di questi assalitori hanno presunti legami con il principale partito neo-fascista della Grecia, Alba Dorata.

L’astio nei confronti dei rifugiati sta crescendo costantemente, con numerosi commercianti che si lamentano che la loro presenza mina il turismo.

Giovedi sera una marcia anti-rifugiati a Chios ha coinvolto circa 400 residenti. Un manifesto mostrava due figure nere nell’intento di attaccare l'isola con i coltelli.

Le tensioni nascono altrove, in particolare tra le miriadi di etnie e nazionalità che risiedono nei campi. Amira dice che è stata presa di mira perché ha osato fare amicizia con i non arabi. "Minacciano di uccidermi o di rapirmi perché sono amica di persone provenienti dall'Afghanistan. Dicono: "Sei araba, perché parli con gli afghani?", rispondo che tutti credono nell'Islam, siamo tutti rifugiati, ma non ascoltano ".

Le ragazze e le donne descrivono la vita quotidiana come pericolosa. Nascosto tra le strade dietro Souda è ubicato il primo rifugio di emergenza in Grecia per le donne rifugiate.

Coloro che hanno istituito la struttura descrivono alti tassi di violenza basata sul genere. Il suo fondatore, Gabrielle Tan di Action Svizzera, stima che delle 5.000 donne e ragazze arrivate da luglio, la maggior parte ha subito una qualche forma di molestia o violenza. L'80% delle donne che viaggiano da sole ne è vittima. I campi di Chios sono posti molto pericolosi per le donne, soprattutto di notte.
L'ultimo incidente riportato è stato all'inizio di giugno quando una donna stava in fila per il cibo a Souda e un uomo ha tentato di aggredirla e ha minacciato di stuprarla. Quella notte sei uomini hanno provato ad entrare nel riparo dove dormiva. "Non c'è sicurezza per loro se non hanno un uomo nel loro gruppo. All'arrivo in Grecia, abbiamo constatato che sono estremamente vulnerabili allo sfruttamento, alla molestia e alla violenza di genere nei campi ", ha dichiarato Tan. I suoi registri evidenziano una correlazione di aggressioni alle donne che aumentano quando c'è un sovraffollamento. Personale del centro riferisce che attualmente il campo di Souda detiene più di 1.100 rifugiati, una cifra pari a tre volte il numero dei posti che potrebbe contenere.

Continuano ad arrivare donne che viaggiano da sole, 34 il mese scorso, tutte provenienti dalla Siria. Una di questi, Enas Soan, di 30 anni, da Daraa, nel sud-ovest del paese, dorme da sola sulla spiaggia perché ha sentito storie orribili dalle donne di Vial. "Sono bloccata, non so dove andare o cosa fare".

I rifugiati che attraversano la Grecia avrebbero dovuto fermarsi quando l'Unione europea e la Turchia hanno annunciato quello che è stato visto come un accordo innovativo per fermare gli arrivi nel marzo 2016. Per un certo periodo ha funzionato e gli 850.000 rifugiati che erano arrivati ​​nel paese nel 2015 sono stati presto sostituiti da un afflusso costante, ma determinato. Oggi sembra essere del tutto inutile.

A Chios, 951 rifugiati - la stragrande maggioranza dei quali siriani - sono arrivati ​​a maggio. Ci sono voci secondo cui nel porto turco di Izmir gli smuggler stanno facendo degli sconti.

La dottoressa Angela Kallerpi, di Médecins du Monde Grecia, ha dichiarato che la salute dei rifugiati di Souda sta peggiorando rapidamente. Ha indicato una carenza di medicinali, casi di scabbia e un recente avvelenamento alimentare. Le indagini hanno rilevato che alcune persone avevano conservato del cibo all'interno delle tende durante i giorni di Ramadan, mangiandolo quindi al tramonto, nonostante fosse ormai marcito.
Lo stato psicologico dei rifugiati è la più grande preoccupazione. I casi di autolesionismo, malattie mentali e tentativi di suicidio sono aumentati. Kallerpi riporta di alcuni bambini con un reticolo di piccoli tagli auto-inflitti sulle braccia. Un recente studio ha scoperto che un terzo dei rifugiati di Chios ha problemi di salute mentale. Un rifugiato siriano si è auto-immolato in marzo ed è morto. Alla fine di giugno, Médecins du Monde non disporrà più del proprio psicologo dedicato a Souda a causa dei tagli dei finanziamenti europei. Per coloro come Abdul, 17 anni, da Aleppo, è una perdita significativa. L'adolescente è "molto stressato" e non dorme bene nella sua tenda sulla spiaggia. "Ovunque c'è pericolo, come ad esempio le droghe. Quando lascio il campo, vedo cose pericolose. Gli uomini della mia tenda si ubriacano e mi fanno cantare in arabo. Se non lo faccio, mi prendono a pugni. Vedo che le persone sono accoltellate, sangue ovunque. Nessuno mi può aiutare ".

Un altro minore non accompagnato, Ali, 16 anni, anche lui dalla Siria settentrionale, dice di aver assistito ad aggressioni nei confronti di donne incinte. "Non mi sento sicuro da nessuna parte, né nel campo nè all'esterno".

Kallerpi ritiene senza dubbio che la violenza sia legata al loro stato d’immobilità. "Sta diventando più pericoloso, ma allo stesso tempo c'è la sensazione che le autorità vogliano nascondere il problema sotto il tappeto", ha aggiunto.

Alex Green, di Help Refugees, concorda e ritiene che il mondo sembri voltare le spalle ai rifugiati di Chios. "Per i minorenni, specialmente quelli che viaggiano da soli, questa situazione è terrificante. È inaccettabile che questi giovani sopravvissuti alla guerra siano diventati vittime della politica".
Amira, che vuole diventare un dottore – possibilmente per il servizio sanitario nazionale, perché "vorrebbe poter aiutare tutti garantendo parità di accesso alle cure sanitarie " - ha detto che non avrebbe mai raggiunto Chios se avesse saputo la verità sulla situazione una volta arrivata in Europa. "La Siria era più pericolosa, ma mi sento peggio qui. Se avessi saputo che l'Europa era così, non sarei mai venuta”.

Autore: Mark Townsend

Traduzione a cura di: Francesca Del Giudice e Leonardo Cavaliere

Foto Mark Townsend

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Abbandonati e vittime di abusi: minori rifugiati siriani dimenticati sull'isola centro di detenzione greca.

Rasha è scomparsa nel tardo pomeriggio di sabato scorso. I suoi coetanei dicono di essere usciti come sempre con la ventenne siriana nel c...
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