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Minori tutti al Campo della Croce Rossa, insieme ad adulti. Questa appare la decisione delle istituzioni di Ventimiglia, che intendono svuotare il centro d’accoglienza della Chiesa di Sant'Antonio, detta anche "delle Gianchette” nei prossimi giorni e concentrare tutti i migranti – comprese le famiglie con bambini e i minori non accompagnati anche molto piccoli – nel campo d’emergenza allestito dalla Croce Rossa nei pressi del fiume Roja, privo di servizi a loro dedicati. Terre des Hommes lancia un appello perché questa decisione venga rivista e il centro non chiuda, in attesa che venga realizzato una struttura dedicata ai migranti più piccoli e vulnerabili, come detta la Legge Zampa.

“Da mesi chiediamo a gran voce l’allestimento a Ventimiglia di un centro di accoglienza dedicato solo ai minori e famiglie con bambini, dove sia possibile garantire loro un’adeguata protezione con fornitura di servizi di prima necessità ma anche orientamento, assistenza psicosociale e informativa, in luogo protetto”, dichiaraFederica Giannotta, Responsabile dei Progetti Italia della Fondazione Terre des Hommes. “Questo è quanto prevede la recente legge 47/2017, dove si specifica che "per le esigenze di soccorso e di protezione immediata, i minori non accompagnati sono accolti in strutture governative di prima accoglienza a loro destinate”. Invece oggi si paventa la chiusura delle Gianchette, che per lungo tempo ha rappresentato l’unico luogo sicuro in città per l’accoglienza e la protezione di queste persone particolarmente a rischio”.

Benchè sia stato aperto da poco tempo il Campo ‘Roja’ della Croce Rossa, sussistono diverse ragioni per non accettare la chiusura dei pochi posti disponibili presso la Chiesa. Innanzitutto la dimensione dei flussi che continua a crescere (basti vedere gli sbarchi degli ultimi giorni in Sicilia) non giustifica la chiusura delle Gianchette, quando persino i posti del Campo Roja potrebbero non essere abbastanza.

Inoltre il Campo, aperto sulla scia dell’emergenza, in mancanza di altro, per dare un tetto a chi viveva sul greto del fiume, non può essere considerato quale soluzione definitiva d’accoglienza, non essendoci spazi realmente protetti per i minori, che quindi sono ospitati in promiscuità con gli adulti. Ciò è particolarmente grave per le ragazze, esposte a rischio di abusi e sfruttamento nella prostituzione. Pure la sua collocazione, molto lontano dal centro di Ventimiglia e accanto alla tangenziale, lo rende molto pericoloso per i minori, che per spostarsi rischiano di essere vittime d’incidenti. Come del resto è già accaduto.

Al contrario la Chiesa delle Gianchette nel tempo è diventato un punto di riferimento in città e, per quanto piccola e con poche disponibilità di posti, è l’unico vero luogo ancora sicuro e protetto dove categorie molto vulnerabili e a rischio come i ragazzini molto piccoli e i nuclei famigliari di migranti possano dirsi davvero ‘accolte’. Terre Des Hommes


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I Minori Stranieri non Accompagnati

Ventimiglia: NO alla chiusura delle Gianchette Contraria ai diritti dell’infanzia l’accoglienza promiscua dei minori migranti

Minori tutti al Campo della Croce Rossa, insieme ad adulti. Questa appare la decisione delle istituzioni di Ventimiglia, che intendono sv...
La commissione libertà civili approvando un emendamento alle modifiche del regolamento Eurodac, il database istituito nel 2013 con le impronte dei richiedenti asilo, ha deciso che sarà possibile prendere le impronte digitali anche ai richiedenti asilo dai sei anni in su, per facilitare i ricongiungimenti familiari dei minori stranieri che arrivano da soli in Europa. 

L’emendamento stabilisce che le impronte «devono essere prese in modo adeguato da parte di personale che ha ricevuto una formazione sensibile vero i minori» i quali dovranno «essere accompagnati da un adulto responsabile».

 I dati dei minori di cui si perdono le tracce dopo che sono passati dalle strutture di accoglienza, dovrebbero inoltre essere inseriti nel Sistema operativo di Schengen (Sis) e i minori segnati come persone scomparse. Dovrebbe invece restare in vigore il divieto di detenzione dei piccoli rifugiati, oggi non rispettato soltanto dall’Ungheria.

Gli eurodeputati, con 35 voti favorevoli, 10 contrari e otto astensioni, hanno approvato il libero accesso ad Europol al database Eurodac per prevenire attacchi terroristici e crimini comuni. Oltre alle impronte digitali attualmente schedate, sottolineano gli eurodeputati, il sistema dovrebbe rendere possibile anche la ricerca e la comparazione di immagini facciali e altri dati personali, come il nome e il numero del documento di identità, ove disponibile.

Migranti, si possono prendere le impronte anche ai minori dai 6 anni in su

La commissione libertà civili approvando un emendamento alle modifiche del regolamento Eurodac, il database istituito nel 2013 con le imp...
L' Ungheria ha approvato la norma con cui intende automaticamente detenere i migranti richiedenti asilo, compresi i minori. I campi container saranno creati lungo la frontiera meridionale.
Questa norma avrà effetti terribili, sia dal punto di vista fisico che psicologico per i migranti che ne saranno coinvolti, in particolare per i minori migranti.
E' utile ricordare che le leggi internazionali e comunitarie giustificano l'eventuale detenzione di rifugiati e richiedenti asilo solo in alcuni casi, e solo se strettamente necessario. Questo impone alle autorità di valutare se vi sono misure non coercitive, quindi non detentive, per raggiungere gli stessi obiettivi, sulla base di una valutazione delle circostanze particolari del singolo.
Nel caso dei minori, in base a quanto affermato dalla dichiarazione del fanciullo, ratificata anche dall'Ungheria, non dovrebbero mai essere detenuti. La detenzione non è mai nel migliore interesse di un bambino.


Di seguito una rassegna dei principali quotidiani Europei sull'argomento.

​Hungary to detain all asylum seekers in container camps

Hungarian parliament approves law allowing all asylum seekers to be detained

Hungary to detain migrants in border camps, alarming U.N.

UNHCR deeply concerned by Hungary plans to detain all asylum seekers

Hungarian parliament approves systematic detention of asylum-seekers


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Ungheria, approvata la legge per detenere tutti i richiedenti asilo, compresi i bambini.

L' Ungheria ha approvato la norma con cui intende automaticamente detenere i migranti richiedenti asilo, compresi i minori. I campi co...
Unicef ​​dichiara che circa 26.000 minori - la maggior parte di loro non accompagnati - hanno attraversato il Mediterraneo lo scorso anno.
Nel suo nuovo rapporto, Unicef ​​afferma che molti bambini subiscono violenze per mano dei trafficanti, ma che raramente denunciano tali abusi, per paura di essere arrestati e/o respinti.
Il Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia inoltre dice vi è mancanza di cibo, acqua e cure mediche nei centri di detenzione libici.

La situazione dei minori, molti dei quali non accompagnati dai genitori o dai familiari, è diventata tragicamente nota nella storia delle migrazioni di massa nel corso degli ultimi due anni.
Ma, mentre molto è stato raccontato sui pericoli che si affrontano durante la traversata in mare, le privazioni vissute sulla terraferma, in particolare in Libia, sono meno conosciute.
L’ultimo rapporto di Unicef, A Deadly Journey for Children, documenta - con dettagli, alle volte tremendi - storie di schiavitù, violenza e abusi sessuali subiti da un numero crescente di minori vulnerabili pronti per imbarcarsi per le coste italiane.
"Quello che ha realmente scioccato il personale Unicef ​​e me ... è ciò che accade a loro [i minori] su questa rotta", dice Justin Forsyth, vice direttore esecutivo dell'organizzazione. "Molti di questi bambini sono stati brutalizzati, violentati e uccisi su questa rotta."

Ragazze come Kamis di nove anni, partita con la madre dalla loro casa in Nigeria. Dopo la traversata del deserto, durante la quale un loro compagno di viaggio è morto, seguita da un drammatico salvataggio in mare, si sono trovate in un centro di detenzione nella città libica di Sabratha.
"Ci hanno picchiate ogni giorno", ha detto Kamis ai ricercatori. "Non c'era acqua. Quel posto era molto triste. Non c’era niente."
Molta violenza è gratuita, e prettamente sessuale.
"Quasi la metà delle donne e dei bambini intervistati ha subito abusi sessuali durante il viaggio", dice il rapporto. "Spesso ripetuti e avvenuti in luoghi diversi”

Le frontiere, a quanto pare, sono particolarmente pericolose.
"La violenza sessuale è diffusa ed è prassi ai confini ed ai posti di blocco", questo è quanto emerge dal rapporto.
Molti degli aggressori sono in uniforme. Ed è probabilmente questa una delle ragioni per cui coloro che subiscono abusi sono restii a raccontare le proprie esperienze.
E la Libia, come l'imbuto attraverso cui passano così tanti migranti, ha guadagnato la sconvolgente reputazione di epicentro degli abusi.
"Circa un terzo [degli intervistati] ha indicato di aver subito abusi in Libia", si sottolinea nel rapporto. "La grande maggioranza di questi minori non ha però risposto alla domanda su chi fossero i colpevoli di tali abusi."

All’ordine del giorno sono le storie di stupri e schiavitù sessuale, tanto che alcune donne, prima di iniziare il viaggio, prendono dei contraccettivi.
Il rapporto mappa 34 centri di detenzione in Libia, tre dei quali si trovano nel mezzo del deserto libico.
La maggior parte è gestita dal Department for Combating Illegal Migration (Dipartimento per la lotta alla migrazione illegale) del governo. Ma Unicef ​​denuncia che alcune milizie trattengono i migranti in diversi campi non ufficiali.
"Siamo molto più preoccupati dei centri di detenzione gestiti da milizie", dice il signor Forsyth. "È qui che avvengono la maggior parte degli abusi e noi abbiamo un accesso molto molto limitato”.
Nel 2016, più di 180.000 migranti hanno attraversato la Libia verso l'Italia. Secondo le Nazioni Unite, quasi 26.000 di questi erano minori, molti dei quali non accompagnati.
Il numero di minori non accompagnati è in forte crescita.
“È una combinazione di fattori", dice il signor Forsyth. "La situazione in posti come l'Eritrea e la Nigeria settentrionale è pessima. E di recente anche in Gambia."

Ho voluto attraversare il mare

Politica a parte, la povertà e la promessa di una vita migliore restano i fattori chiave.

"Volevo attraversare il mare," ha detto Issaa, di 14 anni, ai ricercatori. "Cerco un lavoro, un buon lavoro per guadagnare un po’ di soldi e aiutare i miei cinque fratelli a casa."
Ma due anni e mezzo dopo aver lasciato la casa in Niger, Issaa è stato trovato da solo in un centro di detenzione libico.
"Mio padre ha raccolto i soldi per il mio viaggio, mi ha augurato buona fortuna e poi mi ha lasciato andare."
I migranti sono, naturalmente, fortemente dipendenti dai trafficanti per riuscire a superare il deserto e il mare.

Un caso recente di dozzine di corpi trovati sulla riva vicino alla città occidentale Zawiya dimostra che questo paese rimane estremamente pericoloso.
Il contrabbando è spesso associato al traffico di esseri umani. Le vittime accettano a queste bande criminali e successivamente si trovano costrette a prostituirsi per ripagare i propri debiti.
"La Libia è un importante centro di transito per le donne vittime di tratta in Europa", emerge
dal rapporto.

Il documento sottolinea che la situazione politica della Libia è talmente tanto fuori controllo, da rendere il fenomeno estremamente difficile da affrontare.
L'Unicef ​​sta esortando la Libia, i suoi vicini e le organizzazioni regionali a fare di più per proteggere i minori.
Una iniziativa regionale, dichiara, dovrebbe includere un miglioramento della registrazione delle nascite, la prevenzione della tratta, percorsi sicuri e legali per i minori in fuga da conflitti armati e, se del caso, il ricongiungimento familiare.
"Che si tratti di migranti o rifugiati, bisogna trattarli come bambini", dice il signor Forsyth. "Il modo in cui rispondiamo a questa crisi è il riflesso della nostra umanità e dei nostri valori”.

BBC News Paul Adams

Traduzione a cura di Francesca Del Giudice e Leonardo Cavaliere

Foto UNICEF/ROMENZI

Libia, epicentro degli abusi sui minori migranti

Unicef ​​dichiara che circa 26.000 minori - la maggior parte di loro non accompagnati - hanno attraversato il Mediterraneo lo scorso anno....
Sono sempre più giovani e spesso vengono avviate alla prostituzione pochi giorni dopo essere sbarcate in Italia. Molte di loro hanno in tasca un permesso di protezione internazionale che però non serve a proteggerle, ma solo a renderle ancor più facile merce per i loro sfruttatori. Nel nostro paese cresce il fenomeno della tratta finalizzata, in particolare, alla prostituzione. Ad esserne vittime sono soprattutto le ragazze nigeriane giovanissime, la cui presenza sulle nostre strade è aumentata negli ultimi due anni del 300 per cento, con un boom rilevato in particolare dal settembre 2015 a oggi. A lanciare l’allarme è la Comunità Papa Giovanni XXIII, in occasione della Giornata europea contro la tratta che si celebra oggi. L’organizzazione fondata da don Oreste Benzi, da anni si occupa del tema, e opera con diverse unità di strada per intercettare le vittime, toglierle dalla rete dello sfruttamento e dare loro un’accoglienza protetta.

I dati del fenomeno: 1/3 sono minori.Secondo le stime sono in tutto 21 milioni le vittime di tratta nel mondo. Per il 49 per cento dei casi sono donne, nel 33 per cento minori. La metà delle persone (53 per cento) è trafficata a scopo sessuale, di queste il 70 per cento è composto da donne e bambine (il 49 per cento donne, 21 per cento bambine). In Italia, spiega la Papa Giovanni XXIII, sono tra le 75mila e le 120mila le vittime della prostituzione. Il 65 per cento è in strada, il 37 per cento è minorenne, tra i 13 e i 17 anni. Le vittime provengono in particolare dalla Nigeria (36 per cento), dalla Romania (22 per cento) e dall’Albania (10,5 per cento). Mentre secondo diverse stime i clienti sono sono tra i 2 milioni e mezzo e i 9 milioni, con un giro d’affari di 90 milioni di euro al mese.

L’aumento dei flussi di migranti dalla Nigeria, boom negli ultimi due anni (+300 per cento). Dallo scorso anno l’Oim (l’organizzazione internazionale per la migrazione) ha lanciato l’allarme sul legame tra l’aumento del numero delle ragazze nigeriane nel flusso dei profughi e l’ aumento dello sfruttamento e, in particolare, della prostituzione su strada. “C’è stata una crescita pari al 300 per cento di ragazze provenienti dalla Nigeria. Molte di loro sono giovanissime –sottolinea Irene Ciambesi – referente della Comunità Papa Giovanni XXIII ed esperta di tratta degli esseri umani – Lo stesso ministero della Giustizia, nel 2015, ha denunciato che è proprio lo sfruttamento sessuale uno degli aspetti caratteristici della tratta degli esseri umani nel nostro paese. Il fenomeno, in particolar, coinvolge nel 70 per cento dei casi le donne. A questi dati già allarmanti del 2015 possiamo aggiungere quello che vediamo noi con le nostre unità di strada: e cioè che oltre il 50 per cento di queste ragazze arriva dalla Nigeria e che molte sono minorenni”.

Il dramma delle adolescenti. Giovanissime, a volte non superano i quattordici anni. Si dispongono in strada vicine, a solo pochi metri di distanza, ma a chi gli chiede l’età rispondono senza esitare: “20 anni”. “In molte sono appena sbarcate, le vediamo disposte le une accanto alle altre, con il braccialetto della chiesa pentecostale da cui provengono – continua Ciambesi -. Ognuna ha una postazione sul marciapiede ma quando le avviciniamo è difficile che si dichiarano minorenni, tutte dicono di essere ventenni”. A istruirle sono gli sfruttatori: le ragazze, soprattutto quelle che vengono dalla Nigeria, vengono soggiogate attraverso un rito voodoo. “Nel rito vengono usati elementi personali, come i capelli o i peli pubici – aggiunge – e alle ragazze viene detto che se si ribellano rischiano la morte, loro o i familiari. Alcune con questo sistema finiscono per diventare soggetti psichiatrici perché sono completamente soggiogate”.

Un meccanismo radicato nel sistema di accoglienza. Ma oggi il problema è ancor più grave e legato al fenomeno della migrazione, perché il meccanismo dello sfruttamento si è radicato all’interno del sistema di accoglienza. “Alle ragazze viene spiegato che una volta in Italia devono chiedere asilo politico – spiega ancora Ciambesi -. In molti casi c’è un intermediario mandato dalle madame (le sfruttatrici, ndr) che le aiuta a farlo: in questura vediamo questi uomini nigeriani che accompagnano anche 5 ragazze per volta e le aiutano nella procedura. Ma nessuno fa nulla, noi siamo impotenti, e lo sono anche le squadre mobili, perché spesso non ci sono elementi per dire che quell’uomo avrà una parcella per regolarizzarle nel nostro sistema di accoglienza”. A favorire il sistema di sfruttamento è anche l’attuale struttura del sistema di protezione e accoglienza in Italia: che non prevede un percorso di recupero e integrazione della persona ma solo l’ inserimento in strutture di accoglienza. “Qui le persone entrano e escono quando vogliono – continua la referente della Comunit à-. Non solo non c’è controllo, ma neanche una forma di percorso interattivo tra gli operatori e i migranti, come prevederebbe il piano nazionale antitratta, che parla della tempestività con cui gli operatori della tratta in sinergia con gli operatori che si occupano di asilo dovrebbero intervenire su quelle vicende che sono a rischio vulnerabilità”. In particolare, spiega ancora Ciambesi, al punto 5 del modulo per fare richiesta d’asilo si dovrebbe segnalare se il soggetto è vulnerabile (minore, disabile, vittima di violenza psicologica, fisica, o a scopo sessuale e vittime di tortura). “Questo punto 5 in genere rimane in bianco – afferma - gli operatori di polizia non approfondiscono, la vittima non è consapevole che è quello il momento di sganciarsi dall’organizzazione criminale, o più spessonon ha a forza per farlo”. E così con un permesso umanitario, che non ha nulla a che fare il permesso per vittime di sfruttamento, continuano a prostituirsi per pagare il debito contratto con il viaggio.

Cosa si può fare? Secondo la Papa Giovanni XXIII il piano antitratta andrebbe recepito da tutte le agenzie che si occupano di tratta: a partire dalle forze di polizia e passando per tutti i gli operatori che a vario titolo si occupano del fenomeno. “Serve un lavoro di coordinamento e sinergia attraverso una cabina di regia molto chiara– aggiunge Ciambesi – Ma l’altro punto fondamentale per noi fondamentale è colpire un anello dello sfruttamento centrale, e cioè il cliente. Come diciamo da anni se non ci fosse la domanda non ci sarebbe l’offerta. Noi crediamo, che come ha già fatto la legislazione francese, si debbano vietare le prestazioni sessuali a pagamento e quindi il concetto di donna come merce”. L’altro punto è l’integrazione: “quando chiediamo alle ragazze di cosa abbiano bisogno la risposta è sempre lavorare – spiega -. Tutte riconoscono che la loro dignità passa per un lavoro vero. Nessuna ci ha mai detto che vuole fare la prostituta o la sex worker, né ci chiede di fare questo mestiere pagando le tasse. Non lo rileviamo neanche nei casi di prostituzione indoor”.

Le campagne di sensibilizzazione contro l’idea di donna come merce. Per sensibilizzare sul fenomeno la Papa Giovanni XXIII ha lanciato una campagna dal titolo“Questo è il mio corpo”. “L’obiettivo – conclude Ciambesi - è portare avanti un appello politico per contro l’idea di donna come oggetto. Le donne che si prostituiscono sono vittime di sfruttamento e vogliono essere liberate. A fine settembre a Ginevra è stato posto il caso delle adolescenti. Come negli anni ‘90 in tutta l’Europa continua ad abbassarsi la fascia d’età delle vittime. Molte arrivano anche dall’est, e nel caso delle ragazzine rom, spesso sono vendute dagli stessi familiari. Il problema è che i clienti chiedono sempre più le ragazzine, perché cercano chi maggiormente può essere sottomessa. Quello che chiedono non sono rapporti tradizionali, ma prestazioni sessuali che fanno accapponare la pelle. Sono sempre più i feticisti. Quando parliamo con le ragazze ci dicono: voi non immaginate nemmeno quello che siamo costrette a fare”. Oggi in occasione della Giornata europea contro la tratta in molte città italiane si svolgerà l’iniziativa Libera il tuo sogno: palloncini colorati verranno lanciati in aria come simbolo di liberazione dallo sfruttamento a cui, ancora troppe donne, sono costrette. (ec) Redattore Sociale

#MinoriStranieriNonAccompagnati aderisce e promuove a “Questo è il mio corpo”, una campagna di sensibilizzazione sul tema della tratta ai fini di prostituzione, promossa dalla Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi.

Con questa campagna si vuole chiedere al Parlamento Italiano di approvare la proposta di legge Bini (Atto Camera 3890 “Modifica all’articolo 3 della legge 20 febbraio 1958, n.75) che vuole, sull’esperienza di altre legislazioni europee, punire il cliente dello sfruttamento sessuale, per togliere così alle organizzazioni criminali la fonte di guadagno e per combattere lo sfruttamento di persone vulnerabili: colpire la domanda per contrastare le conseguenze devastanti che la prostituzione crea.Le donne che si prostituiscono arrivano da ambienti familiari e sociali degradati, hanno alle spalle storie di povertà, violenza e abusi.Non ci può essere libertà in un comportamento che nasce da una catena di sopraffazioni







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Giovanissime e costrette a prostituirsi: il dramma delle adolescenti migranti

Sono sempre più giovani e spesso vengono avviate alla prostituzione pochi giorni dopo essere sbarcate in Italia. Molte di loro hanno in ta...
Il Mediterraneo è purtroppo sempre più il cimitero d’Europa: solo nei primi mesi 9 mesi dell’anno sarebbero 600 i bambini morti o dispersi nel tentativo di raggiungere le coste del nostro continente. Sono le stime di Save the Children che ricorda che dal 2014 ad oggi sono più di 10.400 i morti o dispersi nel Mediterraneo. “In questi giorni, in occasione della Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione, siamo a Lampedusa per ricordare le vite spezzate dei migranti e per chiedere con forza all’Europa un impegno concreto e non più rimandabile per evitare il ripetersi di simili tragedie e favorire la protezione e l’accoglienza di chi cerca un futuro migliore nel nostro continente”, afferma Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia.

In occasione della Giornata nazionale memoria delle vittime dell’immigrazione a Lampedusa, Save the Children parteciperà agli eventi organizzati dal Comitato 3 Ottobre in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione e con il patrocinio del Comune di Lampedusa.

Dallo scorso 7 settembre Save the Children ha avviato un’operazione di ricerca e salvataggio dei migranti nel Mediterraneo con l’obiettivo di salvare quante più vite umane possibili: in poco più di tre settimana la nave Vos Hestia di Save the Children ha tratto in salvo circa 600 migranti, tra cui 85 minori. Tra i più piccoli sono 75 coloro che hanno intrapreso il viaggio verso l’Europa senza l’accompagnamento di uno o più adulti di riferimento.

I bambini che sono sbarcati in Italia nel 2016 sarebbero, secondo l’associazione, 20.600 e degli oltre 301mila migranti sbarcati in Europa i bambini rappresentano il 28%.
“I minori, in particolare se non accompagnati, rappresentano gli individui più vulnerabili tra coloro che intraprendono la pericolosissima traversata del Mar Mediterraneo. Abbiamo il dovere morale, in collaborazione con la Guardia Costiera italiana e le altre Ong, di fare tutto ciò che è in nostro potere per trarre in salvo quante più persone possibile e di offrire ai bambini la protezione di cui hanno bisogno una volta sbarcati in Italia”, sottolinea Neri e aggiunge: “Riteniamo, inoltre, che le istituzioni europee non possano più ritardare l’attuazione di una agenda europea sulla migrazione che abbia al centro i diritti dei bambini.”

Per quanto riguarda l’Italia Save the Children ha promosso la proposta di legge C 1658 sulla protezione e l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, che è nuovamente all’esame della Commissione affari costituzionali dopo essere stata ferma per quasi tre anni. EuNews.it



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Seicento bambini morti o dispersi nel Mediterraneo quest’anno

Il Mediterraneo è purtroppo sempre più il cimitero d’Europa : s olo nei primi mesi 9 mesi dell’anno sarebbero 600 i bambini morti o disper...
Mentre a Calais iniziano i lavori per la costruzione del grande muro “The Great Wall” il numero di migranti che vivono nella famigerata The Jungle è raddoppiato raggiungendo il numero record di 10.000 unità di cui oltre 1.000 minori non accompagnati. Questa la notizia di apertura del Daily Mail di ieri. Il censimento approssimativo è stato elaborato dalle associazioni umanitarie impegnate a supportare i migranti in attesa di un “passaggio” per la Gran Bretagna.
La preoccupazione più grande è per tutti quei minori costretti a vivere nello squallore del campo, tra il fango, i rifiuti e le continue violenze. Uno su 10 è minorenne e di questi l’87% è minore non accompagnato. L’aumento del 36% da inizio anno della presenza di minori nel campo rispecchia la tendenza del generale aumento dei minori migranti. Piccoli, soli ed estremamente vulnerabili.
Nonostante l’invito agli stati ad utilizzare in maniera proattiva Dublino III, facilitando i ricongiungimenti familiari, e nonostante il tribunale amministrativo di Lille l’11 febbraio scorso ha riconosciuto il fallimento delle autorità nell'attuazione del regolamento di Dublino. Ordinando, per cinque minori, l’immediato ricongiungimento con i familiari in Inghilterra, il numero di minori disperati continua a crescere, di conseguenza cresce lo sfruttamento da parte dei trafficanti.
La maggior parte dei “residenti” nel campo è di orgine Afghana e Sudanese, seguiti da Siriani e Iracheni (compresi i curdi) che ora rappresentano l’1% della popolazione complessiva.
Un rapporto del National Crime Agency (NCA) afferma che l'abuso sessuale nei confronti dei minori è molto diffuso nello squallido  campo di Calais. La conferma viene anche dall’ultimo rapporto dell'Unicef ​​che afferma “l'abuso sessuale sembra essere una pratica comune” e parla di minori che vivono nel campo in “condizioni di schiavitù lavorativa”
A questi si aggiungono le donne che sono disposte a vendere il proprio corpo per pagarsi il viaggio verso il Regno Unito.
Solo adesso, con il rapporto su Calais dell’intelligence, le autorità Francesi ed Europee sembrano rendersi conto della gravità del problema denunciato da tempo da diverse associazioni, ma nello stesso  tempo perpetrano nella fallimentare politica dei muri.
E intanto, anziché facilitare vie legali d’accesso… “Lo so che è molto pericoloso fare il viaggio così, in camion - spiega un Afghano residente del campo (stralcio di intervista tratta da articolo apparso su Redattore Sociale) - ma voglio provarci. Cercherò di infilarmi in qualche modo, senza dover pagare ancora i trafficanti. Alcuni amici mi hanno detto che si può fare”.

Leonardo Cavaliere 


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Minori Non Accompagnati nell'inferno di Calais

Mentre a Calais iniziano i lavori per la costruzione del grande muro “The Great Wall” il numero di migranti che vivono nella famigerat...
Con decreto del ministro dell'Interno del 1 settembre 2016 si istituiscono i centri governativi di prima accoglienza.  Vengono individuati i requisiti strutturali e i servizi dei centri o strutture governative di prima accoglienza per minori stranieri non accompagnati.
Li ha fissati il ministero dell'Interno, d'intesa con il ministero Economia e Finanze, con il decreto istitutivo 1 settembre 2016, pubblicato sulla Gazzetta ufficiale, Serie generale, n.210 dell'8 settembre 2016.
Il provvedimento individua i requisiti dei centri (articolo 3), che devono "assicurare la permanenza continuativa del minore straniero non accompagnato nell'arco delle 24 ore, per un periodo non superiore a sessanta giorni", e garantire "l'ospitalità di 50 minori in almeno due sedi alla stessa destinate in via esclusiva", tenuto conto che "ciascuna sede può accogliere fino ad un massimo di 30 minori".
Disciplinati anche i servizi che le strutture devono erogare ai giovani ospiti (articolo 4): da quelli relativi alla gestione amministrativa - con la registrazione dell'ingresso e dell'uscita definitiva dal centro, e dei movimenti giornalieri - a quelli relativi alla persona - come la mensa, i beni per la cura personale, l'orientamento linguistico e la mediazione culturale, l'informazione giuridico-legale, il supporto alle autorità competenti e all'identificazione e all'affidamento successivo del minore. Le strutture devono dotarsi, inoltre, di un regolamento.
Si dà così attuazione alla recente normativa su accoglienza dei richiedenti protezione internazionale e su riconoscimento e revoca del relativo status (decreto legislativo 18 agosto 2015, n.142) incentrata, per quanto riguarda l'accoglienza dei minori non accompagnati, sul "superiore interesse del minore in modo da assicurare condizioni di vita adeguate alla minore età, con riguardo alla protezione, al benessere ed allo sviluppo anche sociale del minore".
In fase di prima applicazione (articolo 9), il bando di gara deve prevedere modalità di attestazione dei requisiti strutturali "tali da consentire l'adeguamento delle strutture di accoglienza già autorizzate ai sensi della normativa nazionale e regionale in materia di minori".  Fonte Min. Interno

Riferimenti Normativi 

Gli standard per l'accoglienza e i servizi da erogare ai Minori Stranieri Non Accompagnati

Con decreto del ministro dell'Interno del 1 settembre 2016 si istituiscono i centri governativi di prima accoglienza.  Vengono individ...
In Grecia la situazione dei minori migranti si aggrava sempre di più. A denunciare le gravi violazioni dei diritti dei bambini in terra ellenica è, ultimo soltanto in ordine di tempo, la divisione greca di Medici del Mondo che esortano il governo a porre termine alla detenzione dei minori non accompagnati nei campi di Moria e Lesbo (Mitilene).
Il comunicato della ONG arriva a seguito di una rissa scoppiata in un centro di detenzione domenica scorsa. L'ONG denuncia che 140 minori sono in stato di detenzione per un periodo più lungo del limite, già lunghissimo, di quattro mesi. 
Lo stato di privazione della libertà, di futuro e di indotta depressione e frustrazione creano dei gravissimi danni psicologici, come già più volte denunciato su questo blog . "L'aumento di attacchi di panico tra i minori è indicativo", dice l'Ong che auspica che gli sforzi per la creazione di nuovi centri per minori e/o altre forme di accoglienza a livello locale, che siano di vera accoglienza, siano intensificati saranno intensificati, come ad esempio l'affidamento.

Leonardo Cavaliere

Minori non Accompagnati in Grecia. Violazione dei diritti dei Minori.

In Grecia la situazione dei minori migranti si aggrava sempre di più. A denunciare le gravi violazioni dei diritti dei bambini in terra el...
«I migranti che non possono pagarsi il viaggio consegnati agli egiziani e uccisi per prelevarne gli organi da rivendere a 15 mila dollari l’uno» questa è la tremenda sorte di molti migranti che non hanno il denaro necessario per pagare il viaggio verso la Fortezza Europa. A raccontarlo è il primo pentito, Nuredin Atta Wehabrebi, di una rete criminale che gestisce il traffico dei migranti che da un anno collabora con la giustizia Italiana. Da anni su questo blog si denunciava la scomparsa di tantissimi migranti, di cui molti minori, uccisi per poi espiantare e vendere i loro organi, come ad esempio è accaduto nell'aprile scorso, quando sono stati ritrovati su una spiaggia nelle vicinanze di Alessandria d'Egitto i corpi di alcuni migranti africani, senza alcuni organi vitali. Ma nessuno dei lettori voleva credere a tale orrore, anzi pronunciare le parole "traffico d'organi" ed "espianto" sembrava dire delle eresie. Il traffico di organi è uno di quei temi tabù di cui preferiamo sempre non sapere nulla, fingere che non esista. Il tema, almeno nel caso dei migranti, era noto almeno da quando fu pubblicato il report di COFSOra, invece, questo atroce aspetto emerge dalle confessioni del primo trafficante pentito. Sulla base delle sue dichiarazioni, la Procura di Palermo, in un'operazione denominata Glauco 3, ha ordinato il fermo di 38 persone accusate, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, all'esercizio abusivo dell'attività di intermediazione finanziaria, nonché di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, tutti aggravati dal carattere transnazionale del sodalizio criminoso.
L'indagine della Procura di Palermo, che oggi ha fermato 38 persone (tra le quali un italiano) accusate di far parte di una delle maggiori reti criminali che gestiscono il traffico di migranti tra l'Africa e l'Italia, è la prosecuzione dell'inchiesta denominata Glauco che va avanti da tre anni e ha già portato a diverse condanne. A parte la dichiarazione sugli organi espiantati e venduti – di cui dice di aver saputo dai capi con cui ha lavorato in Libia, Ermias Ghermay e Fitiwi Abdrurazak, oltre che da alcuni migranti sopravvissuti – Atta Wehabrebi ha parlato del network di Ghermay Ermias, l’organizzatore del viaggio terminato con il naufragio e la morte di 366 rifugiati davanti alle coste di Lampedusa nel 2013, gestiva attraverso una vera e propria struttura a cellule. Il "pentito" dice che esiste un gruppo di Palermo, un bar a Palermo, in vicolo Santa Rosalia, gestito dall’etiope Sebsidie Tadele, e Agrigento, specializzato nella “prima accoglienza” di chi lasciava i centri ufficiali. C'è il gruppo romano, in grado di gestire i soldi – milioni di euro – grazie ad una centrale finanziaria. Tra scaffali di profumi e cosmetici, dietro il bancone di un piccolissimo negozio in via Volturno, i broker dei traffici umani ricevevano i pagamenti per i viaggi di chi poteva permettersi le tariffe altissime: anche dieci mila euro per una pratica per un ricongiungimento familiare farlocco. Soldi che arrivavano dalla famiglie dei rifugiati in viaggio, per poi ripartire verso i trafficanti di uomini. Nella profumeria di via Volturno sono state intercettate telefonate in cui si parlava di trasferimenti di denaro portato materialmente nel negozio, da trasferire in Sudan, a Dubai o altrove: per gli inquirenti sono i pagamenti dei viaggi ai trafficanti, nei quali i titolari dei negozi coinvolti svolgono il ruolo di intermediari trattenendo, ogni volta, il 10 per cento delle cifre. "Con questa indagine abbiamo raggiunto un livello più alto nella lotta all'immigrazione clandestina e abbiamo individuato il canale finanziario della rete criminale che gestisce il traffico dei migranti dall'Africa alla Sicilia e che aveva a Roma e a Palermo due centrali di snodo". Lo affermano nel loro atto d’accusa il procuratore di Palermo Franco Lo Voi, l’aggiunto Maurizio Scalia e i sostituti Calogero Ferrara e Claudio Camilleri. "In un bazar a Roma - ha aggiunto Lo Voi - abbiamo trovato 500 mila euro in contanti e decine di migliaia di dollari più una serie di nomi e numeri di telefono. Era il luogo in cui venivano raccolti i soldi dei migranti che volevano raggiungere l'Italia". Dall'inchiesta è emerso che l'organizzazione al viaggio sui barconi preferiva i falsi ricongiungimenti familiari consentiti dalla legge italiana. "Un modo più costoso, ma più sicuro -. ha spiegato il procuratore, per cui, grazie a false attestazioni di extracomunitari residenti in Italia, i migranti riuscivano a venire nel nostro Paese e ricongiungersi con i sedicenti parenti".

Leonardo Cavaliere 

Migranti, se non hai i soldi vieni ucciso per espianto organi

«I migranti che non possono pagarsi il viaggio consegnati agli egiziani e uccisi per prelevarne gli organi da rivendere a 15 mila dollar...
La data è emblematica, perché il 25 maggio 1979 negli Stati Uniti è scomparso Etan Patz, un bambino di soli 6 anni. Etan fu il primo bambino scomparso ad avere la sua fotografia stampata sui cartoni del latte, quella che oggi, negli Stati Uniti, è divenuta una prassi frequente in occasione della scomparsa di persone. Dal 1983, in suo onore ed in onore di tutti i piccoli scomparsi, si celebra in tutto il mondo la Giornata internazionale dei bambini scomparsi.


Come si legge nell’ultimo rapporto del Commissario Straordinario delle persone scomparse, dal primo gennaio 1974 al 31 dicembre 2015, delle 34.562 persone scomparse sul nostro territorio ancora da rintracciare, 21.240 sono minorenni, di cui 1.912 italiani e 19.328 stranieri. Focalizzandoci solo sugli ultimi 4 anni, dal 2012 al 2015, su un totale di 15.687 persone ancora da ricercare, 11.820 sono minori (75,3%). Si stima che siano circa 8 milioni i bambini scomparsi ogni anno nel mondo, 250.000 solo in Europa (addirittura un caso circa ogni due minuti).Dati allarmanti di un fenomeno in crescita, tuttavia contenuto, anche in virtù della legge 203 del 2012 e delle circolari commissariali che ne sono scaturite e che hanno costituito per i Prefetti spunti di riflessione tecnico-operativa, per favorire il coordinamento delle attività di ricerca sul campo. L’alta percentuale di bambini stranieri scomparsi apre infatti il gigantesco problema dei minori stranieri non accompagnati (MSNA), definito una vera e propria emergenza umanitaria dalle stesse associazioni che devono fronteggiarla ogni giorno. Giovani vite che sbarcano dopo percorsi che possono durare anni, scappando da realtà terrificanti, che possono diventare facili prede per chi vede in loro solo una risorsa da sfruttare.
Proteggere i bambini "è un dovere di tutti", specie se "esposti a elevato rischio di sfruttamento, tratta e condotte devianti". Un monito chiaro, scontato per certi versi, eppure necessario. Perché le parole di Papa Francesco in occasione della Giornata mondiale per i bambini scomparsi si scontrano con la tragica realtà dei numeri. Impressionanti quelli diffusi oggi dallaMissing Children Europe, il network di 29 organizzazioni non governative che in 24 Paesi europei gestiscono altrettante linee telefoniche: in Europa ne sparirebbe uno ogni due minuti.
Leonardo Cavaliere



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Giornata internazionale dei bambini scomparsi 2016

La data è emblematica, perché il 25 maggio 1979 negli Stati Uniti è scomparso Etan Patz, un bambino di soli 6 anni. Etan fu il primo bamb...
Oggi, il ministero dell’Interno e il Coni siglano un protocollo d’intesa «sulle modalità di collaborazione per la diffusione, la pratica e l’implementazione di attività sportive a favore dei minori stranieri ospiti del Sistema di accoglienza nazionale».Il protocollo sarà firmato dal sottosegretario di Stato Domenico Manzione e il presidente del Coni Giovanni Malagò. La pratica delle attività sportive offre sia un valore intrinseco ai fini della salute psicofisica ed emotiva e della socializzazione, sia un effetto di supporto ai percorsi di buona accoglienza.


«La collaborazione è finalizzata alla realizzazione di un piano di lavoro che offra la possibilità di fruire di differenziate attività sportive e formative» si aggiunge, con l’obiettivo di «rinforzare e creare reti tra i diversi attori del territorio, potenziando il dialogo tra le parti della medesima comunità, favorire la conoscenza diretta del minore straniero, della sua cultura, delle sue peculiarità per raggiungere un’armoniosa socializzazione, esaltare il valore della differenza senza connotazioni negative, creare spirito di gruppo e allenare alla cooperazione, alla soluzione di problemi, al superamento degli ostacoli».Il documento contiene un piano triennale elaborato dal Viminale e dal Coni, che metterà a disposizione dei migranti minorenni la sua rete gestita dai Comitati regionali.

Leonardo Cavaliere


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Minori non accompagnati: Lo sport come occasione di riscatto

Oggi, il ministero dell’Interno e il Coni siglano un protocollo d’intesa «sulle modalità di collaborazione per la diffusione, la pratica ...
Potenziare e migliorare l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati che arrivano in Italia è urgente. Questo è quanto afferma nell'intervista pubblicata su Vita.it, l'On. Zampa, vicepresidente della Commissione Bicamerale Infanzia. promotrice anche di un'importante proposta di legge sull’organizzazione dei servizi di accoglienza per i minori stranieri non accompagnati. La proposta di legge C1658 promossa da Save the Children, che ha ricevuto tra gli altri il contributo dell’Anci, individua nel potenziamento ed allargamento del sistema Sprar  lo strumento in grado di rispondere in maniera tempestiva ed efficace alle esigenze di accoglienza dei minori soli non accompagnati attraverso regole certe, garanzia di pari condizioni di accesso a tutti i minori non accompagnati, maggiore solidità e qualità nella rete di accoglienza e di tutela, ma anche ottimizzazione delle risorse pubbliche, visto che nella gestione d’emergenza i costi sono maggiori ed è più difficile garantire efficienza e trasparenza.


"Non possiamo più permetterci di non occuparci di questo tema, che ci deve interrogare anche per i numeri: a fronte di circa 12mila giovani arrivati qui da gennaio a oggi, di 4-5000 non si sa più nulla. Entrati nelle strutture di accoglienza, se ne sono poi allontanati facendo perdere le loro tracce. Sono ragazzi che, pur così piccoli, vengono in Europa per costruirsi un futuro, e chiedono a noi di offrire loro un'alternativa al circuito della criminalità organizzata o dell'illegalità diffusa. Compresi in una fascia di età che in genere va dai 13 ai 17 (ma talvolta scende anche sotto i 10), arrivano clandestinamente da soli, non accompagnati da un adulto. I dati disponibili si stimano sottodimensionati e poco rispondenti alla realtà sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo, perché, ad esempio, sfuggono le vittime di trafficking, e tutti quelli che non sono mai entrati in contatto con il sistema istituzionale di accoglienza. Al contrario, sarebbe fondamentale avere una più realistica percezione del fenomeno poiché si tratta di minorenni che, essendo privi di riferimenti relazionali e di rappresentanza legale, sono maggiormente esposti a evidenti rischi di abuso, sfruttamento e violenza." (Vita.it)


La legge a cui fa riferimento l'On. Zampa è ferma in Commissione Affari Costituzionali. Le risposte al perchè ancora non sia stata approvata sono sempre le stesse: non ci sono soldi. E a rimetterci – anche in questo caso sembra di assistere a un film già visto troppe volte – sono i più fragili: i minori stranieri non accompagnati. Ragazze e Ragazzi, spesso molto piccole/i, bambine/i, che giungono in Italia senza un adulto di riferimento, quindi ancora più vulnerabili. Infatti come denunciato più volte, spesso per la mancanza di una giusta accoglienza, subito dopo l’arrivo, fanno perdere le proprie tracce, finendo il più delle volte nel tunnel del traffico di esseri umani, della prostituzione, dell’illegalità. La norma in approvazione darebbe la possibilità di affido a famiglie disponibili ad accogliere giovani, come avviene in molte parti d’Europa.  Accogliere un minore in famiglia significa dargli la possibilità di integrazione e restituirgli un po’ di quell’affetto che, solo, può lenire le enormi sofferenze patite prima e durante il viaggio.

L'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati è un problema urgente

Potenziare e migliorare l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati che arrivano in Italia è urgente. Questo è quanto afferma...
Alla data del 31 dicembre 2015, più di 977,550 persone sono arrivate in Europa via mare secondo l'UNHCR. 243.140 sono bambini. Circa il 94% sono arrivati ​​attraverso la Grecia e meno del 6 per cento sono sbarcati in Italia. Più della metà di questi bambini è entrato in Europa tra ottobre e dicembre 2015.


Il tragico incidente del 10 dicembre, nel Mar Egeo, quando un padre siriano ha perso i suoi 7 figli e la moglie nel tentativo di raggiungere l'Europa, è solo un esempio dei pericoli che i bambini c.d. On The Move sono costretti a sopportare. Finora questo anno, più di 300 bambini hanno perso la vita nel Mediterraneo orientale secondo OIM.
La percentuale di bambini che hanno attraversato il confine tra la Grecia e l'ex Repubblica Jugoslava di Macedonia è aumentata dal 9 per cento nel mese di giugno al 35% nelle prime due settimane di dicembre.
Nelle ultime due settimane, una media di 1.076 bambini ha attraversato, ogni giorno, la c.d. rotta dei Balcani occidentali. A partire dalla fine di novembre 2015, 32.180 minori non accompagnati hanno fatto domanda di asilo nella sola Svezia, questo numero rappresenta il 40% in più rispetto al numero totale dei minori stranieri non accompagnati che hanno richiesto asilo in tutta l'UE nel 2014.


Il processo di relocation dalla Grecia e l'Italia verso altri Stati membri dell'UE è fermo a soli 212 ricollocati (38 dei quali bambini), mentre il piano prevede 40.000 ricollocazioni, evidenza di un progetto fallimentare e inadeguato più volte denunciato sulle pagine di questo blog.
Il complesso clima politico europeo, la mancanza di informazioni, la mancanza di efficaci sistemi di accoglienza per migranti, così come le nuove barriere fisiche alzate ai confini Ungheresi e alle frontiere tra Slovenia e Croazia, Grecia e Macedonia lasciano i minori rifugiati e le loro famiglie in una grande incertezza circa il loro futuro. A questo si aggiunga la folle distinzione, senza alcuna base giuridica, anzi in aperta violazione della Convenzione di Ginevra, tra migranti rifugiati in base alla nazionalità e migranti economici.



LEONARDO CAVALIERE

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La Situazione dei Minori migranti nel 2015.

Alla data del 31 dicembre 2015, più di 977,550 persone sono arrivate in Europa via mare secondo l'UNHCR . 243.140 sono bambini . Circa...
Ue: intesa su assistenza legale obbligatoria per i minori. In direttiva anche valutazione psicologica, detenzione separata
Via libera all'assistenza legale obbligatoria ai minori indagati o imputati in un processo in tutta Europa. I rappresentanti delle tre istituzioni Ue hanno raggiunto ieri sera un accordo informale sulla direttiva sul giusto processo minorile, che prevede altre novità come una valutazione psicologica del minore, la detenzione separata dagli adulti, la garanzia di accesso all'educazione e la presunzione di minore età ove la verifica risultasse impossibile come nel caso dei giovani immigrati.


"Una svolta sul piano del diritto e dei diritti, un atto di maturità", ha commentato Caterina Chinnici (S&d) responsabile per il Parlamento europeo. "Abbiamo messo a punto un catalogo di diritti e garanzie minime delineando un modello europeo condiviso di giusto processo minorile", ha spiegato l'eurodeputata Pd. L'obbligo di protezione legale per i minori afferma indirettamente il diritto al gratuito patrocinio.Inoltre, prima dell'imputazione, va analizzata con l'ausilio di uno psicologo la situazione personale di ogni minore dal punto di vista personale, economico e familiare, per accertare la sua consapevolezza del reato e quali siano le prospettive di rieducazione.


Altre novità sono la detenzione separata per i minori, che non potranno stare in carcere con gli adulti anche quando viene raggiunta la maggiore età durante la detenzione, l'assistenza medica garantita e il diritto di incontrare prima possibile il titolare della responsabilità genitoriale. L'accodo prevede che, nel caso di verifica impossibile dei documenti, la minore età dovrà essere presunta automaticamente per i minori non accompagnati e i giovani immigrati. Gli stati membri dovranno fornire una specifica formazione a magistrati e altri operatori. Dopo l'ok informale raggiunto ieri sera, si attende il voto definitivo del Parlamento europeo a inizio 2016 e successivamente l'approvazione da parte del Consiglio. (Ansa)

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Ue: intesa su assistenza legale obbligatoria per i minori

Ue: intesa su assistenza legale obbligatoria per i minori. In direttiva anche valutazione psicologica , detenzione separata Via libera al...



Dopo la terribile traversata del Mare Nostrum e dopo essere fuggiti da conflitti, persecuzioni e povertà, i migranti, al loro arrivo sul suolo italiano, si trovano a confrontarsi con un sistema burocratico complesso e confuso che distingue i c.d. "migranti economici" oppure provenienti da "paesi terzi sicuri", dai rifugiati. Distinzione senza alcun supporto giuridico, anzi in aperto contrasto a quanto recita l’art. 10 della nostra Costituzione “lo straniero al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge. Non è ammessa l’estradizione dello straniero per reati politici” e l’articolo 1 della Convenzione internazionale sullo status dei rifugiati (Ginevra, 1951) “una persona che a causa del fondato timore di essere perseguitata per ragioni di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un particolare gruppo sociale, o opinione politica, si trova fuori del paese di sua nazionalità ed è incapace o, a causa del timore, non vuole avvalersi della protezione del proprio paese; o anche chi, non avendo una nazionalità ed essendo fuori, per i motivi sopra indicati, del paese in cui aveva abituale residenza, è incapace o, a causa del timore, non vuole farvi ritorno.” In Italia si è ritenuto di potere adottare normative sulla base di circolari ministeriali o prefettizie, mentre la materia è interamente soggetta alla riserva di legge imposta dall’art. 10 della nostra Costituzione.







Lo status di rifugiato quindi dovrebbe essere riconosciuto in base all’accertamento dei requisiti stabiliti dalle Convenzioni internazionali, accertamento che deve avvenire con la massima accuratezza caso per caso, individuo per individuo, quindi non in base alla mera discrezionalità amministrativa. E’ pertanto rigorosamente vietato il refoulement (respingimento) collettivo. L’accertamento va eseguito nel rispetto della dignità umana e dei diritti fondamentali che ineriscono a ciascuno, a cominciare dal diritto alla vita e all’integrità fisica e psichica.





Molti migranti, quando li incontri ti mostrano quello che chiamano il "pezzo di carta": un ordine di respingimento differito, su cui c’è scritto di lasciare l'Italia entro sette giorni, letteralmente buttati in mezzo alla strada senza nulla, a parte l’intimazione a lasciare il territorio nazionale dalla frontiera di Fiumicino. Nelle ultime settimane questi ordini sono stati sempre più generosamente distribuiti. Molti dei migranti dichiarano che, a seguito di interviste sbrigative svolte durante la prima identificazione dei migranti dopo lo sbarco, hanno firmato un documento senza sapere cosa c'era scritto. Spesso sono minorenni che hanno dichiarato una data di nascita errata, o hanno firmato un documento con data di nascita errata che li ha portati dritti verso il differimento dell’espulsione.





La distribuzione delle espulsioni in modo quasi apertamente arbitrario è contrario al diritto nazionale, comunitario ed internazionale. Sembra che il “pezzo di carta” di espulsione è stato consegnato a persone a causa della loro nazionalità piuttosto che a seguito di un’attenta valutazione del singolo caso. Credo non si scandalizza nessuno se dico apertamente che ci troviamo di fronte a respingimenti collettivi conclamati, per mancanza assoluta di motivazioni individuali, contrari alle norme europee, per cui l’Italia è già stata condannata dalla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo in diverse occasioni.





Queste espulsioni sono quindi suscettibili di creare una popolazione di senzatetto e clandestini che non sono in grado di lavorare e di integrarsi nel tessuto legale italiano. Persone in carne ed ossa che rischiano il rimpatrio o la detenzione al CIE, o nel migliore dei casi, un soggiorno in un limbo infernale di sfruttamento e ricattabilità.


Non è pensabile quindi che chi scappa da vere e proprie persecuzioni, sopravvivendo a viaggi durissimi, inclusi minori e probabili vittime di tratta, sia messo in strada senza alternativa, diventando un fantasma.




LEONARDO CAVALIERE

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HOTSPOT FACTORY. LA FABBRICA DI CLANDESTINI.

Dopo la terribile traversata del Mare Nostrum e dopo essere fuggiti da conflitti, persecuzioni e povertà, i migranti, al loro arrivo sul suo...
Per la prima volta l’Autorità  Garante per l'Infanzia e l’Adolescenza pubblica i dati relativi al numero effettivo dei minori accolti in comunità. I dati sono basati su quelli forniti dalle Procure della Repubblica.
19.245 i minori che in Italia vivono in comunità, pari allo 0,2% dei minori italiani.
-          2.072 i neo maggiorenni con proroga di collocamento.
-          Il 57% dei minorenni collocati in comunità sono italiani.
-          Il 43% di origine straniera: circa la metà di essi è un minore straniero non accompagnato .
-          Il 34% sono femmine.
-          Il 66% maschi: sul dato incide fortemente il numero dei minori non accompagnati.
-          Il 57% dei minori in comunità ha fra il 14 e i 17 anni,
-          Il 15% meno di 6 anni: la gran parte sono msna.
-          Il 26,5% dei minori è in comunità da oltre 24 mesi.
-          Il 58,9% dei minori si trovava al Centro Nord.
-          Il 41,1% nel Sud e nelle Isole.
Un dato che emerge leggendo i dati è l’evidente difficoltà di costruire alternative alla comunità per ragazzi adolescenti e di trovare famiglie affidatarie disponibili ad accoglierle.



I dati, aggiornati al 31 dicembre 2014, sono raccolti nel report La tutela dei minorenni in comunità che rappresenta una sperimentazione di raccolta dati elaborata con le Procure della Repubblica presso i Tribunali per i Minorenni.

La fonte rappresenta un Monitoraggio differente da quello elaborato ogni 2 anni dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, che raccoglie i dati dei minori presenti nelle comunità del proprio territorio
Alla presentazione dei dati, il Garante ha dichiarato: 
“Dopo tante polemiche, numeri detti e scritti in modo impreciso, finalmente facciamo luce e chiarezza su un tema molto caro all'opinione pubblica, ma spesso strumentalizzato dai media”, ha detto il Spadafora. “Misurare il fenomeno è necessario per intervenire sulle storture del sistema. Non si tratta di valutare se gli allontanamento effettuati siano tanti o pochi, ma di chiederci tre cose: se vengono effettuati solo e tutti gli allontanamenti necessari; se viene effettivamente realizzato un progetto individuale per ogni singolo minorenne; se c’è monitoraggio costante, passo dopo passo, delle azioni compiute e dei tempi del collocamento. Va inoltre facilitata e sostenuta la collaborazione tra i diversi enti che monitorano e si occupano dei minorenni collocati in comunità.”
Il lavoro di raccolta dati, obbliga le comunità ad inviare alla propria procura di appartenenza, semestralmente i dati di coloro che sono presenti così da essere messi a sistema ed elaborati. Alla raccolta dati hanno contribuito attivamente tutte le 29 procure della Repubblica presso i Tribunali per i Minorenni hanno risposto.
Infine il Garante Spadafora afferma che «questo non deve essere un punto d'arrivo ma di partenza. Lavorare per prevenire, mettendo in connessione persone, idee ed esperienze, è il vero obiettivo. Su input dei procuratori si è chiesto di inserire nel sistema informativo giustizia minorile automatizzato nuovi parametri, che consentano di automatizzare la raccolta dei dati», continua Spadafora. Fondamentale è rafforzare «il dialogo fra i diversi sistemi di raccolta dati per individuare, insieme agli altri organi preposti, procedure chiare ed efficaci al fine di arrivare ad una lettura comune e a una definizione condivisa del fenomeno»: un aiuto potrebbe arrivare dal tavolo permanente di confronto sulle comunità per i minori, attivato quest’anno dal Ministero, che sta predisponendo delle Linee di indirizzo per il collocamento in comunità sul modello di quelle già divulgate per l’affidamento familiare.



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19.245 i minori che in Italia vivono in comunità

Per la prima volta l’ Autorità  Garante per l'Infanzia e l’Adolescenza pubblica i dati relativi al numero effettivo dei minori acco...
Saranno i giovani migranti che seguono i corsi di italiano presso la Scuola di lingua italiana per Stranieri dell’Università di Palermo (ItaStra) a inaugurare, il prossimo 3 dicembre, l’anno accademico del dottorato in “Studi letterari, filologico-linguistici e storico culturali” del Dipartimento di Scienze Umanistiche.
In “Echi della lunga distanza” gli spettatori potranno scoprire il sogno di Maris: aprire in Italia un negozio tutto suo, così da poter portare anche nel Vecchio Continente la madre, lasciata al di là delle coste della Libia. Ma rivivranno anche il ricordo drammatico di una traversata di otto giorni trascorsi ad urlare, “perché si sperava che dietro quel buio e dietro quel nulla in tumulto, ci fosse qualcuno. E due donne annegavano. Un uomo urlava, guardava quei corpi, si batteva le mani”.



“Con lo spettacolo e l'inaugurazione del dottorato, l'Università si apre alla città – dice il coordinatore del Dottorato Mari D'Agostino – e sul palco non ci saranno solo i minori: insieme a loro ci sarà un popolo di cinquanta migranti che ascolterà, insieme al pubblico in sala, le storie dei loro figli, fratelli, amici”.

“L'Africa salirà sul palco – continua il regista Jaralla – e accompagneremo gli spettatori in un viaggio nell'habitat originale, nei paesi di provenienza dei nostri giovani attori e dei protagonisti delle storie. Perché le narrazioni saranno esclusivamente nella lingua madre dei ragazzi”.
Sullo schermo, in contemporanea, verranno proiettate le frasi in lingua italiana accompagnate dalle foto di Antonio Gervasi. Una raccolta di immagini che testimoniano la nuova vita dei giovani migranti a Palermo e nelle aule della Scuola di italiano dell’Ateneo.
Alla manifestazione parteciperanno anche più di 20 scrittori siciliani: seguiranno lo spettacolo in platea e dopo, seguendo le suggestioni e emozioni provate, scriveranno un testo.


Tutti gli elaborati confluiranno in una pubblicazione sul tema della migrazione curata dalla Scuola ItaStra 

Nel corso della manifestazione saranno anche consegnati gli attestati Cils (Certificazione di Italiano come lingua straniera) alle donne migranti del progetto Fei "I Saperi dell'Inclusione", che hanno superato brillantemente l'esame dopo aver seguito i corsi di lingua e cultura italiana di ItaStra. Attestati anche per i minori da tempo inseriti nei processi di inclusione linguistica della Scuola.
Infine, alle comunità che accolgono i giovani migranti saranno consegnati 25 computer messi a disposizione da Unicredit.







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Il debutto dei minori stranieri non accompagnati al Teatro Biondo di Palermo

Saranno i giovani migranti che seguono i corsi di italiano presso la Scuola di lingua italiana per Stranieri dell’Università di Palermo (...
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