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“Minori migranti, maggiori rischi”, il dossier di Caritas Italiana sui minori stranieri non accompagnati, fornisce dati, numeri, testimonianze e proposte.
In particolare, si focalizza sulla situazione nei Balcani e sui flussi verso l'Unione Europea.

«Ogni giorno 44,4 persone sono obbligate a lasciare le proprie case. I minori sotto i 18 anni di età costituiscono circa la metà della popolazione rifugiata - circa 30 milioni. 300mila di questi sono minori non accompagnati registrati in circa 80 Paesi. In particolare i minori non accompagnati arrivati in Italia poi diventati irreperibili sono 4.307, di ben 23 etnie diverse»

Secondo dati Eurostat negli Stati membri dell'Ue i minori stranieri non accompagnati (89% sono maschi) rappresentano il 15% di tutti i richiedenti asilo minorenni. Nel 2017, oltre i due terzi dei Msna (Minori stranieri non accompagnati) avevano un'età compresa tra i 16 e i 17 anni (77%, ovvero circa 24.200 persone), mentre quelli tra i 14 e 15 anni rappresentavano il 16% (circa 5.000 persone) e quelli con meno di 14 anni il 6% (quasi 2.000 persone).


Anche questo report pone l'attenzione sulle scarsissime condizioni di accoglienza ricevute dai minori stranieri non accompagnati una volta giunti in Europa.
Le restrittive leggi sull'immigrazione costringono questi ragazzi/e, che ricordiamolo  scappano perlopiù da guerre, carestie, persecuzioni ecc., a rivolgersi quasi esclusivamente alle reti illegali, esponendosi ad abusi e violenze.

Le strutture di accoglienza sono spesso inadeguate. "Mancano operatori qualificati in grado di assisterli, percorsi educativi pensati per loro che limitino il rischio di emarginazione e sfruttamento, interpreti e mediatori culturali in grado di facilitare le relazioni tra sistema di assistenza e minori."
La conseguenza di questa malaccoglienza spesso ingrossa le fila del cosiddetto esercito degli invisibili, o degli scomparsi.
"Oltre quattromila bambini spariti, di cui non si sa più nulla, alcuni probabilmente rimpatriati, altri probabilmente fuggiti al compimento dei 18 anni."

Scarica il dossier di Caritas Italiana “Minori migranti, maggiori rischi”

Caritas Italiana. Il Dossier sui minori non accompagnati

“Minori migranti, maggiori rischi” , il dossier di Caritas Italiana sui minori stranieri non accompagnati, fornisce dati, numeri, testimo...

Me Ne Frego!!! Quello che è una delle frasi care al fascismo, sembra essere il leitmotiv di questo governo.

La "manina" ha colpito ancora. Infierisce contro i poveri migranti e sui più deboli in genere.

Un emendamento del governo alla manovra, depositato in commissione Bilancio al Senato e non ancora votato, prevede che i Comuni che accolgono minori stranieri non accompagnati potranno chiedere contributi al Fondo nazionale per l'accoglienza ma "nei limiti delle spese già sostenute a legislazione vigente dal Comune interessato a carico del proprio bilancio".

Come riportato dal sito Globalist.it, nella relazione si legge "si rende necessaria per evitare che insorgano contenziosi da parte degli Enti locali a seguito di richieste non soddisfatte di maggiori contributi".

Traduzione: in caso di necessità il governo se ne frega.


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I Minori Stranieri non Accompagnati

Me ne Frego!!! Il leitmotiv del governo sui migranti.

Me Ne Frego!!! Quello che è una delle frasi care al fascismo, sembra essere il leitmotiv di questo governo. La "manina...
"L'adozione del Global Compact per una migrazione sicura, ordinata e regolare di oggi è un traguardo storico per i bambini migranti e per gli Stati. Per la primissima volta, i bambini vengono riconosciuti come centrali nella gestione delle migrazioni. Senza creare nuovi obblighi, il Global Compact fornisce agli stati uno strumento fondamentale per rispondere meglio ai loro preesistenti doveri legali di proteggere e integrare tutti i bambini e aiuta a fornire a milioni di bambini e giovani coinvolti nelle migrazioni l'occasione di realizzare il loro potenziale". Così Unicef ha commentato la firma da parte di 164 Paesi del patto Onu sulle migrazioni.
"Mettendo in pratica le misure proposte dal Global Compact, gli Stati possono rispondere meglio alle cause che sradicano via i bambini dalle loro case, fornire ai bambini migranti migliore accesso all'istruzione e ai servizi sanitari e offrire loro una protezione maggiore da sfruttamento e violenza", sottolinea l'agenzia Onu. "Attraverso il Global Compact, gli Stati possono raggiungere risultati maggiori per tenere le famiglie insieme e per combattere xenofobia e discriminazione - continua - Oggi più di 100 paesi hanno ancora politiche di detenzione dei bambini a causa di migrazione".
"Ora, la nostra sfida, è fare il prossimo passo - spiega Unicef - Dobbiamo passare dal conoscere le vulnerabilità dei bambini migranti a potenziare il loro ruolo per stimolare lo sviluppo e una prosperità più ampia. Dobbiamo fare un lavoro migliore per coinvolgerli e ascoltare le loro voci, bisogni, preoccupazioni e aspirazioni. I bambini e i giovani possono e devono essere parte della soluzione per rendere le migrazioni sicure per tutti. Unicef è pronto a lavorare con gli Stati Membri, le agenzie delle Nazioni Unite, le autorità locali e la società civile e ad aiutare a coinvolgere i bambini e i giovani nell'attuazione delle misure del Global Compact a livello locale, nazionale e globale. Perché - per citare le parole di Yasmin, una dei giovani delegati Unicef al vertice di Marrakesh - le politiche migratorie che funzionano per i giovani e per i bambini, funzionano per tutti". (ANSAmed).



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Global Compact, Accordo storico per bimbi migranti, ma l'Italia non c'è.

"L'adozione del Global Compact per una migrazione sicura, ordinata e regolare di oggi è un traguardo storico per i bambini migran...
È stata diffusa l’anticipazione del rapporto “Minori stranieri non accompagnati: una valutazione partecipata dei bisogni”, relazione sulle visite nei centri emergenziali, di prima e seconda accoglienza in Italia realizzata congiuntamente dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza (Agia), Filomena Albano, e l’Alto commissariato delle Nazioni unite per i Rifugiati (UNHCR). L’anticipazione è scaricabile sia dal sito dell’Agia (http://www.garanteinfanzia.org/sites/default/files/report-agia-unhcr-6-18.pdf) che da quello dell’UNHCR (https://www.unhcr.it/cosa-facciamo/protezione/minori-non-accompagnati/ascolto-e-partecipazione).

I centri coinvolti. Il campione esaminato comprende strutture di Umbria, Marche, Toscana, Lazio, Puglia, Sicilia, Emilia Romagna, Lombardia, Veneto e Piemonte. Quindici i centri coinvolti, 134 i minori incontrati, 21 le nazionalità rappresentate nelle attività di ascolto e 17 anni l’età media dei ragazzi. Le visite – arricchite da attività laboratoriali su partecipazione e ascolto – proseguiranno fino a fine 2018, dopo di che sarà diffuso il rapporto conclusivo.
I risultati. Nell’80% dei 15 centri visitati sono risultate carenti informazioni e orientamento, nel 53% di essi emerge la mancanza di attività di socializzazione, nel 47% delle 15 strutture coinvolte la permanenza in centri di prima accoglienza o emergenziali vanno ben oltre i 30 giorni previsti dalla legge. La problematica più segnalata dagli enti gestori è stata quella dei tempi gravosi per la nomina dei tutori. Ragazzi ed enti insieme hanno tra l’altro fatto rilevare l’impossibilità per i minori stranieri non accompagnati di tesserarsi con la Federazione gioco calcio.
Tra le proposte dei ‘minori’: sostegno all’integrazione personalizzato; incontro con le comunità locali per combattere episodi di razzismo, contatto con famiglie per conoscere la cultura italiana. “Potremmo passare le domeniche insieme” dicono. E ancora: corsi di italiano, possibilità di socializzare con i coetanei e tutori volontari in grado di attivare un rapporto di conoscenza, rispetto reciproco e fiducia. L’anticipazione segnala una serie di “protection gaps” specifici. Tra di essi la promiscuità con gli ospiti adulti, la permanenza dei minorenni fino ed oltre il compimento della maggiore età, le restrizioni della facoltà di movimento e la mancanza di condizioni di vita adeguate alla minore età.
La nota alle istituzioni. “Mi preme richiamare l’attenzione sulle raccomandazioni contenute nel rapporto, che sono il risultato dei processi di consultazione delle persone di minore età ascoltate dall’Autorità nel corso delle visite” dice la Garante Filomena Albano. L’Autorità ha rivolto questo appello, con una nota, alla Presidenza del Consiglio dei ministri, ai ministeri dell’Interno, della Giustizia, della Sanità, del Lavoro e Politiche sociali, nonché al vicepresidente del Csm, ai tribunali per i minorenni, ai presidenti delle Regioni e ai garanti per l’infanzia regionali.

“L’Autorità̀ garante deve essere il ponte tra la persona di minore età e le istituzioni nell’obiettivo di perseguire il diritto all’uguaglianza. Attraverso l’ascolto istituzionale, si intercettano le richieste e i bisogni, traducendoli in diritti e si individuano le modalità̀ per renderli esigibili, portando le istanze di bambini e ragazzi davanti alle istituzioni” afferma la Garante Filomena Albano.
“L’ascolto delle persone di minore età è indispensabile per far emergere i loro bisogni e le loro opinioni, e quindi, assicurare il rispetto dei loro diritti” aggiunge Felipe Camargo, Rappresentante dell’UNHCR per il Sud Europa. “Con questa importante iniziativa, vogliamo assicurare a questi bambini e adolescenti in condizioni di particolare vulnerabilità misure di protezione adeguate a soddisfare le loro specifiche esigenze di protezione e sviluppo. In particolare, dalle attività fin ora realizzate con i minori, è emerso con forza, il bisogno di essere supportati nel loro percorso di integrazione, in un contesto di accoglienza che deve essere dignitoso e rispettoso del loro superiore interesse” conclude Camargo.

Le raccomandazioni. È stata ribadita dall’anticipazione del rapporto “Minori stranieri non accompagnati: una valutazione partecipata dei bisogni” la necessità di garantire e promuovere spazi protetti di ascolto per i minorenni che giungono in Italia da soli e che hanno dunque specifiche esigenze di protezione, tanto più se fuggono da conflitti o da persecuzioni.
Tra le richieste dei ragazzi, tradotte in raccomandazioni, quella frequentissima di “gentilezza e rispetto nelle comunicazioni”. A tribunali e garanti è stato raccomandato di assicurare informazioni esaustive sulla figura e i compiti dei tutori, dei quali è stata sollecitata ancora una volta la nomina. È stato altresì chiesto di chiarire e uniformare su tutto il territorio l’applicazione della procedura di ricongiungimento familiare dei minori non accompagnati ai sensi di Dublino III. Non risulta sia stato fatto circolare l’opuscolo informativo per dare ai richiedenti asilo informazioni corrette e omogenee sulla procedura.

L’anticipazione del rapporto Agia-UNHCR sollecita i responsabili a far in modo che “eventuali permanenze in centri di accoglienza straordinaria e strutture a non alta qualificazione siano contenute nei tempi strettamente necessari”. Altra raccomandazione quella di attivare le procedure di accertamento dell’età solo qualora ci siano fondati dubbi su di essa e sempre su disposizione della Procura presso il Tribunale per i minorenni. Ai servizi sociali, infine, è stato chiesto di vigilare su chi realizza, a livello locale, gli interventi sociali.

Leggi i Rapporti
http://www.garanteinfanzia.org/sites/default/files/report-agia-unhcr-6-18.pdf

Minori stranieri non accompagnati: il rapporto sulle visite ai centri di accoglienza di Agia e Unhcr

È stata diffusa l’anticipazione del rapporto “ Minori stranieri non accompagnati : una valutazione partecipata dei bisogni”, relazione sul...
18.916 le domande presentate, contro le 37.915 delle stesso periodo nel 2017, secondo uno studio della Fondazione Ismu: Calo drastico frutto degli accordi Italia – Libia.
Un terzo delle domande da nigeriani, bangladeshi e pakistani.
Aumentano in proporzione invece i minori non accompagnati: nel 2017 sono stati oltre 9.700, il numero più elevato del quadriennio preso in esame (erano 2.500 nel 2014) e il 73,5% in più rispetto al 2016.
Nel primo trimestre 2018 però gli oltre 1.800 minori soli che hanno fatto domanda di asilo nel nostro Paese costituiscono il 9,7% del totale dei richiedenti, mentre erano il 6% nello stesso periodo dell’anno precedente e il 5% nel 2016.
Il calo delle richieste d’asilo va di pari passo con la diminuzione degli sbarchi. Se in Italia nel 2016 si registrava la cifra record di 181mila arrivi (tra questi ben 26mila minori non accompagnati), nel 2017 i migranti approdati sulle nostre coste sono scesi a 119mila.
L’Italia conquista il primato in Europa per numero di minori stranieri non accompagnati che richiedono asilo. Se il dato complessivo nei paesi Ue si è dimezzato rispetto all’anno precedente (31.800 richieste nel 2017 contro le oltre 63mila del 2016), in Italia il trend è in continua crescita. Il nostro Paese supera la Germania e diventa primo destinatario di minori soli in cerca di protezione: oltre 9.900 domande (dati Eurostat), pari a quasi un terzo del totale delle domande presentate in tutti i Paesi Ue.

Leonardo Cavaliere 

L'Italia diventa primo destinatario di minori soli in cerca di protezione

18.916 le domande presentate, contro le 37.915 delle stesso periodo nel 2017, secondo uno studio della Fondazione Ismu: Calo drastico fru...
«Il comportamento delle autorità priva dei diritti legati alla minore età». A dirlo non è un’organizzazione non governativa, ma per la prima volta l’ordinanza di un tribunale francese. 

Le pratiche di respingimento immediato dei minori stranieri non accompagnati verso l’Italia sono illegittime. 

Il 22 gennaio il tribunale amministrativo di Nizza ha imposto di ristabilire i diritti di un bambino di dodici anni.
Dieci giorni prima era stato fermato dalla polizia francese e rispedito su un treno per Ventimiglia. In mano solo un foglio con scritto refus d’entrée.

Bambini privati della possibilità di parlare con un interprete o un mediatore, di chiamare parenti cui potrebbero ricongiungersi o di presentare richiesta di asilo, persino perquisiti, lasciati nudi davanti agli adulti

Accade ai nostri confini dove le autorità francesi, svizzere e austriache procedono sistematicamente alla riammissione, violando norme come la Convenzione Europea dei diritti dell’Uomo, il codice delle frontiere Schengen, il regolamento europeo Dublino III e la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo del 1989, quella volta a tutelare il supremo interesse del minore: la legge più ratificata e più disattesa.

A denunciarlo è l’organizzazione umanitaria INTERSOS che, insieme a Open Society, ha condotto uno studio monitorando per mesi le frontiere italiane. 

A Ventimiglia, mentre la Francia invoca l’emergenza e di proroga in proroga continua a tenere il confine sigillato, migliaia di bambini sono costretti a tornare indietro. 
«Appena sto meglio riparto, stavolta ce la farò». Ahmed ha sedici anni e la forza di crederci ancora. E’ partito dal Ciad e vuole arrivare a Marsiglia. «Manca poco, sono solo due ore e quaranta minuti di auto», spiega. Per riabbracciare l’amico di famiglia che lo aspetta si è nascosto su un treno, ha camminato lungo i binari a piedi. Per sei volte ed è sempre stato respinto, senza avere nemmeno capito il perché. Ha tentato anche una nuova via tra gli scogli, ma è scivolato ed è caduto in acqua. «Non so nuotare, ma volevo arrivare a Marsiglia», ammette. L’ha salvato un pescatore francese che, forse temendo di essere incriminato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, invece di chiamare l’ambulanza, ha contattato prima la polizia. L’hanno medicato all’ospedale di Mentone e rispedito di nuovo in Italia.
«Sono ancora vivo, sono  fortunato. Però non mi hanno spiegato niente dei fogli che mi hanno lasciato in ospedale, cosa c’è scritto?» chiede guardandosi la gamba fasciata.

I bambini che ritornano vengono ospitati in un campo gestito dalla Croce Rossa. E’ per adulti, ma ha dovuto aprire le porte anche a loro, nonostante la legge italiana lo vieti. 
Molte organizzazioni, da Unicef a Oxfam, hanno espresso forte preoccupazione per la situazione e ai primi di dicembre hanno scritto alprefetto di Imperia chiedendo l’apertura di una struttura ricettiva temporanea per i minori stranieri non accompagnati, a più di quattro mesi dalla sospensione dei lavori decisa in seguito alla contestazione di alcuni cittadini.
La Francia è a pochi passi, basta solo superare il confine e allora la notte alcuni bambini tentano il ‘sentiero della morte’ che da Grimaldi alta arriva a Mentone. La mattina quasi tutti tornano indietro, malconci, con le ginocchia sbucciate e i vestiti strappati. Sono quelli che non ce l’hanno fatta, ma che domani ci proveranno ancora. Magari più a Nord. Nonostante nevichi e alla stazione dei treni di Bardonecchia sia ben visibile il cartello ‘pericolo’, perché attraversare le montagne nel pieno dell’inverno può costare la vita. Si mettono in marcia sul ciglio della strada, su per il valico del colle della Scala a oltre 1.700 metri. Con i pantaloni uno sopra l’altro e le scarpe di tela. Le Alpi, ultimo ostacolo da superare. Nei primi nove mesi del 2017, dal valico di Chiasso, sono state rimandate indietro 13.543 persone in attuazione di un accordo bilaterale firmato a Roma nel 1998 che prevede una procedura semplificata. 
L’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione ha però registrato molti casi di minori riammessi, nonostante la loro volontà di presentare domanda di protezione internazionale, dichiarata persino in forma scritta.
Pur di attraversare il confine si nascondono nei bagni, nelle intercapedini dei sedili e qualcuno disperato s’è aggrappato persino al tetto del treno ed è rimasto folgorato a metà della galleria di Monte Olimpino. Non c’è modo di passare, i controlli sono ferrei. Berna ha schierato anche droni e rilevatori termici. «Ci sono muri che non riesci a vedere, ma sono molto alti», riflette Ibrahim. seduto sul ciglio della strada, le mani a coprire gli occhi gonfi.  E alla fine anche i ragazzini smettono di sognare. A quindici anni. Con un laccio della felpa e la corda della tuta.
Più a est, al Brennero, la polizia austriaca, come più volte segnalato da parte di migranti e associazioni, applica a tutti indistintamente la sanzione amministrativa per ingresso irregolare. Per chi non ha soldi, rivela il rapporto INTERSOS: «procede al sequestro di oggetti di valore, fra cui i telefoni cellulari, tenuti in garanzia sino al pagamento dell’importo». Segue identificazione, acquisizione delle impronte digitali e rinvio forzato in Italia, senza alcun documento che lo attesti. E senza che nessuno lo spieghi.

Sono oltre 62 mila i bambini soli arrivati in Italia negli ultimi sei anni. Tra quelli censiti uno su quattro non si trova più. Uno su tre nel 2017. Scappano per raggiungere altri paesi europei, in molti casi per riunirsi ai familiari. Per altri la fuga è la conseguenza della interminabile lentezza delle procedure che li forza a muoversi verso il confine per allontanarsi dalla disperazione. A questo va aggiunta la decisione di interrompere il programma di relocation che ha portato, secondo Save the Children, più di 380 minori ad attendere ancora di essere ricollocati in altri paesi nelle condizioni ritenute migliori per loro dai tribunali dei minori. Bloccati senza futuro, respinti indietro alla casella di partenza. La decisione del Tribunale di Nizza segna un passo in avanti importante per molti minori. Non per il dodicenne eritreo per cui è stato promosso il ricorso. Lui prima dell’esito ha fatto perdere le tracce, mosso dalla sfiducia. Bambini abbandonati, costretti in molti casi a riaffidarsi ai trafficanti o a rischiare la propria vita pur di varcare i confini di un’Europa unita dall’insensibilità e dalla violazione dei diritti.
Scarica il rapporto INTERSOS
Foto: TheGuardian

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Minori migranti, pedine del gioco dell'Oca

« Il comportamento delle autorità priva dei diritti legati alla minore età » . A dirlo non è un’organizzazione non governativa, ma per la...
Si chiama “Share the journey” ed è la campagna di Caritas Hellas iniziata a settembre per avvicinare migranti, rifugiati e comunità locali e creare opportunità di convivenza. I piccoli accolti nel centro di Plateia Vathis hanno dipinto i loro ricordi, dal viaggio alla situazione attuale

I bisogni primari, i contatti con il Paese di origine, l’importanza di un sorriso e degli abbracci con le persone che incontrano ogni giorno nella loro vita. Sono alcuni dei messaggi che i bambini accolti nel centro sociale di Plateia Vathis gestito da Caritas Hellas ad Atene hanno messo su carta con matite colorate e pastelli. 

L’iniziativa è una di quelle organizzate in Grecia da Caritas Hellas nell’ambito della campagna di Caritas Internationalis “Share the journey” (condividi il viaggio), lanciata lo scorso settembre. Obiettivo della campagna è creare occasioni di incontro tra migranti, rifugiati e le comunità locali in cui sono accolti per costruire insieme una cultura della convivenza.

Con l’aiuto degli interpreti e sotto la guida degli insegnanti di Caritas Hellas, è stato chiesto ai bambini di disegnare i loro ricordi, a partire dal viaggio che hanno fatto fino alla nuova realtà in cui si trovano a vivere. 
Oltre al centro sociale di Plateia Vathis sono diversi i centri di accoglienza coinvolti nella campagna di Caritas ad Atene, Salonicco, Epanomi, Lesbo e in altre città.
 Rifugiati e migranti hanno cucinato insieme ai residenti dei quartieri e hanno condiviso la loro esperienza (il viaggio per fuggire da zone di guerra e l’arrivo in Grecia), i loro sogni per una vita migliore e la quotidianità con i loro nuovi vicini. (lp)

Grecia, i bambini migranti disegnano i ricordi del viaggio

Si chiama “Share the journey” ed è la campagna di Caritas Hellas iniziata a settembre per avvicinare migranti, rifugiati e comunità locali...
Sempre più drammatiche le condizioni dei minori che arrivano in Sicilia dalla Libia.
Terre des Hommes: ancora lontana una reale protezione dei Minori non accompagnati

Crisi ipoglicemiche, ipotermia, stati di incoscienza, grave denutrizione, ferite da armi da fuoco, segni di violenze fisiche e di tortura, fra le quali anche bruciature prodotte da plastica sciolta: innumerevoli sono le prove evidenti sul corpo sofferente dei migranti - anche i più piccoli - dell’aggravamento delle condizioni di detenzione in Libia. 
Terre des Hommes vuole richiamare l’attenzione delle istituzioni pubbliche su questa tragedia che sembra non avere fine, anzi che si aggrava giorno dopo giorno. 
“Le condizioni fisiche e psicologiche dei migranti arrivati con gli ultimi sbarchi a Pozzallo sono davvero allarmanti e di gran lunga peggiori di quelle cui abbiamo assistito nel corso di questi anni”, afferma Marianna Cento, psicologa e responsabile del team di Terre des Hommes a Ragusa, dal 2011 in Sicilia con il Progetto Faro.


“Le ferite dell'anima che conseguono alle reiterate violenze traumatiche e alle torture subite nei viaggi attraverso il Niger e la Libia, che spesso si sommano a quelle già vissute al paese d'origine, gridano attraverso i corpi dei migranti e chiedono di essere curate. Reiterati gli abusi sessuali da parte dei trafficanti e i rapimenti e le violenze sessuali da parte di gruppi criminali quali Asma Boys, in particolar modo sulle donne e sulle minori non accompgnate”, continua Marianna Cento. 
Le gravissime condizioni fisiche e psichiche dei 294 migranti, in prevalenza somali ed eritrei, sbarcati a Pozzallo il 23 novembre, fra i quali 116 minori non accompagnati e 7 minori con famiglia, testimoniano di tale inferno libico. A questo si aggiunge l’insicurezza in cui ormai le operazioni di salvataggio vengono svolte, molto spesso ostacolate dalla Guardia Costiera libica, con gravissime conseguenze quali naufragi e innumerevoli morti, come avvenuto durante le operazioni S.A.R. condotte dalla nave Sea Watch il 6 novembre. Fra i 58 superstiti di naufragio sbarcati a Pozzallo l'8 novembre, vi erano anche due madri che avevano perso i loro figli, una delle quali privata anche della salma, con conseguenze psicologiche inenarrabili nell'elaborazione di tale lutto, oltre ad 8 minori non accompagnati, molti dei quali testimoni dell'annegamento di amici e parenti.

“Inaccettabile è anche l’estrema lentezza dei trasferimenti dei minori non accompagnati dai centri di prima accoglienza a quelli di seconda accoglienza e integrazione”, dichiara Federica Giannotta, responsabile progetti Italia di terre des Hommes. “Se prima dell’accordo con la Libia le ragioni del mancato trasferimento erano dovute all’ingestibile numero degli arrivi e alla carenza di posti disponibili nelle comunità di secondo livello, oggi la situazione è diversa, perché la disponibilità inizia ad esserci, eppure la macchina dei trasferimenti continua a non funzionare in modo adeguato. Terre des Hommes registra ancora punte di 13 mesi di permanenza in questi centri a conferma della mancata rispondenza dell’attuale sistema ai dettami della Legge di Riforma n. 47/2017 (Legge Zampa) per i minori non accompagnati.

A ciò si aggiungano le condizioni di estrema variabilità dei servizi offerti dai centri di prima accoglienza, (centri FAMI, CAS e CPA), che non assicurano standard minimi uguali per tutti i minori appena sbarcati. Per esempio in molti centri le minori femmine sono accolte in promiscuità con minori maschi, esponendole a concreti rischi per la propria incolumità psicofisica, nonché a forme di sfruttamento.


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Sempre più drammatiche le condizioni dei minori che arrivano in Sicilia dalla Libia

Sempre più drammatiche le condizioni dei minori che arrivano in Sicilia dalla Libia. Terre des Hommes: ancora lontana una reale protezi...
Questo breve lavoro vuole offrire una panoramica sulla situazione dei migranti minori che arrivano in Europa e la loro difficile posizione tra essere minori, e quindi protetti dal diritto internazionale in quanto tali, ed essere anche migranti, sottoposti alle leggi nazionali in tema di immigrazione.
Il nodo da sciogliere é al livello degli stati nazionali che optano per lo ‘status’ di migranti, trascinandoli spesso nel limbo dell’incertezza.
Con una panoramica cerchiamo di vedere chi sono, quanti sono e da dove vengono.

Minori in Transito.
Almeno 300.000 bambini non accompagnati e separati sono stati registrati in circa 80 paesi nel 2015-2016, piu di 66.000 rispetto al 2011, (UNICEF, maggio 2017). Circa 200.000 bambini non accompagnati e separati hanno chiesto l'asilo nel 2015 e nel 2016 in circa 80 paesi secondo i dati disponibili, mentre circa 100.000 sono stati arrestati al confine tra Messico e Stati Uniti nello stesso periodo. Insieme, questi numeri - 300.000 bambini - mostrano un aumento drammatico, rispetto ai 66.000 registrati nel 2010-2011.
Il numero di minori non accompagnati che cercano di raggiungere l'Europa in barca è raddoppiato nell'ultimo anno, con migliaia di persone che tentano l'attraversamento del Mediterraneo ogni mese. Più di 25.000 giovani - nove su dieci di loro non accompagnati – hanno fatto il drammatico viaggio nel 2016.
Secondo il Rapporto di IOM ed UNICEF 11.000 immigrati adolescenti (14-17 anni) e giovani (18-24 anni) sono stati oggetto dell'indagine “Displacement Tracking Matrix Flow Monitoring Surveys” (Settembre 2017). La storia che emerge dai dati conferma la tragedia che gli adolescenti pagano un prezzo elevato per un sogno di una vita migliore.

Ma chi sono i minori migranti non accompagnati? Secondo la ‘Qualification Directive’ dell’Unione Europea:“minore migrante non accompagnato e’ un Non-UE o stateless persona al di sotto di 18 anni che arriva nel territorio di uno stato membro senza l’accompagnamento di nessuno dei genitori o di un adulto responsabile per lei/lui, incluso coloro che incorrono nello stato di essere “non-accompagnati”  dopo essere entrati nel territorio di uno degli stati dell’Unione Europea.

Il 2015 e’ stato l’anno chiave per la migrazione nel Mediterraneo. Più di un milione di persone hanno raggiunto l'Italia e la Grecia via mare. La maggior parte di essi sono giovani uomini e donne, tra cui 250.000 bambini. Secondo i dati dell'UNHCR/IOM, la Grecia ha ricevuto il 94% dei minori migranti che sono arrivati ​​in barca, mentre un gruppo molto più piccolo è arrivato in Italia, circa 16.500 minori. Mentre solo il 10% dei minori migranti  è arrivato in Grecia senza genitori o tutori secondo una stima dell'UNHCR, in Italia i bambini non accompagnati sono stati la stragrande maggioranza (75%) di coloro che hanno fatto il pericoloso viaggio attraverso il Mediterraneo. Uno sguardo più attento ai dati sugli arrivi in ​​Italia e in Grecia mostra notevoli differenze in termini di paesi di origine tra i percorsi, ma mostra anche variazioni in termini di viaggi (cioè accompagnati o non accompagnati) all'interno di una determinata rotta. La stragrande maggioranza dei minori provenienti dall'Egitto (98%) e dal Gambia (96%) si sono imbarcati da soli nel pericoloso attraversamento del mare dal Nord Africa, mentre i giovani siriani hanno viaggiato in gran parte con un genitore o un tutore. In Grecia, i siriani e gli afghani sono i più grandi gruppi nazionali, ma mentre i siriani hanno più probabilità di viaggiare con qualcuno responsabile di loro, questo non avviene per i minori afghani.

Grecia
Italia
tot
tot
820.000
150.000
Minori
Minori
133.500
16.500

La percentuale dei minori non accompagnati arrivati in Italia è salita al 92%  nel 2016 ed e’ rimasto a questo livello nei primi due mesi del 2017. La maggior parte di questi bambini provenivano da Eritrea, dalla Gambia, dalla Nigeria, dall'Egitto e dalla Guinea.
Queste sono le tre rotte principali del mar Mediterraneo:
1.    East Mediterranean Route (EMR): la Grecia come punto di arrivo, gli immigranti che la intraprendono provengono dalla Siria, dall’Afganistan, dal Bangladesh, dal Pakistan e le altre rotte asiatiche.
2.    Centre Mediterranean Route (CMR) : l’Italia come paese di approdo, gli immigranti provengono soprattutto dall’Africa via Libia. Tutti i paesi sub sahariani piu il Magherb.
3.    West Mediterranean Route (WMR): la Spagna come paese di arrio, sia via terra per la localizzazione delle enclaes di Ceuta e Melilla nel territorio del Regno del Marocco, sia via mare con la destinazione delle coste dell’Ándalusia. La provenienza é soprattutto marocchina ed algerina, pero´come la geografia all’interno del continente africano é in continuo divenire, sempre piu´sono presenti le nazionalitá dellÁfrica sub sahariana occidentale, come Mauritania, Senegal e Mali.
La rotta CMR e’ la piu’ frequentata, delle tre la piu pericolosa, per il rischio di sfruttamento e per la mortalita’.

2. Profilo giuridico:
Il concetto di protezione del minore che emigra è parte della nostra definizione di famiglia, del senso dell'unità del gruppo, del diritto univoco e inviolabile, del nucleo protettivo ancestrale e da qui comincia il nostro sgomento di fronte alla vulnerabilità dei bambini che arrivano da soli nei nostri paesi.
La protezione del minore che emigra si fonda sulla protezione del fanciullo, come categoria unica ed inviolabile.

2.1 Struttura Giuridica Internazionale :
1.     Dichiarazione dei Diritti del Minore del 1959, proclamata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, Risoluzione 1386 (XIV), del 20 novembre 1959.
2.     Convenzione delle Nazioni Unite (ONU) sui Diritti del Bambino (UNCRC) 1989
Tre Protocolli su:
2.1  Minori coninvolti nei conflitti armati:Protocollo opzionale alla Convenzione sui diritti del fanciullo concernente il coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati e sulla vendita di bambini, la prostituzione infantile e la pornografia infantile Protocollo (54/263) (16 marzo 2001) .
2.2  Tratta, prostituzione e pornografia di minori:Protocollo opzionale alla Convenzione sui diritti del fanciullo (CRC) sulla vendita di bambini, la prostituzione infantile e la pornografia infantile (risoluzione A / RES / 54/263 del 25 maggio 2000.
2.3  Procedure:Protocollo opzionale alla Convenzione sui diritti del fanciullo concernente una procedura di comunicazione adottata dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 19 dicembre 2011 da risoluzione A / RES / 66/138.

3.     Risoluzione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, "Un mondo a misura di bambino", A / RES / S-27/2 del 10 maggio 2002.

4.     Risoluzione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo, risoluzione A / RES / 61/146 del 19 dicembre, 2006.

5.     Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo (CRC C / SR.1715) 18 Giugno 2012

6.     Revisione della Convenzione dell'Aja del 1996 sulla protezione internazionale dei bambini. Sulle Convenzioni dell'Aja riguardanti i bambini (Convenzione dell'Aia del 1980 sugli aspetti civili della sottrazione internazionale di minori adottati dalla Conferenza de L'Aia il 25 ottobre 1980 e la Convenzione dell'Aja del 29 maggio 1993, relativo alla protezione dei minori e la cooperazione in materia di adozione internazionale).

7.     Dichiarazione sui principi sociali e giuridici applicabili alla protezione e il benessere dei bambini, con particolare riferimento all'adozione e il posizionamento in luoghi di custodia, a livello nazionale e internazionale (risoluzione 41/85) (3 Dicembre 1986 ).
8.     Dichiarazione di Stoccolma contro lo sfruttamento sessuale dei bambini a fini commerciali (24 agosto 1996).
9.     Dichiarazione della commemorativa riunione plenaria ad alto livello dedicato al monitoraggio dei risultati della sessione speciale sui bambini (13 dicembre 2007).
10.  Dichiarazione, 15 ottobre 2014, il Comitato delle Nazioni Unite per la promozione e protezione dei diritti dei bambini [Organizzazione delle Nazioni Unite Comitato 3: Promozione e tutela dei Diritti del Minore.
11.  Principi raccomandati e linee guida sui diritti umani e traffico di esseri umani. Rapporto dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani al Consiglio economico e sociale (20 maggio 2002).
12.  Accordo di Lubiana definitivo sulla violenza contro i bambini e le ragazze (01/01/2007).
13.  New York Declatarion on Refugees and Migrants, September 2016.
I diritti dell’infanzia sono ascritti nei diritti universali:
a.     Convenzione ONU sui Rifugiati del 1951.
b.     Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, 1948
ComitatoONU sui diritti del fanciullo.
Chiudo con la dichiarazione di Osarobo, un adolescente di Benin City, partito con il cugino che é morto in uno dei naufragi nel Mar Mediterraneo: “Io non ho paurare di annegare, io non ho paura di morire, io ho paura dellínsicurezza, io ho paura della poverá” – (intervista di UN Migration).

Patrizia Rinaldi (Universidad Pontificia Comillas, Madrid – Spagna)


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I Minori Stranieri non Accompagnati


L’interesse superiore del fanciullo

Questo breve lavoro vuole offrire una panoramica sulla situazione dei migranti minori che arrivano in Europa e la loro difficile posizi...
Minori straniere non accompagnate e sfruttamento sessuale: Il caso delle ragazze nigeriane.

E’ “Traffiking” il termine utilizzato per designare l’attività criminale basata sul trasferimento illegale di persone da un paese all’altro, al fine di indurle allo sfruttamento sessuale, al lavoro forzato e alla schiavitù domestica. Un fenomeno che ogni anno coinvolge sempre più donne straniere, in particolare bambine , e che annienta ogni diritto umano.Secondo le stime Eurostat, nel mondo i minori vittime di tratta e di sfruttamento si aggirano intorno a un milione e 200 mila, una realtà drammatica in cui si registra un numero oscuro elevato rispetto ai casi effettivamente identificati . In Italia sono circa 1.125 le persone inserite in programmi di protezione, di cui il 10% ha meno di 18 anni e si tratta di ragazze. Tra i minori migranti non accompagnati, le bambine rappresentano un segmento ancor più vulnerabile, per le quali il rischio di essere vittime di stupro, violenze o di essere costrette a prostituirsi è concreto. Ad essere coinvolte nel fenomeno dello sfruttamento sessuale, sono per lo più ragazze nigeriane, rumene e di altri paesi dell’Est Europa indotte alla prostituzione su strade o in luoghi chiusi. Private della loro dignità, i racconti di violenza di queste minori sono disperati e cruenti, le loro condizioni sono assimilabili alla schiavitù.

I Push factors, i cosidetti fattori di spinta verso le migrazioni, sono molteplici. Quasi tutte, scappano nella speranza di migliorare la qualità della loro esistenza e/o della loro famiglia, a causa dell’instabilità politica ed economica che connota i loro paesi di origine. Alcune fuggono da matrimoni forzati, dal rischio di mutilazioni genitali, da servizi di leva obbligatori come accade in Eritrea nel campo di addestramento Sawa, in cui le ragazze sono sottoposte ad ulteriori abusi , a rapporti sessuali forzati e lavori pesanti. Talvolta il reperimento delle vittime avviene attraverso il circuito delle rete familiare e di conoscenti, che si accordano con le organizzazioni criminali che organizzano il viaggio e i relativi documenti falsi. E’ il caso delle ragazzine nigeriane.

Sono loro ad essere, maggiormente coinvolte nel mercato del sesso, spinte dalla povertà delle loro famiglie, l’Europa viene presentata come la meta da dove poter ricominciare, con un nuovo lavoro. Molte sono completamente ignare del destino che le attende, altre invece ne sono consapevoli e d’accordo con la famiglia. Prima della partenza viene effettuato normalmente un rito voodoo, ripetuto anche in Italia o lungo il viaggio, utilizzato come strumento di controllo e di consolidamento della relazione di sottomissione, oltre che per sigillare l’accordo sul pagamento del debito contratto dalle ragazze per raggiungere l’Europa, e che deve essere rimborsato al reclutatore o alla “Mamam”, figura femminile che esercita un ruolo chiave. L’esercizio della stregoneria, posta alla base delle credenze di alcune popolazioni africane, condiziona cosi tanto le ragazze da far loro temere disastrose ripercussioni, richiamate attraverso il malocchio per se stesse e per le proprie famiglie nel momento in cui si dovesse venir meno all’accordo stipulato. A ciò si aggiunge una scarsa conoscenza delle valute occidentali, cosicchè il debito giunge a quote elevatissime, a volte sino ai 50/60 mila euro, ai quali si sommano anche il costo mensile della postazione in strada e l’affitto delle stanze in cui le ragazze risiedono.

Per riuscire a sopportare il peso di questa vita, le ragazze sono spinte a prendere antidepressivi e sostanze psicotrope, sia per prolungare le ore quotidiane di sfruttamento sia per essere più rilassate nel loro atteggiamento verso i clienti. Il numero degli aborti clandestini è notevolmente in salita, cosi come il contagio di malattie sessualmente trasmissibili, tanto che si parla di una vera e propria “epidemia in rosa”. Ogni tentativo di ribellione è severamente punito e talvolta viene a mancare il desiderio di fuggire poiché la vita imposta si presenta cosi degradante ed infamante da non lasciare intravedere alcuna prospettiva di miglioramento per il futuro se non l’accettazione passiva dello status quo. La paura, la vergogna e lo stato di depressione contribuiscono ad annichilire la personalità di queste nuove schiave.

Nel nostro paese, la tratta di persone ai fini dello sfruttamento sessuale costituisce la terza fonte di reddito per le organizzazioni criminali, dopo il traffico illegale di armi e droga.

Gli interventi legislativi per contrastare il fenomeno non sono mancati. Ricordiamo la legge n.228/2003, Misure contro la tratta di persone, con la quale si è provveduto a stabilire un pesante inasprimento della pena, fissata nella reclusione da otto a venti anni, con un aumento da un terzo alla metà della pena da infliggere quando le vittime dei reati di riduzione in schiavitù ai fini dello sfruttamento sessuale o prelievo di organi, siano persone di età inferiore ai 18 anni. Troppo poco rispetto a un fenomeno dalla portata sempre più ampia. La Convenzione di Lanzarote per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale stipulata il 25 ottobre 2007, aveva stabilito la necessità di garantire l’accesso alla giustizia da parte dei minori vittime attraverso l’istituzione presso ogni tribunale di un elenco di gruppi, fondazioni ed organizzazioni non governative ed associazioni in grado di garantire l’assistenza psicologica e affettiva alla persona offesa minorenne .Il nostro Paese è in ritardo nonostante abbia ratificato quanto stabilito nella Convenzione già il primo ottobre 2012. Nell’articolo 18 del DPR n.286/98,(Disciplina sull’immigrazione e norme sulle condizioni dello straniero), si prevede il rilascio di un permesso di soggiorno per motivi di protezione sociale al fine di consentire allo straniero di sottrarsi alla violenza e ai condizionamenti di organizzazioni criminali, con la possibilità di partecipare ad un programma di assistenza ed integrazione sociale. L’Italia ha provveduto ad adottare un Piano nazionale di azione contro la tratta e il grave sfruttamento degli essere umani, sulla base di una direttiva europea del 2011 redatta dal Dipartimento delle Pari Opportunità e approvata in via definitiva solo nel 2016.

Nonostante i ritardi legislativi, non mancano gli interventi sociali a favore delle minori straniere non accompagnate. Il primo atto di cura è l’ascolto di queste ragazze, inteso anche come capacità degli operatori di riuscire a leggere ed interpretare gesti non verbali. In una logica di welfare mix, fondamentale è l’impegno degli organismi del Terzo settore. In particolare si citano i servizi di primo contatto con le vittime, volti a sostenerli dando loro consulenza legale e psicologica, informazioni sui loro diritti, accompagnamento ai servizi territoriali e socio-sanitari. Importante è il lavoro dei peer-educator, per individuare i minori in strada e aiutarli nella fuoriuscita dallo stato di sfruttamento attraverso unità mobili di strada e centri diurni a bassa soglia per i neo-maggiorenni. Sono state attivate anche dei servizi di helpline telefonica per sostenere i minori, disponibile in sei lingue. Molti sono i progetti che prevedono borse di studio e di lavoro oltre che di accompagnamento all’autonomia abitativa. Il filo che lega queste iniziative è l’intento di aiutare queste ragazze a ricostruire la propria identità e il proprio progetto di vita. Molte di loro giungono in Italia con sogni da realizzare, hanno una progettualità migratoria definita, che viene spezzata da un destino crudele. Lo scopo è quello di ridare valore alla loro dignità di donne, di riattivare le loro capacità di empowerment e di resilienza. Il lavoro sociale in questo campo è complesso e delicato ma sicuramente non impossibile. Bisogna agire con maggiore responsabilità, per restituire il diritto all’infanzia e alla speranza che non devono essere più considerati come un semplice obiettivo da realizzare alla luce dell’esistenza del problema, bensì devono essere intesi nei termini di una vera necessità, che deve essere fatta propria da parte dei governi ma anche da chi è più in basso nella catena dell’accoglienza e della gestione del fenomeno.

Floriana Ciotola


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Minori straniere non accompagnate e sfruttamento sessuale: Il caso delle ragazze nigeriane.

Minori straniere non accompagnate e sfruttamento sessuale: Il caso delle ragazze nigeriane. E’ “Traffiking” il termine utilizzato pe...
Era il 4 luglio quando i delegati della Regione per l’immigrazione e i diritti umani Giovanni Manoccio e Franco Corbelli hanno chiesto, in occasione di un vertice tenutosi a Corigliano Calabro, “leggi straordinarie per fronteggiare e gestire la drammatica emergenza umanitaria dei minori non accompagnati”.

Ad una settimana di distanza la situazione a Corigliano e nell'intera regione rimane critica. Ci sono ancora 111 minori, sbarcati due settimane fa, facenti parte di un gruppo di 217 non accompagnati che, provvisoriamente, sono state alloggiate nel palazzetto dello sport e che ancora non hanno trovato una sistemazione. Otto minori non accompagnati sbarcati a Corigliano, nell'ultima settimana, sono scomparsi.

Resta particolarmente critica “soprattutto per la mancata risposta di tutti i sindaci della provincia all’invito del Prefetto a dare ospitalità a questi minori”.

Franco Corbelli e Giovanni Manoccio in questi ultimi giorni hanno cercato di svolgere un'opera di mediazione con le amministrazioni locali per trovare adeguata sistemazione ai ragazzi migranti. 116 sono stati trasferiti in strutture di altri comuni.

“Quello che colpisce – dichiarano Manoccio e Corbelli – è la giovanissima età di questi minori. Sono poco più che adolescenti. Sono educati e puliti, si stanno comportando in modo civilissimo. Ognuno ha dietro di sé una storia drammatica fatta di povertà, di sofferenze, di lutti, di violenza, di lunghi viaggi fatti per mesi nel deserto prima di arrivare in Libia. Tanti di loro – rimarcano – prima di imbarcarsi sono stati ammassati in strutture che sono dei veri lager; poi si sono imbarcati sui barconi per arrivare in Italia alla ricerca di una vita dignitosa. Tanti di loro purtroppo non ce l’hanno fatta e sono morti nel deserto o nei naufragi nel Mediterraneo. Questi ragazzi non sono certo un pericolo, ma dei nostri sfortunati fratelli”.

Oggi è approdata nel porto di Corigliano Calabro la nave militare tedesca Rhein con a bordo 923 migranti.Tra loro - tutti di provenienza sub-sahariana - 121 le donne di cui 14 incinte e ben 203 i minorenni, di cui si deve accertare quanti accompagnati e quanti no.

Dalla “Rehin”, la nave della marina militare tedesca, che li ha condotti nello scalo calabrese, sette i feriti ma non in condizioni difficili mentre una famiglia, tra cui anche un minorenne, a causa delle ferite gravi riportate dal padre, è stata dirottata ieri a Pozzallo.

Sul posto, coordinati dalla Prefettura di Cosenza, sono presenti le autorità portuali, le forze dell’ordine e le associazioni di volontariato. Le operazioni di sbarco, per l’elevato numero di migranti, saranno effettuate tra oggi e domani. I migranti saranno poi trasferiti in diverse Regioni in base al piano del Viminale.
I minori non accompagnati resteranno in Calabria.

Con quest’ultimo arrivo sale a poco più di 2700 il numero dei migranti giunti in Calabria nelle ultime 24 ore.

Gli ultimi approdi, ieri mattina a Vibo Valentia e un altro nel pomeriggio a Crotone.

Calabria, critica la situazione dei minori non accompagnati. Il sindaco di Corigliano: “Non sappiamo dove ospitare i minori”

Era il 4 luglio quando i delegati della Regione per l’ immigrazione e i diritti umani Giovanni Manoccio e Franco Corbelli hanno chiesto...

L'UNHCR ha pubblicato la panoramica trimestrale dei Minori migranti e Rifugiati in Europa.
Nei primi tre mesi del 2017 oltre 5000 minori sono arrivati tra Grecia, Italia, Bulgaria e Spagna, 3800 (69%) minori non accompagnati. Il 94% di tutti i minori arrivati in Italia, rotta mediterraneo centrale, sono minori richiedenti asilo. Un totale di 1928 minori hanno potuto beneficiare della Relocation, dall'Italia però soltanto un minore non accompagnato. La Germania ha ricevuto quasi la metà di tutte le domande di richieste d'asilo.
In Grecia, nel primo trimestre del 2017, sono approdati 1.1463 minori, pari al 44% in meno rispetto all'ultimo trimestre 2016. La maggior parte arriva da Siria, Afghanistan, Iraq e Pakistan. L'Italia è il paese in cui arrivano la maggior parte dei minori non accompagnati. La maggior parte arriva da Guinea, Gambia, Costa D'Avorio e in particolare dal Bangladesh. In Bulgaria nel primo trimestre sono arrivati 1425 minori, identificati e deportati nei centri di detenzione dopo essere stati rintracciati all'attraversamento della frontiera. Il 32% di tutti i bambini rintracciati è non accompagnato. Rispetto al primo trimestre 2016 vi è un calo di 9 volte. La maggior parte provengono da Afghanistan e Siria. In Spagna soltanto 382 minori sono arrivati via mare e nelle enclave di Ceuta e Melilla, la metà sono siriani. C'è da dire che i dati relativi ai msna non sono disponibili.


La percentale dei ragazzi rispetto alle ragazze è maggiore
In media il 70% sono ragazzi e il 30% ragazze, mentre se leggiamo il dato dei richiedenti asilo il 94% sono ragazzi.
In relazione all'età non sono disponibili dati cumulativi, ma soltanto quelli di Grecia e Bulgaria che fotografano un preoccupante aumento nella fascia di età tra i 4 e i 14 anni, il 47%.
Secondo Eurostat, nel 2016, 396.705 bambini hanno presentato asilo in Europa (circa un terzo di tutte le domande di asilo).
Il 67% di essi sono siriani, iracheni e afghani. Durante lo stesso periodo, 65.565 minori richiedenti asilo hanno ottenuto l'asilo, più della metà tra afghani e siriani (la maggioranza ha un'età compresa tra i 16 e 17 anni, prevalentemente maschi).
Durante il primo trimestre del 2017, altri 50.201 bambini hanno chiesto l'asilo Europa. Le nazionalità rimangono coerenti con lo scorso anno. Sebbene i bambini rappresentano il 28% di tutti i richiedenti asilo in Europa, in Germania rappresentano il 41,6% di tutte le nuove richieste. Inoltre, circa la metà dei 22637 minori che ha cercato protezione in Germania ha un'età compresa tra 0 e 5 anni.
Nonostante il numero dei minori arrivati attraverso il mediterraneo centrale sia molto più elevato rispetto ad altre rotte, nel primo trimestre 2017 i minori che hanno richiesto l'asilo in Grecia (5.927) sono superiori rispetto all'Italia (4.010).
Tra le decisioni sulle domande di asilo da parte dei minori richiedenti si è passati da una media del 95% di risposte positive nel 2016 all'87% nel primo trimestre del 2017, registrando una lieve diminuzione.


Secondo i dati Eurostat, l'accoglimento  media della domanda di asilo presentata da minore è del 69%, mentre nel caso dei minori siriani, iracheni ed eritrei, questa percentuale è stata in tutta Europa vicino al 100%, per i minori afghani e gambiani il 66%, per i nigeriani, pakistani e egiziani sotto il 40%.

Report Refugee and Migrant Children in Europe Accompanied, Unaccompanied and Separated

FOTO: UNHCR

Leonardo Cavaliere


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Minori migranti e rifugiati in Europa - Panoramica trimestrale delle tendenze: gennaio-marzo 2017

L'UNHCR ha pubblicato la panoramica trimestrale dei Minori migranti e Rifugiati in Europa . Nei primi tre mesi del 2017...

Non a caso il titolo del rapporto presentato oggi da Unicef Italia e dall'Istituto di ricerche sulla popolazione e le politiche sociali è "Sperduti". Nel 2016 sono infatti svaniti dopo lo sbarco sulle coste italiane oltre 6500 minori, migrati soprattutto da Egitto (79 per cento) Eritrea, Somalia, Afghanistan, Nigeria e Gambia. Il loro numero è in costante e notevole aumento, si è passati dai 1.754 del 2012 ai 6.508 di fine novembre 2016. In termini percentuali, gli irreperibili hanno raggiunto la massima incidenza nel 2015 - erano il 34 per cento del totale dei minori non accompagnati - e nel 2016 si sono attestati al 27,4 per cento.

Il rapporto "Sperduti" di Unicef e Cnr-Irpps è stato presentato questa mattina nell'aula dei gruppi parlamentari della Camera nell'ambito del convegno "Per ogni bambino sperduto" organizzato in collaborazione con la Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza. A corredare i dati, le storie dei minori migranti, per fare sì che non restino soltanto numeri e il loro vissuto faccia capire i motivi di una scelta così drammatica, da parte delle famiglie, come quella di affidarli ai trafficanti e a un viaggio che spesso si conclude in tragedia.

Le cifre, tuttavia, sono di per sé impressionanti: in tutto il mondo un minorenne su 70 vive al di fuori del Paese di nascita; circa un quarto di tutti i migranti del mondo è nato in Asia e vive in un Paese diverso all'interno del continente. Sono Asia e Africa a detenere il primato terribile di ospitare 3 bambini migranti su 5; la metà, i minori migranti di tutto il mondo, vive in soli 15 Paesi, su tutti gli Usa con 3,7 milioni di bambini ospitati. L'Italia è al 20esimo posto con 400mila minorenni.

Quanto all'Italia, emerge chiaro dalle storie dei minori migranti che il nostro Paese non è la loro metà definitiva, ma soltanto una tappa per proseguire verso altri Paesi europei dove si trovano spesso parenti o comunità di riferimento, oltre che, almeno nell'immaginario, opportunità maggiori di lavoro. Secondo i dati Unhcr, sono 181.436 le persone sbarcate in Italia nel 2016, e tra queste i minorenni sono 28.223. E ancora, tra i minori il 92 per cento (25.846) non sono accompagnati. A ottobre 2016 i minorenni non accompagnati che hanno presentato domanda d'asilo in Italia sono 4.168, il 48,3 per cento sul totale degli under 18 (accompagnati e non). A novembre 2016 i non accompagnati e non richiedenti asilo presenti nelle strutture di accoglienza sono 17.245; 6.508, come detto in precedenza, gli irreperibili.

Nelle strutture ci sono soprattutto maschi (93 per cento), anche se le femmine sono in aumento: dal 5-6 per cento degli anni passati ora si raggiunge il 6,9 per cento. L'82 per cento ha 16 o 17 anni e proviene per lo più da Egitto (2.801), Gambia (2.252), Albania (1.573), Nigeria (1.456), Eritrea (1.314). Tra il 2011 e il 2015, sono aumentati i ragazzi in carico agli Uffici del servizio sociale per i minorenni, che si occupano di loro quando entrano nel circuito penale, sebbene i ragazzini che commettono reati sono soltanto incidano per l'1,6-1,7 per cento sul totale dei minorenni e per il 6-8 per cento sulla sola componente straniera. È chiaro quali sono i rischi per questi minorenni abbandonati a se stessi: i reati che li vedono protagonisti sono quelli legati allo spaccio di stupefacenti, seguiti da quelli contro il patrimonio.

Le storie raccontate dal rapporto Unicef descrivono le loro famiglie di provenienza come appartenenti al ceto medio, con i genitori che per sottrarsi al processo di impoverimento e di disgregazione familiare investono sull'emigrazione dei figli. Durante il passaggio di frontiera tra il Niger e la Libia, i minorenni intervistati hanno lavorato in agricoltura e nell'edilizia. Situazione diversa invece per chi arriva da Egitto o Albania, il cui percorso è più breve e lineare. Comune a tutti "è però la sindrome dello stress legato allo spostamento, all'aver lasciato il proprio contesto di vita, al sentirsi rinchiusi in un centro, a non potere tornare indietro prima di aver estinto il debito contratto dalla propria famiglia, alla tensione verso una riuscita economica che consenta a se stessi e al proprio nucleo di origine un miglioramento nelle condizioni di vita", secondo quanto sottolineato nel rapporto.

Le storie raccolte nel rapporto raccontano di aspirazioni e delusioni, della ricerca del lavoro ma anche della speranza di vivere in società libere, dei sogni comuni ai ragazzini di ogni Paese, come quello di giocare a calcio infranti sulla necessità di provvedere da sé ai bisogni primari. Per Giacomo Guerrera, presidente di Unicef Italia, il rapporto permette di "restituire volti e storie ai minorenni coinvolti nelle migrazioni, approfondendo le motivazioni che spingono a spostarsi, valutando se esiste un legame di causa-effetto tra il Paese di provenienza e la riuscita della migrazione, analizzando storie di 'successo' o 'insuccesso' degli esiti, approfondendo il caso dei minorenni irreperibili e i percorsi da essi intrapresi".

Durante la presentazione, Unicef Italia ha promosso la petizione "Per ogni bambino sperduto", rivolta all'Unione
europea, per chiedere la protezione dei diritti e l'accesso ai servizi di base per i minorenni rifugiati e migranti. La petizione può essere sottoscritta online sul sito dell'organizzazione.
Autore: CRISTINA NADOTTI
(Fonte Repubblica.it)



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Unicef-Cnr: "Aumentano i minori migranti non accompagnati, 6500 scompaiono"

Non a caso il titolo del rapporto presentato oggi da Unicef Italia e dall' Istituto di ricerche sulla popolazione e le...
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