Pubblicato nel Bollettino Ufficiale della Regione Puglia n. 107 del 16 agosto 2018 l'Avviso pubblico per la selezione e la formazione di soggetti idonei a svolgere la funzione di tutori legali di minori stranieri non accompagnati (MSNA) a titolo volontario e gratuito, da inserire negli elenchi presso i Tribunali per i minorenni della Puglia.


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I Minori Stranieri non Accompagnati


Avviso pubblico tutori legali per minori stranieri non accompagnati (MSNA)

Pubblicato nel Bollettino Ufficiale della Regione Puglia n. 107 del 16 agosto 2018 l' Avviso pubblico  per la selezione e la formazion...
Sono 68.409 i bambini migranti detenuti in Messico fra il 2016 e aprile 2018, il 91% dei quali sono stati espulsi verso l'America Centrale. Circa 96.216 migranti dall'America centro-settentrionale, fra cui 24.189 donne e bambini sono stati rimpatriati dal Messico e dagli Stati Uniti fra gennaio e giugno di quest'anno; oltre il 90% è stato espulso dal Messico: questi i principali dati del nuovo rapporto (serie Child Alert) dell'Unicef 'Sradicati in America Centrale e Messico - Bambini migranti e rifugiati affrontano un circolo vizioso di difficoltà e pericoli' ('Uprooted in Central America and Mexico'), che esamina le diverse sfide e pericoli che affrontano i bambini e le famiglie migranti e rifugiate durante il difficile processo di migrazione e rimpatrio.
"Come mostra il rapporto, milioni di bambini nella regione sono vittime di povertà, indifferenza, violenza, migrazioni forzate e paura di essere espulsi", ha dichiarato Marita Perceval, direttore regionale dell'Unicef per l'America Latina e i Caraibi. "In molti casi - ha aggiunto - i bambini che sono rimandati nei loro paesi d'origine non hanno nessuna casa in cui tornare, e finiscono per essere sommersi dai debiti o sono presi di mira dalle gang criminali. Essere riportati a situazioni invivibili rende più probabile una nuova migrazione".

Secondo il rapporto estrema violenza, povertà e mancanza di opportunità non sono soltanto cause delle migrazioni irregolari di bambini dall'America centro-settentrionale (El Salvador, Guatemala e Honduras) e dal Messico, ma anche conseguenze delle espulsioni dal Messico e dagli Stati Uniti. L'Unicef ha dunque invitato i governi a lavorare insieme per attuare delle soluzioni che aiutino a ridurre le cause scatenanti delle migrazioni irregolari e forzate ed a tutelare il benessere dei bambini rifugiati e migranti durante il viaggio.

Nello specifico, i risultati del rapporto includono:


POVERTÀ - El Salvador, Guatemala e Honduras sono fra i paesi più poveri dell'emisfero occidentale, con, rispettivamente, il 44, il 68 e il 74% dei bambini che vivono in povertà. I bambini e le famiglie povere spesso chiedono dei prestiti per finanziare la loro migrazione irregolare verso gli Stati Uniti, lasciandoli in una situazione finanziaria ancor più precaria quando sono fermati e rimandati indietro senza denaro e si trovano impossibilitati a ripagare i loro prestiti. Questa pressione economica può lasciare i bambini e le famiglie senza casa o senza le risorse necessarie per pagare i beni di prima necessità.

VIOLENZA - La violenza delle gang è pervasiva in molte comunità dell'America centro-settentrionale, con bambini presi come obiettivo di reclutamento, abusi e persino omicidio. Fra il 2008 e il 2016 in Honduras, per esempio, circa un bambino ogni giorno è stato vittima di omicidio. Analogamente, a El Salvador, 365 bambini sono stati uccisi nel 2017, mentre l'anno scorso in Guatemala sono stati segnalati 942 casi di morti violente di bambini. I bambini e le famiglie che migrano a causa di minacce di violenza possono essere esposti a un rischio ancora maggiore se sono costretti a ritornare, senza nessun supporto o protezione, nelle comunità in cui erano precedentemente in pericolo. Molti rimpatriati finiscono per diventare sfollati interni perché per loro è insicuro tornare a casa.

STIGMATIZZAZIONE - I bambini e le famiglie rimpatriate affrontano la stigmatizzazione all'interno delle comunità a causa del loro tentativo fallito di arrivare in Messico o negli Stati Uniti. Questo può rendere ancora più difficile per i bambini rimpatriati reintegrarsi a scuola e per gli adulti trovare un lavoro.

SEPARAZIONE E DETENZIONE - La separazione familiare e la detenzione da parte delle autorità competenti in materia di migrazione, sono esperienze fortemente traumatizzanti che possono pregiudicare lo sviluppo a lungo termine del bambino. Tenere le famiglie unite e supportare alternative alla detenzione sono misure fondamentali per assicurare il superiore interesse dei bambini migranti e rifugiati.

Il rapporto evidenzia inoltre una serie di raccomandazioni per tenere i bambini rifugiati e migranti al sicuro e ridurre i fattori che spingono le famiglie e i bambini a lasciare le loro case in cerca di sicurezza o un di futuro con maggiori speranze attraverso rotte migratorie irregolari e pericolose. "E' fondamentale rispondere ai rischi affrontati dai bambini rifugiati e migranti e alle cause scatenanti che contribuiscono ai movimenti di popolazione su larga scala", ha dichiarato Perceval, secondo cui "i leader dei governi ora hanno l'opportunità di fare la cosa giusta. Ciò significa attuare strategie collaudate che possano aiutare a ridurre le cause scatenanti; proteggere i bambini in transito e quando raggiungono le loro destinazioni; fornire ai bambini accesso a servizi essenziali durante il percorso migratorio; fornire loro la protezione e il supporto necessari per una reintegrazione efficace".

Più di 68mila bambini migranti detenuti in Messico fra il 2016 e il 2018

Sono 68.409 i bambini migranti detenuti in Messico fra il 2016 e aprile 2018, il 91% dei quali sono stati espulsi verso l'America Cen...
Unaccompanied and separated children in Sicily © UNICEF/Gilbertson, 2016
Nei primi 7 mesi del 2018 il 16% di coloro che hanno raggiunto l'Italia via mare fuggendo da conflitti e persecuzioni sono minori non accompagnati.

Questo è quanto si può leggere sull'ultimo dashboard de l'UNHCR sui minori stranieri non accompagnati.

2896 minori non accompagnati sono arrivati in Italia via mare, in rappresentanza del 16% di tutti gli arrivi via mare in questo periodo. 

Il dato è coerente con una diminuzione generale degli arrivi via mare nel 2018, iniziata già dal 2017.

I numeri di minori non accompagnati sono notevolmente inferiori rispetto al 2017, ma la percentuale sul totale degli arrivi via mare nel periodo gennaio-luglio 2018 (16%) sono solo leggermente superiori a gennaio-luglio 2017 (13%).

Le stime parlano di minori soli non accompagnati provenienti dall'Eritrea (553), dalla Tunisia (548), e dal Sudan (252). 

Significativo è l'arrivo di minori non accompagnati provenienti da: Costa d'Avorio (189), Mali (163), Pakistan (157), Nigeria (157), Guinea (142), Somalia (137) e Algeria (98).

Secondo le stime dell'UNHCR, nel periodo gennaio-luglio 2018 quasi la metà (47%) proviene dall'Eritrea, Tunisia e dal Sudan. 

Si noti l'incremento dei minori tunisini rispetto ai primi 7 mesi del 2017, rappresentano il 6% di tutti gli arrivi tunisini nel periodo gennaio-luglio 2017, la loro proporzione è ora salita a 16 per cento.

La maggior parte cei minori che approdano via mare sono ragazzi e hanno 16 e 17 anni.
L'UNHCR precisa che le cifre esatte sul genere dei msna arrivati via mare sono attualmente non disponibili.

Leonardo Cavaliere
Fonte UNHCR



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Nei primi 7 mesi del 2018 il 16% di coloro che hanno raggiunto l'Italia via mare fuggendo da conflitti e persecuzioni sono minori non accompagnati.

Unaccompanied and separated children in Sicily © UNICEF/Gilbertson, 2016 Nei primi 7 mesi del 2018 il 16% di coloro che hanno raggiunto ...
Ahmed prova a scrivere delle parole in italiano. Vuole prendere la licenza media e per lui superare lo scoglio linguistico non è un accessorio. È arrivato in Italia a febbraio. Ha lasciato l’Egitto per scappare da una situazione di disagio e violenza familiare. È arrivato da solo nel nostro Paese. È molto determinato, vuole studiare: sogna di andare all’università. I migranti minori non accompagnati presenti in Italia al 28 febbraio 2018 sono 14.338. Si tratta di bambini e ragazzi giunti nel nostro Paese senza alcuna figura adulta al loro fianco e dunque facilmente esposti a rischi di sfruttamento e violenza. Oggi, grazie alla legge Zampa dell’aprile 2017, questi minori possono avere un tutore volontario, cioè un adulto che dopo un percorso di formazione giuridica e psicologica, affianca e guida il minore nella scelta della scuola, visite mediche e pratiche burocratiche.
«È una sorta di sentinella che verifica se il minore ha problemi e cerca di sostenerlo», spiega Caterina Boca, referente del settore legale della Caritas Roma, Area immigrati. «La legge ancora non prevede che il tutore abbia permessi dal lavoro quando lo deve accompagnare per sbrigare qualche pratica». «Prima della legge Zampa – continua – la tutela veniva prevalentemente affidata al sindaco del comune di accoglienza o a un assessore. Ma, ovviamente, questi che non potevano assicurare a ogni minore l’adeguato sostegno. Il tutore volontario, invece, ha proprio questo ruolo». E così Ahmed nel suo cammino in Italia non è solo.

Con lui c’è Francesca, un’insegnante di lingue straniere
, che gli fa da tutor da qualche mese: «Ho accompagnato Ahmed alle visite mediche e per il disbrigo delle pratiche burocratiche, prima fra tutte la richiesta di permesso di soggiorno per minore età». Lei è una dei 4.000 cittadini che hanno presentato domanda e partecipato ai corsi di formazione per diventare tutore volontario per migranti minori non accompagnati. Nel Lazio sono state presentate 700 candidature. «Il tutore – chiarisce l’avvocato Boca – non è un affidatario. Il minore è seguito da professionisti a cui si affianca il tutore, che deve coordinarsi con loro. Per il rilascio del permesso di soggiorno o l’iscrizione scolastica è il tutore a firmare». «Quando ci siamo incontrati la prima volta – racconta Francesca – ero molto emozionata, temevo di non riuscire ad entrare in sintonia soprattutto per lo scoglio linguistico.
Timore, però, che è stato subito fugato quando il ragazzino è entrato nella stanza. Mi ha sorriso subito». Insieme sono andati allo stadio delle Tre Fontane per vedere la partita tra la squadra dei rifugiati e quella dei campioni, ex calciatori, organizzata dall’Unhcr. «Ahmed non è assolutamente esigente o pretenzioso. Sta cercando di ricostruirsi dopo quello che ha vissuto in famiglia e si sta impegnando molto nello studio»
Autore: Antonella Gaetani
Fonte: Romasette.it


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Minori non accompagnati, nel Lazio 700 tutor

Ahmed prova a scrivere delle parole in italiano.  Vuole prendere la licenza media e per lui superare lo scoglio linguistico non è un acce...
Nel 2016 sono stati stimati almeno 10 milioni di bambini nel mondo vittime di lavoro forzato, sfruttati a fini sessuali e nell'economia sommersa. In Italia ad altissimo rischio sono i minori migranti soli alla frontiera nord: le ragazze vittime di sfruttamento sessuale per cercare di passare il confine. In aumento le minorenni nigeriane e rumene costrette alla prostituzione forzata su strada. I dati dell'ultimo rapporto di Save the children.


Nel mondo vi sono 10 milioni di “piccoli schiavi invisibili”, ossia bambini e adolescenti costretti a prostituirsi, a lavorare in condizioni di sfruttamento, esposti ad abusi. Un fenomeno sommerso che non risparmia nemmeno l’Italia, con un aumento vertiginoso delle adolescenti da Nigeria e Romania sulle strade e le tante minorenni in transito indotte a prostituirsi alla frontiera di Ventimiglia per pagare i passeurs o trovare un posto dove dormire. Ci sono poi migliaia di minori migranti soli fuggiti dai centri di accoglienza quindi più esposti a forme di sfruttamento e centinaia di bambini che lavorano in nero nel terziario, come gli egiziani nelle frutterie, kebabberie, pizzerie o autolavaggi. È la fotografia documentata nel rapporto di Save the Children “Piccoli schiavi invisibili 2018”, in vista della Giornata internazionale contro la tratta di esseri umani che si celebra il 30 luglio. I quasi 10 milioni di bambini e adolescenti venduti e sfruttati a fini sessuali e lavorativi corrispondono al 25% del totale delle persone in questa condizione, oltre 40 milioni, di cui più di 7 su 10 sono donne e ragazze. Circa 1 milione, secondo le stesse stime, i minori vittime di sfruttamento sessuale nel 2016, mentre in cinque anni – tra il 2012 e il 2016 – 152 milioni di bambini e ragazzi tra i 5 e i 17 anni sarebbero stati coinvolti in varie forme di lavoro minorile, di cui oltre la metà in attività pericolose per la loro stessa salute.



Il fenomeno del “survival sex” alla frontiera di Ventimiglia. In Italia emerge alla frontiera di Ventimiglia il fenomeno del cosiddetto survival sex, ovvero delle minorenni in transito provenienti per lo più dal Corno d’Africa e dai Paesi dell’Africa-sub-sahariana che vengono indotte a prostituirsi per pagare i passeurs somme tra i 50 e i 150 euro per per attraversare il confine o reperire cibo o un posto dove dormire. Una situazione aggravata anche dopo lo sgombero, ad aprile 2018, dell’accampamento informale nell’area lungo il fiume Roja. Da allora, gli operatori di Save the Children sul terreno, hanno rilevato la permanenza in strada di molti minori in condizioni degradanti, promiscue e pericolose che vengono alleviate soltanto dalle associazioni che offrono assistenza legale, connessione a internet e altri beni di prima necessità.

I minori transitanti esposti a sfruttamento e abusi. Al 31 maggio 2018, 4.570 minori risultano irreperibili nel nostro Paese, hanno cioè abbandonato le strutture di accoglienza, in particolare nelle regioni del sud. Si tratta per lo più di minori eritrei (14%), somali (13%), afgani (10%), egiziani (9%) e tunisini (8%) . L’ingresso nell’invisibilità espone i minori in transito a rischi notevoli, in particolare le ragazze minorenni dal Corno d’Africa. Il flusso di migranti eritrei a Ventimiglia nei primi mesi del 2018 ha fatto registrare un notevole incremento rispetto all’anno precedente, quando erano appena il 10% dei transitanti.



Aumentano le ragazze nigeriane e rumene in strada. Tra le ragazze nigeriane che giungono via mare in Italia – emerge dal rapporto – 8 su 10 sarebbero potenziali vittime di tratta a fini di sfruttamento sessuale, un numero che ha fatto registrare, tra il 2014 e il 2016, un incremento del 600%. Molte giovanissime nigeriane sono indotte dagli sfruttatori a dichiararsi maggiorenni per sfuggire al sistema di protezione per minori. Nel corso del 2017, secondo i dati del Dipartimento per le Pari Opportunità le vittime minorenni inserite in programmi di protezione sono state 200 (quasi il doppio rispetto all’anno precedente, 111 vittime), di cui la quasi totalità – 196 – sono ragazze. Anche gli operatori delle unità di strada del programma “Vie d’uscita” di Save the Children in Abruzzo, Marche, Sardegna, Veneto e Roma, tra gennaio 2017 e marzo 2018 sono entrati in contatto con 1.904 vittime, di cui 1.744 neomaggiorenni o sedicenti tali e 160 minorenni, in netta prevalenza (68%) nigeriane, seguite dalle rumene (29%). Un numero in crescita rispetto al periodo maggio 2016-marzo 2017, quando erano state contattate 1.313 vittime. In una sola notte, a ottobre 2017, la rete di organizzazioni riunite nella Piattaforma Nazionale Anti-Tratta ha rilevato 5.005 vittime in strada, tra cui 211 minori, registrando un incremento del 53% rispetto alla precedente rilevazione a maggio dello stesso anno. “E’ inaccettabile che nel nostro Paese bambine e adolescenti finiscano nella rete di sfruttatori senza scrupoli, vittime quotidiane, sulle strade delle nostre città, degli abusi perpetrati da coloro che invitiamo tutti a non chiamare più ‘clienti’”, afferma Raffaella Milano, direttrice dei programmi Italia-Europa di Save the children.



Lavoro minorile in Italia, il caso degli egiziani. Secondo il rapporto di Save the Children, i casi emersi di lavoro minorile nel nostro Paese nel 2017, riguardanti sia minori italiani che stranieri, ammontano a 220, la punta di un iceberg di un fenomeno sommerso. In particolare, oltre il 70% delle violazioni riguarda il settore terziario, ossia nei servizi di alloggio e ristorazione, nel settore del commercio all’ingrosso e al dettaglio, in agricoltura e in attività manifatturiere. La maggior parte sono ragazzi egiziani, anche se il numero degli arrivi si è ridotto dal 2016. Sono ragazzi che vogliono lavorare per inviare i soldi a casa e ripagare il debito contratto per il viaggio. Per questo tendono ad abbandonare precocemente il sistema di accoglienza (al 31 maggio 2018 si registrano 421 minori egiziani irreperibili ) e sono però esposti al rischio dello sfruttamento lavorativo. Nella maggior parte dei casi, i minori egiziani vengono sfruttati nel lavoro in nero a Torino e a Roma negli autolavaggi, dove lavorano 7 giorni su 7 per 12 ore al giorno per 2 o 3 euro all’ora, o nelle pizzerie, nelle kebabberie e nelle frutterie dove lavorano anche di notte per compensi che raramente superano i 300 euro mensili. In tali condizioni di sfruttamento, è purtroppo facile essere coinvolti forzatamente in attività illegali, come spaccio e furti, o assumere mix di cocaina, crack e farmaci a base di benzodiazepine per sostenere turni lavorativi massacranti.

Autore: Patrizia Caiffa

Fonte: Agensir



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Dieci milioni di “piccoli schiavi” nel mondo. In Italia i casi di “survival sex” a Ventimiglia, la prostituzione di strada e lo sfruttamento lavorativo

Nel 2016 sono stati stimati almeno 10 milioni di bambini nel mondo vittime di lavoro forzato, sfruttati a fini sessuali e nell'economia ...
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